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Eco di Maria Regina della Pace 182 (Luglio-Agosto 2005)

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Messaggio del 25 maggio 2005:
Cari figli, di nuovo vi invito a vivere
nell’umiltà i miei messaggi. Particolar-
mente testimoniateli adesso che ci avvici-
niamo all’anniversario delle mie appari-
zioni. Figlioli siate segno per coloro che
sono lontani da Dio e dal Suo amore. Io
sono con voi e vi benedico tutti con la mia
benedizione materna. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata.”
Essere segno
Di nuovo vi invito a vivere nell’umiltà
i miei messaggi. È un invito ricorrente, è
l’invito di sempre. Maria non indulge ai
mutevoli gusti dei consumatori di notizie.
Lei sa che la vera notizia, l’unica notizia
capace di mutare la storia umana, è la venu-
ta di Dio nell’uomo, è Cristo Gesù. Al di
fuori di questo tutto è vanità. Quale utilità
ricava l’uomo da tutto l’affanno per cui
fatica sotto il sole? Una generazione va,
una generazione viene ma la terra rimane
sempre la stessa
(Qo 1, 2b -3).
La venuta di Gesù cambia tutto; non
solo la storia, ma la stessa realtà; non solo
la realtà dell’uomo da 2000 anni in avanti,
ma dal primo uomo in poi. Anzi, tutta la
creazione è redenta in Cristo Gesù ed infat-
ti geme e soffre nelle doglie del parto (cfr.
Rm 8, 22), cioè nasce alla vita. Tutta la
creazione, ed in particolare la creatura uma-
na, affronta questo parto lungo e doloroso.
Ma non siamo soli. Anzi, nessun parto al
mondo è così ben assistito e guidato: Maria
è con noi, Lei ci assiste, Lei ci guida. Da
quando da Gesù ci ha ricevuti in Giovanni
(Gv 19, 26) noi siamo Suoi figli e da allora
non ci ha mai trascurati. Ora, in questo par-
ticolarissimo tempo di grazia, Maria ci è
vicina come mai prima per ripeterci, senza
temere di mancare di originalità, ciò che ci
ha detto fin dai primi giorni della Sua pre-
senza a Medjugorje. Non ci invita ad
aggiungere qualche pia pratica al nostro
culto ma a vivere ciò che professiamo. La
via che Lei ci suggerisce è la preghiera, il
digiuno, la frequenza sacramentale, la
Sacra Scrittura. Il metodo è l’abbandono
fiducioso in Dio. Non parole, ma gesti con-
creti di vita.
Oggi ci invita ancora a vivere nell’u-
miltà i suoi messaggi ed in particolare a
testimoniarli adesso che ci avviciniamo
all’anniversario delle Sue apparizioni
. È
una chiara indicazione di come celebrare il
24° anniversario della Sua presenza a
Medjugorje: vivere nell’umiltà, cioè nello
stile proprio di Maria, i messaggi ricevuti
ed in tal modo autenticarli. Ma tutto questo
Maria non ce lo chiede per Sua gloria. Lei,
l’umilissima serva di Dio, non ha mai cer-
cato gloria per Sé. Figlioli, siate segno per
coloro che sono lontani da Dio e dal suo
amore
. Ecco ciò che sta a cuore a Maria:
raggiungere i lontani. Coloro che sono lon-
tani da Dio
hanno bisogno di un segno che
provi come Egli cerchi e desideri la loro
vicinanza. Coloro che sono lontani dal
suo amore
, cioè che non riescono a senti-
re l’amore di Dio o non credono a questo
amore, hanno bisogno di un segno che pro-
vi come sia grande e misericordioso il Suo
Amore e come esso non dipenda dai loro
meriti. Hanno bisogno di segni e non di
parole. Hanno bisogno di incontrare Cristo
per trovare in Lui il senso della propria vita,
per conoscere in Lui l’amore del Padre, per
ricevere da Lui il fuoco dello Spirito. E noi
possiamo essere segno se, pur consapevoli
della nostra assoluta indegnità, per fede e
con tremore ci lasciamo inabitare da Cristo.
Grazie, Maria, perché ci chiami ad un
compito così bello e così grande. Noi sap-
piamo che essere segno come Tu ci chiedi
significa seguire Gesù sui Suoi passi e dun-
que rinnegare noi stessi, prendere la pro-
pria croce e seguirlo
(cfr. Mc 8, 34) ma
sappiamo anche che Tu sei con noi e ci
benedici con la Tua benedizione materna
e così non abbiamo paura e ci abbandonia-
mo a Te perché si compia in noi la volontà
del Padre. Sì, Padre, totalmente Tuoi in
Gesù e Maria.
Nuccio Quattrocchi
Messaggio del 25 giugno 2005:
“Cari figli, oggi vi ringrazio per ogni
vostro sacrificio che avete offerto per le
mie intenzioni. Vi invito, figlioli, ad esse-
re miei apostoli di pace e d'amore nelle
vostre famiglie e nel mondo. Pregate che
lo Spirito Santo vi illumini e vi guidi sul-
la via della santità. Io sono con voi e vi
benedico tutti con la mia benedizione
materna. Grazie per aver risposto alla
mia chiamata”.
Apostoli della pace
e dell’amore
In un mondo in cui i sacrifici non hanno
più valore ma sono considerati pesi inutili
se non ingiusti, Maria ci ringrazia per
ogni sacrificio che abbiamo offerto alle
sue intenzioni
. Lei non fa distinzioni, in
questo messaggio, fra piccoli e grandi
sacrifici; ci ringrazia per ogni sacrificio
con la precisazione, però, che sia offerto
alle sue intenzioni
. Non conta tanto il peso
del sacrificio quanto il metterlo nelle Sue
mani, consegnarlo al Suo Cuore. Lei sa
cosa farne, come unirlo all’unica offerta
veramente salvifica per l’umanità di ieri, di
oggi, di domani: Gesù Cristo morto e risor-
to per noi. Solo Lei può purificare ogni
nostro sacrificio per completare ciò che
manca ai patimenti di Cristo, a favore del
suo corpo che è la Chiesa
(Col 1, 24).
Questo è di grande consolazione per tutti. È
in particolare di grande consolazione per
gli ammalati; quanta sofferenza sprecata
perché non consegnata a Lei e quante gra-
zie mancate perché non si sono sapute
richiedere! Emblematico è, a questo propo-
sito, il messaggio del 11. 09. 1986: Cari
figli, in questi giorni, mentre festeggiamo la
Croce, desidero che anche per voi la vostra
croce diventi gioia. In modo particolare,
cari figli, pregate per poter accettare la
malattia e le sofferenze con amore, come
le ha accettate Gesù. Soltanto così potrò,
con gioia, darvi le grazie di guarigione che
Gesù mi permette.
Dobbiamo prendere consapevolezza del
tesoro di grazia che Gesù ci reca in dono
istante per istante. Non abbiamo niente da
inventare, niente da programmare, niente
da scoprire; dobbiamo solo accettare, desi-
derare, vivere la Sua Vita in noi. Quando Lo
riceviamo nella santa Comunione, non Lo
riceviamo nel Suo Corpo e nel Suo Sangue?
Cosa ne facciamo di questo Corpo e di que-
sto Sangue se, usciti di chiesa, non ne rima-
ne traccia in noi? Se Gesù è in noi, Egli
deve essere visibile e non noi. Egli deve
crescere e noi rimpicciolire
(Gv 3, 30).
Invece quanto è ingombrante la nostra per-
sona e quanto insignificante la presenza di
Cristo in noi! Eppure, Gesù è sempre lì, ad
E’ l’estate dei giovani !
Medjugorje 1 - 6 agosto 2005
Colonia 16 - 21 agosto 2005
Luglio - agosto 2005 - Edito da Eco di Maria, C.P.
27 31030 Bessica (TV)
(Italia) - Tel / fax 0423. 470331
A. 21, n. 7-8; Sped.a.p. art.2,com.20/c, leg.662/96 filiale di MN-Autor.tribun.MN: 8.11.86, ccp 14124226
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attenderci; il Suo Amore sussiste e persiste,
nonostante le offese, nonostante i tradimen-
ti. Il Padre consente ancora a Maria di visi-
tarci, di incoraggiarci; ci guarda attraverso
Gesù ed il Suo amore si fa misericordia. E
Maria, non solo ci ringrazia, ma ci apre una
strada: vi invito, figlioli, ad essere i miei
apostoli della pace e dell’amore nelle
vostre famiglie e nel mondo
. È questo,
forse, il fiore sbocciato dai sacrifici a Lei
offerti ed è fiore che giungerà a frutto se
rimarrà esposto al sole dello Spirito. Infatti
così ci esorta: Pregate lo Spirito Santo
affinché vi illumini e guidi sulla via della
santità
. Non sono auspici fuori dalla nostra
portata. Gesù, facendosi carico del nostro
peccato, ci ha aperto la via a Dio, cioè la
via della santità. La santità deve essere la
condizione normale, la caratteristica esi-
stenziale, di tutti quelli che in ogni luogo
invocano il nome del Signore nostro Gesù
Cristo
(1 Cor 1, 2). L’umanità e tutta la
creazione hanno vitale bisogno di questa
rivelazione di santità, della rivelazione dei
figli di Dio
(Rm 8, 19). Apostoli della pace
e dell’amore
perché sulla pace e sull’amo-
re siano rifondate la famiglia ed il mondo.
Suoi apostoli perché la pace e l’amore ci
giungano immacolati. Suoi apostoli perché
suoi sono i veri apostoli degli ultimi tempi,
secondo l’insegnamento di S. Luigi Maria
da Montfort.
N.Q.
