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Eco di Maria Regina della Pace 169 (Maggio-Giugno 2003)

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Eco di Maria
Regina della Pace
169

 


Messaggio del 25 marzo 2003

"Cari figli, anche oggi vi invito a pregare per la pace. Pregate con il cuore, figlioli, e non perdete la speranza, perché Dio ama le sue creature. Egli vuole salvarvi uno per uno attraverso le mie venute qui. Vi invito sulla strada della santità. Pregate, e nella preghiera siete aperti alla volontà di Dio, e così in tutto quello che fate realizzate il piano di Dio in voi e attraverso di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Sulla strada della santità

In questa ora tristissima per il mondo, mentre la guerra semina morte e sofferenza, Maria ci invita a continuare a pregare per la pace, a pregare con il cuore, a non perdere la speranza. Anche il Papa ci chiama con insistenza a pregare per la pace. Non è evasione, non è disimpegno. Non siamo invitati a recitare distrattamente qualche orazione, a compiere qualche opera di carità e poi passare oltre, delegare a Dio tutto il resto. Siamo chiamati ad entrare nel mistero della santità di Dio per risolvere con Lui questa terribile guerra. Vi invito sulla strada della santità. È la strada nella quale procede il Santo Padre e noi dobbiamo seguirlo. Non perdete la speranza, perché Dio ama le sue creature è l’incoraggiamento di Maria. Pregare, pregare con il cuore, cioè regolare i palpiti del nostro cuore su quelli del Cuore Immacolato di Maria, su quelli del Cuore Sacratissimo di Gesù perché sia un sol cuore ad ardere d’amore per Dio e per i fratelli. Allora la preghiera ci rende aperti alla volontà di Dio, capaci di accoglierla in noi. Allora capiremo come sia grande e bella e desiderabile la Sua Volontà e come solo in essa ogni persona singolarmente ed il mondo intero possa trovare la vera pace. Quella pace che Gesù alla sua nascita (Lc 2,14), alla vigilia della sua morte (Gv 14, 27) ed alla sua venuta da Risorto (Gv 20, 19) offre a chi è disposto a riceverla. In questo si realizza la nostra santità, nel lasciare che si compia in noi la sua Volontà. Per questo siamo stati creati, per questo il Verbo si è fatto Carne (Gv 1, 14), per questo Maria ci è Madre, per questo Lei viene a Medjugorje: Egli vuole salvarvi uno per uno attraverso le mie venute qui. Questa è la Volontà di Dio: salvarci in Gesù attraverso Maria. Cosa manca allora alla nostra salvezza, alla nostra santità? Solo il nostro fiat, solo il nostro . Non possiamo nasconderci dietro comode scuse di indegnità, di incapacità; non siamo noi a farci santi. Dobbiamo lasciare a Dio questo compito. Egli ci vuole santi, cioè a Lui riservati, a Lui consacrati. Noi dobbiamo solo lasciarlo fare, dobbiamo aprirci alla Sua azione di grazia che non si arresta alla nostra persona ma investe il mondo intero. Così in tutto quello che fate realizzate il piano di Dio in voi e attraverso di voi.
Fatti a Sua immagine (Gen 1, 27), chiamati alla Sua santità (1 Pt 1, 15-16), ritroviamo la nostra dignità di uomini nell’Uomo Dio, la nostra grandezza di figli nel Figlio Dio. Tu fratello, tu sorella che sei nel peccato non temere; niente può trattenere Cristo dall’abbracciarti, se tu veramente desideri il suo abbraccio. Abbandonati a Lui, ed Egli verrà a te e resterà con te, già qui, nel Regno che Dio sta costruendo, e per l’eternità nel suo Paradiso (Lc 23, 42-43). Tu fratello, tu sorella che sei sulla via della croce nella tua malattia, nella tua sofferenza, vivi nel tuo corpo, nella tua anima, ciò che manca ai patimenti di Cristo (Col 1,24) e lo incontrerai nel tuo Calvario, pronto ad accogliere il tuo volto sudato e sanguinante sul velo che già accolse il Suo ed a sostenere in questa fusione la tua umanità. Si compia su di me, su di te, su ogni uomo, su ogni donna, la Volontà di Dio ed il mondo cambierà. Fratello, sorella, ho bisogno di te più di quanto tu abbia bisogno di me; lasciati risorgere in Cristo ed anch’io risorgerò. Pace e gioia in Gesù e Maria.

Nuccio Quattrocchi

 

Messaggio del 25 aprile 2003

"Cari figli, anche oggi vi invito ad aprirvi alla preghiera. Nel tempo di quaresima passato avete capito quanto siete piccoli e quanto piccola è la vostra fede. Figlioli, decidetevi anche oggi per Dio, affinchè Lui in voi e attraverso di voi cambi i cuori degli uomini e anche i vostri cuori. Siate gioiosi portatori del Gesù risorto in questo mondo inquieto, che anela a Dio e a tutto ciò che è da Dio. Io sono con voi, figlioli, e vi amo con un amore particolare. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Siate gioiosi portatori di Gesù risorto

Il tempo di Quaresima è tempo particolarmente propizio per penetrare il mistero dei quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto (Lc 4, 1-13), per meditare sulle nostre scelte esistenziali, sul nostro modo di vivere, sui nostri rapporti con Dio e con gli uomini. È tempo in cui il mistero della passione e morte di nostro Signore Gesù si ripropone nella sua sconvolgente realtà ed attualità. Non basta commemorare senza lasciarsi penetrare, ricordare senza lasciarsi cambiare, assistere senza lasciarsi coinvolgere; occorre entrare nell’evento che celebriamo e quindi morire con Cristo per vivere con Lui (Rm 6, 8). La Pasqua non è il ricordo di un evento chiuso nel tempo, ma è Evento sempre in atto. In Cristo non c’è più separazione fra uomo e Dio; il velo del tempio si è squarciato (Mc 15, 38). Cristo irrompe negli inferi, spalanca i nostri sepolcri (Mt 27, 52). In Cristo ciò che era è ancora, ciò che sarà è già ora perché in Lui passato e futuro sono un eterno presente nel Padre. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui (Col 1, 17) ed in Lui sono ricapitolate tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra (Ef 1, 10).

Fare Pasqua significa penetrare e vivere questa realtà rispetto alla quale risultano evidenti i nostri limiti. Nel tempo di quaresima passato avete capito quanto siete piccoli e quanto piccola è la vostra fede. È una constatazione non priva di comprensione ma anche gravida di materna preoccupazione: Figlioli, decidetevi anche oggi per Dio. La sollecitazione di Maria non ci giunge nuova ma questo nulla toglie all’importanza del Suo invito; anzi quell’oggi sembra sottolinearne l’urgenza. Occorre decidersi oggi non in futuro, oggi e non domani. Occorre aprirsi oggi alla preghiera; aprirsi perché sia lo Spirito santo ad intercedere per noi che neanche sappiamo cosa sia conveniente chiedere (Rm 8, 26). Questa nostra decisione per Dio, tanto a lungo chiesta da Maria, è indispensabile affinché Lui in noi e attraverso di noi cambi i cuori degli uomini ed anche i nostri cuori. È la conversione. È accogliere Cristo in pienezza di vita e non a parole, lasciarsi inabitare dallo Spirito perché Cristo viva in noi e noi in Lui ed insieme nel Padre (Gv 17, 21). Questa è la vita eterna. Cristo è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28, 20). Se Egli è con noi perché avere paura? Per quanto buio possa apparire l’orizzonte dell’umanità - dice il Santo Padre nel suo messaggio di Pasqua &emdash; oggi celebriamo il trionfo sfolgorante della gioia pasquale. Se un vento contrario ostacola il cammino dei popoli, se si fa burrascoso il mare della storia, nessuno ceda allo sgomento e alla sfiducia. Cristo è risorto; Cristo è vivo tra noi, realmente presente nel sacramento dell’Eucaristia.
Siate gioiosi portatori del Gesù risorto in questo mondo inquieto, che anela a Dio e a tutto ciò che è da Dio. È l’augurio più bello che ci si possa fare per la Pasqua. Portiamo Gesù; portiamolo anzitutto in noi e quindi ai nostri fratelli. Egli è la pace che il mondo cerca, Egli è la vita cui il mondo anela, Egli è la libertà che il mondo non sa dare, Egli è la verità che il mondo non conosce. Maria ci ama con un amore particolare; accogliamo il Suo amore e non falliremo. Pace e gioia in Gesù risorto ed in Maria nostra Madre.
N.Q.

