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Eco di Maria Regina della Pace 176 (Luglio-Agosto 2004)

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Messaggio di Maria del 25 maggio 2004:
"Cari figli, anche oggi vi esorto a con-
sacrarvi al mio cuore e al cuore di mio
figlio Gesù. Solo così sarete ogni giorno
più miei e vi inciterete gli uni gli altri
sempre più alla santità. Così la gioia
regnerà nei vostri cuori e sarete portato-
ri di pace e di amore. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata."
Nel Cuore di Maria,
nel Cuore di Gesù
Questo invito di Maria non è nuovo (si
veda, per esempio, il messaggio del 25 otto-
bre u.s.) eppure fa nuova la vita. Non svela,
eppure decide il futuro. Non espone ardue
dottrine eppure contiene tutta la Sapienza.
Anche oggi vi esorto a consacrarvi al mio
cuore ed al cuore di mio figlio Gesù
.
Consacrarsi vuol dire riservarsi. Consacrarsi
al Cuore di Maria ed al Cuore di Gesù signi-
fica collocarsi nei loro cuori, vivere la vita
dall’interno dei loro cuori. Significa amare
del loro Amore, pregare la loro Preghiera,
parlare la loro Parola, pensare nel loro
Pensiero.
Cuore sta per anima, corpo e mente
insieme. Quindi stare nel loro cuore vuol
dire vivere di Loro. Come è possibile que-
sto? Anche Maria si era posta una simile
domanda (Lc 1,34) e la risposta avuta
dall’Angelo vale anche per noi; lo Spirito
Santo scenderà su di noi e renderà possibile
ciò che è umanamente impossibile.
Chiediamo questo dono al Santo Spirito;
chiediamolo con fede, con speranza, con
amore; chiediamolo con forza. In fondo que-
sto è il suo compito. Lo Spirito genera la
vita, realizza nell’Amore la Volontà del
Padre. Egli che ha portato Dio in una creatu-
ra umana, in Maria, porterà noi nel Cuore di
Maria e nel Cuore di Gesù, suscitando così
la vita nuova, cioè la vita nostra in Dio ed al
tempo stesso la Vita di Dio in noi.
La vita non sarà più una successione di
giorni e di stagioni ma esistenza libera dal-
l’offesa del tempo; non più schiava della
caducità ma libera in Dio, non più condizio-
nata dalle leggi fisiche ma rapita nel suo
Amore. Così si apre all’umanità quella civil-
tà dell’Amore
alla quale ci chiama il nostro
grande Papa; e non si tratta di un optional
poiché appare sempre più chiaro che senza
di essa il mondo precipiterà nell’autodistru-
zione. La consacrazione a Maria ed a Gesù
non è gesto isolato, atto che si compie una
volta per tutte; essendo vita in Gesù e Maria
deve svilupparsi, crescere, giorno dopo gior-
no. Solo così sarete ogni giorno più miei e
vi inciterete gli uni gli altri sempre più
alla santità
. Sì, il frutto della consacrazione
vissuta giorno dopo giorno è la santità, cioè
l’essere definitivamente di Dio ed in Dio ed
in questa ascesa non ci sarà posto per la
sopraffazione o l’invidia ma ci esorteremo e
ci incoraggeremo gli uni gli altri; la santità
del fratello mi starà a cuore come la mia
propria. Così la gioia regnerà nei vostri
cuori e sarete portatori di pace e di
amore.
Pace, amore, gioia sono espressioni
della vita in Dio e sono inequivocabili.
Anche il mondo sembra darci tali doni, ma
si tratta di una parodia di quelli che sono
conseguenza della santità. In Dio pace,
amore e gioia non sono aspetti della vita,
sono la Vita stessa, sono Gesù. Rimanete in
me ed Io in voi
(Gv 15, 4). Vi lascio la mia
pace, vi do la mia pace
(Gv 14, 27). Questo
vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e
la vostra gioia sia piena. Questo è il mio
comandamento che vi amiate gli uni gli altri
come Io vi ho amati
(Gv 15, 11-12). La san-
tità non è imitare Gesù in qualche Sua virtù;
è accoglierlo senza riserve; neanche la
coscienza del nostro peccato deve costituire
riserva od ostacolo ad accoglierlo. Spogli di
tutto, dei nostri peccati e delle virtù, dei
dubbi e delle paure, delle certezze fatte di
terra e delle precauzioni fondate sulla mon-
dana saggezza, ci sarà in noi posto per lo
Spirito Santo e saremo, nella gioia, porta-
tori di pace e di amore.