Ricerca interiore e libertà:
due ali di gioventù
Passai da lei verso le 9 del mattino e la
trovai intenta a ripulire l’orto. Un semplice
grembiule da lavoro sopra l’abito nero, ave-
va afferrato una piantaccia selvatica per sra-
dicarla, e tirava con tanta forza che quando
la pianta ha ceduto lei stava per perdere l’e-
quilibrio. Mi accolse con il suo solito sorri-
so, contenuto e profondo, un sorriso stupen-
do per me unico al mondo. Non ricordo
come commentai il suo lavorare, - Sì, è
anche ora che voi giovani vi facciate sotto a
prenderci il posto - disse scuotendosi il
grembiule e indicando due sedie lì accanto.
“Lasciare tutto per seguire il
Signore…”
mi disse il giorno in cui le
comunicai che sarei entrato in una Comunità
religiosa, -…per me è stato un momento
esigente, un passo di totale fiducia… a
ripensarci bene cosa lasciavo? Non avevo
quasi nulla. Una scelta che rifarei, sì, se me
lo chiedesse sarei pronta a ricominciare da
capo! - Lo diceva con una sicurezza e forza
che mi toccavano nel profondo, quell’anzia-
na suora aveva la prontezza di chi è perfetta-
mente consapevole del mondo in cui vive e
non si è affatto arreso alla vita.
Ricordo la decisione con cui mi disse: - La
povertà? Una scelta di libertà. L’obbedienza?
Una scelta di libertà. La castità? Una scelta di
libertà. - Allora ancora non potevo esserne
pienamente convinto, oggi lo posso testimo-
niare con tutto me stesso. “Libertà” è una
realtà fondamentale per noi giovani.
E dal-
l’interpretazione distorta di questo concetto
derivano tutte le degenerazioni tipiche del
mondo giovanile che ben conosciamo.
Vi è una libertà “esteriore” che per
quanto si possa ampliare non arriverà mai a
diventare totale e vera. Il “fare tutto ciò che
voglio” non può mai soddisfare il nostro pro-
fondo desiderio per la vita. Questa falsa liber-
tà più viene inseguita, più rivela tutta la pro-
pria inconsistenza. Vi è al contrario una
libertà interiore
, la libertà che Dio ci ha
donato e che costituisce in qualche modo par-
te importante del nostro essere «a Sua imma-
gine e somiglianza»: con la nostra volontà
possiamo scegliere in qualsiasi momento la
vita o la morte, il bene ed il male, deciderci
per i comandamenti di Dio, per le leggi che
sono impresse nelle nostre anime, oppure
compiere ciò che vi è contrario.
Sì, le grandi scelte della vita un pochi-
no spaventano il mondo di noi giovani,
perché ogni scelta implica una rinuncia. Ma
proprio rischiando tutto per tutto, compien-
do coraggiosamente le scelte decisive della
nostra vita potremo scoprire che ogni rinun-
cia ci porta sempre verso la vera libertà,
libertà di essere ciò che siamo, libertà di
vivere pienamente la nostra autenticità di
creature elette.
È la paura a bloccare molti giovani
davanti a scelte decisive, ma l’alternativa è
rimanere in una sorta di attesa passiva, in
una non-vita. Nel decidere di consacrare la
mia vita a Dio non era l’aspetto della rinun-
cia a prevalere, poiché già potevo assapora-
re come ogni rinuncia portava verso una
libertà inestimabile, si trattava proprio di
togliere il superfluo per lasciare spazio in
me all’unica cosa importante.
Entrare in comunità non è significato
rinunciare agli amici, o all’esperienza della
vita universitaria, o all’affetto della mia fami-
glia o al progetto di una famiglia futura, né
tanto meno alla mia gioventù. Entrare in
È l’estate dei giovani !
Importanti appuntamenti li attendono. E
loro accorreranno pronti, partendo da ogni
angolo della terra per non mancare a quei
momenti di grazia che li vedranno riuniti e
festanti intorno a Colui che è rimasto sotto le
specie del Pane e del vino per continuare ad
amarci.
“SIAMO VENUTI PER ADORARLO”
È questo il tema dei due appuntamenti, il
primo al festival dei giovani a Medjugorje
(dal 1 al 6 agosto), un incontro che non ha mai
mancato di donare ai giovani cuori assetati di
Dio e di verità la grazia necessaria per ritorna-
re a casa con una speranza rinnovata e con
nuova guarigione. Ma un altro, più eclatante
avvenimento, li radunerà numerosi. Sarà a
Colonia in occasione della XX GIORNATA
MONDIALE DELLA GIOVENTÙ,
un
incontro attesissimo e preparato con cura dal
paese ospitante da tutte le diocesi del pianeta
per garantire ai giovani una permanenza di
qualità sotto tutti gli aspetti, materiali e spiri-
tuali. Partiranno in gruppi, da soli, a coppie…
tutti diretti lì dove il vecchio Papa Giovanni
Paolo II
li aveva convocati: “Questo tema per-
mette ai giovani di ogni continente di riper-
correre idealmente l’itinerario dei Magi, le cui
reliquie secondo una pia tradizione sono vene-
rate proprio in quella città, e di incontrare,
come loro, il Messia di tutte le nazioni.” – ave-
va scritto nel suo messaggio.
SIATE COME I MAGI!
Che idea accostare le moltitudini dei gio-
vani a quei tre misteriosi personaggi del
vangelo. Lasciamo che sia ancora il Papa a
spiegarci il motivo di questo abbinamento:
“In verità, la luce di Cristo rischiarava già
l’intelligenza e il cuore dei Magi. “Essi par-
tirono
” lanciandosi con coraggio per strade
ignote e intraprendendo un lungo e non faci-
le viaggio. Non esitarono a lasciare tutto per
seguire la stella che avevano visto sorgere in
Oriente. Imitando i Magi, anche voi, cari
giovani, vi accingete a compiere un “viag-
gio” da ogni regione del globo verso
Colonia. È importante non solo che vi
preoccupiate dell’organizzazione pratica
della Giornata Mondiale della Gioventù, ma
occorre che ne curiate in primo luogo la pre-
parazione spirituale, in un’atmosfera di fede
e di ascolto della Parola di Dio”.
RICONOSCTE I SEGNI
Quante volte Dio ci chiama, soprattutto
nei nostri sentieri di gioventù, e noi fatichia-
mo a riconoscere la voce in mezzo a tanto
frastuono che assorda le nostre città. Per
questo il Pontefice scriveva: “È importante
imparare a scrutare i segni con i quali Dio ci
chiama e ci guida. Quando si è consapevoli
di essere da Lui condotti, il cuore sperimen-
ta una gioia autentica e profonda”.
SIATE ADORATORI
“Nella stalla di Betlemme Cristo si lasciò
adorare, sotto le povere apparenze di un neo-
nato, da Maria, da Giuseppe e dai pastori;
nell’Ostia consacrata lo adoriamo sacra-
mentalmente presente in corpo, sangue, ani-
ma e divinità, e a noi si offre come cibo di
vita eterna. La santa Messa diviene allora il
vero appuntamento d’amore con Colui che
ha dato tutto se stesso per noi”.
COSA PORTARE IN DONO?
I Magi portarono preziosi doni, come
sappiamo, ognuno simboleggiava qualcosa.
Ma ai giovani cosa è chiesto di portare?
“Cari giovani, offrite anche voi al Signore
l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà
di seguirlo per amore rispondendo fedel-
mente alla sua chiamata; fate salire verso di
Lui l’incenso della vostra preghiera ardente,
a lode della sua gloria; offritegli la mirra,
l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui,
vero Uomo, che ci ha amato fino a morire
come un malfattore sul Golgotha. Siate ado-
ratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli
il primo posto nella vostra esistenza”.
SCELTE CORAGGIOSE
“Ascoltare Cristo e adorarlo porta a fare
scelte coraggiose, a prendere decisioni a
volte eroiche. Gesù è esigente perché vuole
la nostra autentica felicità. Chiama alcuni a
lasciare tutto per seguirlo nella vita sacerdo-
tale o consacrata. Chi avverte quest’invito
non abbia paura di rispondergli “sì” e si met-
ta generosamente alla sua sequela.
È TEMPO DI TESTIMONI AUTENTICI
Sono tanti i nostri contemporanei che
non conoscono ancora l’amore di Dio, o cer-
cano di riempirsi il cuore con surrogati insi-
gnificanti. E’ urgente, pertanto, essere testi-
moni dell’amore contemplato in Cristo
.
GIOVANNI PAOLO CI SARÀ!
Non sarà presente fisicamente il Papa
che li ha invitati, ma lo sarà in Spirito, insie-
me a Maria. E li incontrerà uno ad uno, nel
segreto del cuore. E queste parole che aveva
loro scritte avrà modo di suggerirle nel
silenzio della preghiera e dell’adorazione
che ogni giovane si appresterà a compiere:
“Carissimi giovani incamminati idealmente
verso Colonia, il Papa vi accompagna con la
sua preghiera. Maria, “donna eucaristica”
sostenga i vostri passi, illumini le vostre
scelte, vi insegni ad amare ciò che è vero,
buono e bello. Vi porti tutti a suo Figlio, il
solo che può soddisfare le attese più intime
dell’intelligenza e del cuore dell’uomo. Con
la mia Benedizione!”
Red.
2
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comunità è significato scegliere qualcosa, di
più importante, qualcosa di talmente grande
da oltrepassare tutto il resto abbracciarlo in sé.
“Rinchiudermi in convento” come a vol-
te dicevo ironizzando su quella che era una
visuale diffusa, significava aprirmi per rice-
vere il massimo, per ricevere tutto ciò che il
Signore desiderava donarmi. - E perché pro-
prio a 19 anni, non puoi aspettare per veder-
ti ancora un po’ il mondo, viverti ancora
qualche esperienza?
Là dove ho saputo lasciare veramente
tutto il mio spazio interiore a Dio, sono
convinto di non aver perso nulla di ciò che è
veramente importante per la formazione del-
la mia persona. No, non potevo aspettare
neppure un mese di più se in me era tanto
chiara la necessità di mettere tutto il mio
entusiasmo, la mia intelligenza, tutte le
facoltà della mia giovinezza al servizio del-
la Regina della Pace.
