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Eco di Maria Regina della Pace 179 (Gennaio-Febbraio 2005)

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Messaggio del 25 novembre 2004:
“Cari figli! In questo tempo vi invito
tutti a pregare per le mie intenzioni. In
modo particolare, figlioli, pregate per
coloro che non hanno conosciuto l’amore
di Dio e non cercano Dio Salvatore.
Siate voi, figlioli, le mie mani tese; con
il vostro esempio avvicinateli al mio
Cuore e al Cuore di mio Figlio. Dio vi
ricompenserà con grazie e ogni benedi-
zione. Grazie per aver risposto alla mia
chiamata.”
Siate voi le mie mani tese
Ancora un vibrante invito di Maria a
collaborare con Lei nella sua opera di sal-
vezza. Siamo chiamati ancora una volta a
pregare per le sue intenzioni e siamo invi-
tati tutti. Non dobbiamo indugiare a chie-
derci se questa chiamata sia per noi o per
altri, non dobbiamo indugiare a considerare
se siamo o no degni di questo compito. Non
sta a noi giudicare. La Mamma chiama e
noi dobbiamo accorrere; se siamo sporchi,
provvederà Lei a pulirci; se siamo incapaci
penserà Lei a renderci idonei; noi dobbia-
mo solo fare ciò che Lei ci chiede e farlo
senza indugio, farlo con gioia, farlo con
entusiasmo.
In questo tempo vi invito tutti a pre-
gare per le mie intenzioni, e qualcosa di
esse Lei ci rivela: pregate per coloro che
non hanno conosciuto l’amore di Dio e
non cercano Dio Salvatore
. Non bisogna
pensare a persone sperdute in luoghi così
remoti da non essere stati ancora raggiunti
dalla lieta notizia.
Anche nelle città sfolgoranti di luce può
mancare la Luce; anche dove tutto sembra
essere fatto per la vita può mancare la Vita,
anche nelle famiglie cristiane può mancare
Cristo! Anzi, là dove Cristo non è più una
novità più facilmente può essere messo da
parte come un oggetto ormai inutile.
Eppure, oggi ancora più di ieri, il mondo ha
un assoluto bisogno di Dio.
Oggi, dopo 2000 anni di cristianesimo,
è ancora poco conosciuto, e ancor meno
praticato, l’Amore di Dio, senza il quale il
mondo non si regge. Se anche distribuissi
tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo
per essere bruciato ma non avessi la carità
(cioè l’amore che viene da Dio) niente mi
giova
(1 Cor 13, 3) e poco o niente giova
alla salvezza del mondo. Noi amiamo per-
ché Egli ci ha amati per primo
(1 Gv 4, 19).
Dal suo Amore possiamo attingere l’amore;
quello vero, quello che consente di attraver-
sare nella gioia questa valle di lacrime.
Dice Gesù alla samaritana. Chiunque
beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma
chi beve dell’acqua che io gli darò, non
avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli
darò diventerà in lui sorgente di acqua che
zampilla per la vita eterna
(Gv 4, 13 – 14).
Ed ancora: Questa è la vita eterna: che
conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che
hai mandato, Gesù Cristo
(Gv 17, 3). Non
si può conoscere Dio senza conoscere il
suo Amore. Non si può entrare nella vita
eterna senza entrare in questo Amore. Ogni
amore che non venga dall’Amore è un inu-
tile e dannoso surrogato, è una droga che
spegne ogni desiderio di Dio: non si cerca
Dio Salvatore
.
Eppure Dio è vicino. Proprio perché la
notte è avanzata (Rm 13, 12) è ormai pros-
simo il giorno. Su, alziamoci; Maria atten-
de le nostre mani tese, anzi desidera che
noi siamo le sue mani tese. Mani tese ver-
so Dio per implorare da Lui salvezza e per-
dono; mani tese verso i fratelli per avvici-
narli al Cuore di Maria ed al Cuore di
Gesù
; mani tese perché si schiudano i
pugni serrati; mani tese per sollevare, per
sostenere, per accogliere, per accarezzare.
Mani tese come quelle di Madre Teresa,
come quelle di Maria, come quelle di Gesù.
Mani tese per non ripiegarsi su se stessi,
per non chiudersi nelle proprie malattie,
per non trattenere nulla per sé ma ridonare
tutto l’amore che da Dio si riceve.
Già tante mani sono tese anche se
nascoste dal rumore del mondo.
Aggiungiamo anche le nostre, prestiamole
a Maria; Lei saprà utilizzarle e pioveranno
grazie e benedizioni.
Nuccio Quattrocchi
Messaggio del 25 dicembre 2004:
"Cari figli, con grande gioia anche
oggi vi porto tra le mie braccia mio Figlio
Gesù, che vi benedice e vi invita alla
pace. Pregate figlioli e siate coraggiosi
testimoni del lieto annunzio in ogni situa-
zione. Solo così Dio vi benedirà e vi darà
tutto ciò che cercate da Lui nella fede. Io
sono con voi finchè l’Altissimo lo per-
mette. Con grande amore intercedo per
ognuno di voi. Grazie per aver risposto
alla mia chiamata."
Farsi annunzio
Con grande gioia anche oggi vi porto
fra le mie braccia mio Figlio Gesù. Con
queste parole Maria disegna nel nostro cuo-
re l’icona del Natale; lo ha fatto tante volte
in passato, lo fa anche oggi. Il mistero del
Natale è tutto lì, evento di inaudita gran-
dezza ed al tempo stesso di semplicità
estrema; la Donna ed il Bimbo.
È tutto di facile lettura ed allo stesso
tempo di difficilissima interpretazione, è
manifesto per alcuni e nascosto per altri
(Mt 11, 25; 13,11), è luce e tenebra. Non
basta la sapienza umana, né la scienza; non
bastano i secoli ed i millenni; non bastano
gli eventi straordinari, i miracoli; non basta-
no gli insegnamenti della storia, l’esperien-
za dei successi e dei fallimenti dell’uomo.
Contemporanei di Cristo o vissuti mille o
duemila anni dopo, la nostra risposta all’e-
vento del Natale di Gesù è sempre persona-
le e da essa dipende la nostra vita. Egli ven-
ne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno
accolto. A quanti però l’hanno accolto ha
dato il potere di diventare figli di Dio
(Gv
1, 11-12a). La nascita di Dio nell’uomo, se
accolta, genera l’uomo a figlio, a vero figlio
di Dio (1 Gv 3,2). Il Natale è questo miste-
rioso eppur reale scambio fra Dio e uomo.
Gesù ci benedice e ci invita alla pace.
Questo invito contiene il dono della pace,
ma implicitamente chiama a trasmetterla.
La pace viene da quella culla che sfugge
agli occhi dei potenti, da quell’angolo di
mondo che appare insignificante agli occhi
dei grandi della terra; la pace è il seme
dell’Amore di Dio nascosto nel grembo
della Donna ed ora venuto alla luce per
essere Luce. Non può essere nascosta, non
può essere amministrata dall’uomo secon-
do criteri umani; la pace viene solo da Dio
e chi vuole esserne latore la deve consegna-
re ai destinatari da Lui scelti, gli uomini che
Egli ama
(Lc 2, 14) cioè tutti gli uomini.
Pregate figlioli e siate coraggiosi testi-
moni del lieto annunzio in ogni situazio-
ne
. Dio ci salva in Gesù, per Gesù e con
Gesù. È Gesù l’unica ancora di salvezza in
ogni situazione, in ogni realtà e in ogni
tempo, e Gesù è lo stesso ieri, oggi e sem-
...dacci oggi il nostro pane quotidiano!
Gennaio - febbraio 2005 - Edito da Eco di Maria, C.P.
27 31030 Bessica (TV)
(Italia) - Tel / fax 0423. 470331
A. 21, n. 1-2; Sped.a.p. art.2,com.20/c, leg.662/96 filiale di MN-Autor.tribun.MN: 8.11.86, ccp 14124226
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pre! (Eb 13, 8). Il nostro Dio non è un Dio
qualunque; è il Dio che in Gesù si è fatto
conoscere e non ce ne è un altro: è questo il
lieto annunzio ed è sempre lo stesso, ieri
come oggi, come domani. È annunzio che
matura nella preghiera perché non è frutto
di abilità umana ma dono attinto da Dio. È
annunzio che passa attraverso la testimo-
nianza
perché non è espressione verbale
ma vita vissuta. È annunzio che necessita
della benedizione di Dio perché solo da
essa possiamo ricevere la forza ed il corag-
gio della testimonianza
. Vivere Gesù e
portarlo, vivente in noi, agli altri; non è
questa la testimonianza che il mondo atten-
de? E cos’altro cercare da Dio nella fede?
Io sono con voi finché l’Altissimo lo
permette. Vogliamo noi stancare la pazien-
za di Dio?
(Is 7, 13). Maria, con grande
amore intercede per ognuno di noi
.
Accogliamo, ora che siamo ancora in tem-
po, la sua intercessione, rifugiamoci fra le
sue braccia per confonderci nel Bimbo che
Lei regge, e per ciascuno di noi sarà vera-
mente Natale!
N.Q.