Nuccio Quattrocchi
Messaggio del 25 giugno 2004:
"Cari figli, anche oggi c’è gioia nel
mio cuore. Desidero ringraziarvi perchè
rendete relizzabile il mio progetto.
Ognuno di voi è importante, perciò
figlioli, pregate e gioite con me per ogni
cuore che si è convertito ed è diventato
strumento di pace nel mondo. I gruppi di
preghiera sono forti: attraverso di loro
posso vedere, figlioli, che lo Spirito Santo
opera nel mondo. Grazie per aver rispo-
sto alla mia chiamata."
Il progetto di Maria
Quanto più lo Spirito Santo trova Maria,
sua cara e indissolubile Sposa, in un’anima,
tanto più diviene operoso e potente per for-
mare Gesù Cristo in quest’anima e quest’a-
nima in Gesù Cristo
(Trattato della vera devo-
zione a Maria di s. Luigi Maria da Montfort, 20).
Questo è, secondo la tradizione della Chiesa
Cattolica, il compito affidato a Maria. Gesù
allora, vedendo la madre e lì accanto il
discepolo che egli amava, disse alla madre:
“Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al
discepolo : “Ecco la tua madre
”(Gv 19, 26-
27). Ed è una chiamata duplice; non impe-
gna solo Maria ma anche il discepolo amato,
Giovanni, ed in lui tutta l’umanità.
Il progetto di Maria non è altro che la
realizzazione della volontà testamentaria del
Figlio raccolta ai piedi della Croce. Come a
Lourdes, come a Fatima, come fin dalla
prima comunità degli Apostoli, come sem-
pre, da allora, Maria opera per riportare il
mondo a Dio ed opera per mezzo dei suoi
figli. Desidero ringraziarvi perché rende-
te realizzabile il mio progetto.
A Medjugorje, forse più che altrove,
siamo invitati ad una fede particolarmente
pura e profonda che consenta l’abbandono
totale a Dio. È un invito certamente non
nuovo nella storia della Chiesa, ma nuovo è
il fatto che a Medjugorje questo invito sia
rivolto alle masse, non sia riservato a poche
anime. C’è in questa chiamata generale che
ricorda l’invito al banchetto nuziale (Mt 22,
1-14) come un’urgenza, quasi una sollecita-
zione a far presto, a non più indugiare, ed
allo stesso tempo una prolungata attesa per-
ché quanta più gente possibile trovi rifugio
nella Nuova Arca. Senza paura, anzi con la
gioia di Maria nel cuore - oggi c’è gioia nel
mio cuore-
prendiamo sul serio i Suoi invi-
ti. In Lei, nuova Arca, troveremo l’abbando-
no in Dio che ci consente di conoscere
l’Amore del Padre, di amare e desiderare la
sua volontà, di sperimentare la pace che
Gesù ci ha portato e ci ha lasciato.
Lei ci ringrazia perché rendiamo realiz-
zabile il suo progetto, perché accogliamo
Gesù nell’anima, nel cuore, nella mente,
nella nostra vita. Cosa dobbiamo dire noi?
Da 23 anni la Regina della Pace
visita i suoi figli a Medjugorje
LUGLIO - AGOSTO 2004 - Edito da Eco di Maria, C.P.
27 31030 Bessica (TV)
(Italia) - Tel / fax 0423. 470331
A. 20, n. 7-8; Sped.a.p. art.2,com.20/c, leg.662/96 filiale di MN-Autor.tribun.MN: 8.11.86, ccp 14124226
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Come ringraziarla? Pregate e gioite con me
per ogni cuore che si è convertito ed è
diventato strumento di pace nel mondo
.
Questo è il modo di dirle grazie. Pregare per
rimanere in comunione con lei e con Dio,
gioire perché abbiamo trovato la perla smar-
rita,
il Paradiso perduto.
Siamo chiamati a vivere l’Amore, a spe-
rimentare la pace e la gioia, a darne testimo-
nianza concreta nella vita di ogni giorno.
Non saremo esonerati dalle prove della vita,
dalla sofferenza, dal dolore, dal tradimento,
dalle umiliazioni, dalla malattia, dalla morte.
Ma in tutte queste cose noi siamo più che
vincitori per virtù di Colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita,
né angeli né principati, né presente né avve-
nire, né potenze, né altezza né profondità, né
alcun’altra creatura potrà mai separarci
dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro
Signore
(Rm 8, 37-39). Andiamo come
agnelli in mezzo a lupi
senza armi, senza
bagaglio, recando in dono la pace che può
essere accolta o rifiutata ma che non si perde
perché in caso di rifiuto tornerà a noi (Lc 10,
3-6).