 

Centrafrica: Missionari in fuga

Notizie abbastanza allarmanti ci giungono dai missionari del Centrafrica che sempre più numerosi devono fuggire oltre i confini o tornare in patria. Di recente un altro tentativo di golpe da parte dell’ex-capo di stato maggiore che comanda un gruppo di ribelli, i quali, fallito il colpo di stato, hanno iniziato a saccheggiare i villaggi e a distruggere in particolare le missioni cattoliche. La situazione sociale è molto tesa, i Vescovi hanno ultimamente denunciato l’"ineguale ripartizione delle ricchezze tutte in mano ad una minoranza".
La conferenza episcopale centroafricana in un messaggio alle Autorità politiche ha affermato che la crisi costante del paese ha la sua causa nel malessere sociale, attualmente l'uomo centrafricano, privato del minimo necessario per vivere, non può curarsi, nutrirsi, né mandare a scuola i propri figli; tutti i dipendenti statali come gli insegnanti non ricevono regolare stipendio da qualche anno, al di fuori di alcuni contributi irrisori. I miliziani armati, sia governativi che i ribelli, si stanno espandendo e conquistano indisturbati una città dietro l’altra, con un’incredibile ferocia; in questa situazione giungono notizie dai missionari di differenti città che raccontano le medesime difficoltà ed esperienze.
Alcuni frati cappuccini a Bossangoa hanno descritto la loro odissea iniziata con l’arrivo dei miliziani nella città. Diversi uomini si sono subito presentati loro per confiscare un’auto e i pochi risparmi rimasti, poi hanno sparato alcuni colpi di arma da fuoco e sono scappati. Nel frattempo un altro gruppo si è recato nell’episcopio dove ha demolito gli uffici costruiti da poco, infine hanno dato fuoco ad un dispensario seminuovo affidato ad una suora che era poco distante. Dopo alcuni giorni i ribelli si sono ripresentati armati di kalashnikov, hanno radunato tutti i frati in una stanza e li hanno minacciati per ottenere altri soldi, erano tutti drogati o ubriachi, con i visi coperti da un turbante e gli occhi pieni di odio. Naturalmente hanno portato via tutti i viveri, le auto, i soldi e i caricatori delle batterie elettriche che hanno trovato. Nei giorni seguenti si sono ripetute queste "visite", ogni volta accompagnate da scene di violenza. Le razzie avvengono quasi esclusivamente in ambiente cattolico.
Molti preti e suore hanno già lasciato la città, quando un aereo libico arriva a bombardare i ribelli qui insediatisi; a seguito di questo episodio inizia la "caccia al colpevole", a coloro che hanno rivelato informazioni sui loro spostamenti: vengono uccisi un francese che si occupava dell’orfanotrofio, così come un giornalista locale della radio diocesana, insieme ad altre otto persone, naturalmente tutte innocenti.
Pian piano corrono notizie attraverso la radio delle disavventure nelle altre missioni, di confratelli aggrediti, picchiati e legati; un sacerdote africano, Jean Claude è stato ucciso vicino alla Cattedrale e nessuno può partecipare al suo funerale. Fortunatamente un Generale dei ribelli preoccupato per i religiosi invita i frati a prepararsi a fuggire con l’intervento della Croce Rossa, con loro partiranno sei suore del Madagascar e una francese rifugiatesi da alcuni giorni nella savana, due sacerdoti responsabili del seminario con i loro trenta seminaristi. Amareggiati i padri preparano e disfano più volte le valigie, non sapendo cosa salvare e portare con sé, quindi partono, scortati da alcuni ribelli amici, mentre altri soldati si avventano su ciò che resta della missione. Durante il cammino altri religiosi si uniscono a loro, abbandonando in mano ai banditi le falegnamerie, le officine, i centri agricoli costruiti con fatica che negli ultimi trent’anni hanno costituito la speranza della gente del luogo.
Attraversando villaggi deserti e case bruciate, il gruppo raggiunge la frontiera con il Ciad e viene accolto dal Vescovo e dalla Chiesa locale; da qui vengono condotti a N’Djamena e ognuno torna in aereo nel proprio paese, richiamato dai superiori. Certamente non era il momento per loro di ricominciare in un’altra missione dopo quelle settimane di fatiche, stenti e inquietudine, ma una delle suore del Madagascar ha commentato: "Devo tornare, perché la mia missione non è ancora compiuta", esprimendo i sentimenti di ognuno di loro, che seguirà con trepidazione le notizie provenienti dal "loro Centrafrica".

Sabina Rosciano

 

La Chiesa vive dell'Eucaristia

Ha scelto il giovedì santo, giorno in cui si fa memoria dell'Istituzione dell'Eucaristia durante l'Ultima Cena, per firmare la sua 14° enciclica Ecclesia de Eucaristia.
Nel 25° del suo ministero petrino il Papa ha voluto così donare alla comunità dei fedeli cattolici un documento in cui si evidenzia con estrema chiarezza l'indiscutibile centralità dell'Eucaristia nella Chiesa di Cristo. La frase iniziale ne sintetizza con esattezza il senso: La Chiesa vive dell'Eucaristia… E poi si aggiunge: l'Eucaristia è ciò che permette alla Chiesa di essere tale.
È un documento che intende gettare luce su alcuni aspetti legati alla celebrazione eucaristica e al culto dell'Eucaristia, che il tempo e "nuove tendenze" hanno contribuito in qualche modo ad adombrare, soprattutto quando il Mistero Eucaristico è spogliato dal suo valore sacrificale e viene vissuto come un semplice incontro conviviale fraterno.
"L'Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuizioni", scrive il Papa. "La Chiesa vive continuamente del sacrificio redentore, e ad esso accede non soltanto per mezzo di un ricordo pieno di fede, ma anche in un contatto attuale, poiché questo sacrificio ritorna presente, perpetuandosi sacramentalmente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato". Nel documento vi sono molti punti importanti, utili da leggerle e meditare, quindi più che sintetizzarli in questo nostro breve articolo, invitiamo a chi avesse la possibilità di procurarsi l'enciclica nella propria lingua, a leggerla; anche per comprendere l'invito che viene rivolto ad ognuno di noi ad unirci personalmente al sacrificio di Cristo e così contribuire alla salvezza di un'umanità ammalata: "Nel donare alla Chiesa il suo sacrificio, Cristo ha altresì voluto fare suo il sacrificio spirituale della Chiesa, chiamata ad offrire, col sacrificio di Cristo, anche se stessa. Ce lo insegna, per quanto riguarda tutti i fedeli, il Concilio Vaticano II: "Partecipando al Sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con essa".
Abbiamo appena celebrato la Pasqua di Cristo e insieme alla sua passione e morte, anche la sua risurrezione. È bello allora sapere che è proprio con l'Eucaristia che si assimila, per così dire, il "segreto" della risurrezione: "Colui che si nutre di Cristo nell'Eucaristia non deve attendere l'aldilà per ricevere la vita eterna: la possiede già sulla terra, come primizia della pienezza futura, che riguarderà l'uomo nella sua totalità- spiega l'enciclica. Nell'Eucaristia riceviamo infatti anche la garanzia della risurrezione corporea alla fine del mondo: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno (Gv 6,54)".

Ribadiamo l'invito ad accostarsi direttamente alla lettura di questo testo e ad approfondire la conoscenza del Mistero eucaristico per viverlo in modo sempre più consapevole e responsabile - non per abitudine ma per convinzione. Conoscerne il valore ci farà comprendere l'importanza di una partecipazione viva e cosciente da parte nostra, anche perché nella celebrazione eucaristica noi ci uniamo in modo tutto speciale alla liturgia celeste: "associandoci a quella moltitudine immensa che grida: La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all'Agnello! (Ap 7,10). L'Eucaristia è davvero uno squarcio di cielo che si apre sulla terra. È un raggio di gloria della Gerusalemme celeste, che penetra le nubi della nostra storia e getta luce sul nostro cammino". Nascerà a quel punto spontaneo accogliere l'invito a diventare noi stessi "sacramento" per l'umanità: "Annunziare la morte del Signore finché egli venga (1 Cor 11, 26) comporta, per quanti partecipano all'Eucaristia l'impegno di trasformare la vita, perché essa diventi, in certo modo, tutta " eucaristica " ci spiega Giovanni Paolo II. "Unendosi a Cristo, il Popolo della nuova Alleanza, lungi dal chiudersi in se stesso, diventa "sacramento" per l'umanità, segno e strumento della salvezza operata da Cristo, luce del mondo e sale della terra (cfr Mt 5,13-16) per la redenzione di tutti".
In conclusione, lasciamoci accompagnare dai ricordi di un Papa ormai vecchio, che sa però trattenere nella memoria, con amorevole cura, ogni istante del suo servizio pastorale: "Quando penso all'Eucaristia, guardando alla mia vita di sacerdote, di Vescovo, di Successore di Pietro, mi viene spontaneo ricordare i tanti momenti e i tanti luoghi in cui mi è stato concesso di celebrarla.
Ho potuto celebrare la Santa Messa in cappelle poste sui sentieri di montagna, sulle sponde dei laghi, sulle rive del mare; l'ho celebrata su altari costruiti negli stadi, nelle piazze delle città... Questo scenario così variegato delle mie Celebrazioni eucaristiche me ne fa sperimentare fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull'altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, per restituire tutto il creato, in un supremo atto di lode, a Colui che lo ha fatto dal nulla. E così Lui, il sommo ed eterno Sacerdote, entrando mediante il sangue della sua Croce nel santuario eterno, restituisce al Creatore e Padre tutta la creazione redenta. Lo fa mediante il ministero sacerdotale della Chiesa, a gloria della Trinità Santissima. Davvero è questo il mysterium fidei che si realizza nell'Eucaristia: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a Lui redento da Cristo".