Non lasciarti vincere dal male
ma vinci con il bene il male
Tentiamo di sintetizzare il lungo mes-
saggio che il Santo Padre ha donato anche
quest’anno all’umanità per riportare in evi-
denza un bene fondamentale per l’uomo,
che tuttavia continua ad essere costante-
mente minacciato: LA PACE.
Noi che abbiamo risposto all’appello di
Maria, che a Medjugorje si presenta come
Regina della Pace, sappiamo bene come per
Dio sia sempre più impellente ristabilire in
terra - attraverso la sua Grazia - quel livello
di pace indispensabile affinché l’uomo viva
la sua breve esistenza terrena nella dignità
che gli è propria.
Insistente la Madonna nei suoi appelli,
insistente il Papa, che se ne fa voce autenti-
ca e accorata in tempi in cui è facile lasciar-
si sopraffare dallo scoraggiamento.
“Ho scelto come tema per la Giornata
Mondiale della Pace 2005 l’esortazione di
s. Paolo nella Lettera ai Romani: “Non
lasciarti vincere dal male, ma vinci con il
bene il male
” (12,21). Il male non si scon-
figge con il male: su quella strada, infatti,
anziché vincere il male, ci si fa vincere dal
male”
, scrive Giovanni Paolo II.
La prospettiva delineata dal grande
Apostolo pone in evidenza una verità di
fondo: la pace è il risultato di una lunga
ed impegnativa battaglia, vinta quando il
male è sconfitto con il bene.
Di fronte ai
drammatici scenari di violenti scontri fratri-
cidi, in atto in varie parti del mondo, dinan-
zi alle inenarrabili sofferenze ed ingiustizie
che ne scaturiscono, l’unica scelta vera-
mente costruttiva è di fuggire il male con
orrore e di attaccarsi al bene
(cfr Rm 12,9),
come suggerisce ancora s. Paolo.
La pace è un bene da promuovere con
il bene: essa è un bene per le persone, per
le famiglie, per le Nazioni della terra e per
l’intera umanità; è però un bene da custodi-
re e coltivare mediante scelte e opere di
bene. Si comprende allora la profonda veri-
tà di un’altra massima di Paolo: “Non ren-
dete a nessuno male per male
” (Rm 12,17).
Il male, il bene e l’amore
Fin dalle origini, l’umanità ha conosciu-
to la tragica esperienza del male e ha cerca-
to di coglierne le radici e spiegarne le cau-
se. Il male non è una forza anonima che
opera nel mondo in virtù di meccanismi
deterministici e impersonali. Il male passa
attraverso la libertà umana. Proprio questa
facoltà, che distingue l’uomo dagli altri
viventi sulla terra, sta al centro del dramma
del male e ad esso costantemente si accom-
pagna. Il male ha sempre un volto e un
nome
:
il volto e il nome di uomini e di don-
ne che liberamente lo scelgono.
La Sacra Scrittura insegna che,
agli inizi della storia, Adamo ed
Eva si ribellarono a Dio e Abele
fu ucciso dal fratello Caino (cfr
Gn 3-4). Furono le prime scelte
sbagliate, a cui ne seguirono
innumerevoli altre nel corso dei
secoli.
A cercarne le componenti
profonde, il male è, in definiti-
va, un tragico sottrarsi alle esi-
genze dell’amore
.
Il bene mora-
le, invece, nasce dall’amore, si
manifesta come amore ed è
orientato all’amore. Questo dis-
corso è particolarmente chiaro
per il cristiano, il quale sa che la
partecipazione all’unico Corpo
mistico di Cristo lo pone in una
relazione particolare non solo con il
Signore, ma anche con i fratelli. La logica
dell’amore cristiano, che nel Vangelo costi-
tuisce il cuore pulsante del bene morale,
spinge, se portata alle conseguenze, fino
all’amore per i nemici: “Se il tuo nemico ha
fame, dagli da mangiare; se ha sete dagli da
bere” (Rm 12,20).
Per conseguire il bene della pace biso-
gna, con lucida consapevolezza, affermare
che la violenza è un male inaccettabile e
che mai risolve i problemi. La violenza è
una menzogna
, poiché è contraria alla
verità della nostra fede, alla verità della
nostra umanità. La violenza distrugge ciò
che sostiene di difendere: la dignità, la vita,
la libertà degli esseri umani.
Il bene della pace e il bene comune
Per promuovere la pace, vincendo il
male con il bene, occorre soffermarsi con
particolare attenzione sul bene comune e
sulle sue declinazioni sociali e politiche.
Quando, infatti, a tutti i livelli si coltiva il
bene comune, si coltiva la pace.
Il bene comune riguarda da vicino tutte
le forme espressive della socialità umana:
la famiglia, i gruppi, le associazioni, le cit-
tà, le regioni, gli Stati, le comunità dei
popoli e delle Nazioni. Tutti, in qualche
modo, sono coinvolti nell’impegno per il
bene comune, nella ricerca costante del
bene altrui come se fosse proprio.
Il bene comune, pertanto, esige il
rispetto e la promozione della persona e
dei suoi diritti fondamentali
, come pure il
rispetto e la promozione dei diritti delle
Nazioni in prospettiva universale. Tuttavia,
visioni decisamente riduttive della realtà
umana trasformano il bene comune in sem-
plice benessere socio-economico, privo di
ogni finalizzazione trascendente, e lo svuo-
tano della sua più profonda ragion d’essere.
Il bene comune, invece, riveste anche una
dimensione trascendente, perché è Dio il
fine ultimo delle sue creature. I cristiani
inoltre sanno che Gesù ha fatto piena luce
sulla realizzazione del vero bene comune
dell’umanità. Verso Cristo cammina e in
Lui culmina la storia: grazie a Lui, per mez-
zo di Lui e in vista di Lui, ogni realtà uma-
na può essere condotta al suo pieno compi-
mento in Dio.
Universalità del male e speranza cristiana
Di fronte ai tanti drammi che affliggono
il mondo, i cristiani confessano con umile
fiducia che solo Dio
rende possibile
all’uomo ed ai popoli
il superamento del
male
per raggiungere
il bene. Con la sua
morte e risurrezione
Cristo ci ha redenti e
riscattati “a caro prez-
zo” (1 Cor 6,20; 7,23),
ottenendo la salvezza
per tutti. Con il suo
aiuto, pertanto, è pos-
sibile a tutti vincere il
male con il bene
.
Se nel mondo è pre-
sente ed agisce il
“mistero dell’iniquità”
(2 Ts 2,7), non va
dimenticato che l’uo-
mo redento ha in sé sufficienti energie
per contrastarlo
. Creato ad immagine di
Dio e redento da Cristo “che si è unito in
certo modo ad ogni uomo” questi può
cooperare attivamente al trionfo del bene.
L’azione dello “Spirito del Signore
riempie l’universo” (Sap 1,7). I cristiani,
specialmente i fedeli laici, non nascondano
questa speranza nell’interiorità del loro ani-
mo, ma con la continua conversione e la
lotta “contro i dominatori di questo mondo
di tenebra e contro gli spiriti del male” (Ef
6,12) la esprimano anche attraverso le strut-
ture della vita secolare.
Nessun uomo, nessuna donna di buo-
na volontà può sottrarsi all’impegno di
lottare per vincere con il bene il male.
È
una lotta che si combatte validamente sol-
tanto con le armi dell’amore. Quando il
bene vince il male, regna l’amore e dove
regna l’amore regna la pace”. red.
Mani tese
...un crescendo di significati
nella riflessione di un bambino
In un paesino dell’Appennino modenese,
suor Chiara legge ai bambini il messaggio
di Maria del 25 novembre scorso e chiede
cosa significhi essere mani tese.
Valerio, nove anni, fa tre esempi nel
seguente ordine:
1)
Un bambino cammina, cade, un altro
gli dà la mano.
2)
Un papà e una mamma vanno a fare
una passeggiata da soli, si danno la
mano: si vogliono bene.
3)
Il prete la domenica prende l’ostia nel-
la mano e la dà.
2
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L’ANNO DELL’EUCARISTIA
17 ottobre 2004 - 29 ottobre 2005
La Madre della croce
Si era recata al Tempio come ogni
madre israelita per presentare il suo pri-
mogenito.
Insieme al suo sposo era conten-
ta di offrire quel frutto che il Signore le ave-
va donato in modo così inusuale: un figlio
generato non da seme umano ma dallo
Spirito Santo, nel suo grembo vergine e
immacolato.
Con la freschezza che caratterizza i fan-
ciulli, mescolata all’innata sapienza che
abita ogni mamma, Maria saliva le scale
stringendo al petto il suo Gesù. Presto egli
sarebbe stato segnato nel corpo da una lama
che lo avrebbe inserito ufficialmente nel
popolo ebraico. Era un giorno da festeggia-
re, pensava Maria… E ancora non sapeva
che una lama attendeva anche lei, quella di
una spada invisibile ma estremamente affi-
lata che le avrebbe penetrato il cuore, così
come poi confermò la profezia del vecchio
Simeone: “Egli è qui per la rovina e la
risurrezione di molti in Israele, segno di
contraddizione, e anche a te una spada tra-
figgerà l’anima.”
(Lc 2,34-35).
Com’è insondabile il mistero dell’a-
more e del dolore che ineffabilmente si
mescolano diventando uno.