Essere giovani significa proprio
avere quest’atteggiamento di apertura
interiore
, di ricerca continua e appassionata
della Verità, il non fermarsi e mete interme-
die; l’atteggiamento di chi non pretende di
aver capito il mondo ed è quindi sempre ricet-
tivo per imparare, per uscire arricchito dentro
da ogni tipo di esperienza e di confronto.
Significa avere questa ricettività, questa sen-
sibilità che non è ancora stata compromessa
dal desiderio di affermazione, dalla necessità
di difendere qualcosa di acquisito. Soltanto
quando siamo liberi dei pregiudizi, della pau-
ra di mettere in gioco le nostre sicurezze
umane possiamo essere in grado di ricevere
da chiunque, riconoscere la voce di Dio anche
in chi ha forse meno esperienza di noi.
Ricerca interiore e libertà, due ali per
elevarsi nell’avventura della vita, nel
nostro avvenire che è dono di Cristo e non
può che essere affrontato con speranza e
gioia. E riflettendoci posso affermare che
soltanto chi ha questo atteggiamento interio-
re, soltanto chi è giovane dentro è in grado
di avanzare nella vita spirituale. La
Santissima Trinità è giovinezza, è novità
continua, novità che a volte non può che
sconvolgerci, ma proprio lasciandoci mette-
re in gioco, abbandonando costantemente il
dono già acquisito per quello ancora scono-
sciuto potremo avanzare nella grazia, corre-
re nel nostro originale cammino di santità.
Quale stupore ritrovare proprio que-
sto atteggiamento giovane nella cara suor
Miriam
ed in alcuni consacrati non più gio-
vanissimi, quale incoraggiamento e quale
consolazione per chi come me ha scelto que-
sta strada.Tante volte ho sentito dire “È in
Dio la sorgente della vera giovinezza” senza
capire il valore profondo di questa verità.
Oggi però ne riscopro tutta l’importanza tro-
vandomi a parlare con i miei fratelli e sorel-
le maggiori e notando in loro quell’apertura
all’ascolto, quello sguardo che mi fa sentire
amato, importante agli occhi di Dio, quello
sguardo umile che sa scoprire in me il miste-
ro di Dio, il suo strumento attraverso cui
passa in modo unico ed irripetibile una stilla
della vastissima opera di Dio.
E grazie alla testimonianza vivente di
persone come loro e come sr. Miriam cade in
me ogni paura di raggiungere l’età matura
perdendo così una parte di ma stesso, un
qualcosa che sento per me fondamentale. E
libero interiormente benedico Dio: - A Te,
Signore, la mia giovinezza, a Te affido quel
futuro che non so immaginare, fa’ soltanto
che il mio amore per Te possa soltanto cre-
scere ogni giorno di più!
Francesco Cavagna
La persona umana è una creatura che
non può fare a meno di amore, è stata crea-
ta da Dio con lo scopo di farla vivere sem-
pre insieme a Lui che è comunione d’amo-
re. L’uomo nasce per amore, vive per amore
e muore per amore, insomma, è il frutto di
un amore immenso e in ogni attimo della
sua esistenza egli anela a raggiungere quel-
la stessa scintilla che l’ha creato e che
costantemente lo sostiene. Tuttavia molto
spesso accade che ci troviamo ad un punto
della nostra vita in cui ci si accorge di non
aver amato mai fino in fondo e di aver tenu-
to sempre qualcosa per noi. Di aver sempre
cercato l’amore dagli altri e di non aver mai
amato nessuno. Ma come posso trovare
qualcosa che non ho mai usato? Anche in
questi momenti la grazia di Dio ci soccorre
e riesce a parlare ai nostri cuori in maniera
del tutto misteriosa.
Sono stati gli occhi di un giovane a far
rinascere in me il desiderio di voler esse-
re felice così come era lui,
l’avevo visto
tante volte ma mai fino a quel giorno avevo
avuto il coraggio di guardarlo con più atten-
zione. Apparentemente non sembrava che
avesse particolari motivi per cui essere feli-
ce, tuttavia il suo sguardo e il suo sorriso
lasciavano trasparire un cuore traboccante
d’amore. Che cosa lo rendeva così? Per
quale motivo riusciva a trasmettere la voglia
di vivere tanto da far “resuscitare” corpi
ormai privi di vita? Ho letto la sua storia,
che altri hanno scritto, e finalmente ho capi-
to che cosa lo rendeva sorgente d’amore: era
l’Amore stesso che ormai si serviva di lui
per trasmettere la vera vita agli altri. Questo
giovane non ha mai trattenuto l’amore che
riceveva ma quanto gli era stato donato lo
regalava a braccia aperte.
Chiunque l’ha incontrato veramente,
faccia a faccia, non ha potuto fare a meno di
innamorarsi di Lui e oggi si può vedere in
tutti quei ragazzi e ragazze che hanno deci-
so di dare un senso alla propria vita, spe-
cialmente in quei giovani stanchi di fingere
e stanchi di accontentarsi delle “briciole” di
amore che il mondo offre. Giovani corag-
giosi che si sono decisi per Dio, che hanno
deciso di spalancargli le porte senza paura di
rimanere delusi o insoddisfatti.
Tutti i giovani che si sono innamorati
di Cristo hanno un cuore che batte per la
Chiesa
, è il loro cuore giovane e forte che
riesce a mandare il sangue in ogni parte del
corpo affinché esso possa vivere e operare.
Un cuore che lavora giorno e notte, che non
smette mai, che batte tanto più forte quanto
più dura è la lotta che tutto il corpo deve
sostenere.
Che grande potenza c’è nel cuore dei gio-
vani! Hanno in mano il futuro del mondo ed
è per questo che il mondo cerca in ogni modo
e con ogni mezzo di rapire il loro cuore.
Ma qual è l’esigenza profonda dei gio-
vani oggi? È sicuramente quella di vedere la
coerenza in chi è più anziano di loro, spe-
cialmente in materia di fede e di morale. È
grazie all’esempio di numerosi santi del
nostro tempo che tantissimi giovani si sono
decisi per Dio ed hanno risposto all’appello
di Maria di diventare suoi testimoni. In que-
sto senso la famiglia ha un ruolo determi-
nante per la crescita e la maturità della fede
nei giovani ma loro chiedono a tutti coloro
che si ritengono cristiani autentici di dimo-
strare la propri
a fede concretamente, senza
compromessi. Gesù ha pregato per l’unità
dei figli di Dio proprio alla vigilia della sua
passione: “Come tu, Padre, sei in me e io in
te, siano anch’essi in noi una cosa sola, per-
ché il mondo creda che tu mi hai mandato”
(Gv 17,21). Solo in questo profondo rap-
porto di amore e di reciproco rispetto
tra
giovani e meno giovani, la Chiesa potrà
andare avanti coraggiosamente,
potrà
affrontare le diverse difficoltà che quotidia-
namente si presenteranno proprio perché è
unita in se stessa. Gesù ha pregato per que-
sto e tutti noi siamo chiamati a fare altret-
tanto…Preghiamo, preghiamo, preghiamo!
Alessandro Macinai
Il cuore dei giovani batte per la Chiesa!
Con gli occhi
di un missionario
È sempre arbitrario immaginare la vita
di un missionario e l’ambiente in cui essa si
svolge talmente è diversa dai nostri parame-
tri occidentali - prodotti da una società con-
sumistica ed evoluta. Eppure proprio a mol-
tissimi uomini di missione arrivano le pagi-
ne del nostro giornale: atteso, desiderato,
distribuito con generosità anche in quei vil-
laggi difficilmente raggiungibili. Un missio-
nario ci ha scritto: quando arriva l’Eco lo
fotocopio in diversi esemplari e lo distribui-
sco nei villaggi sperduti dell’Amazzonia.
Come lui tanti altri, amici affet-
tuosi e coraggiosi che non rispar-
miano la propria vita pur di porta-
re il riflesso dell’amore di Dio alle
popolazioni assetate di Lui.
È doveroso quindi rivolgere
un pensiero a quanti si prodigano
senza condizioni a favore di chi
talvolta sembra non avere diritto
neanche a vivere, solo perché nato
in Paesi meno fortunati di altri.
Ma lì cosa avviene?
Di cosa ha bisogno questa gente? Di tut-
to, si può dire. E molte sono le organizzazio-
ni religiose e laiche che si occupano di soddi-
sfare le loro esigenze, per quanto è possibile.
Racconta Francesco Bazzoli, un laico
che ormai da diversi anni presta se stesso
agli abitanti del Congo e del Rwanda, vessa-
ti oltre che dalla fame anche da una guerra
senza frontiere dove il potere militare vige
con prepotenza: “In Congo c’è una gran
varietà di gruppi affiliati a diversi signori
della guerra
e a paesi stranieri” scrive
Francesco, “qui da noi ci sono i Maji-Maji
che sarebbero i “partigiani” locali. Non han-
no regole, non hanno disciplina, non hanno
divisa, non si sa se sono banditi o cos’altro.
In genere i militari fanno quello che voglio-
no; non sono pagati, hanno il
fucile, ne approfittano e nessu-
no può dire nulla. Tutti hanno
paura e tacciono.
Con la guerra molte missioni
sono state chiuse ma il vesco-
vo vuole riaprirle per dare
fiducia alla gente e per rico-
minciare una catechesi di
pace, di riconciliazione e di
convivenza”.
3
Eco 182
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Perché la missione?
...è una questione d’amore
«Dio ha tanto amato il mondo da dare
suo Figlio…Per questo Dio ha mandato suo
figlio, non perché giudichi il mondo, ma per-
ché salvi il mondo»
(Gv 3, 16-17).
È questa l’espressione più bella con
cui viene descritta la missione cristiana.
In Dio dunque c’è un amore che si protende:
un amore originariamente paterno che si
protende verso il Figlio e verso la creazione.