Redazione

 

 

Accettiamo la sfida del Papa!

Cos'è questa sfida? È credere che Dio veramente ci vuole bene e ci vuole salvi ("Dio ama le sue creature. Egli vuole salvarvi, uno ad uno", Mess. 25.3.2003). È credere che la preghiera è la nostra arma invincibile contro le armi potentissimi di oggi; che la semplice preghiera accompagnata dalla penitenza è più potente di qualsiasi arma, nucleare, chimica o altro - "Oggi vi ripeto, solo con la preghiera e il digiuno anche le guerre possono essere fermate" (Mess. 25.2.2003). È credere che Dio stesso combatterà per noi e vincerà il nemico per noi: "Splendido tu sei, o Potente, sui monti della preda; furono spogliati i valorosi, furono colti dal sonno, nessun prode ritrovava la sua mano alla tua minaccia, si arrestarono carri e cavalli" (Salmo 76,5-7).

Perché il Papa lancia questa sfida? Perché: "Oggi come mai nel passato l'umanità è ad un bivio; possiede strumenti che può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo ad un ammasso di macerie. Ancora una volta la salvezza è tutta e solo, o Vergine Santa, nel tuo Figlio Gesù" (Atto di affidamento alla BVM, Anno Santo 2000). Se i tanti appelli del Papa sono accompagnati da tanta fiducia nella promessa che la Madonna fece a Fatima ("Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà!"), e nel grande messaggio di misericordia per l'umanità dato a Sr. Faustina Kowalska, e anche vero che noi, come figli di Dio, dobbiamo far la nostra parte, metterci la nostra buona volontà a voler vivere secondo i Suoi precetti. L'umanità non troverà la pace finché non si rivolgerà con fiducia alla mia misericordia (messaggio a Sr. Faustina); Se accetteranno le mie condizioni ci sarà la pace (Fatima).

Mons. Paolo Hnilica, da sempre grande promotore del Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, in un suo intervento ha affermato: "Dio ci ha dato due potenti protezioni per il nostro tempo: il Cuore Immacolato di Sua Madre, e il Cuore misericordioso del Figlio. Nel 1984 Giovanni Paolo II ha consacrato il mondo al Cuore Immacolato di Maria, e tutti abbiamo visto gli effetti. Poi, durante l'ultimo viaggio in Polonia nel 2002 ha consacrato l'umanità alla Divina Misericordia. È indispensabile, però, il nostro impegno e che noi seguiamo l'esempio del Papa".
Il nostro impegno c'è l'ha indicato molto bene qual è: più recentemente ci ha fatti pregare e digiunare per la pace (era il mercoledì delle ceneri) e ci fa pregare il Rosario per la pace per un anno intero (da ottobre 2002 a ottobre 2003). Lui lo sa che il Rosario è un arma potentissima, e che può muovere il Cuore di Dio ad avere compassione di noi. Il Papa fa eco a Lei (Totus Tuus); e Maria, che da quasi 22 anni ci invita a pregare il Rosario e a digiunare per la pace, a chi fa eco? Se Maria è l'umilissima Ancella del Signore, allora Lei continua a fare quello che vuole il Padre, e a noi continuamente ripete: fa quello che ti dice mio Figlio! (Gv 2,5).
Quindi è Dio stesso che ci chiede questo impegno; come i genitori che stanno qualche passo davanti al bimbo piccolo che non ha ancora imparato a camminare, chiedendogli di fare un passetto, e non appena il piccolo muove il piedino in avanti loro sono lì quasi a circondarlo, attenti che non cade, ma lasciandolo fare tutti i passi che può. E se trottola e cade lo prendono in braccio - e allora quante coccole e quanti baci!
Ma accettiamo questa sfida! Dal resto non è l'Antico Testamento ricco di esempi in cui il popolo d'Israele vince i suoi nemici solo con la fiducia in Dio e la preghiera? Viene subito in mente l'episodio di Davide e Golia, e l'altro stupendo episodio dei giovani israeliti gettati nella fornace e rimasti illesi perché un angelo del Signore stava con loro e col suo soffio allontanò da loro la fiamma (Dt 3,24-50). Mosè teneva le braccia innalzate e gli israeliti vincevano Il Papa - ha detto Mons. Hnilica - è come Mosè che teneva alte le braccia per permettere vittoria agli Israeliti in battaglia contro il nemico. Ma Mosè aveva bisogno di chi gli teneva le braccia, altrimenti le lasciava cadere dalla stanchezza (cfr. Es 17,8-12).

Il Papa, anche, ha bisogno del nostro aiuto. Allora, teniamogli le braccia alte, e accettiamo la sua sfida a vincere il male con la nostra fiducia e fedeltà e con la recitazione giornaliera della preghiera del Rosario.
A Medjugorje, la Regina della Pace ci ha invitati a indossare l'armatura per battaglia. La nostra armatura e i nostri sassolini sono, oltre alla preghiera di cuore ed il Rosario, la lettura della Parola di Dio, l'Eucarestia (frequente), e la confessione frequente (almeno mensile). Infine, la Parola di Dio ci insegna di benedire i nostri nemici, e Maria a Medj. ci invita a "pregare per chi ancora non conosce l'Amore di Dio". Mons. Hnilica suggerisce che ogni Cristiano potrebbe "adottare spiritualmente dieci musulmani". Essi soffrono a causa della guerra e accusano i Cristiani della loro sofferenza; loro non conoscono il perdono, ma noi possiamo pregare per loro, e se ci mettiamo tutta la nostra fede e fiducia, essi "conosceranno l'amore di Dio"!
Insieme c'è la possiamo fare, noi soldati di Cristo dietro il nostro capitano Giovanni Paolo II e insieme a lui seguiamo gli ordini del nostro Generale e dolcissima Madre. Dio sarà con noi, non ci toglierà gli occhi di dosso nemmeno per un istante, e il Cuore Immacolato di Maria potrà trionfare!

B. K. Drabsch

 

La santa del Mistero Pasquale

Fa parte della schiera dei piccoli, di quelli che il mondo non comprende e che spesso giudica stolti perché non cercano di emergere e perché, consci della propria piccolezza, si sentono bisognosi di tutto e si accontentano di poco... Lo sguardo di sufficienza del mondo, ebbro di edonismo e di arrivismo, non assomiglia però a quello di Dio che, al contrario, ha sempre mostrato una particolare predilezione per i semplici, gli umili, gli ultimi.
Anche la vita di S. GEMMA GALGANI, di cui quest'anno celebriamo il Centenario della morte, era permeata di una presenza tutta speciale del Cielo: di Gesù, di Maria, dei Santi, degli Angeli, che hanno potuto agire in molti modi grazie proprio alla disarmante semplicità e purezza della giovane lucchese. Leggendo la sua vita molti rimangono impressionati dalla straordinarietà dei fenomeni che Dio le donava di vivere, come d'altronde ha concesso a molti altri mistici. Ma se concordiamo che il Mistero Pasquale è al centro del cristianesimo, dobbiamo anche ammettere che pochi mistici come s. Gemma hanno vissuto così da vicino la Passione di Cristo, conformandosi totalmente a Lui, trasformandosi totalmente in Lui. Gesù stesso, di fatto, le aveva dato appuntamento al Calvario; ella tuttavia non vive questa mistica della Passione, se non in quanto, nel suo candore, appartiene già al mondo di Dio.

FIGLIA DI FARMACISTA
Arriva al mondo nel 1881 in un'agiata famiglia in provincia di Lucca (Toscana). Quinta di otto figli, Gemma riceve tenere attenzioni dal papà farmacista e un'accurata educazione alla fede cristiana dalla mamma, che però muore quando la piccola ha solo otto anni. È questo l'inizio di una serie di dolorosi eventi, che cominciano a tracciare i passi di una via crucis che Gemma dovrà percorre fino in fondo. La morte del papà e del fratello preferito, il fallimento della famiglia e la perdita di tutti i beni, segnano indelebilmente lo svolgimento della sua futura esistenza.