Apparen-
temente contraddittori, divengono però
inscindibili nel disegno divino. Là dove l’a-
more germoglia, infatti, presto si affaccia il
principio del dolore, che tuttavia è utile
proprio all’amore, affinché si purifichi dal-
l’egoismo e da ogni tentazione di meschino
tornaconto. E così, mentre nel cuore si vive
la gioia dell’amante, nel profondo si avver-
te un’indicibile sofferenza. Talvolta acuta,
seppur breve. Altre volte sorda, ma inesora-
bilmente continua…
Maria reggeva tra le braccia il suo bam-
bino, senza sapere che in lui era già semina-
to il seme di un albero alto e possente:
quello della croce
, i cui frutti erano stati
destinati dal Padre agli uomini di tutti i tem-
pi. Lei abbracciava il figlio e in lui, la croce.
Era quella la spada affilata di cui parla-
va l’anziano uomo che li aveva attesi nel
Tempio: una spada a forma di croce, impla-
cabilmente affondata nel cuore della
Madre. Era però ancora in germe. Doveva
crescere la croce, doveva maturare, così
come aveva fatto il bimbo nel suo seno.
Nei lunghi anni di vita nascosta, umile e
ordinaria, Maria celò quindi nel suo petto il
suo segreto mentre man mano la croce si
dispiegava in tutta la sua ampiezza, rinfor-
zandosi e consolidandosi per essere in gra-
do un giorno di sopportare il peso dei pec-
cati del mondo. Insieme a quello del
Crocifisso, che con la sua offerta li avrebbe
assunti in sé.
Cresceva dunque insieme a Gesù la cro-
ce. Cresceva nel cuore di Maria. Si riscal-
dava al suo respiro. Si nutriva del suo amo-
re, nel dolore.
“In quell’ora stava presso la croce di
Gesù sua madre…” (Gv 19,25), racconta il
vangelo, aprendo il nostro sguardo a quel-
l’inaudito momento in cui l’uomo uccideva
il suo Dio, inchiodandolo proprio ad una
croce. E Maria era là. Non poteva mancare
all’appuntamento, lei che quella croce l’a-
veva vista nascere ed anche aiutata a cre-
scere. Ma sotto quella croce doveva anche
morire, lei insieme a suo figlio: morire di
amore e di dolore, morire nel sacrificio e
nella rinuncia del suo Dono, Gesù. Morire
con lui per partorire un altro corpo del
Cristo: la sua Chiesa.
Ma come compì il suo nuovo parto in
quell’ora la Vergine? Semplicemente
morendo a se stessa. Accogliendo Giovanni
al posto di Gesù. Rimanendo fedele
all’Amore nel dolore. Guardando dalla sua
piccolezza l’altezza della croce, che era
cresciuta con lei e che ella non poteva che
amare. Nonostante tutto.
Tutta la vita aveva vissuto in sua segreta
compagnia. Ora quella “spada” era pubbli-
camente esposta, e Maria che fino allora ne
era stata custode, non poteva che esserne
finale testimone.
Se davvero è stato così come io ho
immaginato, allora mi piace pensare che il
legno di quel patibolo in realtà non affon-
dava nel terreno del Calvario, ma nel Cuore
caldo e addolorato della Madre. Ne fuoriu-
sciva del sangue, che mescolato a quello di
Gesù formava il calice della Misericordia.
Uniti dunque nella stessa offerta, nel
comune sacerdozio, la Donna e il
Mediatore
in quell’ora hanno ottenuto per
noi uomini la sperata redenzione.
Ma è Cristo che ha redento il mon-
do!- qualcuno potrebbe obiettare. È vero,
questo crediamo e questo professiamo. Ma
se Gesù-Dio avrebbe potuto fare a meno di
qualsiasi aiuto, l’uomo-Gesù no: aveva
bisogno di una donna. O meglio, aveva
bisogno di Maria. Aveva bisogno del corpo
di lei per nascere, della sua fede per morire,
della sua speranza per risorgere… Senza
Maria, quindi, la natura umana di Dio non
avrebbe potuto compiere la missione reden-
tiva per la quale era stata prevista.
Poi Gesù ritornò al Padre, nella pienez-
za della vita trinitaria. Ma il legame con
questa piccola donna d’Israele era talmente
inscindibile da sé, e l’amore dell’intera
Trinità talmente profondo per lei, che non
poterono fare a meno di “assumerla” per
godere in eterno di quell’anima immacola-
ta che Dio aveva creato, e di quel corpo da
cui Egli stesso era stato generato…all’om-
bra della croce.
Stefania Consoli
Dal Santo Padre:
“La croce genera libertà”
“Portare la croce dietro a Gesù” signi-
fica essere disposti a qualsiasi sacrificio
per amore suo.
Significa non mettere nien-
te e nessuno prima di Lui, neanche le perso-
ne più care, neanche la propria vita.
Aderire a Cristo è una scelta esigente.
Non a caso Gesù parla di “croce”. Egli tutta-
via precisa immediatamente: “dietro di me”.
È questa la grande parola: non siamo soli a
portare la croce
. Davanti a noi cammina
Lui, aprendoci la strada con la luce del suo
esempio e con la forza del suo amore.
La croce accettata per amore genera
libertà. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo,
“vecchio e ora anche prigioniero per Cristo
Gesù”
, come lui stesso si definisce nella let-
tera a Filemone, ma interiormente piena-
mente libero
: il suo cuore è libero, perché
abitato dall’amore di Cristo.
La lezione che scaturisce da tutta la
vicenda è chiara: non c’è amore più grande
di quello della croce; non c’è libertà più
vera
di quella dell’amore; non c’è fraternità
più piena
di quella che nasce dalla croce di
Gesù.
GIOVANNI PAOLO II
Il mare si ferma
ai piedi di Maria
Sono purtroppo noti i particolari della
tragedia che ha colpito l’Asia nei giorni di
Natale e che farà ancora a lungo parlare di
sé. Notizie di ogni genere vengono diffuse,
alcune molto desolanti, altre invece decisa-
mente incoraggianti – come la straordinaria
gara di solidarietà nei confronti dei soprav-
vissuti, che speriamo essere alimentata non
solo da sentimenti di iniziale compassione,
ma da un impegno costante e concreto che
si protrarrà anche in futuro.
Si parla e si scrive di ciò che fa l’uomo
quindi, ma poco si è detto di un episodio in
cui il merito è solo divino.
È accaduto a Vailankanni, sulla costa
orientale dell’India, dove a soli cento
metri dal mare si innalza una basilica dedi-
cata a Maria, un santuario conosciuto come
la Lourdes d’India per essere una copia
fedele della basilica costruita in Francia sul
luogo delle apparizioni mariane.
“La fede ricompensa sempre” scrive il
comunicato della diocesi di Thanjore, com-
mentando in questo modo il suo incredibile
racconto: “ Il complesso della basilica
mariana è stato travolto dall’onda (più di
mille morti) ma una nota di consolazione
nella calamità è data dal fatto che il mare si
è sollevato e ha raggiunto l’ingresso princi-
pale della Basilica, dove è collocata la sta-
tua di Nostra Signora di Vailankanni, e si è
poi ritirato dopo aver lambito i primi gradi-
ni che conducono al portale”.
Quindi l’acqua si è fermata sulla
soglia della chiesa, dove si trovavano altre
migliaia di persone mentre gli edifici vicini,
alla stessa altezza, sono stati spazzati via
dal mare - scrive il quotidiano italiano
l’Avvenire.
“Chi può negare che si sia trattato di
un miracolo?” La potente benedizione del-
la Nostra Signora di Vailankanni ha salvato
migliaia di vite: le persone all’interno della
Basilica non sono state minimamente toc-
cate dalle mostruose onde assassine”, si
legge ancora nel testo diffuso dalla diocesi.
La sera del 30 dicembre monsignor
Ambrose ha celebrato, nella Basilica che
sta già tornando al suo aspetto consueto
grazie al generoso lavoro di tante persone,
una messa solenne in memoria delle vittime
e per ringraziare la Madonna del suo inter-
vento provvidenziale.
red.
“Fatti coraggio
per i grandi dolori della vita
e abbi pazienza per i piccoli;
e quando avrai laboriosamente
compiuto i tuoi doveri quotidiani,
dormi in pace. Dio è
sveglio”.
Victor Hugo
3
Eco 179
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Medjugorje,
perché?
Capita spesso di incontrare delle perso-
ne e di parlare loro di Medjugorje. Ma con
sorpresa si scopre che dopo ben 23 anni di
apparizioni quotidiane della Madonna -
così almeno credo insieme a tanti altri fede-
li - tanti cristiani non ne sanno nulla, non
ne hanno mai sentito parlare nelle loro par-
rocchie o gruppi ecclesiali. Anzi, bisogna
dire che più ci si avvicina agli “adetti ai
lavori”, sacerdoti, consacrati, operatori
pastorali, cristiani impegnati… più questa
ignoranza cresce, quando non diventa fasti-
dio o allergia. Che bisogno c’è di credere
a queste apparizioni?
Che bisogno c’è di
pellegrinare fino a là? E lo dicono con tan-
ta convinzione e supponenza che a momen-
ti ti fanno venire il dubbio di sbagliare tut-
to o di essere un cristiano debole che ha
bisogno di queste “cose straordinarie e
miracolistiche” per mantenere la fede.