I gruppi di preghiera sono forti per la
presenza e l’azione dello Spirito Santo. Se
due di voi sulla terra si accorderanno per
domandare qualunque cosa, il Padre mio
che è nei cieli ve la concederà. Perché dove
sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono
in mezzo a loro
(Mt 18, 19-20). Quanto più
questo vale se ciò che i gruppi chiedono è di
poter fare la volontà di Dio!
N.Q.
Giovanni Paolo II
Giovani della Svizzera,
mettetevi in cammino!
Con queste parole Giovanni Paolo ha
concluso il suo discorso ai 14.000 giovani
convenuti il 5 giugno scorso nel Palazzo
del ghiaccio di Berna, all’Incontro
Nazionale dei Giovani Cattolici della
Svizzera
con il loro amato Papa. “Il
Signore cammina con voi” li rassicura,
esortandoli ad oltrepassare quell’infinita
serie di disagi che oggi i giovani incontrano
nella propria vita: “Se vi lasciate andare
alla disperazione, se i miraggi della società
dei consumi vi seducono e vi distolgono
dalla vera gioia per inghiottirvi in piaceri
passeggeri, se l’indifferenza e la superficia-
lità vi avvolgono, se di fronte al male e alla
sofferenza dubitate della presenza di Dio e
del suo amore per ogni persona, se ricerca-
te nella deriva di un’affettività disordinata
l’appagamento della sete interiore di amore
vero e puro...vi bloccate inesorabilmente.
Proprio in tali momenti Cristo si accosta a
ciascuno di voi e rivolge la parola che
scuote e risveglia: Alzati! ”.
Il suo grido ai giovani è sempre possen-
te e fiducioso: il Santo Padre sa che i gio-
vani lo amano e credono in lui, nella sua
fedele coerenza alla Verità, dimostrata
soprattutto nei momenti di grandi rischi per
l’umanità, quando cioè Giovanni Paolo II
non ha temuto di inimicarsi i “potenti”
della terra pur di difendere la pace e l’e-
quità.
Quando in un mondo intessuto di
compromessi e di torbide alleanze, ha avuto
il coraggio nella sua fragile vecchiaia di
elevarsi al di sopra di tutto e di tutti ed indi-
care l’unica via che porta al bene: quella di
Cristo. “È Gesù stesso che sta di fronte a
voi, il Verbo di Dio fatto carne. Egli è la
luce vera che illumina ogni uomo
(Gv 1,9),
la verità che ci fa liberi (cfr Gv 14,6), la vita
che il Padre ci dona in abbondanza (cfr Gv
10,10) - continua il Pontefice - il cristiane-
simo non è un semplice libro di cultura o
un’ideologia, e neppure soltanto un sistema
di valori o di principi, seppur elevati. Il cri-
stianesimo è una persona, una presenza,
un volto: Gesù,
che dà senso e pienezza
alla vita dell’uomo”.
In una Svizzera frammentata nella
propria fede, anche all’interno della
Chiesa cattolica,
dove spesso è difficile
rimanere saldi di fronte ai duri attacchi con-
tro la dottrina promossa dal ministero petri-
no, i giovani hanno avuto l’audacia di
invitare il Papa,
sfidando così tutte le cor-
renti estremiste - sia quelle eccessivamente
conservatrici, sia quelle che sostengono un
liberalismo radicale - che tentavano in tutti i
modi di scoraggiarlo. “Anch’io, come voi,
ho avuto vent’anni”, confida amichevol-
mente il Papa, “mi piaceva fare sport, scia-
re, recitare. Studiavo e lavoravo. Avevo
desideri e preoccupazioni. In quegli anni
ormai lontani, in tempi in cui la mia terra
natale era ferita dalla guerra e poi dal regime
totalitario, cercavo il senso da dare alla mia
vita. L’ho trovato nella sequela di Gesù”.
Queste parole, udite dalle migliaia di
cuori esultanti, miravano ad incoraggiare i
giovani svizzeri a tirarsi fuori dai pregiudi-
zi, dagli schematismi o anche dai pericolosi
anticorformismi che condizionano le gene-
razioni più anziane: “Ecco il secondo invi-
to che ti rivolgo: “Ascolta!”.