FIGLIA DELLA PASSIONE
Fin da piccola è attratta dalla preghiera, dal raccoglimento, sa insomma "stare con Dio". Questa capacità l'aiuta ad oltrepassare ogni sofferenza e la prepara a diventare ella stessa "un parafulmine" per i patimenti altrui. È in occasione di una grave malattia che la paralizza e che i medici giudicano assolutamente incurabile, che il Cielo le si fa ancora più prossimo, o meglio, visibile. Un'amica le suggerisce di pregare un giovane Passionista morto poco tempo prima e che presto sarà canonizzato, "un tale Gabriele dell'Addolorata".
"No, grazie, mi basta Gesù", è la risposta, ma poi leggendone la vita, Gemma rimane affascinata e lo sceglie come protettore. Non si meraviglia tuttavia quando, in un momento di torpore, si trova dinanzi proprio il Santo che accarezzandola la chiama "sorella mia". Pian piano egli le diviene amico fedele: l'aiuta a pregare una novena che le procurerà la miracolosa guarigione, recita con lei l'Ufficio divino e le accende il desiderio di diventare monaca passionista, un sogno che, suo malgrado si realizzerà quando sarà morta! È questa l'inizio di un'avventura stupenda che vedrà Gemma in una maggiore familiarità con i cittadini del Cielo che con gli uomini; un'amicizia che ella vive con assoluta normalità e ordinarietà, stupendosi dello stupore degli altri. Potenza dei semplici!

L'ANGELO POSTINO
Un'altra compagnia quotidiana di Gemma è il suo Angelo custode; un amico, un fratello, un confidente al quale affida non solo le sue preghiere indirizzate al Cielo ma anche le lettere destinate al suo direttore spirituale, che l'Angelo non manca mai di recapitare: "La lettera, appena terminata, la do all’Angelo &emdash; ella scrive &emdash;. È qui accanto a me che aspetta". E le lettere, misteriosamente, giungono a destinazione senza passare attraverso le Poste. "Non si adiri se uso l'Angelo come postino, ma non ho i denari per i francobolli!", si giustifica con incredibile innocenza la fanciulla di fronte alle perplessità del sacerdote.

"IO TI SARÒ MADRE…"
I santi sanno benissimo che ricorrendo a Lei non sbagliano mai l'obbiettivo. È infatti Maria la via più breve per arrivare al cuore di suo Figlio. Gemma predilige l'immagine dell'Addolorata ed Ella le si mostra (ogni sabato) con materna sollecitudine, accarezzandola, baciandola e, nei momenti difficili, la consola coprendola con il suo manto: "Io ti sarò madre, e tu ti mostrerai mia vera figlia?".

IL MAGISTERO DEL DOLORE
L'amore più forte, quello che infuoca l'anima, Gemma lo prova però per Gesù, quel Gesù che le si mostra per la prima volta il giovedì santo del 1899 con le piaghe aperte e sanguinanti. A quella vista la giovane avverte un fortissimo dolore per le sue colpe e si convince che quelle piaghe ne sono la conseguenza. "Guarda figlia mia" le dice Gesù, "e impara come si ama. Impara prima a soffrire: il soffrire insegna ad amare". Allora Gemma comprende che "la croce è il trono dei veri amanti" e d'ora in poi non vedrà più che il crocifisso…

L'UNICO SUO MAESTRO
Con Gesù Gemma si intrattiene sempre a lungo, in modo affettuoso e estremamente confidenziale, tanto da esserne ammonita dal confessore "non devi dargli del tu…" le ordina, ma Gesù stesso le risponde: "mi dispiace molto quando vedo che le persone non hanno con me tutta la confidenza che io desidero…". Gemma ha trasformato il suo cuore in un piccolo chiostro, vive tutta raccolta interiormente col rischio di apparire assente all'esterno, ma la passione per il suo Sposo divino la consuma e non può che stare con Lui a contemplarlo. Nonostante riceva le sue visite fisicamente, Gemma più che altro desidera riceverlo nell'Eucaristia, dove "Gesù mi possiede e io lo posseggo", scrive. Un abisso chiama un altro abisso, e Gemma, come ogni altro mistico, comprende questa verità: l'abisso della sua miseria chiama l'abisso della misericordia di Dio. Nella comunione quotidiana, nell'Eucaristia, l'incontro diventa stupenda realtà.

"TI ASPETTO AL CALVARIO"
Con queste parole Gesù le dà un appuntamento al quale nessuno dei due mancherà: è la vigilia della festa del Sacro Cuore quando sul corpo si Gemma si imprimono i segni della Passione, così come accadde a diversi altri mistici. Ma Gemma non è un dottore della Chiesa come S. Teresa d'Avila, né ha fondato ordini come S. Francesco; non è conosciuta dai Papi come S. Caterina da Siena né è protetta dalle mura di un monastero come s. Veronica Giuliani…Gemma è solo una ragazza, semplice, schiva, talmente modesta e riservata tanto da sembrare ignorante. Conduce una vita nascosta, vivendo una santità fatta di solerte servizio e dimenticanza di sé. Le sue stigmate si aprono, dolorose e sanguinanti, ogni settimana, e seguono l'iter della Passione di Gesù dal Giovedì sera alle 15 del Venerdì. Nella sua totale ingenuità Gemma pensa che tali ferite vengono a tutti quelli che pronunciano i voti a Dio, come ella aveva privatamente fatto.

NESSUNO È PROFETA IN PATRIA…
"Accolta come una figlia in una casa devota e agiata, quella del cav. Matteo Giannini, vi conduce vita ritirata, tra casa e chiesa - ricorda in una bella recensione Piero Bargellini - ma quanto le accade supera le mura della casa borghese: opera conversioni, predice avvenimenti, cade in estasi. In preghiera, suda sangue; sul suo corpo, oltre ai segni dei chiodi, appaiono le piaghe della flagellazione, della coronazione di spine… Davanti a lei gli scienziati non riescono a nascondere il loro imbarazzo. Perfino qualche direttore spirituale non sa come giudicarla: la sospettano di mistificazione, parlano d’isterismo o di suggestione, chiedono prove, esigono obbedienza. Soltanto lei, Gemma Galgani, in mezzo ai dolori fisici e alle prove morali, non dice nulla, o meglio, dice sempre sì. Non chiede nulla, o meglio, chiede a Gesù, per sé, più dolore, ancora dolore, sempre più dolore. E, per gli altri, chiede la conversione e la salvezza".

L'ORA DELLA TENEBRE
Com'è noto gli attacchi del demonio si fanno particolarmente cruenti quando un'anima si offre in espiazione per salvare le anime. Anche Gemma non viene risparmiata da terribili e violente vessazioni diaboliche, fisiche e spirituali ("fino a che tu fai per te, fa pure ciò che vuoi; ma bada bene di non far nulla per i peccatori perché me la paghi cara!" la minacciava). Ma è opportuno anche sottolineare che Dio permette l'opera del diavolo per far maturare le anime, così come permette l'aridità, la"notte oscura", le incomprensioni e il totale abbandono. Solo così ci si distacca da se stessi e dalle cose del mondo per essere abitati solamente da Dio. È questo un programma anche per Gemma. Cosa la sostiene nel dolore? Unicamente l'amore di Gesù. E se l'amore la sostiene nel dolore, il dolore la rafforza nell'amore.

"HO BISOGNO DI ANIME CHE SI OFFRONO…"
Non ci stupisca questa richiesta di Gesù. Molte volte attraverso i santi, attraverso sua Madre Egli ha chiesto offerta, sacrifici, espiazione e riparazione. Maria lo ha fatto a Fatima rivolgendosi ai tre pastorelli: "Volete offrirvi a Dio e sopportare i patimenti che Egli vorrà mandarvi, in riparazione ai tanti peccati che offendono la sua divina maestà? Volete soffrire per ottenere la conversione di peccatori?".
La Regina della Pace lo fa ancora oggi a Medjugorje: "Cari figli, satana è forte, e per questo chiedo le vostre preghiere e che me le offriate per quelli che stanno sotto il suo influsso, perché si salvino. Testimoniate con la vostra vita e sacrificate le vostre vite per la salvezza del mondo" (25.2.1988). La Vergine Immacolata chiede a noi una risposta generosa e desidera vederci più uniti alla sua azione corredentrice.
Gemma ed altre anime un po' speciali hanno risposto a quest'invito consumandosi completamente in un'immolazione radicale. A noi ci è chiesto di offrirci nel nostro quotidiano e di imitare i santi nella scelta dell'umiltà, del silenzio interiore, nella capacità di svuotarci completamente di noi stessi per far posto a Gesù che si vuole offrire in noi per risalire sulla croce e salvare i suoi figli dal peccato.