La creazione ha in sé bellezza, forza grazia,
grandezza perché l’amore l’ha pensata, l’ha
voluta; l’amore l’ha realizzata. E l’uomo è il
vertice di questa affascinante creazione. Se
si riuscisse a scendere nel cuore della realtà,
e quindi nel cuore dell’uomo, nel cuore del-
le relazioni e delle vicende umane, noi sco-
priremmo questa verità: che tutta la crea-
zione è innamorata del suo Creatore!
Ma questo mondo che Dio ha fatto esi-
stere per amore, questo mondo che è inna-
morato di Dio fin nella sua materia, soffre –
anche se non lo sa – perché l’amore è stato
contraddetto originariamente dall’uomo.
Dio, che ha creato il mondo, lo ama; il mon-
do, a sua volta, è innamorato di Dio anche se
non lo sa, ed è lacerato e grida e geme per-
ché l’Amore è stato tradito (cfr Rm 8). E lo
Spirito Santo, rafforza questo gemito, volu-
tamente, fin quando nella pienezza dei tem-
pi il frutto dell’amore, il Figlio, esce dal
Padre e viene ad abitare in mezzo a noi.
Il Figlio di Dio è venuto nel mondo e ha
trovato (anzi se l’era anticipatamente prepa-
rato) un cuore completamente innamorato
di Lui: il Cuore immacolato di Maria
. Fu
in quel momento che l’innamoramento
oggettivo della creazione diventa cosciente
in un “soggetto” pieno di santità e grazia: in
Maria, la Vergine Madre, che si innamorò di
Cristo come ogni madre di suo figlio, ma in
questo amore prese carne l’innamoramento
del Creatore e quello di tutta la creazione.
Questo primo amore tra Madre e Figlio fu
un amore totale: materno, sponsale, fraterno,
filiale, Tutto!
Dopo Maria, e assieme a lei, c’è la
Chiesa: la comunità piccola, umile, ma con-
sapevole dell’innamoramento di Dio e del-
l’innamoramento del mondo. La Chiesa si fa,
nel mondo,
dovunque emerge questa
coscienza innamorata: all’inizio essa è in
Maria, poi nei primi discepoli e – nel corso
dei secoli – si manifesta soprattutto nei Santi.
I Santi sono l’espressione più cosciente
della Chiesa innamorata. E poi, poi c’è
l’innamoramento di Cristo che si dilata nelle
coscienze e nel mondo fin là dove esso è sol-
tanto accennato, è soltanto presentito, soltan-
to atteso, fino agli estremi confini della terra.
Questa è la storia della salvezza: tutta
una lunga missione d’amore che parte dal
Padre e raggiunge il mondo e poi risale dal
mondo a Lui. Cristo è Colui che organizza
questa missione; lo Spirito Santo è Colui che
la conduce; la Chiesa è la realtà in cui essa
si va realizzando…Tutto il resto che impor-
ta? Il resto è racchiuso in questa certezza:
Dio può fare quello che vuole, può raggiun-
gere le anime come vuole, può innamorarle
in maniera a noi sconosciuta. Io sono con-
vinto che la maggior parte delle creature
Egli se le innamora prima che muoiano per
essere sicuro d’averle con Sé.
Nel frattempo, però, ecco l’opera mis-
sionaria della Chiesa! La missione della
Chiesa è là dove la Chiesa vibra di questo
amore, ne ha coscienza, ne soffre, lo deside-
SCOPRIAMO NUOVE POVERTÀ
Continuano i nostri pellegrinaggi di carità
per portare segni concreti di solidarietà in tan-
ti campi profughi, orfanotrofi, centri per dis-
abili, ecc. soprattutto in Bosnia-Erzegovina.
Purtroppo ci imbattiamo spesso con situazio-
ni che la nostra Associazione non riesce ad
affrontare. Mi permetto di indicarne qui tre,
nella speranza che tra gli amici che ci leggono
ci sia qualcuno che possa intervenire.
A Sarajevo, nel un pensionato per anzia-
ni delle Suore di S. Vincenzo venne bruciato
e in parte demolito. Subito dopo la guerra le
Suore hanno messo mano alla struttura e la
parte muraria è finita. Ma mancano ancora
tante cose per poter riaccogliere gli anziani
più soli, abbandonati e malati e i lavori sono
fermi da anni perché non arrivano più aiuti.
La mancanza di assistenza agli anziani soli e
malati è causa di tragedie terribili. Pertanto è
un’opera urgentissima.
In Romania, nella città da Campina, un
bravo giovane italiano, Paolo Gozzo, da alcu-
ni anni aiuta al mattino come volontario in un
orfanotrofio tenuto da suore italiane e nel
pomeriggio, nonché al sabato e alla domenica,
accoglie in una stanza presa in affitto bambini
e ragazzi “rom” per dare a loro, che sono mal-
visti da tutti e aiutati da nessuno, un dopo-
scuola e momenti di ricreazione e di educa-
zione in modo da tenerli lontani dalla strada e
dalla delinquenza. Desidererebbe acquistare
un po’ di terreno e costruire una piccola casa
per continuare meglio la sua opera.
Dalla Parrocchia di Jasenovac in
Croazia, anche a nome del Vescovo di
Pozega, abbiamo ricevuto la richiesta di con-
tribuire alla ricostruzione della chiesa par-
rocchiale dedicata a Maria Assunta e a San
Nicola, distrutta nella guerra 1991-95. I lavo-
ri erano già iniziati, ma poi vennero sospesi
per mancanza di fondi.
Le offerte per questi tre casi indicati potete
inviarli sul nostro solito conto corrente
postale indicando però bene la casuale: 1)
Pensionato anziani di Stup; 2) Paolo Gozzo –
Romania; 3) Chiesa di Jasenovac.
Vedremo poi di farvi avere un ringraziamen-
to o ricevuta anche dai diretti interessati.
Grazie di cuore per quanto mandate a noi per
i poveri della Bosnia e anche per quanto spe-
ro ci manderete per queste tre destinazioni.
La Regina della Pace certamente vi ricom-
penserà.
Alberto Bonifacio
Alberto Bonifacio - Centro Informazioni
Medjugorje – Via S. Alessandro, 26 – 23855
PESCATE (LC)
Tel. 0341-368487 – Fax 0341-368587 – e-mail:
b.arpa@libero.it
Eventuali aiuti e offerte inviarli a: A.R.PA.
Associazione Regina della Pace Onlus (stesso
indirizzo): conto corrente postale n. 46968640.
Affamati di Dio
Francesco nei tempi liturgici forti accom-
pagna i sacerdoti nei villaggi sperduti per
celebrare le festività: “Ho vissuto un Natale
tra i poveri in una missione in foresta ma è
stato davvero un Santo Natale perché i cri-
stiani dopo 9 anni hanno avuto i sacramenti.
In quei giorni Gesù bambino è nato davvero!
Sono giunti da tutte le parti della vasta par-
rocchia. Anche 100 Km a piedi con poche
cose, un po’ da mangiare e come i pastori
sono giunti ad adorare il Re del mondo. Così
è stata una lunga celebrazione di cinque ore
con battesimi, prime comunioni, cresime,
matrimoni!
Gente abbandonata, povera, non ha nem-
meno due pesci da offrire perché Cristo possa
fare il miracolo. Ma hanno tanta fede ed il
miracolo ci sarà lo stesso perché a Pasqua
saremo nuovamente da loro. Abbiamo già fat-
to un tabernacolo per ospitare il Cristo Risorto
che ogni giorno si fa ostia e cibo per noi”.
L’umanità ha bisogno di Cristo «pane spez-
zato»
Non solo i missionari si fanno voce di
questa necessità, ma il Papa stesso ha sapu-
to esprimere con le giuste parole il vero
bisogno degli uomini. Lo ha fatto Giovanni
Paolo II nel Messaggio per la Giornata
Missionaria Mondiale 2005
, negli ultimi
giorni della sua vita: “Invito tutti a contem-
plare Gesù “pane spezzato” per l’intera
umanità. Seguendo il suo esempio, anche
noi dobbiamo dare la vita per i fratelli, spe-
cialmente per i più bisognosi” esortava il
vecchio Papa. E ancora: “L’Eucaristia non è
solo espressione di comunione nella vita
della Chiesa; essa è anche progetto di soli-
darietà per l’intera umanità”; è “pane del
cielo” che, donando la vita eterna, apre il
cuore degli uomini a una grande speranza.
Gesù solo può spegnere la fame di amore e
la sete di giustizia degli uomini; solo Lui
rende possibile a ogni persona la partecipa-
zione alla vita eterna”.
I missionari, “pane spezzato” per la vita del
mondo
Ma perché Cristo possa arrivare alla boc-
ca delle gente c’è bisogno di chi si fa porta-
tore. Per questo il Santo Padre aggiunge:
“Anche oggi Cristo comanda ai suoi disce-
poli: Date loro voi stessi da mangiare (Mt
14,16). In suo nome i missionari si recano in
tante parti del mondo per annunciare e testi-
moniare il Vangelo. Essi stessi si fanno
pane spezzato” per i fratelli, giungendo tal-
volta sino al sacrificio della vita”.
Intervistato da Francesco, p. Simone –
un missionario Saveriano morto lo scorso
anno - racconta: “Noi cerchiamo di essere
presenti il più possibile. La nostra presenza
per la gente è una garanzia: alimenta la spe-
ranza. Perché la missione sia veramente effi-
cace bisogna aiutare la gente ad acquistare
una nuova mentalità, che insegni a perdona-
re e a vivere insieme in un modo nuovo.
Occorre nutrire il senso della responsabilità
perché ognuno si senta partecipe nell’opera
di ricostruzione dopo tante ferite mortali.
Per questo noi missionari dobbiamo ave-
re la capacità di entrare più in contatto con la
gente in mezzo alla quale operiamo, con lo
stesso suo stile di vita. Questo implica dare
più fiducia a chi ci sta di fronte, accettando
anche che commetta qualche errore. Vedere
insomma il nostro interlocutore da un punto
diverso da quello colonialista. Sentirci non
superiori ma fratelli, accentando di metterci
un po’ in disparte pur di fare in modo che le
persone diventino più responsabili”.