Lo stesso dubbio forse lo avete avuto
anche voi! E allora riflettiamo insieme,
epartiamo dalle parole che maria dice sem-
pre: “Grazie per aver risposto alla mia chia-
mata”.
Ecco la prima luce: per ascoltare e
capire la Regina della Pace che ci parla a
Medjugorje, per andare fino a là, in mezzo
ai monti di un Paese povero e martoriato
dalla guerra e dalle visioni etniche, bisogna
essere chiamati
. Sarò un semplice, un
debole nella fede, ma sono un chiamato; e
forse la B.V. Maria mi chiama proprio per-
ché vede la mia debolezza. Questo mi aiuta
a non darmi le arie di un privilegiato e mi
allontana dalla tentazione di giudicare gli
altri, come se loro non fossero chiamati…
Tutti sono chiamati dal Signore e dalla
Vergine Santa, anche se resta il mistero che
“molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”
(Mt 22,14).
E un’altra luce mi viene da un mes-
saggio che ho letto di recente, quello del
25 agosto 1991: “Cari figli, desidero salva-
re tutte le anime e presentarle a Dio. Perciò
preghiamo affinché tutto ciò che ho comin-
ciato sia realizzato completamente. Grazie
per aver risposto alla mia chiamata”.
Sono
illuminanti queste parole, perché fugano in
me e in tutti il dubbio che ascoltare i mes-
saggi che la Madonna dà a Medjugorje sia
un rifugio, una ricerca di sicurezza e una
garanzia di salvezza, un pensare di salvare
la propria anima, angosciati da qualche
senso di colpa o atterriti da tutto quello che
ti succede intorno. La Madonna però parla
di “tutte le anime” e ci spalanca un oriz-
zonte spirituale che vince ogni intimismo e
spinge ad abbracciare tutto il mondo.
Ora domandiamoci anche: ma “sal-
vare le anime e presentarle a Dio” non è la
ragione unica ed essenziale per cui Egli
stesso ha mandato il suo Figlio nel mondo?
E non è forse “per noi uomini e per la
nostra salvezza” che Gesù è “disceso dal
cielo”, che “patì sotto Ponzio Pilato, fu cro-
cifisso, morì e fu sepolto, discese adli infe-
ri ed è risuscitato il terzo giorno”? Questo è
il “Credo”, siamo al centro della nostra
fede. E non è per salvare le anime che c’è
un Papa, ci sono i Vescovi, i sacerdoti, le
chiese, gli oratori, i sacramenti, le parroc-
chie, i piani pastorali, ecc. ecc.? E non è il
compito di tutti, pastori e laici “salvare le
anime”, evangelizzare e testimoniare la
fede con le opere?
La Madonna, stella della nuova evange-
lizzazione, lo sa e per questo si è messa
all’opera. Ora si capisce il motivo di tante
sue sollecitudini, di tante esortazioni
materne da parte di Maria. A Lei stanno
veramente a cuore le nostre anime e quelle
dei fratelli. Ella desidera salvare tutti, per-
ché ama tutti con il cuore di Dio e chiede
per questo le nostre preghiere, le nostre
unite alle sue. Tante volte la Madonna ha
detto “Pregate…”; qui dice: “preghiamo,
affinché tutto quello che ho cominciato sia
realizzato completamente”.
Qui tocchiamo un altro mistero:
quando questo si realizzerà completa-
mente?
È la stessa domanda che Gesù ha
lasciato senza risposta: quando verrà il
regno di Dio? Nessuno lo sa, solo il Padre.
Fino a quel momento il bene e i l male
saranno mescolati, nel mondo,nella
Chiesa, nelle nostre comunità, in noi
stessi. Dio continuerà a seminare il
grano buono e il Nemico, il diavolo,
spargerà la zizzania.
Per questo non ci scandalizziamo
del rifiuto di tanti di fronte alla
Verità, per questo continuiamo a spe-
rare che Dio, anche attraverso i mes-
saggi e le preghiera della Vergine, si
preoccupa della salvezza di tutti,
buoni e cattivi, anche quelli che dav-
vero sembrano non aver limite nel
commettere il male, quelli che la
gente vorrebbe morti e maledetti.
Come si può vedere siamo nel
cuore della missione della Chiesa,
della pastorale;
e allora come si fa a
dire: “non mi interessa”? Sappiamo bene
che il Papa e i Vescovi non possono ancora
impegnare le loro autorità e il loro magiste-
ro su quanto sta avvenendo a Medjugorje,
ma per tutti gli altri, che sono liberi di cre-
dere e di andare, che senso ha tanta super-
ficialità, tanta paura e, a volte, boicottag-
gio?
Il progetto di Dio e per tutto il mondo
è meraviglioso e si realizzerà completa-
mente: la Madonna è incaricata della
sua attuazione.
Questo progetto vedrà cie-
li nuovi e tempi nuovi
; è un progetto che
richiede tuttora la nostra attenzione e la
nostra collaborazione. Se a Maria sta così
tanto a cuore questo programma significa
che la sua situazione e importanza è vitale;
non è in gioco qualcosa di momentaneo,
bensì la salvezza eterna o l’eterna danna-
zione di molti nostri fratelli e di noi stessi.
Allora non è inutile ascoltare e vivere
i messaggi che vengono da Medjugorje,
anzi è proprio il caso di dire a Maria
Santissima, con tutto il cuore e con tutta la
gratitudine: “Grazie che mi hai chiamato”!
Questo ha compreso un santo medico,
minato da un male incurabile, che ho
accompagnato a Medjugorje appena un
mese prima di morire. Poteva avere tutte le
ragioni per non andare, ma ha voluto com-
piere questo ultimo gesto convinto di una
cosa: “Se la Madonna si scomoda a venire
dal Cielo fino a noi e per così lungo tempo,
ci deve essere un motivo serio; forse vede
la nostra umanità in un grave pericolo e
allora è giusto che ci sia qualcuno ad aspet-
tarla e ad ascoltarla”.
don Nicolino Mori
Le apparizioni ci aiutano!
Cosa pensare delle apparizioni a
Medjugorje? La domanda è stata rivolta a
p. Stefano de Fiores, uno tra i più noti e
autorevoli mariologi italiani.
“In generale e brevemente posso dire
questo: quando si seguono delle apparizio-
ni su cui la Chiesa si è già pronunciata, si
percorre certamente un cammino sicuro.
Dopo un discernimento, sono stati spesso i
Papi stessi a dare esempio di devozione,
come è accaduto con Paolo VI pellegrino a
Fatima nel 1967 e soprattutto con Giovanni
Paolo II che si è recato in pellegrinaggio nei
principali santuari mariani del mondo.
Una volta infatti che le apparizioni sono
state accettate dalla Chiesa, noi le accoglia-
mo come un segno di Dio nel nostro tempo.
Però devono essere sempre
ricondotte al Vangelo di Gesù,
che è la Rivelazione fondamen-
tale e normativa per tutte le altre
manifestazioni. Le apparizioni
comunque ci aiutano
. Aiutano
non tanto ad illuminare il passa-
to, ma a preparare la Chiesa ai
tempi futuri,
affinché l’avveni-
re non la trovi impreparata.
Dobbiamo essere più
coscienti delle difficoltà della
Chiesa in cammino nel tempo e
sempre coinvolta nella lotta
tra il bene e il male
. Essa non
può essere lasciata senza aiuto
dall’alto, perché più andiamo
avanti più progrediscono i figli
delle tenebre, che affinano le
loro astuzie e strategie fino alla venuta del-
l’anticristo. Come ha previsto s. Luigi
Maria di Montfort, ed ha innalzato un grido
a Dio nella Preghiera infuocata, gli ultimi
tempi vedranno come una nuova
Pentecoste
, un’effusione abbondante dello
Spirito Santo sui sacerdoti e sui laici, che
produrrà due effetti: una più elevata santità,
ispirata alla santa Montagna che è Maria, e
uno zelo apostolico che porterà all’evange-
lizzazione del mondo.
A questi scopi mirano le apparizioni
della Madonna nei tempi recenti: a pro-
vocare la conversione a Cristo mediante la
consacrazione al Cuore Immacolato di
Maria. Possiamo dunque vedere le appari-
zioni come dei segni profetici che giungono
dall’alto per prepararci al futuro.
Però, prima che la Chiesa si pronun-
ci, che cosa dobbiamo fare? Che cosa pen-
sare delle migliaia di apparizioni a
Medjugorje? Penso che la passività sia
sempre da condannare: non è bene disinte-
ressarsi delle apparizioni, non fare nien-
te
. Paolo invita i cristiani a fare il discerni-
mento, a ritenere ciò che è buono e a respin-
gere ciò che è male. La gente deve farsi
un’idea a maturare una convinzione secon-
do l’esperienza fatta sul luogo o contatto
con i veggenti. Certo nessuno può negare
che a Medjugorje si fa una profonda espe-
rienza di preghiera, di povertà, di semplici-
tà, e che tanti cristiani lontani o distratti vi
hanno sentito un appello alla conversione e
ad un’autentica vita cristiana. Per tanti
Medjugorje rappresenta una pre-evangeliz-
zazione e un modo per ritrovare la giusta
via. Quando si tratta di esperienze, queste
non possono essere negate”. *
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Un nuovo anno si apre innanzi a noi.