TUTTO È COMPIUTO!
Gemma aveva desiderato con tutta se stessa entrare in un monastero per vivere protetta la sua vita di offerta. Dio permise che fosse sempre rifiutata e la lasciò esposta al mondo, tra coloro per i quali ella si offriva (in particolare Gesù le chiese di immolarsi per i sacerdoti, che facilmente dimenticano la grandezza delle loro promesse: "Se non fosse per rispetto a questi Angeli che mi stanno d'attorno, quanti ne fulminerei all'altare!"). Morì nell'abbandono, interiore ed esteriore. Fino all'ultimo simile a Lui. Ed era un sabato santo, giorno di deposizione nel sepolcro, giorno del riposo prima della risurrezione. Era UN SABATO SANTO DEL 1903 (11 aprile), quando Gemma si unì definitivamente alla gloria del suo celeste sposo.
Stefania Consoli

 

Cosa dicono di lei…

PIO XII (papa)
"Gemma Galgani, tanto bruciò di divino amore, che non solo si offrì ostia di espiazione all'Eterno Iddio per tante e così gravi scelleratezze degli uomini, ma cercò pure di comunicare a quanti poteva la sacra fiamma da cui era penetrata.

(Omelia per la canonizzazione).

 

PADRE KOLBE (santo)
In una lettera alla mamma scriveva: "…Io con me una biografia di Gemma. L'ho letta per la terza volta, mi ha fatto meglio di un corso di esercizio spirituali". La santità della ragazza, la sua sete di soffrire ogni cosa per Gesù, ben si addice alle aspirazioni più profonde dell'anima di P. Kolbe. "Amore senza limiti!", trascrisse dal diario di Gemma, fu questo il punto di contatto tra due creature che, se avevano compreso il linguaggio della croce, era perché l'uno e l'altra si erano posti in silenzioso ascolto dell'Immacolata.

DON DIVO BARSOTTI (teologo)
Il messaggio dottrinale della santità di Gemma non è davvero meno alto, solenne e universale di quello di s. Teresina. Se non è stato riconosciuto, è perché non ha avuto ancora dei buoni teologi che l’abbiano saputo esplicitare. Nella storia della spiritualità cristiana s. Gemma è un caso quasi unico, la sua ingenuità sembra incredibile e ci disorienta. I fenomeni straordinari sembrano normali in questa atmosfera di candore. Il miracolo avviene naturalmente e non è più miracolo, è la vita stessa di un mondo rinnovato dalla Grazia.

 

BISOGNO DI TENEREZZA

"Quando ami non dire: "Ho Dio nel cuore". Di’ piuttosto: "Sono nel cuore di Dio". Queste parole di K. Gibran potrebbero introdurre una riflessione più approfondita sul bisogno di tenerezza in un tempo in cui il protagonismo della ragione adulta della modernità occidentale ha mostrato con i evidenza i suoi frutti di violenza: per imparare a dare occorre imparare a ricevere.
Dove si vuol essere protagonisti assoluti non c’è più spazio per l’altro, e la violenza, in tutte le sue forme fisiche o psicologiche, è giustificata. Dove invece ci si apre all’accoglienza del dono, mettendosi alla scuola del Dio trinitario, lì si scopre che anche il ricevere è divino, e divino non è solo l’amare, ma anche il lasciarsi amare: così è per il Figlio, l’Amato, che nell’eternità divina è eterna accoglienza dell’amore del Padre e nella storia si fa "esistenza accolta" per ricevere in obbedienza ogni cosa da Colui che lo ha inviato e che lo consegna alla morte per noi. Questo primato del ricevere è il fondamento di un dare che non sia totalitario e violento: senza gratitudine, anche la gratuità rischia di divenire invadenza o, peggio, eliminazione dell’altro. tenerezza è appunto questo lasciarsi amare, questo farsi accoglienza perché il dono nasca da un dono contagiato d’amore, recettivo di pace.
Tenerezza è dire grazie con la vita: e ringraziare è gioia perché è umile riconoscimento di essere amati. La tenerezza capovolge allora veramente la logica dell’epoca dominata dal trionfalismo delle ideologie e dal loro intrinseco potenziale di violenza: essa apre gli stili di vita del nuovo millennio all’insegna dell’accoglienza, della reciprocità, della valorizzazione del diverso, non più inteso come concorrenza o minaccia, ma come promessa e come dono. Liberando l’io dalla cattura delle sue pretese assolute, la tenerezza lo rende sì più debole, più povero, più mendicante d’amore, ma proprio così lo fa più ospitale, più sorgivo, più capace di costruire ponti di pace e itinerari di comunione amicale e fraterna.

Tenenerezza verso se stessi è riconoscersi dono di Dio, gratuitamente ricevuto da Lui, e agire di conseguenza come chi, avendo gratuitamente ricevuto, vuole gratuitamente donare se stesso.
Tenerezza verso il prossimo è aprirsi all’avvento dell’Altro negli umili volti che visitano le nostre solitudini e le provocano a quell’esodo da sé senza ritorno che è l’amore di carità.
Tenerezza verso il creato è riconoscere in tutto il dono da rispettare e promuovere, restituendo in lode e servizio ciò che in ogni creatura ci è dato in nutrimento, arricchimento e custodia del nostro stesso essere.
Tenerezza verso i popoli è scoprirci famiglia umana, che abita la grande casa del mondo, chiamata a partecipare alle risorse della terra in modo equo e solidale, correggendo l’iniquità dei sistemi di dipendenza per cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Questi diversi volti della tenerezza si radicano tutti nella fede che è la tenerezza di Dio a sostenere tutti i viventi e la loro dimora: come in un grembo materno il mondo vive nella notte del mistero divino. La Trinità, santa Madre di tutto ciò che esiste, ci porta in sé: avvolti in questo amore, che il Figlio ci ha rivelato fino all’abisso doloroso del dare la sua vita per noi e nel darci lo Spirito dei risorti, sperimentiamo la tenerezza divina, che tutto trasfigura e rende possibile perfino l’impossibile nell’audacia della carità.

Bruno Forte

 

Quel giorno delle palme...

Eravamo alle porte di Gerusalemme. Quella mattina il Maestro le avrebbe varcate e noi, suoi discepoli, eravamo chiamati a seguirlo.
Cristo cavalcava un’asina, così come era in groppa a un asino quando entrò a Betlemme. Quella volta però Gesù non era solo. Era con Maria, o meglio, nel suo ventre. In cerca di alloggio fu rifiutato da tutti ma poi, venuto al mondo, fu riconosciuto ed adorato...
La domenica prima della Pasqua, al suo arrivo, gli avrebbero steso i mantelli ma poi, misconosciuto, lo avrebbero appeso ad una croce. Eppure sempre su un asino arrivava…
Beato animale. Umile, semplice, considerato stupido per antonomasia, eppure così vicino al suo Creatore nei momenti importanti della di Lui esistenza, quando cioè Gesù si accingeva ad entrare nella vita e quando stava per uscirne. Ignara la bestia, ma non il cavaliere, che con quel gesto ha voluto raccontare il suo debole per gli umili e gli emarginati, per quelli che prestano volentieri il proprio dorso per farsi carico degli altri, così come l’asino faceva con Lui. Non rivendica neanche ricompensa il mite animale, si accontenta di alitare calore sul neonato o di ritornare da dove era venuto, come accadde quel giorno a Bethania. Nessuno però potrà mai togliergli il privilegio di aver fatto un servigio al suo Signore.

A quale categoria apparteniamo noi che ci diciamo cristiani? A quella degli "asini" o dei padroni? Di cosa ci vanteremo, di aver disteso i mantelli o di aver portato il peso di un Messia già carico dei peccati del mondo? Chi stiamo scegliendo di essere noi, chiamati sulla strada delle beatitudini e così tentati dal profumo degli onori? Saremo capaci di rimanere fedeli come l’asino o seguiremo un cuore incoerente che prima accoglie e poi flagella? Questo è sicuramente per me...non so per te che leggi, ma credo che faccia bene soffermarsi un attimo a pensare se sia davvero conveniente far finta di essere sapienti e ignorare la verità, o rischiare di apparire dei somari in nome di chi è morto per rimanere Verità.
Stefania Consoli

 

Medjugorje, attualizzazione della Pentecoste

Lo Spirito Santo dona alla Chiesa la piena verità su Dio

A Medjugorje, anche ciò che è concreto, quotidiano ed esteriore ha un sua interiorità. Gli eventi esteriori sono radicati nello Spirito Santo che vivifica la Chiesa, le dona la vita di Dio e la segue lungo il cammino del pellegrinaggio verso il Padre. Con il suo aiuto cresce come corpo di Cristo fino alla sua pienezza, nella quale affronta il mondo che è odio (Gv 17,14). A Medj. la Chiesa si fonda sullo Spirito Santo in modo più evidente, credibile, completo e di successo. Lo Spirito Santo fornisce alla Chiesa la piena verità su Dio, su di essa e sul mondo nel quale vive e nel quale è stata mandata. Si mette in evidenza il cosiddetto nuovo assetto mondiale, con un dominio che non è quello di Dio, ma quello di un sincretismo pseudo-religioso nel quale gli errori precedentemente considerati eresia sono diventati un dogma. Essi non lasciano immune neppure la Chiesa. I cristiani e il cristianesimo oggi non sono la stessa cosa. La cristianità in molti paesi europei, tradizionalmente cristiani, è in minoranza. L'Europa è da tempo lacerata dalle ideologie più disparate che sovrastano l'ardore della fede con il fanatismo e spingono la Chiesa ai margini degli avvenimenti.