Chi ha rubato l’infanzia dei bambini?
Conclude Francesco il suo racconto:
“Tenerezza mi fanno i bambini con il kalas-
hinkov
più grande di loro. Quando ti ferma-
no si impettiscono, si sentono grandi, quan-
do chiedi loro l’età se l’aumentano. Un gior-
no ne ho aiutato uno a provare ad andare in
bicicletta. Lo tenevo per la sella, lui mena-
va il sedere da una parte all’altra, era ridico-
lo non perché era piccolo, ma perché il fuci-
le a tracolla, che non può mai abbandonare,
lo infastidiva…”
redazione
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Ancora un anno
di grazia !
Ci stiamo quasi abituando a questo
appuntamento che ricorda il primo gior-
no
in cui la Vergine Maria iniziò ad apparire
ai sei ragazzi di Medjugorje, nel 1981.
L’abitudine è un elemento della vita che
ci fa sentire al sicuri. Ma guai a lasciare che
essa ceda il posto all’assuefazione, cioè al
rendere una cosa talmente scontata che qua-
si non ne avvertiamo più il gusto né ci accor-
giamo dell’effetto.
L’evento appena celebrato a
Medjugorje il 25 giugno - così come nelle
case di tanti pellegrini sparsi nel mondo che
ne hanno portato con sé il ricordo - non
potrà mai dirsi scontato. Perché è espressio-
ne di una grazia talmente sublime che
dovrebbe indurci ogni istante a stupirci, seb-
bene i nostri cuori siano “assuefatti” a rice-
vere intense sensazioni dai mass media, che
ce li propinano in modo sempre più sofisti-
cato ed illusorio.
No, la quotidiana venuta della Madre di
Dio tra noi, ormai da 24 anni, è qualcosa di
così eccezionale e straordinario che qualsia-
si abitudine è da bandire. E purtroppo molti
se ne accorgeranno quando le apparizioni
termineranno e ci sentiremo orfani. Come
quando il vecchio Papa, Giovanni Paolo, ha
lasciato questa terra.
È luogo comune che nella penuria si valo-
rizza la ricchezza perduta. I nostri anziani ne
hanno fatto tesoro durante la loro esistenza,
resa talvolta difficile da eventi epocali di gran-
de portata, come furono le guerre mondiali. Ma
noi, figli del consumismo, siamo cresciuti con
differenti parametri, e la nostra mentalità usa-e-
getta ci fa sentire a disagio di fronte alle cose
che durano. A volte preferiamo una dolce cara-
mella che presto si consuma, ai cibi “di ogni
giorno” - alla lunga insipidi - che però hanno il
pregio di nutrirci.
Ma le apparizioni a Medjugorje sono fat-
te di quotidianità, nonostante il numero degli
anni. Di ordinarietà, nonostante la loro por-
tata straordinaria. Di normalità, nonostante
sia la stessa Regina del Cielo a scendere sul-
la terra. Di semplicità e naturalezza, e per
questo provocano le menti complicate di noi
uomini, viziati da sempre più raffinate tec-
nologie.
Maria a Medjugorje è un cibo solido che
dura nel tempo e ci fa crescere. Maria è una
madre che non ha avuto fretta di istruirci con
i suoi messaggi perché ogni mamma sa come
educare i propri figli. Maria è il dono gratui-
to del Padre ad un mondo in cui si paga tut-
to. Talvolta anche il diritto di esistere.
Allora apriamo gli occhi, come un bam-
bino di fronte a una cosa bella. Lasciamo
che lo stupore riconquisti i nostri sensi e li
purifichi. Festeggiamo così la Regina della
Pace che ogni giorno “strappa” a Dio il per-
messo di venire a farci visita. Lei, avvocata
nostra. Lei di tutti noi, la madre.
Quante parole, quanti sorrisi, quante pre-
mure, quanti abbracci in questi anni!
Crediamo davvero che era tutto destinato a
noi? Solo questo basterebbe per dirLe grazie
e rispondere con generosità ai suoi inviti,
donandoLe tutto di noi stessi. Senza tratte-
nere nulla. Così come Lei, che in tutto a noi
si è donata.
I tempi sono realmente avversi per limi-
tarsi a brevi risposte personali, e la grazia
che sgorga dal Cuore Immacolato è troppo
potente per lasciarla inattiva. È tempo di un
Fiat deciso, come quello di Maria a
Nazareth. Quel sì che ha reso possibile l’ini-
zio della salvezza.
Pronunciamo un sì che non si limita a
qualche pratica devozionale o alla recita di
preghiere già fatte. Maria ha bisogno della
nostra vita, offerta insieme a Lei e a suo
Figlio. Saremo anche noi canali di grazia e
strumenti di pace nei luoghi in cui viviamo.
Veri apostoli e testimoni di Maria, che di
Medjugorje ha fatto la propria casa. E di noi,
i suoi “cari figli”.
Stefania Consoli
Immacolati, come Lei
È una verità fondante della dottrina cat-
tolica che la vita immacolata rappresenti il
pieno compimento della grazia battesimale e
quindi, per così dire, il traguardo obbligato
di ogni autentica vita di fede. Tuttavia,
anche nel recente passato, molti “buoni cat-
tolici”, sotto l’incalzare di una logica mon-
dana che sembrava essere l’unica “umana-
mente ragionevole”, furono indotti a relega-
re l’idea stessa d’immacolatezza spirituale
nel rango delle pie e nobili utopie, buone tut-
t’al più per uno sparuto stuolo di anime bel-
le del tutto avulse dalla realtà dei rapporti
che governano storicamente il mondo. Del
resto ciò si era già verificato in altre fasi del
cammino storico della Chiesa. Anche ai
tempi di San Francesco non pochi esponenti
dell’istituzione ecclesiale ritenevano la
povertà evangelica un ideale irrealizzabile,
con la conseguenza di esporre la Chiesa di
Cristo ad ogni sorta di compromessi e di
rovinose malattie spirituali che avrebbero
potuto fiaccarla per sempre.
È questa generalmente l’ora dell’in-
tervento inatteso nella storia di Colui “che
ama la Chiesa e ha dato se stesso per Lei”
(Ef 5,25). Così sul finire dello scorso mil-
lennio, quando già si parlava con sconcer-
tante disinvoltura (paradossalmente anche in
ambito ecclesiale) di un’era post-cristiana, è
invece inaspettatamente scaturita dal Cuore
del Padre una misteriosa potenza di grazia.
Capace, se accolta, non solo di salvare la
Sua Sposa dagli esiti infausti che già si pre-
figuravano, ma di generare in Lei un indici-
bile splendore di sconosciuta bellezza, un
nuovo volto di luce “senza macchia e senza
ruga”, un’immacolatezza nuova che sola
può renderla pienamente “pronta per le noz-
ze con il Suo Signore”. Per questo il Padre
ha mandato tra gli uomini Maria, la stessa
Madre della Vita Immacolata, a rigenerare
nel mondo le membra del Corpo mistico del
Suo diletto Figlio.
La Madonna, nel messaggio dello
scorso due aprile a Mirjana, chiede ai suoi
“cari figli”, che Lei da sempre ha scelto per
questo tempo, “di rinnovare la Chiesa”.
All’obbiezione della veggente Questo è
troppo difficile per me. Posso io fare questo?
Possiamo noi fare questo?” la Madonna
risponde: “Figli miei, io sarò con voi !
Apostoli miei, io sarò con voi e vi aiuterò !
Rinnovate prima voi stessi e le vostre fami-
glie, e vi sarà più facile
”. Ma che significa
rinnovare? Significa accogliere in noi e
donare al mondo la Vita immacolata
dell’Altissimo presente in modo perfetto in
Maria, quella stessa corrente dell’amore
puro di Dio che attraverso di Lei ci viene
oggi offerta in pienezza, quel l’unica forza
capace di “far nuove tutte le cose”.
È Lei il vero segno dell’intervento
straordinario di Dio nella storia di questo
tempo.
Un’incredibile risposta d’amore,
nell’ineffabile stile di Dio, alle molteplici
spirali di tenebra che oggi come non mai
sembrano voler definitivamente soffocare la
Verità e la Vita nel mondo. Per questo Maria
è oggi presente in modo speciale e ci chiama
a consacrare la nostra vita al Suo Cuore
Immacolato, “vi invito a consacrarvi al mio
Cuore Immacolato…, in modo tale che tutto
appartenga a Dio attraverso le mie mani

(Mess. 25.10.1988), per diventar in Lei e
con Lei, un’offerta viva ed immacolata al
Padre,
intimamente unita a quella
ra, vuole dilatarlo. Perché l’Amore ha biso-
gno di farsi carne: il Vangelo che la Chiesa
predica è amore concretizzato, i sacramenti
sono amore concretizzato: l’Eucaristia,
soprattutto, è amore fatto carne e sangue,
fatto nutrimento. E dovunque qualcuno
intuisce questo innamoramento e si offre per
essere uno strumento fluido, vivente, essen-
ziale di questo amore, là accade la missione.
Missione, dunque, significa aiutare gli
altri ad avere coscienza di questo amore:
un piccolo seme c’è in ogni creatura, si trat-
ta di renderlo più vero, più pieno, più ricco,
più totale, più sponsale. Il dovere della mis-
sione nasce dal diritto dell’amore che vuole
distribuirsi, offrirsi. Dio e il mondo, il
Creatore e la creatura hanno diritto di cono-
scersi e di amarsi con la maggior pienezza
possibile.
Tutti sono chiamati alla pienezza dell’a-
more, e quindi tutti sono soggetto e oggetto
di missione! Nessuna donna, nessun uomo
dice: “a me basta un po’ d’amore”. Chi ama
vuole tutto. Così è fatto il cuore dell’uomo!