Non ti stan-
care di allenarti alla disciplina difficile del-
l’ascolto. Ascolta la voce del Signore che ti
parla attraverso gli avvenimenti della vita
quotidiana, attraverso le gioie e le sofferen-
ze che l’accompagnano, le persone che ti
stanno accanto, la voce della coscienza
assetata di verità, di felicità, di bontà e di
bellezza. Se saprai aprire il cuore e la mente
con disponibilità, scoprirai “la tua voca-
zione”
, quel progetto cioè che da sempre
Iddio, nel suo amore, ha pensato per te.
Dopo quasi 60 anni di sacerdozio, sono con-
tento di rendere qui, davanti a tutti voi, la
mia testimonianza: è bello potersi spendere
fino alla fine per la causa del Regno di Dio!
C’è ancora un terzo invito: giovane
della Svizzera, “Mettiti in cammino!”
Non ti accontentare di discutere; non aspet-
tare per fare il bene le occasioni che forse
non verranno mai…”
Domenica 6 giugno, Solennità della
Santissima Trinità, la platea era molto più
estesa: 70.000 le persone raccolte nella
spianata dell’Allmend di Berna per parteci-
pare alla solenne Concelebrazione Eucari-
L’Europa rinnega
le sue radici cristiane
L’Europa festeggia la nascita del
nuovo Trattato Costituzionale. È un gran-
de risultato politico, sociale ed economico.
Peccato però non si può dire la stessa cosa
del carattere religioso che l’Europa ha rico-
nosciuto come proprio, o meglio di quello
che non ha riconosciuto!
Nonostante l’intervento autorevole del
Papa, inteso a ricordare al “vecchio conti-
nente” che tutta la sua storia porta in sé i
lineamenti del cristianesimo (una tradizione
che nei secoli ne ha tratteggiato il volto ed il
destino), non è passato il riferimento alle
radici cristiane dell’Europa nel preambo-
lo della Costituzione
. Sette paesi, con l’ap-
poggio di diversi altri, ne avevano chiesto
l’inserimento, ma hanno dovuto purtroppo
fare i conti con un “laicismo ideologico”
sempre più imperante, che preferisce negare
la verità piuttosto che confrontarsi con que-
stioni che lo mettono in discussione.
Questa definizione l’abbiamo attinta da
un comunicato della Presidenza della
Conferenza Episcopale polacca, dove si
esprime tutto il rammarico per tale decisio-
ne: “Accogliamo questo fatto con sdegno
come una falsificazione della verità storica”
- scrive il testo - “una consapevole emargi-
nazione del cristianesimo che per secoli è
stato e continua ad essere la religione di una
parte decisiva degli europei. Il laicismo
ideologico che ha trovato la sua manifesta-
zione nelle prese di posizione di alcuni
governi europei suscita la nostra ferma
opposizione e una preoccupazione per i
destini futuri dell’Europa.
Di fronte a questa situazione esortiamo
tutti gli uomini di buona volontà a riflettere
sul futuro di un’Europa costruita con l’omis-
sione dei valori fondamentali”. Vale la pena
a questo punto sottolineare un particolare
della Nuova Costituzione che, ironia della
sorte, dona all’Europa una precisa connota-
zione cristiana: la sua bandiera.
“Questa stessa Costituzione, nel definire
i propri simboli, ribadisce solennemente che
la bandiera europea è azzurra con dodici stel-
le disposte a cerchio - afferma il noto scritto-
re Vittorio Messori. Ebbene: sia i colori, che
i simboli, che la loro disposizione in tondo,
vengono direttamente dalla devozione
mariana. Le stelle, in effetti, sono quelle
dell’Apocalisse. Anche i colori derivano da
quel culto: l’azzurro del cielo e il bianco
della purezza verginale. Insomma: anche se
ben pochi lo sanno
, la bandiera che svento-
la su tutti gli edifici pubblici dell’Unione è
l’invenzione di un pittore - Arsène Heitz -
che si ispirò alla sua fervente devozione
mariana (il modello fu la “Medaglia
Miracolosa”
che egli portava al collo).
Arsène Heitz non era soltanto uno degli
innumerevoli cattolici ad avere su di sé quel-
la Medaglia nata da un’apparizione, ma
nutriva una speciale venerazione per
l’Immacolata. Nel 1955, il bozzetto di Heitz
fu adottato ufficialmente come bandiera
della nuova Europa (la commissione era pre-
sieduta da un ebreo, totalmente ignaro del
suo reale significato!).