Ancora una volta il Signore nella sua bontà
ci dona un tempo nuovo, una nuova pagi-
na della nostra storia da scrivere in pie-
na libertà
. A noi cristiani è chiesto di
vivere ogni giorno come insostituibile
dono di Dio
e di accoglierlo, con tutta la
riconoscenza e la gioia di chi riceve un pac-
co incartato dal contenuto sconosciuto, nel-
la certezza che all’interno può trovarsi sol-
tanto qualcosa di buono.
Guardando la situazione mondiale, e a
volte le realtà che ci circondano, non è
sempre facile mantenere viva la nostra
speranza
. Dobbiamo tenere gli occhi del-
l’anima bene aperti perché il Nemico fa di
tutto per toglierci la gioia della speranza e
per demoralizzarci, sottolineando tutto ciò
che è negativo e farci così cadere nell’in-
differenza che diventa pessimismo e dun-
que depressione fino alla disperazione.
La Madonna a Medjugorje ci richia-
ma con pazienza ripetendoci regolar-
mente: “questo è un tempo di grazia”.
Questo che cosa vuol dire? Che oggi - e
proprio oggi - il Signore ci dona la possibi-
lità di scegliere Lui come Signore delle
nostre vite. In qualsiasi difficoltà, in qua-
lunque carcere di peccato ci troviamo,
abbiamo sempre la possibilità di scegliere
Dio, di offrire a Lui quel poco che abbia-
mo: la nostra vita, la nostra povertà, il
nostro presente. Non c’è niente e nessuno
che possa impedire la nostra libera adesio-
ne a Lui, la nostra risposta interiore alla sua
voce che in continuo ci chiama.
Talvolta, quando più siamo provati
nella vita spirituale, può sembrarci di non
potere nulla e di essere davvero in un vico-
lo cieco, in un cerchio chiuso che ci porta a
ricadere sempre negli stessi errori. È pro-
prio allora che è necessario levare lo sguar-
do della nostra anima verso l’alto, anzi ver-
so l’Altissimo, che con tutto il suo amore
non cessa di splendere sopra di noi. Non
dobbiamo, infatti, cadere nell’errore di
misurare l’azione di Dio secondo i nostri
criteri umani!
Quante volte nel mio cammino spiritua-
le mi è sembrato di trovarmi al punto di
partenza o di aver fatto “un passo avanti e
due indietro”! Ma al di là della nostra
visuale parziale e limitata della realtà è
importante permettere a Dio di tracciare il
percorso della nostra vita fino in fondo:
Egli sa come guidarci e lo fa anche attra-
verso determinate prove che noi non sem-
pre riusciamo a riconoscere come passi in
avanti.
Il Signore realizza il suo progetto e
opera potentemente nella storia dell’u-
manità.
“Questo è un tempo di grazia”
significa allora che giorno dopo giorno si
va preparando l’avvento del suo regno,
come Egli ci ha comandato di chiedere nel
“Padre Nostro”.
Nel Libro dell’Apocalisse ci viene pre-
sentato il destino ultimo dell’universo, la
Gerusalemme nuova che altro non è che la
nuova Chiesa in cui Cristo sarà
l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Lì i redenti lo
vedranno faccia a faccia “e non vi sarà più
la morte, né lutto, né lamento né affanno”
(Ap 21,4).
Questo è il desiderio di Dio per l’u-
manità, questo è il disegno che porterà a
termine.
La risposta di ogni anima è fon-
damentale perché può accelerare o ritarda-
re i tempi della realizzazione, ma il proget-
to di Dio andrà comunque avanti, il regno
di Dio verrà e crescerà in ogni anima,
eccetto che in quelle che liberamente deci-
deranno di fuggire verso la morte.
Se è un desiderio egoistico ed illusorio
l’attendere che nella nostra vita tutto
cominci a scorrere tranquillamente, senza
problemi e senza sofferenze, è invece qual-
cosa di prezioso il desiderio vivo e sincero
di avanzare sulla via della santità, di impa-
rare di giorno in giorno ad accettare le sof-
ferenze, a saper guardare oltre le piccole
difficoltà terrene, ad entrare in un rapporto
sempre più intimo con il nostro Signore.
Riflettendo è proprio questa che deve esse-
re la speranza di ogni cristiano, la speranza
come virtù fondamentale, messa sullo stes-
so piano della fede e dell’amore.
Che cosa ci aspettiamo dall’anno che
viene? Che cosa speriamo per le nostre
vite guardando il futuro?
Se attendiamo
l’avvento del regno di Dio nelle nostre ani-
me, se è davvero questo il nostro primo ed
unico desiderio allora gioiamo insieme,
esultiamo con tutta la Chiesa, poiché il
nostro Re Onnipotente desidera la stessa
cosa! Allora teniamo ferma la nostra spe-
ranza come una perla preziosissima poiché
noi siamo le membra vive di Cristo che
attendono e preparano ciò che Egli deside-
ra: la nostra speranza è la Sua speranza!
Francesco Cavagna
Che cosa ci aspettiamo dall’anno che viene?
Una strada
che dona salvezza
di p. Tomislav Vlasic’
Quando il popolo ebreo partì
dall’Egitto non conosceva la strada che
conduceva alla terra promessa.
Dio era la sua strada. Il popolo ogni gior-
no doveva solo aprirsi a Lui per seguire il
cammino che quotidianamente il Signore
gli indicava.
Anche noi siamo in cammino verso i
“Cieli nuovi e la terra nuova”. E anche a
noi è chiesto di non conoscere le strade, le
stradine e le scorciatoie. Tranne una, che
poi è l’unica Via che conduce al Padre:
Gesù Cristo. Egli è il Pastore che ci guida,
e con Lui lo Spirito Santo, compagno di
strada e vigore sul nostro cammino. Ma
come il popolo nel deserto ai tempi di
Mosè, anche oggi l’umanità si ribella, si
perde d’animo, rinnega la sua fede e dubita
delle promesse di Dio.
È un mondo cattivo? È un mondo
ingrato? No, è solo un mondo in cui
manca l’amore di Dio.
Quando un’anima
non è nutrita con l’amore di Dio nascono
tutti i meccanismi di ribellione, di divisio-
ne, di ostilità. E allora la strada si blocca
perché l’uomo si sente paralizzato e non
riesce ad uscire dal vortice di negatività che
lo avvolge.
Come rispondiamo noi in genere a que-
sta situazione? Analizzando, aggredendo,
accusando, punendo… e così chiudiamo
ulteriormente la strada, all’altro e a noi stes-
si, creando solamente dei fronti di guerra.
La chiave che riapre la strada è solo
una: portare l’amore di Dio nelle anime.
Anche quando queste lo rifiutano, dobbia-
mo continuare ad amarle, dobbiamo rima-
nere nell’amore e far crescere questo amo-
re dentro di noi.
L’amore di Dio in noi acquisterà la vista
e noi vedremo cosa avviene nell’anima che
lo sta rifiutando. A quel punto sapremo
cosa fare. L’amore di Dio in noi acquisterà
l’udito e sapremo ascoltare le ragioni al di
là dei silenzi. L’amore di Dio in noi riceve-
rà un cuore nuovo che sa amare oltre il
rifiuto e la chiusura dell’altro, e così vedre-
mo crescere in noi la pazienza, l’umiltà, la
bontà.
È qui che la strada si apre dentro di
noi; una strada che le anime potranno
imboccare per andare incontro all’amo-
re.
Chi è di buona volontà prima o poi lo
accoglierà, e se noi abbiamo il coraggio di
discendere fino in fondo alla sua miseria,
saremo canali di grazia che guarirà in lui
ogni ferita.
Saulo prima di diventare Paolo era un
ribelle, perseguitava Gesù e gli Apostoli.
Ma ha cambiato vita perché qualcuno, a
nome di Dio, amava a tal punto da voler
versare il proprio sangue pur di aprire il suo
cuore. Ecco la chiave che dischiude la stra-
da della salvezza.
Cosa ci sarà nei cieli nuovi e nella
terra nuova? Ci sarà la vita nell’amore, ci
sarà la libertà dell’anima; ci sarà l’uomo
nuovo, l’uomo trasformato, la creatura
nuova. Ma per arrivarci dobbiamo aprire la
strada all’umanità. E questo lo facciamo
quando di fronte a qualsiasi evento noi sia-
mo solo una risposta d’amore. *
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Notizie dalla terra benedetta
Il silenzio del cuore,
tenda nuziale dell’anima
In questo tempo la Madonna vuole con-
durci a celebrare con lei il grande mistero
nuziale dell’alleanza dei suoi figli con
l’Agnello Immolato e Risorto, vivo e pre-
sente in noi, “Rallegriamoci ed esultiamo,
rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le
nozze dell’Agnello; la sua Sposa è pronta”
(Ap 19,7).