La conversione

Dopo tante eresie all'interno della Chiesa, rimane soltanto una cura: la conversione. Ciò che la Madonna mette in risalto e chiede a Medj. non può costituire il motivo per dubitare delle sue apparizioni. Io non ho ancora mai sentito un convertito che ne neghi l'autenticità. Lo fanno soltanto coloro che non si sono convertiti. Essi hanno le "prove" che neppure il Vangelo è autentico, perché chiede loro cose che a loro non piacciono. La conversione, all'interno e all'esterno della Chiesa, è la condizione essenziale perché tutto cambi in meglio. Essa pone l'uomo al giusto punto di partenza, dal quale era scivolato a causa del peccato. La via d'uscita alle sventure odierne si trova nei messaggi della Madonna. Chi ancora dubita delle apparizioni, non ha motivazione alcuna per rifiutare i messaggi/insegnamenti che le accompagnano, perché sono perfettamente evangelici. La cosa più importante a riguardo non è il flusso dei pellegrini, né l'elevato numero dei miracoli confermati. La cosa fondamentale è che milioni di persone si sono sentite in obbligo di approfondire la propria fede e rivolgersi a Dio che avevano abbandonato e verso il quale si erano comportati in modo irresponsabile nella propria vita.

Un luogo di amore e di concordia

La base di coloro che si formano spiritualmente a Medj., è il Vangelo pronunciato per bocca "della Madre di tutti gli uomini ed in particolare dei credenti" (Concilio Vaticano II). È un miracolo straordinario che tante persone, provenienti da tutto il mondo e dalle più diverse estrazioni culturali, civili, di età e razze diverse, possano unirsi tanto fortemente e sinceramente in uno stesso sentimento e convinzione, come fratelli e sorelle. Qui nessuno è uno straniero per l'altro, nessuno offende l'altro. L'amore ed il rispetto caratterizzano i rapporti reciproci e danno all'altro la forza di superare tutti gli ostacoli sociali, civili e linguistici e di creare semplicemente rapporti fraterni che sarebbero altrimenti difficili da instaurare. L'incontro con l'altro arricchisce reciprocamente, in modo particolare grazie all'esperienza religiosa. Tramite quest'ultima, gli uomini allargano le proprie vedute, abbattono i confini della grettezza d'animo, della chiusura e dell'egoismo e divengono più sensibili alle sventure e alle necessità degli altri. Molte persone, nonostante la lontananza, tornano anche 50 volte a Medj. e sicuramente non lo farebbero se qui non avessero trovato qualcosa che hanno cercato invano altrove.

Lo Spirito Santo

Una profonda e completa analisi di tutto quello che avviene a Medj. rimanda alla presenza ed all'opera dello Spirito Santo in questo luogo. La sua opera consiste nella consacrazione e nella salvezza degli uomini. Nello Spirito, Dio viene a contatto col mondo e gli uomini si accostano al Padre. Medj. è l'attualizzazione della Pentecoste, e lo stesso Spirito la rende riconoscibile. Questo è il luogo in cui i discepoli di Gesù si riunirono insieme alla Madonna dopo l'ascesa di Gesù al cielo.

La Chiesa raccolta attorno a Maria, prega. Lo Spirito Santo arriva ed effonde la sua grazia: fede, conversione, profezia e da Lui arrivano i doni delle guarigioni e dei miracoli. Egli cambia gli uomini ed il volto della terra, incita numerosi pellegrini, provenienti da tutto il mondo, a radunarsi attorno alla Vergine, che deve parlare a loro. Tutti coloro che sono venuti a Medj. e che si sono convertiti, lo hanno fatto con l'aiuto dello Spirito Santo. Non esiste neppure una grazia che non provenga da Lui. I milioni di persone che in questo luogo si sono confessate, hanno abbandonato il peccato e hanno modificato il loro precedente comportamento, ci sono riusciti soltanto grazie alla collaborazione con la grazia dello Spirito Santo, che ha donato loro una forza più potente di quella del peccato e dell'abitudine di peccare.

I presupposti per una pace vera
L'assestamento del rapporto con Dio, la fede, la conversione, l'amore nei confronti di Dio e del prossimo divengono cose normali ed il loro rapporto con altri elementi, anche quelli presenti in natura, si corregge. Sono queste le condizioni per una pace vera, per la quale l'uomo rappresenta l'ostacolo più grande. Senza un uomo interiormente ordinato, non esiste neppure un mondo ordinato. La trasformazione umana arriva insieme allo Spirito Santo che rende l'uomo partecipe della natura di Dio. In tal modo l'uomo è pronto a vivere ed a comportarsi armoniosamente rispetto alle leggi della natura, a realizzare la pace e a diffonderla nel mondo.

Fra Ljudevit Rupcic'

(libera riduzione da: "Medjugorje, porta del cielo e inizio di un mondo migliore")

 

Medjugorje oggi: Chi… cosa… quando…

Con l’arrivo della primavera e del tempo quaresimale è come se Medjugorje si fosse risvegliata dal sonno invernale. Questo mutamento è visibile non solo nella natura, con testimoniano i primi bucaneve, i ciclamini e i narcisi che spuntano dalla terra, o come ci ricorda il garrito delle prime rondini che ritornano a loro nidi… Il risveglio di Medjugorje più che altro si avverte nella vivacità, nel numero e nella varietà dei pellegrini che fanno del Santuario della Regina della Pace il centro mondiale della spiritualità cattolica.

Il programma in parrocchia
Durante il programma di preghiera serale organizzato nella parrocchia di S. Giacomo, la chiesa è gremita di fedeli provenienti dalle nazioni più lontane, tanto che spesso è impossibile trovare posto. Tali disagi, così come la non conoscenza delle lingue e le differenze culturali, si superano molto velocemente grazie alla presenza di Maria, particolarmente forte e percettibile. In poco tempo si instaura un clima di comunione e di unità tale che tutti si sentono fratelli e sorelle, figli di un’unica Madre, appartenenti alla stessa famiglia: la Chiesa. Il programma di preghiera è molto ben organizzato. Oltre alla recita dei misteri gaudiosi e dolorosi del Santo Rosario prima della Messa, si pregano i 7 Padrenostro, Avemaria, Gloria al Padre, insieme alla terza parte del Rosario, cioè ai misteri gloriosi. Ogni mercoledì, giovedì e sabato, dopo la celebrazione eucaristica, i pellegrini possono partecipare all’adorazione al Santissimo Sacramento dell’altare, così come ogni venerdì, all’adorazione alla Croce. Tutti questi punti di preghiera sono accompagnati dalle riflessioni e dalle preghiere dei sacerdoti francescani, che vengono ben tradotte simultaneamente in 5 lingue.

Le Comunità
Nella parrocchia, a secondo del tempo liturgico, si danno vita a molte originali iniziative. Una di queste è l’animazione dell’adorazione serale da parte del coro, che è principalmente composto dai membri delle Comunità nate a Medj. e che qui prestano servizio. Come frutto di questa partecipazione comunitaria alle attività della parrocchia, lo scorso anno è nata l’idea di far animare alle Comunità il programma delle festività natalizie. Detto fatto! La liturgia è risultata davvero splendida, grazie anche all’intervento del consistente coro polifonico accompagnato dal suono di violini, di flauti e di altri strumenti. In quell’occasione le Comunità, oltre al loro impegno a vivere il proprio carisma personale, hanno ritrovato nuovi stimoli per il loro servizio comune. Da qui è nata l’esigenza di una maggiore coesione, favorita da più frequenti momenti di preghiera e di scambio reciproco. Uno di questi si è avuto in occasione festa della Presentazione di Gesù al tempio, che la Chiesa particolarmente festeggia come "Giorno dei consacrati". Quasi tutti i membri delle Comunità presenti a Medj. si sono ritrovati nella Casa di preghiera della Comunità "Kraljice Mira". Dopo la preghiera corale, un rappresentante per ogni comunità ha presentato agli altri la propria famiglia spirituale: la storia, le attività, il carisma. Poi, durante il rinfresco, si è avuta l’opportunità di conoscersi personalmente e di festeggiare con canti e danze questo bel momento di comunione, che ha lasciato in tutti la gioia e il desiderio di proseguire il cammino intercomunitario.