E così è fatta la missione.
liberamente tratto da:
Perché la missione? - A.M. Sicari
Notizie dalla terra benedetta
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Intervista a p. Carmelo
“Una parrocchia eucaristica”
Padre Carmelo, sei stato due anni a
Medjugorje: come hai avuto questa possi-
bilità, cosa ha significato e cosa significa
per te questa esperienza?
Devo dire che sono stato a Medj per una
chiamata della Madonna, che si è servita di
un articoletto proprio sull’Eco
di Maria
Regina della Pace che diceva che non c’era
un sacerdote italiano che badasse ai pellegri-
ni di lingua italiana. Questa l’ho sentita pro-
prio come una chiamata nel fondo del mio
cuore. Ho chiesto alla Madonna che mi des-
se un segno per capire se veramente questa
fosse una sua chiamata: che mi desse un
biglietto per andarci e che provvedesse al
soggiorno. Di lì a poco è avvenuto proprio
così, perché ero a cena da amici, e uno di
loro ha detto che aveva un biglietto in più
per andare a Medj e lo voleva dare a qualcu-
no… Andando poi a Medj ho chiesto discer-
nimento a p. Slavko che mi ha confermato
che la Madonna mi chiamava a stare lì per
comprendere i progetti di Dio.
Sono rimasto a Medj per quasi due anni
(1995 -97). Mi dedicavo ai pellegrini di lin-
gua italiana e di lingua francese, per la cele-
brazione dell’Eucaristia ma soprattutto per
le confessioni, che mi richiedevano più tem-
po. Confessavo circa 8-10 ore al giorno.
Vedevo passare la grazia di Dio in un modo
incredibile, visibile, perché mi trovavo den-
tro la grazia ma non mi accorgevo di vivere
nella grazia. Mi sembrava tutto una cosa
normale, mentre normale in realtà non era…
Era solo la grazia di Dio che rendeva possi-
bili le cose impossibili!
Dopo questa esperienza come ti guida
la Madonna? Come si svolge la tua vita e
il tuo sacerdozio?
Andando via da Medj ho chiesto innan-
zitutto alla Madonna che mi accompagnas-
se, ricordandole le sue parole: “Io sarò sem-
pre con voi”. Ho vissuto l’esperienza del
consacrarmi a lei, al suo Cuore Immacolato,
non con una formula (anche se ho fatto un
cammino di consacrazione), ma di passare
attraverso il suo grembo materno a Medj e
rinascere. Ho ricevuto un nuovo stile di vita,
un nuovo modo di pensare, e soprattutto un
nuovo modo di essere, come uomo, come
cristiano e come sacerdote.
Per questo ho consacrato alla Madonna
ogni mio passo, ogni mia parola, ogni azio-
ne, ogni attività pastorale, tutto quello che il
Signore avrebbe preparato per me in futuro.
Sono certo che lei cammina davanti a me e
prepara tutto, perché tutto appartiene a lei.
Non ho più niente di mio, è tutto suo: tutto
quello che sono e quello che ho. Questo
essere stato rigenerato mi ha portato ad una
nuova vita, che non sempre era compresa da
chi doveva comprendere.
Ho cominciato a vivere i “cinque sassi”
raccomandati da Maria, ed essi hanno poten-
ziato la dimensione del mio sacerdozio.
Rientrando il Vescovo mi ha affidato una
piccola parrocchia di montagna a Vigliatore
(in provincia di Messina), dove la gente era
abituata ad avere un sacerdote solo la dome-
nica. Io continuavo a celebrare l’Eucaristia,
ad adorare e a celebrare la Liturgia delle Ore
come se fosse una grande cattedrale; mi
dicevo infatti: “Signore, io sono prete per Te,
I frutti di Medjugorje
in Sicilia
Recentemente sono stato invitato in una
parrocchia in Sicilia per animare un triduo in
preparazione alla festa di San Biagio - patro-
no della Chiesa parrocchiale. Era la prima
volta che visitavo quella terra, caratterizzata
da realtà molto particolari, come l’Etna, di
giorno bianco di neve e con la lava che scen-
de come un fiume rosso dal cielo di notte. E
poi il mare, profondamente blu, con le pic-
cole isole che viste dall’aereo mostrano tut-
ta la loro bellezza. Ma ciò che vorrei più
condividere è qualcosa che il Signore mi ha
permesso di vedere delle ricchezze spiritua-
li della Sicilia.
La mia esperienza parrocchiale di 4
anni come viceparroco mi faceva spesso
riflettere su come si può render più viva la
vita di fede di una comunità parrocchiale.
Sì, sappiamo tutti che in una parrocchia ci
sono dei giovani, dei bambini, c’è una vita
intensa, però sentivo sempre una profonda
insoddisfazione a causa della superficialità
con cui vivevamo la profondità della nostra
fede e perché non ci impegnavamo abbastan-
za a scoprire tutte le sue ricchezze. Ho pen-
sato a lungo su come una parrocchia potreb-
be prendere vita e svegliarsi dal sonno del
tradizionalismo e dell’abitualismo.
Poi il Signore mi ha chiesto un passo
nuovo, un cambiamento: passare dalla vita
pastorale diocesana alla vita consacrata.
Tuttavia nel mio cuore continuo a portare il
sogno di una parrocchia rinnovata, dove la
parrocchia diventa realmente un’oasi per le
anime assettate di Dio ed affamate della sua
verità. E quella semplice parrocchia sicilia-
na, con la sua chiesa piccola e povera ho
visto che possiede una ricchezza che non è
di questo mondo.
Sappiamo che la Madonna ha iniziato
a rinnovare la parrocchia di Medj. racco-
gliendo i suoi figli attorno alla S.
Eucaristia.
È infatti attraverso l’adorazione
che si può entrare nella profondità della vita
di fede come in nessun altro modo. Questo
ho visto nella parrocchia di San Biagio: la
Messa celebrata con dignità, calma e pre-
ghiera, arricchita con diversi simboli espres-
sivi e canti adatti, che crea un clima in cui
nessuno rimane passivo, nessuno si annoia
anche se la celebrazione dura più lungo. La
partecipazione è realmente viva, perché
ognuno sente che la Messa è parte della pro-
pria vita e la sua vita, allo stesso modo, è par-
te della santa Messa. Ho potuto anche osser-
vare che è possibile realizzare in una parroc-
chia l’adorazione perpetua in modo che tutte
le ore della settimana siano coperte, sia nelle
ore diurne come in quelle notturne, coinvol-
gendo così oltre 200 parrocchiani.
Tutti questi segni di fede vissuta sono le
conferme di quello che già sapevo: p.
Carmelo Barbera
, il parroco di questa bella
realtà, è stato formato nella scuola di Maria.
Il Signore infatti gli aveva concesso la grazia
di vivere due anni a Medjugorje, dove egli ha
assimilato uno spirito adatto a questi tempi:
in Maria attraverso l’Eucaristia si impara ad
entrare nella vita divina e così a partecipare
alle promesse di Dio. Lasciamo parlare p.
Carmelo nell’intervista che segue
per com-
prendere meglio uno dei frutti delle appari-
zioni della Madonna a Medjugorje: frutti che
portano la grazia del cielo in diversi posti rag-
giungendo le anime ed aiutandole a portare a
loro volta frutti di conversione e di salvezza.
p. Arpad Csapai
d e l l ’ A g n e l l o ,
che è il Cuore di
luce della
Creazione nuo-
va. Per poter
comunicare a
noi e all’intero
universo ogni
pienezza di gra-
zia,
Maria ci
chiede soltanto
un “sì”, che sca-
turisca dalla
verità profonda di un cuore libero e ardente
di figli, vitalmente unito al Suo. È questa
oggi più che mai l’unica chiave capace di
schiudere il Cuore del Padre a riversare in
noi e, attraverso di noi, in tutta la creazione,
correnti straordinarie di quella stessa Vita
nuova e rinnovatrice che sgorga inesauribile
dal costato aperto di Cristo e da ogni nostro
“sì” all’Amore sacrificato.
Ma qual è la ragione profonda per cui
Maria ci chiama con appassionata insistenza
ad avvicinarci al Suo Cuore Immacolato: “Io
sono vostra madre e desidero che i vostri cuo-
ri siano simili al mio Cuore… Perciò avvici-
natevi figlioli al mio Cuore immacolato e sco-
prirete Dio
” (Mess. 25.11.1994), “Desidero
che il mio cuore, il cuore di Gesù ed il vostro
cuore si fondano in un unico cuore di amore
e di pace
” (Mess. 25.07.1999)? Perché è sol-
tanto accogliendo il dono della sua stessa vita
immacolata, che oggi per mezzo di Maria ci
viene offerto in modo straordinario, che
potremo essere come Lei elevati ed assunti
nell’abbraccio della perfetta comunione con
il Padre, culmine e supremo compimento del-
l’opera salvifica di Cristo.
L’Assunzione di Maria è stato infatti il
frutto sublime della sua perfetta immaco-
latezza
, cioè della incondizionata apertura
del Suo Cuore ad accogliere e a donare in
ogni circostanza, anche di prova estrema,
l’amore puro di Dio. È proprio questo il
dono che oggi Lei, per pura grazia, è inviata
a comunicare ai suoi figli e a tutto
l’Universo, affinché si compia la finale rica-
pitolazione di ogni cosa in Cristo ed in Lui
l’assunzione al Padre, nel vortice “indicibi-
le e glorioso” dell’Amore trinitario.
Si comprende meglio allora il vero
significato dei richiami materni di Maria
in questi anni.
Non si tratta di pie esorta-
zioni a diventar più buoni, ma di un appello
appassionato a non farci sfuggire uno straor-
dinario tesoro di grazia che oggi il Padre ci
offre. Un dono capace di immetterci con
naturale immediatezza nella pienezza della
Vita divina per divenire canali e strumenti di
comunicazione di questa Vita per l’intera
creazione. È perciò il tempo di una verità
definitiva nella nostra risposta alla chiamata
che l’Altissimo ci rivolge per mezzo di
Maria. Una risposta in grado di immergerci
stabilmente nel grande oceano di luce e di
vita ineffabile che scorre dal Suo Cuore
immacolato. Quanta responsabilità nel pro-
crastinare una risposta finalmente vera a
Dio! Moltitudini di anime l’attendono!