L’artista riuscì a convincere i responsabi-
li del Consiglio: pur non rivelando la fonte
religiosa della sua ispirazione
per non crea-
re contrasti, sostenne che il dodici era, per la
sapienza antica, “un simbolo di pienezza” e
non doveva essere mutato neanche se i mem-
bri avessero superato quel numero. Come
difatti avvenne e come ora è stato stabilito
definitivamente dalla nuova Costituzione.
Quel numero di astri che, profetizza
l’Apocalisse, fanno corona sul capo della
“Donna vestita di sole” non sarà mai mutato.
Un’altra coincidenza significativa è che
la seduta solenne durante la quale la bandie-
ra fu adottata si tenne in un giorno non scel-
to appositamente ma determinato solo dagli
impegni politici dei capi di Stato: era un 8
dicembre, festa dell’Immacolata Conce-
zione”…Una madre non rinnega mai i
propri figli!
Red.
2
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La Regina della Pace,
oscurantista o
al passo con i tempi?
di don Nicolino Mori
Mi ha colpito in modo particolare il
tema della recente Giornata delle
Comunicazioni Sociali
, voluta dal Santo
Padre, alla sua 23° edizione, con il titolo sti-
molante: “I media in famiglia, un rischio e
una ricchezza”.
Mi sono venuti in mente i
messaggi della Regina della Pace a Medj.
,
in cui invita le famiglie a spegnere il televi-
sore per far posto al dialogo e alla preghiera:
“Cari figli, questa Quaresima è per voi uno
stimolo al cambiamento di vita. Cominciate
subito: spegnete il televisore, rinunciate a
tutte le cose inutili”
(mess. 13.2.86).
Questi messaggi, in un primo momento
mi avevano meravigliato: possibile che la
Madonna venga dal cielo per dirci di spegne-
re il televisore? Possibile che questo mezzo
ormai comune e presente in tutte le case, con-
quista della nostra civiltà, sia così dannoso da
doverlo oscurare? Non sanno un po’ di
“oscurantismo” questi messaggi? C’è biso-
gno di arrivare a questi punti estremi?
Ma quando leggo il messaggio del Papa
per la Giornata della Comunicazioni Sociali
di quest’anno, mi rendo conto di quanto
abbia ragione la Vergine Maria. Anzi, anche
da questo punto di vista, la sua è una pre-
senza profetica, che ci aiuta a leggere i
fenomeni del nostro tempo e ci offre le solu-
zioni più adeguate. Il Papa riconosce che
grazie alla televisione e ai nuovi sistemi di
comunicazione, le famiglie di oggi, anche le
più modeste possono accedere dalla loro
casa “alle opportunità pressoché illimitate
dell’informazione, a nuove forme di educa-
zione e di arricchimento culturale e perfino
di crescita spirituale”. Io stesso posso atte-
stare l’utilità della televisione, che mi con-
Noi, vasi di creta
Gonfia di vita che non poteva più conte-
nere, la terra si lascia ora esplodere con
generosità, animando improvvisamente ciò
che quieto, rendeva immobile l’inverno.
Dov’erano nascosti quei colori, pallidi
oppure intensi, che ora macchiano i prati,
inebriandoli del loro profumo? Dove giace-
vano ripiegati, i petali di questa rosa che ora
si distendono liberamente, abbracciondosi
l’un l’altro con voluttà ed eleganza? Come
faceva quel ramo, addormentato e secco d’a-
spetto, a celare tutti quei grappoli d’acacia
che ora appesi, rendono l’aria zuccherina e
rivestono il fusto come fosse una sposa?
Basta aprire un po’ di più lo sguardo in
questi giorni di primavera, per vedere oltre
quel mistero che di solito ci appare scontato,
ma che invece rivela ogni volta nuovi segre-
ti. La natura è il libro migliore sul quale
leggere il volto di Dio
. In ogni stagione essa
si esprime in modo diverso, mossa da una
Sapienza che conduce ogni cosa a matura-
zione, in perfetta armonia con le altre. Tutto
è puntuale e risponde ubbidiente agli impul-
si del tempo, misteriosamente sincronizzato
con quello che ogni creatura porta già scrit-
to in sé: le leggi che regolano la sua crescita
e che la portano a pienezza di vita.