I volontari
A quanto pare a Medj. sta nascendo ancora un’altra realtà: l’associazione dei volontari. Con la loro venuta a Medj. molti pellegrini, dopo essersi convertiti, hanno avvertito l’esigenza di mettersi in un certo qual modo a disposizione, per donare se stessi a Maria. Qualcuno, dopo questo tipo di esperienza, ha intrapreso la strada del sacerdozio o della vita religiosa. Altri, dopo aver fatto ritorno nella propria parrocchia, sono divenuti promotori di incontri o guide di gruppi di preghiera. Altri invece, quelli che maggiormente ci interessano in questo contesto, sono rimasti a Medj., non a motivo di indecisione o di non accettazione della vita, e neppure per un tentativo di fuga dalla realtà, bensì come laici che hanno trovato il proprio posto in parrocchia come volontari. Molte persone, infatti, nutrono segretamente il desiderio di rimanere un paio di mesi nel Santuario e ringraziare così la Vergine per le grazie ricevute. Ci auguriamo che l’associazione dei volontari possa presto trovare una precisa collocazione all’interno della parrocchia di S. Giacomo e aiutare in questo modo quelle persone che vorrebbero mettere a disposizione del Santuario le proprie conoscenze e capacità, a maggior gloria della Regina della Pace. Quello che abbiamo appena esposto esprime solo alcuni aspetti del bene che gli uomini operano in modo concreto a Medj. Una cosa però è certa: al Santuario Regina della Pace la Chiesa e il mondo rinascono!

Nenad Palic

 

Il messaggio annuale a Mirjana

La veggente Mirjana Soldo, come di consueto, ha ricevuto nel giorno del suo compleanno l'apparizione della Regina della Pace. Intorno a lei, numerosi pellegrini facevano corona per accogliere le parole di un nuovo messaggio che immancabilmente Maria avrebbe donato al mondo, per guidarci sempre più profondamente verso una radicale risposta ai suoi inviti:
"Cari figli, particolarmente ora in questo santo tempo di penitenza e di preghiera, vi chiamo ad una scelta. Dio vi ha donato il libero arbitrio per scegliere la vita o la morte. Ascoltate i miei messaggi con il cuore per discernere cosa dovete fare e come trovare il cammino verso la vita. Figli miei, senza Dio non potete fare nulla, ricordatevi questo ad ogni istante. Perché, cosa siete? E cosa pensate di diventare sulla terra, visto che comunque vi ritroverete sotto terra? Non irritate Dio, ma seguitemi verso la vita. Grazie di essere qui!"

 

Il gruppo di preghiera: luogo di nascita della vita trinitaria

Come già più volte ribadito, p. Tomislav Vlasic è stato l'assistente spirituale del gruppo di preghiera che la Madonna ha guidato a Medjugorje attraverso i messaggi donati tramite Jelena e Marijana Vasilj.
Abbiamo chiesto a p. Tomislav di esporci, alla luce della sua lunga esperienza, come deve essere impostato un gruppo di preghiera per seguire quegli orientamenti che la Madonna stessa gli aveva suggerito.

"Diverse persone mi hanno chiesto di spiegare loro come pregare. Molti si recano in diversi santuari e molti vanno a Medjugorje. Alcuni poi guidano gruppi di preghiera e desiderano sapere come fare. Tornando però a casa, spesso manca loro la possibilità concreta di continuare il cammino spirituale. Provo allora ad indicare alcune linee fondamentali.

Prima di tutto, "pregando si impara a pregare". Non è determinante il metodo o il supporto pratico, quanto piuttosto il desiderio sincero di trovare Dio e di vivere in comunione con Lui. Da qui si forma anche un gruppo che cerca Dio. Si cerca poi un animatore e, possibilmente, un sacerdote che accompagni il gruppo. In ogni caso, il gruppo deve fare riferimento ad un sacerdote e, attraverso di lui, alla Chiesa.

Bisogna anche avere ben chiaro che tipo di gruppo si intende formare; se si vuole un gruppo serio che desidera percorrere un cammino di maturità cristiana e di santità, è importante porre della basi solide: che i membri siano maturi e decisi affinché la comunione di Dio possa nascere fra di loro; se il gruppo è grande, è bene suddividerlo in gruppi più piccoli.

I gruppi di preghiera presenti a Medjugorje vivono un clima di particolare grazia. Possono esser un modello per altri e comunicare ad altri la loro esperienza. Cogliendo la realtà della grazia e dei fatti avvenuti a Medj., indicherò due schemi orientativi per la preghiera.

Primo schema orientativo fondamentale

Nella parrocchia di Medj. si sono verificati avvenimenti che possiamo raggruppare in un "triangolo", per meglio comprenderli e per cogliere tutta la dinamica spirituale che si sviluppa attraverso tali avvenimenti.

Questo triangolo ha come vertici tre luoghi ben precisi: il Podbrdo, dove la Madonna è apparsa il 25/6/1981; il Krizevac con la croce che vi è stata eretta nell’anno giubilare 1933; la chiesa parrocchiale dove si raduna il popolo di Dio. Questi tre vertici del triangolo sono inseriti in un vortice continuo di grazia. Quello che avviene in uno dei tre luoghi indicati, richiama ciò che avviene negli altri due.

Il Podbrdo, luogo delle apparizioni della Regina della Pace.

Maria Santissima ci attira, è la nostra Madre, la Madre della Chiesa di Cristo, la Madre di Dio. È l’aurora della salvezza, l'Immacolata, la creatura redenta. Maria è la grazia che Dio ci ha dato (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica). Perciò, come la vita di ciascuno inizia nel grembo della madre, così anche nella vita spirituale noi ci rivolgiamo prima di tutto alla Madre, ci affidiamo al suo Cuore Immacolato, affinché ci conduca a Dio. Questo è un passo che spetta a ciascuno, indipendentemente dalle esperienze particolari della presenza di Maria in un determinato luogo. A Biakovici, parrocchia di Medj., ai sei veggenti è data la grazia particolare di incontrare la Madonna e di riceverne i messaggi. Il contenuto di tutti i messaggi è proprio questo: affidarsi alla Madonna e camminare con Lei per raggiungere la vita con Dio. Cito un messaggio che è eloquente e tutti gli altri sono simili a questo: "Cari figli, anche oggi vi invito alla conversione totale: essa è difficile per tutti coloro che non hanno scelto Dio. Vi invito, cari figli, a convertirvi totalmente a Dio. (…) Io prego per voi ogni giorno e desidero avvicinarvi a Dio sempre di più, ma non posso se voi non lo desiderate. Perciò, cari figli, mettete la vostra vita nelle mani di Dio. Vi benedico. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (Mess. del 25/1/1988).

Per essere avviati ad un cammino di preghiera, occorre scegliere Dio al di sopra di tutto il resto. "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc1, 15). L’anima s'incammina verso Dio e la sua gloria, non soffermandosi alle necessità immediate. "Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (Mt 6,33). Il sì a Dio e al suo piano di salvezza, sincero e completo, affidato a Maria sarà protetto e indirizzato con tenerezza materna; ogni persona sinceramente aperta a Maria potrà avvertire questo.

Il Krizevac

Le croci non occorre cercarle, le troviamo già nella vita. La nostra sapienza consiste nel saperle affrontare, leggendone il significato per la nostra esistenza e superandole nella pace. Nella prova, lo sguardo del cristiano si volge immediatamente a Gesù inchiodato sul legno della croce. In Lui si comprende il mistero della vita e chi si unisce a Lui, viene elevato ed entra nella vita piena. (Fil 2, 5-11).

Maria ci accompagna sulla via della croce, si unisce al sacrificio di Cristo e ci affida a Lui perché possiamo insieme raggiungere il Padre. La nostra vita raggiunge la maturità, entra nella pienezza quando diveniamo capaci di offrirci e di offrire gli altri, quando uniamo tutti i sacrifici al sacrificio di Cristo e ci inseriamo nella Sua preghiera. Così ci eleviamo al Padre e annulliamo il potere di satana. "Cari figli! Anche oggi desidero invitarvi alla preghiera e all’abbandono totale a Dio. Sapete che vi amo e per amore vengo qua per mostrarvi la strada della pace e della salvezza delle vostre anime. Desidero che mi obbediate e non permettiate a satana di sedurvi. Cari figli, satana è forte, e per questo chiedo le vostre preghiere e che me le offriate per quelli che stanno sotto il suo influsso, perché si salvino. Testimoniate con la vostra vita e sacrificate le vostre vite per la salvezza del mondo. Io sono con voi e vi ringrazio. Poi nel cielo riceverete dal Padre la ricompensa che vi ha promesso. Perciò, figlioli, non preoccupatevi. Se pregate, satana non può intralciarvi minimamente, perché voi siete figli di Dio e Lui tiene il suo sguardo su di voi. Pregate! La corona del rosario sia sempre nelle vostre mani, come segno per satana che appartenete a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (messaggio del 25/2/1988). In questo modo, tutto in noi, attraverso di noi, in unione con Gesù Cristo viene elevato al Padre".