L’Amore si paga solo con l’Amore! Che
alla fine vinca in ogni cuore l’amore instan-
cabile della Madre, che ancor oggi continua
ad attendere il nostro “sì” per offrirlo a Gesù
e poterci ricolmare del dono della Sua stessa
vita immacolata, l’unica capace di saziare
ogni nostra sete di verità e di vita e di aprirci
alla comunione piena con il Cuore di Dio,
unica fonte di resurrezione e di luce, di nuo-
vi cieli e di terra nuova per il mondo.
Giuseppe Ferrar
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per la tua gloria e per la salvezza delle ani-
me, siano presenti o non lo siano, ma io non
posso ridurre né il mio tempo né il mio amo-
re per Te solo perché non c’è tanta gente
presente!”. A poco a poco la gente ha
cominciato ad avvicinarsi e a condividere
questo stile di vita. Era un lasciarmi guidare
dalla Madonna nel vivere il Vangelo, senza
interpretazioni e regole, ma vissuto nell’am-
bito della Chiesa, perché la parrocchia per
me significa respirare col respiro della
Chiesa universale, col Papa, col Vescovo,
attraverso l’obbedienza.
Nella tua parrocchia mi ha colpito
molto l’esperienza viva dei fedeli alla
Messa: si realizza quello che la Madonna
ha chiesto a Medj, cioè che attorno
all’Eucaristia si può rinnovare una comu-
nità parrocchiale. Come è andato questo
sviluppo?
La parrocchia ha cominciato un cammi-
no di consacrazione a Maria quando sono
arrivato. A poco a poco è diventata anche
più sensibile ai misteri di Dio. Dopo la con-
sacrazione abbiamo ricevuto un dono molto
grande: quello dell’adorazione perpetua, da
più di un anno, giorno e notte, tutte le setti-
mane, tutti i mesi. E questo grazie a un’ora
di adorazione alla settimana a cui ognuno
aderisce. Così Gesù rimane esposto 24 ore
su 24 con la certezza che qualcuno è sempre
in adorazione. Questa adorazione è scaturita
naturalmente dalla celebrazione
dell’Eucaristia, da un’Eucaristia celebrata
con attenzione, senza guardare al tempo, ma
all’incontro con Gesù, che parla nella
Liturgia della Parola,
che si dona
nell’Eucaristia… E nel bisogno di sentirlo
ancora parlare e dialogare cuore a cuore nel-
l’adorazione.
È veramente un miracolo, nonostante la
parrocchia abbia meno di 2000 abitanti e io
sono solo, senza un aiuto ministeriale, la
parrocchia riesce a portare avanti l’adora-
zione perpetua.
Non hai un aiuto ministeriale, però
tante persone ti aiutano ad animare la
Messa e i momenti di preghiera…
Un grande aiuto viene dai laici: sono
loro che sostengono l’adorazione, che ani-
mano l’Eucaristia, mentre come cuore pro-
prio della parrocchia c’è una fraternità, che
si chiama “Piccolo gregge dell’Immacolata
Madre della Divina Misericordia
” costituita
da cinque sorelle che hanno scelto di vivere
insieme, e poi dei fratelli e delle famiglie.
Avendo dedicato al Signore tutta la propria
vita i membri possono essere un lievito di
preghiera e di comunione all’interno della
comunità parrocchiale.
Come è nata tutta questa realtà?
Questa fraternità nasce come risposta,
da una parte a Dio che ha posto nel mio cuo-
re questa chiamata, dall’altra parte è una
risposta alla gente che chiedeva uno stile di
vita che fosse più impegnato, evangelico e
più radicale. Quando sono tornato in Italia
mi chiedevano dell’esperienza a Medj. e io
non sapevo cosa dire; era un’esperienza da
fare. Testimoniavo solo l’essermi totalmen-
te affidato a Lei, l’essere rientrato nel suo
grembo ed essere stato generato a nuova
vita. Ho proposto un cammino di consacra-
zione di 33 giorni alla Trinità Santissima per
mezzo di Maria, perché è lei che ci fa sco-
prire l’essere figli di Dio, vivere nel cuore
della Trinità, e dunque vivere la vita come
un’offerta al Padre per la salvezza del mon-
do.
È nata un vasto movimento che si chia-
ma “Ecco tua madre”. In molti hanno aderi-
to a questo cammino. Attualmente ci sono
circa 6 mila consacrati. Ognuno vive la con-
sacrazione in un modo differente, chi l’ha
ridotto magari a un semplice atto di devo-
zione e chi ne ha fatto un cammino di vita.
Per cui vive in Maria la propria vita cristia-
na. All’interno della fraternità “Ecco tua
madre” è nata ancora la realtà a cui accen-
navo prima, il “Piccolo gregge”, dal deside-
rio di alcune sorelle che hanno iniziato la
vita comune.
Hai fatto cenno all’offerta al Padre
per la salvezza delle anime, come vivete
voi questa dimensione dell’offerta?
Sentiamo che il Signore ci chiama ad
offrirci alla Divina Misericordia come olo-
causto, come vittima, non in senso negativo
di sofferenza, ma un offrirsi come dono,
come Gesù e un offrirsi gioioso e consape-
vole, come Maria. È un essere vittima d’a-
more per la salvezza delle anime; un pro-
gramma che si realizza soprattutto nella
celebrazione dell’Eucaristia, perché ci unia-
mo a Gesù altare, vittima e sacerdote. Io
come sacerdote sento fortemente questa
dimensione in cui nell’Eucaristia raggiungo
davvero gli estremi confini della terra nel-
l’offerta insieme a Gesù. Ma questo è anche
per ognuno, perché siamo chiamati ad
offrirci come “sacrificio santo e gradito a
Dio; è questo il culto spirituale”
, dice s.
Paolo. È un continuo far salire al Padre il
dono della vita di Gesù, e insieme alla sua
anche la nostra. Poi nella vita quotidiana, in
tutto quello che il Signore ci dà da vivere,
senza chiederci perché, ma sapendo che tut-
to viene dal Signore e tutto dobbiamo dare a
Lui in azione di grazia, in offerta, proprio
per implorare la Misericordia e la seconda
venuta di Gesù.
Potresti parlare un po’ della tua
dimensione sacerdotale, di tutta questa
realtà che vedi nascere in te e attorno a te?
Questa dimensione del sacerdozio è uni-
ta veramente al sacerdozio di Gesù e ha una
portata universale. Essere sacerdote signifi-
ca portare gli uomini a Dio e Dio agli uomi-
ni e non solo essere il luogo dove si celebra
l’offrirsi di Gesù come vittima. Il sacerdozio
diventa così servizio di rendimento di gra-
zie, di offerta a Dio da parte dell’umanità;
perché attraverso il ministero della confes-
sione io porto a Dio tutta la sofferenza degli
uomini, i problemi degli uomini di tutti i
tempi, di tutto il mondo.
La Madonna a Medj mi ha donato di
comprendere quanto grande sia il ministero
sacerdotale, soprattutto nel sacramento della
riconciliazione. In quel periodo ero in crisi
perché nel ministero della confessione non
sentivo le anime toccate dalla grazia del per-
dono, ma a Medj. ho avuto modo di vedere
grandi miracoli: arrivavano persone gravate
dal loro peccato, e anche nel volto erano tri-
sti, tese, brutte. Durante la confessione vede-
vo le anime rinascere e anche i volti diventa-
vano luminosi. Dopo un anno ho letto che la
Madonna aveva promesso ai sacerdoti di rin-
novarli nel ministero della confessione!
Anche nella direzione spirituale vedo
quanto oggi sia importante che il sacerdote
sia padre, che sia l’immagine della paternità
e maternità di Dio messe insieme, perché
questa dimensione del sacerdote padre e
madre diventa guarigione per le anime feri-
te proprio da una paternità e da una mater-
nità umana che non sono più il riflesso di
quella divina. Penso che questi siano vera-
mente i tempi nei quali Dio desidera ridare
alle anime Se stesso attraverso Maria, la
Chiesa e il ministero sacerdotale.
Cosa sente il tuo cuore di pastore nel-
la guida del gregge?
Sento da una parte tutta la sofferenza
delle anime che si coglie nella vita del pec-
cato, ma sperimento anche che molte perso-
ne si sono sentite ferite dalla Chiesa, o
meglio dagli uomini di Chiesa, che talvolta
le hanno rifiutate a causa dei loro peccati:
quante volte ci siamo fatti giudici delle ani-
me! Ma Gesù dice che questo non è tempo
di giudizio ma della misericordia. I confes-
sionali sono diventati aule di tribunale, anzi-
ché essere luoghi di misericordia, di perdo-
no, di guarigione. Il Signore mi mette a con-
tatto, anche adesso, non solo a Medj, con
un’umanità ferita, che si era allontanata da
Dio perché si sentiva da Lui giudicata, e
anche dalla Chiesa per le loro situazioni di
divorziati, risposati, o giovani che vivono
questa dimensione deviata della sessualità.
Avverto fortemente questa sofferenza degli
uomini che vengono a contatto col ministe-
ro sacerdotale diciamo per caso. Ma il
Signore si serve di tante cose, soprattutto
durante le celebrazioni e l’evangelizzazione:
chiama le anime e fa sentire loro un’attra-
zione d’amore.