Attraverso la voce della Madre, Dio ci
chiama, oggi come mai prima, in quel
deserto fecondo in cui Egli vuole parlare al
cuore dei figli per comunicare loro tutta la
potenza d’Amore racchiusa nel suo Cuore
divino, “La attirerò a me, la condurrò nel
deserto e parlerò al suo cuore…..ti farò mia
sposa per sempre” (Os 2,16.21). Per questo
la Regina della Pace nei suoi messaggi ci
chiama insistentemente ad entrare in quel
profondo silenzio interiore in cui si manife-
sta il mistero della presenza viva
dell’Altissimo in noi, “Durante la giornata
cercate momenti di raccoglimento interiore
nel silenzio
” (Mess. 24.06.1983); “Perciò,
da oggi in avanti, decidetevi a consacrare
un tempo del giorno per l’incontro con Dio
nel silenzio
” (Mess. 25.07.04).
Questo è innanzitutto un dono da implorare
continuamente, un dono prezioso che apre
tutti i sensi dell’anima all’ascolto dello
Sposo, uno spazio di luce donata dall’alto
che si apre inaspettatamente nel cuore e ci
fa toccare il mistero di Dio vivo presente in
noi, una preghiera profonda che rinnova le
radici dell’anima e c’immette in una stabile
comunione con il Cuore di Dio: “Pregate
Gesù che vi conceda il dono del silenzio
interiore. Col dono del silenzio potrete
imparare la preghiera continua
” (Mess.
20.02.86).
Infatti il vocio assordante degli innume-
revoli idoli del nostro tempo e l’inarrestabi-
le turbinio di parole morte che si abbattono
sulle coscienze degli uomini tendono ad
ottundere quell’unica Parola di Vita che
l’Altissimo continua a sussurrare al cuore
dei figli, quel “mormorio di vento leggero”
(1Re. 19,12), che poté rigenerare il cuore di
Elia sull’Oreb, e che ancor oggi veicola
inesauribili correnti di grazia e di vita nuo-
va nella terra devastata delle nostre anime
ripiene di debolezza mortale.
La Madonna ci chiama invece ad una
libera e gioiosa spoliazione da ogni catena
spirituale per aprirci a quell’ascolto interio-
re che freme nel cuore della Sposa in attesa
dell’Amato nel Cantico dei Cantici, “Io
dormo, ma il mio cuore veglia” (Ct 5,2). Il
richiamo della Regina della Pace si fa ancor
più vibrante nei tempi dell’anno liturgico in
cui il dono di grazia, che può rivelarsi deci-
sivo per la nostra vita, si manifesta con spe-
ciale intensità:
Durante il tempo
dell’Avvento…raccomando di entrare il più
spesso possibile nel silenzio..”
(Mess.
29.11.85); “Nessuno di voi nel giorno di
Natale si è ricordato di ritirarsi nel silenzio
per sperimentare la presenza di Gesù
Bambino
” (Mess. 26.12.85).
La condizione per accedere a questo
Santuario della Nuova Alleanza in cui è
dato d’incontrare “in spirito e verità” (Gv
4,23) la presenza vivificante dell’Altissimo,
è quella proclamata da Gesù nel Vangelo.
Infatti per oltrepassare la soglia di quella
tenda nuziale in cui l’anima viene restituita
all’immacolatezza originaria nella quale il
Padre ci ha scelto e pensato prima della
creazione del mondo, bisogna “amare il
Figlio e osservare la sua Parola” (Gv
14,23), cioè accogliere il suo “comanda-
mento nuovo”, amandoci “come Lui ci ha
amato” (Gv 15,12). Solo così “il Padre ci
amerà” ed il fuoco della Vita trinitaria potrà
“venire a noi” per “prendervi stabile dimo-
ra” (cfr Gv 14.23).
Per questo Maria ci chiama instancabil-
mente ad unire la nostra vita al Cuore euca-
ristico di Cristo, affinché l’antico silenzio
di morte che opprime i nostri poveri cuori
sia trasformato in uno spazio risplendente
del riverbero di nuovi cieli e terra nuova,
stabilmente rischiarato dalla luce increata
dell’Agnello (Ap 21, 23). Infatti, solo attra-
verso questa comunione viva con l’Amore
sacrificato del Figlio, che offre liberamente
la vita per la salvezza dei fratelli, il silenzio
del cuore diventerà il luogo della più radi-
cale rigenerazione dell’anima, una vera ine-
sauribile fonte di vita nuova per il mondo:
Perciò, figlioli, nel silenzio del cuore rima-
nete con Gesù, perché Lui vi cambi, e vi
trasformi con il suo Amore
.” (Mess.
25.07.1998).
Questo è l’altare in cui si consuma il
sacerdozio regale del nuovo popolo
dell’Alleanza, il luogo in cui tutta la nostra
storia personale e comunitaria, con tutto il
suo carico di sofferenze, di gioie e di spe-
ranze, viene offerta al Padre, per essere
accolta nel suo Cuore e trasfigurata in una
luce di creazione nuova. Questo è lo spazio
spirituale che Maria dischiude ai suoi figli,
in cui l’anima adora il suo Signore e si uni-
sce misticamente a Lui per generare la vita
divina nelle anime di moltitudini di fratelli
e nell’intero universo: “Convertitevi, figlio-
li ed inginocchiatevi nel silenzio del vostro
cuore. Mettete Dio al centro del vostro
essere
” (Mess. 25.05.2001); “…questa sera
ritiratevi nel silenzio. Il vostro compito, ve
lo ripeto, si riduce ad adorare Dio e stare
alla sua presenza
” (Mess. 24.06.86).
Giuseppe Ferraro
La luce di Medjugorje
…in un film!
Il Signore ci dice di essere la luce del
mondo e che quanti lo seguono avranno la
luce della vita. Gli uomini non amano il
buio. Il buio e le tenebre sono il luogo del
dubbio. Essere nel buio significa essere cie-
chi pur possedendo la vista. Cosa ci rimane
dunque da fare? Andare nella luce. Essere
luce.
Di recente a Dubrovnik c’è stata la pri-
ma del documentario dal titolo “Le luci di
Medjugorje”. Leggendo il titolo ci si chie-
de immediatamente: Cosa e chi sono que-
ste luci?
Il film è stato realizzato tra tre gio-
vani che, quasi casualmente, erano venuti a
Medjugorje e qui avevano deciso di portare
la luce nella vita dei loro colleghi e nel
mondo delle tenebre. Essi stessi illuminati,
vogliono essere luce per gli altri. Essi han-
no conosciuto la luce a Medjugorje. La
Vergine ha interceduto per loro. Proprio
spinti da questa luce hanno realizzato il
film “Le luci di Medjugorje”
. Questo
titolo al tempo stesso cela e rivela molto. In
questo titolo sono raccolti tutti i figli di
Maria che hanno conosciuto Gesù e sono
usciti dalle tenebre della propria vita.
Milioni di persone proprio a Medjugorje
sono divenute delle lanterne e, come dei
portatori di fiaccola, arrivano in ogni ango-
lo della terra per portare il messaggio della
Luce del mondo – Gesù.
Siamo entrati nel nuovo anno. Ancora
una volta ci è stato donato del tempo. Ci
viene data un’altra occasione. Ce la da Dio.
Sfruttiamola. Essere luce nelle tenebre è
una sfida.
Essere luce significa innanzitut-
to essere testimoni di speranza e felicità,
che derivano dalla fede in Cristo. Papa
Giovanni Paolo II nel suo messaggio di ini-
zio anno scrive: “Non farti sconfiggere dal
male, ma col bene supera il male”. Sì. Il
male non dorme. La speranza è minacciata,
ma le tenebre avanzano aggressivamente
come per oscurare i raggi del sole. In que-
sta atmosfera solo gli uomini di fede ed
illuminati dallo spirito possono essere por-
tatori di Dio. Guidati da Maria verso Gesù,
realizziamo anche noi il nostro film per
dare testimonianza dandogli un titolo per-
sonalizzato. Il tempo che ci attende è l’oc-
casione giusta.
fra Mario Knezovic´
L’apparizione natalizia
a Jakov
Nell’ultima apparizione quotidiana del
12 Settembre 1998 la Madonna ha detto a
Jakov Colo che avrebbe avuto l’apparizione
una volta all’anno, il 25 Dicembre, a
Natale.
Così è avvenuto anche quest’anno. La
Madonna e venuta con il Bambino Gesù tra
le braccia e ha dato il seguente messaggio:
“Cari figli, oggi in questo giorno di
grazia, con il piccolo Gesù tra le braccia, vi
invito in modo particolare ad aprire i vostri
Ritornate al fervore primitivo
Eterna solitudine di un Dio
che era solo amore...
Una pienezza che Egli desiderava
riversare in altri soggetti di amore
per vivere eternamente con loro.
Non più solo ma attorniato
dagli amati/amanti...
Per questo ha dovuto e voluto creare
un mondo: bello e ricco,
dove le creature potevano nascere,
essere, crescere, imparare ed
acquistare semi di santità affinché,
ritornando poi a casa,
fossero in grado di condividere con Lui
tutti i suoi attributi divini.
E di comprenderli, dialogando nell’amore
come persone mature e adulte.
Un Dio non più solo. Un Dio con i figli
creati a sua somiglianza.
Un Dio con i figli cresciuti,
fino a raggiungere la sua statura.
sr. Stefania C.