(continua)

I lettori forse ricordano l'intervista a Jelena Vasilj nella quale ella condivideva alcune riflessioni sul suo imminente matrimonio. Dopo diversi mesi di vita coniugale, Jelena confronta la sua esperienza di sposa con quella di Maria, cercando di trarne esempio ed insegnamento, anche in vista di una prossima maternità, che Jelena vive come una vera e propria "consacrazione". In un messaggio destinato al gruppo la Madonna le aveva detto: "Desidero che insieme a me andiate sempre verso il Signore che vi chiama. Lo troverete in tutte le persone che hanno bisogno di voi. Donatevi a Dio in loro…Ogni giorno consacratevi a me".

Maria, modello della nostra vita matrimoniale

di Jelena Vasilj

La sponsalità di Maria non ha prodotto un numero di pagine così grande come quelle scritte sulla sua maternità, eppure la sponsalità di Maria è la chiave di lettura non solo della storia della salvezza ma anche della storia di ogni vocazione, in quanto suo fondamento. Essa è una realizzazione di un piano che Dio ha avuto da sempre, Egli che - essendo comunione in sé - si presenta all’umanità come uno sposo e prepara per se stesso la sua sposa: la nuova Gerusalemme.

Maria non può che fare parte di questo piano che in Lei s'incarna mentre, come sposa di Giuseppe ed ora sposa dello Spirito Santo, abita a Nazareth. Nella sua sponsalità e fecondità manifestata mediante l'incarnazione del Verbo, Ella è modello per tutti coloro che sono uniti in matrimonio o consacrati al fine dell’unione totale con Dio. Quindi, per comprendere ciò che avviene in noi, è opportuno contemplare ciò che è avvenuto in Lei, la "tutta piena dello Spirito Santo".

Questo è esattamente ciò che il matrimonio è per noi: una continua effusione di Grazia, frutto di quanto è avvenuto mediante il sacramento del matrimonio; cioè quella scintilla con cui è stato accesso il fuoco dell’amore dello Spirito Santo che pervade le nostre persone. Di fondo si tratta di una vera e propria consacrazione, una reale appartenenza, una costante trasformazione in una continua preghiera. Quando Dio ci unisce in matrimonio, la sua Grazia santifica la nostra anima ma anche il nostro corpo che ora, unificato nell’unione matrimoniale, diventa anch'esso veicolo di santità, affinché anche noi veniamo profondamente associati alla sua azione creatrice, come lo fu Maria.

Sentiamo che ciò che avviene in noi è santo ed è un grande dono che realizza la somiglianza con Dio. È una sua icona ma anche nostra, porta la sua impronta ma anche la nostra, perché esprime la dignità che Dio dona all’uomo facendolo partecipe nella creazione di una persona che durerà per sempre. E noi ci sentiamo al suo servizio non solo nei nostri atti ma anche nel nostro essere, perché l’amore con cui ci investe è il tessuto di cui è fatta la nostra unione. Con questa coscienza abbiamo compreso che la sponsalità di Maria è la sua fecondità, è il suo Cristo. Ci siamo dunque aperti alla vita, ci siamo aperti al suo Cristo che viene a noi in forma di un bambino che già vive dentro di me e che nascerà a giugno. È una vita che non si ferma né si racchiude solo nell'atto procreativo; è una vita che è una continua affermazione dell’altro quale dono di Dio. E per farla circolare comprendiamo che dobbiamo stare sotto il manto di Maria, a casa sua, nella sua Nazareth. Così anche noi, come Lei, mettiamo al centro della nostra vita Gesù per essere nella sua casa. Innanzitutto con il Rosario e poi con la lettura della Sacra Scrittura; con la televisione spenta e tanto interesse l’uno per l’altro.

Infatti, il più grande rischio in una coppia è proprio il non accorgersi del Cristo che c’è nell’altro, cioè il non vedere "il nudo che ha bisogno di essere vestito", "l’affamato che ha bisogno di mangiare", "lo stanco seduto al pozzo a cui dare dell’acqua da bere". L’altro ha bisogno di me, siamo una cosa sola; a Maria di sicuro non sfuggiva nessuna cura per Gesù. È per opera delle sue sante mani che ogni nostro gesto acquista un livello soprannaturale e così, anche nelle piccole cose e negli umili servizi, siamo coscienti di guadagnarci il cielo.

Maria non rimane però soltanto un modello della nostra vita matrimoniale, ma singolarmente ed insieme viviamo l’unione con Lei. Innanzitutto nell'Eucaristia, visto che il Corpo che riceviamo è anche il suo. L'umanità di Gesù, che proviene dalla sua, è lo strumento della nostra salvezza, quindi la nostra umanità unita alla sua è la nuova umanità che Eva non ha conosciuto, ma che noi viviamo mediante il battesimo ed ora, attraverso il sacramento del matrimonio. Se non fosse per questo nuovo legame ogni amore umano sarebbe destinato a fallire, è Maria che per noi intercede e media le grazie del nostro matrimonio. Ci affidiamo a lei, Regina delle famiglie, affinché in noi e nella nostra famiglia si possa compiere ciò che avuto inizio in Lei. Maria, Regina delle famiglie prega per noi.

 

 

I lettori scrivono...

Francis Mary Okere dalla Nigeria - Ringrazio Dio per la vostra pubblicazione. È così bella e aiuta il cuore ad innalzarsi a Dio. Possa Lui ricompensarvi ora e sempre mentre continuate a lavorare nella sua vigna, per l’intercessione della Beata Vergine Maria.

Sr. Teresa da Song-Hi Corea del Sud - Siete nel mio cuore e assicuro le mie preghiere per tutti voi.

Sr. Nellie Margate dalla Papua New Guinea - Mi congratulo con voi per tutto quello che fate per noi, dedicando il vostro tempo per la pubblicazione dell’Eco. Le vostre riflessioni ci arrichiscono e ci aiutano a crescere nella fede. Di solito li uso per i nostri incontri di formazione con i vari gruppi in parrocchia; e poi li passo ad altri missionari. A volte ci troviamo per parlarne in relazione alla nostra attuale situazione. L’Eco di Maria ci aiuta ad essere più vicini a Gesù che è la nostra Via, Verità e Vita. Spero che potrete continuare a mandarmi l’Eco...

Margaret Scrogings dall’Australia - Grazie di cuore per l’Eco che ci rinnova, ci rinvigorisce e ci informa. Apprezziamo moltissimo il vostro lavoro.

don Mario da Assam - India - Sono missionario in India da circa 64 anni. desidero ringraziare per questo "ponte" attraverso il quale noi riceviamo e veniamo a conoscenza dei messaggi della Madonna. Grazie mille per l’Eco che arriva regolarmente e porta un soffio spirituale mariano. Tutto l’insieme ci aiuta a crescere nell’amore verso di Lei.

Gambino da Saronno (I) - Grazie per il prezioso giornalino che mi porta gioia, serenità, voglia di pregare e tanta pace.

Alfiero Dinello da Sossano (VI-I) - Che il Signore vi dia gioia e serenità, che vi ricompensi ogni giorno per quello che state facendo oggi. Il vostro giornale serve a ritemprarmi nelle cose giuste, che voi scrivete e noi percepiamo. Come il cibo da forza al nostro corpo, il bene da forza alla nostra anima. Le parole di bene che voi inviate nelle nostre case sono sempre linfa nuova, che con una costanza continua ci sprona a non abbandonare la strada che ci porterà a Dio. Come la Madonna, non stancatevi mai di far sentire la vostra voce.

Silvana da Barbeano (PN-I) - Grazie per l’immensa gioia che vivo quando ricevo l’Eco: per me è guida cristiana nella vita quotidiana. Grazie a tutti per questa felicità. Per coloro che sono stati a Medjugorje l’Eco è la continuazione della protezione della Regina della Pace e leggerlo diventa espressione di amore filiale nei confronti di Maria.

 

"Regina dei cieli rallegrati, alleluja:
Cristo che hai portato nel grembo, alleluja,
è risorto come aveva promesso, alleluja.
Prega il Signore per noi, alleluja".

La benedizione del Risorto raggiunga i vostri cuori e vi prenda dimora.

Villanova M., 27 aprile 2003

 


 

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