Comprendo bene queste sensazioni per-
ché prima di tutto l’ho vissuto io, nella mia
vita: mi sentivo rifiutato dall’amore di Dio,
sentivo di non essere adatto, di non essere
degno e cercavo di arrampicarmi sugli spec-
chi per attirare l’attenzione dell’amore di
Dio. Poi quando il Signore mi ha fatto vera-
mente toccare con mano la mia nullità, e ho
sentito che non mi giudicava, ma mi amava
così com’ero, ho capito che solo questo
amore divino poteva farmi rinascere, abban-
donandomi a Lui con piena fiducia. La mia
preghiera di quegli anni era solo: io mi
abbandono a Te…
E da lì ho cominciato a risalire dagli
abissi dei miei peccati, delle mie ferite. Il
Signore mi tirava fuori. Sento di essere una
miseria amata, e che Dio si serve per far
giungere agli altri questa misericordia. E io
ringrazio il Signore per aver fatto l’espe-
rienza negativa del peccato, delle ferite, per-
ché ho potuto sentire questo amore di Dio e
posso comprendere le anime ed esse si sen-
tono comprese. Non è un fatto umano è il
cuore di Cristo che nel mio cuore li com-
prende, è Gesù stesso che li ascolta.
È un sacerdozio per tutti, sia per gli
uomini che vedi, sia per quelli che non vedi,
per cui si raggiunge una dimensione davve-
ro universale, e raggiunge anche le anime
del Purgatorio.
In tutta questa tua esperienza che hai
raccontato, è chiaro che sei stato formato
alla scuola di Maria. Come senti di rin-
graziare la nostra cara mamma?
Devo tutto a Lei e me ne rendo conto ora
più di ieri. Ho scoperto la vera identità di
Gesù perché mi è stata data da Maria. Ho
riscoperto anche l’azione dello Spirito
Santo, il vivere nella potenza dello Spirito.
Dio si è affidato tutto a Maria per venire in
questo mondo; allora è normale che tutti
dobbiamo affidarci a Maria per arrivare a
Dio. Non c’è altra via.
(Intervistato da p. Arpad C.)
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Villanova M., 25 giugno 2005
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Vita a buon mercato
Ultimamente si fa un gran parlare di vita,
di procreazione, di maternità, di libertà di
scelta... Tutti temi cari a Dio che della vita è
la Fonte e della libertà il maggiore fautore.
Eppure il modo e i toni con cui questi argo-
menti sono trattati portano poche tracce del
Creatore, di Colui cioè capace di creare dal
nulla e che ha tanto amato l’uomo da met-
terlo in grado di trasmettere egli stesso la
vita ad altri esseri. Un mistero questo che ci
dovrebbe portare a stupirci continuamente e
ad ammirare il processo vitale che si ripete,
dall’inizio del mondo, in ogni coppia di
viventi. E dall’ammirazione non può che
nascere gratitudine e gioia per tanto bene
ricevuto.
Ma l’uomo non si accontenta di rice-
vere. Vuole possedere. Anzi detenere il
potere su quel principio divino che caratte-
rizza l’esistenza di ogni creatura. E così, aiu-
tato da una fetta di scienza troppo spesso
concentrata sulle proprie scoperte piuttosto
che sul bene reale di ogni individuo, l’uomo
si fa padrone del mistero e lo mette a servi-
zio del proprio egoismo.
“La vita non si vota”
È quello che è successo in Italia, inter-
pellata a metà giugno da una scelta referen-
daria sulle modalità da adottare nella cosid-
detta “procreazione medicalmente assistita”,
cioè la fecondazione realizzata fuori dal cor-
po femminile. Tutti, improvvisamente ne
sono diventati esperti: politici, sociologi,
giornalisti, gente di spettacolo. Chi a favore
chi contro una legge che in qualche modo
tenta di ridurre al minimo l’eccessiva produ-
zione di embrioni da impiantare poi nel
grembo delle donne desiderose di una gravi-
danza a tutti costi.
I mezzi di comunicazione proliferavano
di termini medici e biologici con quell’arro-
ganza di chi presume di saperla più lunga
degli altri. Sicuramente ognuno mosso dalla
proprio buona fede che lo convinceva della
bontà della sua posizione. Ma dove era la
verità? O meglio: quali inganni schermava-
no i cuori, tanto da impedire loro di indivi-
duare il vero Bene?
Molti, diversi, difficilmente enumerabili.
Ma non è arduo capire chi fosse alla regia di
questo movimento di pensiero che pretende
di gestire il mistero della vita secondo dei
principi puramente individualistici. Solo
uno odia la vita più di ogni altra cosa, perché
essa è l’espressione più alta di Dio, suo eter-
no avversario. È satana che la detesta perché
un giorno, volendone possedere con prepo-
tenza le chiavi, da essa si è auto-escluso
relegando sé e molti altri negli abissi di mor-
te perenne. E da allora vuole distruggerla,
provocando veri e propri genocidi di ignari
innocenti. Di tutte le età.
Oggi tocca agli embrioni ad essere
sterminati. A milioni. A miliardi. Tutti quel-
li che una volta concepiti non hanno diritto
ad una culla dove crescere, nascere e svilup-
pare l’esistenza che in essi è cominciata.
Vengono eliminati. O trasformati in cavie da
esperimento. Oppure a lungo congelati in
attesa che un calore (non certo materno) li
liberi dalla prigione di ghiaccio che li tiene
paralizzati da chissà quanto tempo!
E l’anima? Sì, all’anima che ogni
embrione porta in sé e che ha inizio proprio
con il concepimento, all’anima: chi ci pen-
sa? Siamo consapevoli che una volta creata
essa è immortale? Che ne è di tutte quelle
anime che hanno subito questi processi
selettivi del tutto artificiali? Come si sento-
no loro? Interessa a qualcuno? Oppure sia-
mo solo attenti a quel desiderio insopprimi-
bile delle coppie che malauguratamente non
possono accedere alla procrezione per circo-
stanze avverse e che sono disposte a sotto-
porsi anche a umilianti interventi pur di pro-
vare la gioia di sentirsi genitori.
Un diritto fondamentale, intendiamo-
ci. Un bisogno non solo lecito ma vitale nel-
l’esistenza umana, soprattutto femminile.
Non è certo l’intimo e santo anelito di
maternità che qui viene messo in questione.
Ma è la pretesa di gestire la vita secondo i
propri gusti e capricci che si vuole criticare.
È l’indifferenza verso le anime dei più indi-
fesi, gli unici ai quali nessuno ha chiesto un
parere, e che quindi non hanno neppure
diritto di scegliere. Sul loro destino decide
solo il quorum dei votanti il referendum…
La Chiesa sì che si è fatta sentire. Non ha
taciuto queste tremende verità e ha esortato
gli italiani a non accostarsi nemmeno alle
urne; un’astensione che voleva dire: nessuno
ha il diritto di manipolare la vita altrui!
Uno slogan accompagnava la posizione
della maggioranza dei cattolici: “La vita non
si vota”. Sì. Perché la vita è un dono da parte
di un Donatore attento e rispettoso, tanto da
chiederci il permesso affinché sia accolta, e
non può essere soggetta a questioni
numeriche di maggioranza e di minoranza.
Il Papa Benedetto XVI, parlando ad un
convegno sulla Famiglia ha ricordato:
“Nella generazione dei figli il matrimo-
nio riflette il suo modello divino, l’amore di
Dio per l’uomo. Nell’uomo e nella donna la
paternità e la maternità, come il corpo e
come l’amore, non si lasciano circoscrivere
nel biologico: la vita viene data interamente
solo quando con la nascita vengono dati
anche l’amore e il senso che rendono possi-
bile dire sì a questa vita. Proprio da qui
diventa del tutto chiaro quanto sia contrario
all’amore umano, alla vocazione profonda
dell’uomo e della donna, chiudere sistemati-
camente la propria unione al dono della vita,
e ancora più sopprimere o manomettere la
vita che nasce”.
Sicuramente l’apporto scientifico in
questi anni è stato fondamentale per
migliorare la vita di ogni persona, attraverso
cure sempre più sofisticate di penalizzanti
malattie. È un campo che va sostenuto con la
preghiera di tutti noi perché le ricerche sia-
no sempre più illuminate dalla sapienza di
Dio, creatore del nostro corpo. Chi meglio di
Lui può aiutarci?
Facciamoci dunque suoi attivi collabora-
tori, ognuno nelle sue competenze; ma smet-
tiamola di arrogarci dei diritti che non ci
appartengono: nessuno si senta padrone di
decidere sulla vita di altri!
Stefania Consoli
I lettori scrivono...
Giuseppe Habe dalla Slovenia: Sono
anziano e malato. Gradisco molto l'Eco e vi
ringrazio di tutto cuore. L'Eco mi è di sollie-
vo e di conforto.
M. C. Rementeria dalla Spagna:
Desidero ringraziarvi per il vostro lavoro
meraviglioso. Ci tiene in contatto con
Medjugorje e con gli insegnamenti della
Madonna. Ci aiuta davvero molto, è il cibo
spirituale di cui abbiamo bisogno.
Moltissime grazie.
Rosanna Capogreco da Roma: Grazie
per il vostro lavoro e il bene che fate a tutti.
Mi piace molto leggere l'Eco di Maria; è un
periodico di profonda spiritualità che mi dà
sollievo e gioia.
Benedetto XVI
“Maria, un tabernacolo vivente”
"Nello speciale Anno dell'Eucaristia che
stiamo vivendo, Maria ci aiuta soprattutto a
scoprire sempre più il grande sacramento
dell'Eucaristia. In particolare ci soffermia-
mo a meditare il mistero della Visitazione
della Vergine a Santa Elisabetta.
Maria portava in grembo Gesù appena
concepito. È una giovane ragazza, ma non
ha paura, perché Dio è con Lei, dentro di
Lei. In un certo modo possiamo dire che il
suo viaggio è stato - ci piace sottolinearlo
in questo Anno dell'Eucaristia - la prima
'processione eucaristica' della storia.
Tabernacolo vivente del Dio fatto carne,
Maria è l'arca dell'Alleanza, nella quale il
Signore ha visitato e redento il suo popo-
lo. La presenza di Gesù la ricolma di
Spirito Santo".
Ci benedica Dio Onnipotente,
il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Amen.
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