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Riflessioni sul
senso dei segreti
La Madonna rimane
fedele alle promesse fatte ai
veggenti. Ha detto che
apparirà loro fino alla fine
della loro vita, cioè Ella non
appare più a tutti ogni giorno, ma ad alcuni
tutti i giorni e ad altri una volta l’anno.
Ovviamente la Madonna vuole rimanere
direttamente in contatto e questo è in ogni
caso un grande dono per i veggenti ed
anche per tutti noi.
II ritmo nelle apparizioni
Con le apparizioni si riesce a capire
cosa significhi: “Emmanuel, il Dio con
noi”.
E anche Maria, in quanto Madre
dell’Emmanuel e Madre nostra, è sempre
presente tra noi. Alcuni che si chiedono.
“perché le apparizioni quotidiane?’ predi-
cano, d’altro canto, che Dio è sempre con
noi e che la Madonna ci accompagna sem-
pre. Ma quando a Medjugorje sono iniziate
le apparizioni quotidiane costoro hanno
detto che era impossibile. Le apparizioni
annuali a Mirjana, Ivanka e Jakov sono dis-
tribuite in modo tale che ci ricordiamo sem-
pre della madre Maria.
Non sappiamo cosa accadrà quando le
apparizioni quotidiane cesseranno anche
per Marija, Vicka e Ivan e quando essi
avranno le apparizioni annuali. Ma già ora
le apparizioni annuali sono ben distribuite
in tutto l’arco dell’anno, in cui ci ricordia-
mo sempre della Madonna: a marzo ha
l’apparizione annuale Mirjana, per l’anni-
versario a giugno Ivanka ed a Natale Jakov.
Quando cesseranno le apparizioni quo-
tidiane anche per gli altri tre veggenti, pre-
sumo che la Madonna apparirà all’incirca
ogni due mesi. Ciò sarà molto bello perché,
anche dopo la fine delle apparizioni quoti-
diane, la Madonna sarà spesso con noi.
La Madonna rimane dunque in contatto
con noi e tutto procede lungo la stessa dire-
zione. All’inizio ha cominciato a darci i
messaggi ad intervalli molto brevi; poi,
dall’1 marzo 1984 ogni giovedì.
Poi il ritmo è cambiato e, dall’1 gennaio
1987 fino ad oggi, dà il messaggio ogni 25
del mese. Cessando le apparizioni quotidia-
ne di Mirjana, Ivanka e Jakov è emersa una
nuova struttura, una nuova scuola ed un
nuovo ritmo; dobbiamo riconoscerlo ed
accettarlo come tale.
II senso dei segreti
Ho parlato con teologi e con molti
esperti di apparizioni, ma personalmente
non ho trovato alcuna spiegazione teologica
sul perché ci siano i segreti. Qualcuno ha
detto una volta che forse la Madonna vor-
rebbe dirci che non sappiamo tutto, che
dobbiamo essere umili.
Perché dunque i segreti e qual è la giu-
sta spiegazione?Spesso mi sono chiesto
personalmente: A cosa mi serve sapere, ad
esempio, che a Fatima ci sono tre segreti, di
cui si discute molto? Ed inoltre, a cosa mi
serve sapere che la Madonna ha detto qual-
cosa ai veggenti di Medjugorje che io non
conosco? Per me e per noi la cosa più
importante è sapere ciò che già so di tutto
quello che ha detto!
Per me la cosa più importante è che Lei
ha detto: “Il Dio con noi! Pregate, converti-
tevi, Dio vi donerà la pace”! Al contrario,
come sarà la fine del mondo lo sa solo Dio
e noi uomini non dovremmo preoccuparci o
crearci problemi. Ci sono persone che non
appena sentono parlare di apparizioni,
ricordano subito delle catastrofi. Ma ciò
significherebbe che Maria è solo colei che
annuncia catastrofi.
Questa è un’interpretazione sbagliata,
una comprensione errata. La madre Maria
viene dai suoi figli quando sa che è neces-
sario per loro.
Accettando i segreti ho notato che in
molti si desta una certa curiosità che li aiu-
ta ad accogliere il cammino con Maria ed in
quel momento i segreti sono dimenticati.
Sono sempre in meno a chiedere che
cosa siano i segreti. Non appena ci si
incammina, la strada da seguire è l’unica
cosa importante.
Pedagogia materna
Per me stesso è la pedagogia materna
emersa con le apparizioni ciò che riesco ad
accettare più di ogni altra cosa. Ogni madre
potrebbe ad esempio dire al proprio figlio:
se sarai bravo durante la settimana, ci sarà
una sorpresa per te domenica.
Ogni bambino è curioso e vorrebbe
conoscere subito la sorpresa della mamma.
Ma la mamma vuole innanzitutto che il
figlio sia buono ed ubbidiente e per questo
gli dà un certo intervallo di tempo dopo il
quale lo ricompenserà. Se il figlio non sarà
bravo, allora non ci sarà nessuna sorpresa
ed il bimbo forse dirà che la mamma ha
mentito. Ma la mamma voleva solo indica-
re una strada e chi attende solo la sorpresa,
ma non accetta la strada, non potrà mai
capire che tutto era vero.
Per quanto riguarda i segreti che la
Madonna ha affidato ai veggenti di
Medjugorje, può accadere che essi non deb-
bano conoscere il loro contenuto al 100%.
Nella Bibbia il profeta Ezechiele parla di un
grande banchetto che Dio prepara per tutti i
popoli di Sion: tutti verranno e potranno
prendere senza pagare. Se qualcuno avesse
avuto la possibilità di chiedere al profeta
Ezechiele se si trattava di quel Sion che
hanno conosciuto, sicuramente avrebbe
detto che si trattava proprio di quello. Ma
Sion anche oggi è ancora un deserto. La
profezia è risultata giusta, ma vediamo che
lì non c’è alcun banchetto, ma Gesù nel
Tabernacolo è questa nuova Sion.
L’Eucaristia in tutto il mondo è il Sion dove
L’ECO in CIELO
attorno a don Angelo…
Elisabetta VARGA, la prima e devota
traduttrice dell’Eco ungherese, ha rag-
giunto l’ormai imponente coorte dei
nostri intercessori che ora si trovano
vicino al Padre e la Madre, che quaggiù
hanno servito così bene.
Professoressa di francese, traduceva
dalla nostra lingua gli articoli per il suo
giornale mensile in Ungheria; per questo da
una quindicina di anni si erano andati
creando tra noi dei forti legami di amicizia
che non sono mai venuti meno.
Ricordo i nostri colloqui all’epoca dei
diversi invii - punteggiati di risa o colorati
di riflessioni più personali. Apprezzavo la
sua natura diritta, generosa, devota; a tal
punto che all’epoca del suo primo interven-
to chirurgico ne rinviò la data per poter tra-
durre innanzitutto l’Eco ed assicurarne nor-
malmente l’uscita. Poi le cure diventarono
giornaliere ed esigenti, gli interventi ravvi-
cinati e dolorosi, fino ad impedirle l’uso del
computer: dettava allora le sue traduzioni
ad un’amica - Elisabetta anche lei - alla
quale assicuriamo di nostro viva simpatia.
La nostra ultima conversazione telefoni-
ca, poco prima del suo decesso, ci diede a
entrambe l’opportunità di ridirci quanto la
nostra amicizia sotto l’egida di Nostra
Madre era stata arricchita. Quando provai a
richiamarla per augurarle un buon com-
pleanno…lei è già in Cielo, vicino alla
Regina degli Angeli a ricevere la mia chia-
mata.
Pensiamo a te nelle nostre preghiere,
cara Elisabetta. Tu intercedi per noi e per il
nostro caro Eco.
Yvonne Maisonneuve
traduttrice dell’Eco francese
Riflettendo con p. Slavko
cuori e a cominciare a pregare. Figlioli,
pregate Gesù, affinchè nasca nel cuore di
ciascuno di voi e cominci a governare nel-
la vostra vita. Pregatelo affinchè vi dia la
grazia di poterlo riconoscere sempre e in
ogni uomo. Figlioli, cercate da Gesù l’a-
more, perchè solo con l’amore di Dio pote-
te amare Dio e tutti gli uomini. Vi porto tut-
ti nel mio cuore e vi dono la mia materna
benedizone
.”
gli uomini giungono per partecipare al ban-
chetto che Dio ha preparato per tutti noi.
La giusta preparazione
Relativamente ai segreti è senz’altro
meglio non voler indovinare qualcosa, poi-
ché non se ne ricava nulla. È meglio recita-
re un Rosario in più, piuttosto che parlare
dei segreti. Attendendo con impazienza la
rivelazione dei segreti, se potremo prepa-
rarci o se ci raggiungeranno, dobbiamo
tenere conto che non si tratta del nostro
egoismo. Ogni giorno ci sono catastrofi,
inondazioni, terremoti, guerre, ma finché
non ne sono personalmente coinvolto, il
problema per me non è una catastrofe. Solo
quando accade una catastrofe a me perso-
nalmente, allora dico: Ma cosa mi accade?
Aspettare che qualcosa accada o che io
sia pronto equivale alla domanda che lo stu-
dente si pone continuamente: Quando sarà
l’esame, in che giorno? Quando sarà il mio
turno? Il professore sarà ben disposto?
È come se lo studente non studiasse e
non si preparasse all’esame, nonostante
esso sia imminente, ma si concentrasse
sempre e solo sui “segreti” a lui sconosciu-
ti. Anche noi quindi dobbiamo fare ciò che
possiamo ed i segreti non saranno per noi
un problema. *
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background image
Villanova M., 1° gennaio 2005
Resp. Ing. Lanzani - Tip. DIPRO (Roncade TV)
Per nuovi abbonamenti o per le modifiche
di indirizzi scrivere alla Segreteria dell’Eco
CP 27 31030 BESSICA (TV)
E-mail: info@ecodimaria.net
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.
I lettori scrivono...
M. Williams dall’Inghilterra - Leggo
con grande piacere il vostro Eco che ricevo
da divesi anni, e apprezzo davvero tutta la
fatica che vi costa. Grazie.
Barbara Fox dall’Inghilterra -
Accludo la mia offerta per il vostro giorna-
lino che leggo con piacere. Grazie per la
vostra meraviglioso dedizione all’Eco che
attendo sempre di ricevere. Ha così tanti
impulsi spirituali!
Frances Cinelli dal Canada - Attendo
ardentemente ogni nuova edizione di Eco di
Maria (lo ricevo dal 1994). Sembra sempre
che arrivi proprio quando ho più bisogno di
ascoltare il messaggio della Vergine. È
provvidenziale - e pensare che viene da così
lontano! La nostra Madre mi manda il con-
forto proprio al momento giusto! Ma come
fa? Ma certo: è Madre, e una madre sa sem-
pre di cosa hanno bisogno i suoi figli. Che
bello! Grazie per tutte le vostre preghiere e
per gli articoli.
B. Power dal Canada - L’Eco è il gior-
nalino più importante che arriva nella mia
cassetta della posta. Il Signore benedica il
vostro buon lavoro.
James Deo dalla Tanzania - Vi saluto
vivamente nel Nome di Gesù Cristo nostro
Salvatore. Desideriamo ringraziarvi per la
vostra dedizione verso la Madre Santa. Eco
è fonte di ispirazione per tutti noi. Dio vi
benedica.
sr. Eugene da Nairobi, Kenya -
Ringrazio vivamente per la vostra fedele
presenza attraverso “Eco” e vi assicuro il
mio ricordo nella preghiera, sicura di poter
contare sul vostro per la mia nuova missio-
ne in terra africana.
Fra Aoysius T. mtb dall’Indonesia -
Grazie per il vostro giornalino Eco di Maria
che ricevo regolarmente alla mia comunità
in Indonesia.
Cecilia Altamirano da Cordoba,
Argentina - Cari fratelli, la pace di Cristo
sia con tutti voi! Vi scrivo con gioia per rin-
graziarvi dell’invio del vostro giornale.
Tutti i membri del gruppo di preghiera
“Regina degli apostoli” che sono felici di
poterlo leggere. L’Eco viene anche letto da
amici e familiari dei vari membri del grup-
po, da religiose e sacerdoti, da anziani o
malati. È grande gioia per tutti loro leggere
un giornale così bello. Grazie per tanta bon-
tà da parte vostra!
Cartoline dalla lontana
AUSTRALIA
R. McDevitt - Grazie moltissimo per la
vostra grande devozione alla Gospa che
porta a noi il suo Eco come cibo per le
nostre anime.
Bev O’Brien - Grazie davvero molto
per il vostro meraviglioso giornalino che
leggo con tanta gioia prima di passarlo ad
altri. Il Signore e la Sua santa Madre vi
benedicano abbondantemente.
Marianne Nulley - Grazie per l’Eco
della nostra Madre Benedetta. Aspetto sem-
pre con ansia la vostra informazione ricca di
spiritualità, ora più che mai dopo il nostro
pellegrinaggio a Medjugorje. Accludo offer-
ta. Dio vi benedica largamente!
IMPORTANTE: Chi desidera ricevere
l’Eco per posta lo richieda direttamente alla
Segreteria. Non sono previsti invii da altri
mittenti.
Grazie.
Eco su Internet: http://www.ecodimaria.net
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L’Eco di Maria è gratuito e vive solo di
libere offerte da versare in POSTA:
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L’ECO HA BISOGNO DI VOI!
Carissimi amici,
dopo aver varcato la soglia dei 20
anni, l’Eco si appresta a compiere dei
nuovi passi sul suo cammino, insieme a
voi che lo seguite con tanta fedeltà ed
affetto. Come però è stato già segnalato
nel numero precedente, alcune consi-
derazioni di ordine economico
ci
hanno messo un po’ in guardia e
costretto a guardare la situazione in ter-
mini molto realistici.
L’Eco, come sapete, vive di sola
provvidenza. Molti se ne fanno stru-
mento, permettendo al giornale di con-
tinuare la sua pubblicazione. Tuttavia i
costi di produzione, stampa e diffusione
sono sempre più alti; pertanto le offer-
te inviate rischiano di non coprire le
spese
. Siamo consapevoli di quanto
l’Eco sia atteso nelle case dei lettori e
di quanto la Madonna ami questo
“foglietto”, che nella sua essenzialità
veicola le parole di Maria in tutto il
mondo. Quindi, con la semplicità di chi
sa di essere povero e di dover contare
su gli altri, ci appelliamo ad ognuno di
voi
perché l’Eco possa ricevere i mezzi
che gli consentano di esistere.
Vi saremo grati per tutte le offer-
te, piccoli o grandi, che riuscirete a
mandarci
e con le quali potremo conti-
nuare il nostro lavoro. Sappiate che la
vita dell’Eco dipende oltre che dal
nostro impegno anche dalla vostra
generosità e responsabilità.
Sicuri di trovare nel vostro cuore
comprensione e disponibilità, vi ringra-
ziamo in anticipo ed invochiamo su di
voi ogni benedizione.
lo Staff dell’Eco di Maria
…e saluti dall’AFRICA
P. Anastasio Tricarico, missionario
comboniano, Chipata – Zambia: Il P.
Alberto Buffoni ci ha lasciato da alcuni
anni, destinazione Paradiso... Noi avremmo
piacere di continuare a ricevere l’Eco come
comunità di comboniani, senza più eviden-
ziare il nome del nostro indimenticabile
Alberto. Anche nella nostra missione, come
del resto in tante altre parti del mondo, la
devozione alla Madonna viene attaccata su
tutti i fronti. La Madonna tuttavia trova
sempre nuove strade perché tutte le gene-
razioni continuino a proclamarla “beata”.
Bello, no? Auguri e fraterni saluti.
P. Giuseppe, missionario combonia-
no,
dal Malawi:
Carissimi della
Redazione, è appena arrivato il pacchetto
dell’Eco N.178. Tante grazie di cuore. Per
noi è stata una festa! In poco tempo le copie
sono andate a ruba. Vuol dire che la gente
ha “fame e sete” delle riflessioni e delle
notizie che l’Eco riporta. Così mi sono det-
to: “Benedetti coloro che lo traducono in
inglese e ce lo mandano”.
Eco è davvero tanto apprezzato. Io pen-
so che coloro che lo preparano e lo spedi-
scono hanno tanto da fare e da tribolare, ma
se sapessero che il frutto del loro lavoro va
a ruba, allora la consolazione ripagherebbe
la loro stanchezza. Guardando coloro che lo
leggono attentamente e che poi mi tempe-
stano di domande,
devo dire che
“Medjugorje” sta entrando nel loro cuori.
Entrerà poi nei loro divertimentri e nelle
loro famiglie; e così pian piano, anche nel-
la Nazione del Malawi.
E poi??? ... Mah, forse una nuova...era.
Speriamo. Ho tanta fiducia in quello che ha
detto il Signore ai suoi Discepoli: “Quello
che è impossibile all’uomo, è possibile a
Dio”. E allora...avanti con fiducia!
Stella Dorkenoo da Lome - Togo: Cari
Fratelli e Sorelle in Cristo,
Grazie per tutto ciò che fate per l'Eco di
Maria, Regina della Pace. Ho scoperto
l'Eco a Dakar dove ho fatto i miei studi di
farmacia. Confesso che ho attraversato dei
deserti di ogni tipo, spirituale, morale,
affettivo, finanziario…
Ho incontrato durante questi duri
momenti un gruppo di preghiera “Nostra
Signora di Medjugorje”. Ci riunivamo il
mercoledì ed il venerdì alle 13 alla chiesa
St Joseph di Médina a Dakar per pregare
tutto il Rosario. Digiunavamo e includeva-
mo tutti nelle nostre preghiere. Feci alla
Vergine Marie la promessa che se mi aiuta-
va a finire i miei studi di farmacia, avrei
dato il nome “Nostra Signora di
Medjugorje” al mio laboratorio di farma-
cia… “Il Signore ha fatto per me delle
meraviglie”, e così ho sostenuto la mia tesi
di dottorato di farmacia il 25 luglio 2002 a
Dakar in Senegal...
La maggior parte dei miei clienti leg-
gendo il nome desiderano sapere chi è la
Nostra Signora di Medjugorje... Vi prego
allora di mandarmi ogni edizione dell'Eco
di Maria, Regina della Pace, così che possa
essere lui la risposta ad ogni domanda!
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