Così, come se avessero poco prima com-
plottato, migliaia di papaveri si dischiudono
ora insieme, infiammando il fianco della col-
lina antistante mentre le spighe, ancora gio-
vani ma già piuttosto lunghe, dipingono d’ar-
gento la superficie del campo qui vicino (uno
strano, inusuale effetto: sembra quasi che la
notte abbia dimenticato per sbaglio la sua
rugiada). E ancora, gli intrecci dei rami con
le perfette archittetture di foglie, e le ali di
uccelli, in misteriosi equilibri di linee e di
spessori che le rendono lievi e al tempo stes-
so possenti…
Seduta nella cappellina del mio con-
vento in un’aurora di fine maggio, dalla
finestra accanto al tabernacolo aperto vedo
arrivare l’alba; e quasi fosse un gioco di
specchi mi accorgo che due Soli, entrambi
sorgente di vita, di luce e di calore, si riflet-
tono l’uno nell’altro: solo che uno è la crea-
tura e l’Altro, il suo Creatore.
È proprio in questo spazio che li separa
che l’anima deve cercare ogni risposta a
tanta bellezza e perfezione. Non è solo un
fatto di scienza o di arte, è un fatto d’amore
che si espande dal cuore di Dio e si manife-
sta a noi nella creazione. Proprio qui,
davanti all’Eucaristia, le domande si tra-
sformano in silenzio, in ammirazione, in
gratitudine e ricevono chiarezza.
In questo
Dio che mi sta davanti, misteriosamente
nascosto in un frammento di Pane, viene
riassunta ogni esistenza, che da Lui parte e a
Lui ritorna, perché in Dio è contenuta ogni
nascita ed ogni morte, ogni forma e ogni
sostanza…. È qui che il blue del cielo, diste-
so al di là del vetro, si imprime nella mia
anima e la rasserena, la rassicura, le dona
conforto.
Man mano che scrivo, il sole mi avvolge
di luce, mutando in giorno quello che poco
fa era solo tenebra. Man mano che prego,
Gesù eucaristico mi dona di sé, colmando
quello che al mio risveglio appariva vuoto e
privo di senso. Non mi è chiesto nulla, solo
di rimanere così, aperta all’Emanuele. E
mentre in questa parte del mondo gli uomini
stanno aprendo i loro occhi, permetto che
Dio si occupi del mondo che porto in me: del
sente da molti anni, su un’emittente privata,
di commentare il Vangelo della domenica.
Ma il Santo Padre dice anche chiaramen-
te, senza paura di sembrare oscurantista, che
“questi stessi mezzi hanno la capacità di
arrecare grave danno alle famiglie, presen-
tando una visione inadeguata e perfino dis-
torta della vita, della famiglia, della religio-
ne e della moralità”.
Ma cosa hanno di tanto pericoloso que-
sti mezzi di comunicazione? Certo la colpa
non è degli strumenti, ma dell’uso che se ne
fa. Oggi le comunicazioni sociali, i cosiddet-
ti Mass media, sono diventati un’occasione
ghiotta per far soldi o per dare la scalata al
potere; cose che, sappiamo, non appartengo-
no a Dio, ma al mondo e, in ultima analisi, al
diavolo. E lui, come ha fatto sin dal principio
con i nostri progenitori, si è inserito nel ciclo
della comunicazione per spargere le sue men-
zogne e i suoi inganni. Oggi, attraverso la
televisione e gli altri mezzi di comunicazio-
ne, il mondo e il demonio fanno la loro
“catechesi” ventiquattro ore su ventiquat-
tro
, giorno e notte; e la media di coloro che si
fanno catechizzare, credenti compresi, è di
tre o quattro ore al giorno.
Cosa volete che faccia la predichetta
domenicale o la catechesi parrocchiale, abi-
tualmente disertata dai più, a fronte di que-
sto “verbo” menzognero che entra pian
piano negli occhi, nella mente e nel cuore? Il
danno più grave dei media è proprio questo,
se non sono usati con spirito critico o,
meglio, con spirito di fede: al pensiero di
Dio sostituiscono il pensiero dell’uomo o le
suggestioni del demonio e creano una men-
talità diffusa senza o contro Dio stesso.
Questo non toglie alcun valore alla
Parola di Dio vera ed eterna, non sminuisce
la necessità della “stoltezza” e della debo-
lezza della predicazione; ma piuttosto chie-
de a tutti, specialmente alle famiglie, un
nuovo tipo di vigilanza e apre un nuovo
fronte di lotta contro le insidie del Maligno.
Nessuno, poi, può sentirsi al sicuro e chi sta
in piedi guardi di non cadere.
Perché noi non conosciamo tutti i mecca-
nismi della comunicazione; non siamo sem-
pre sufficientemente informati per sapere
quale sia davvero la verità. Per di più la TV è
una specie di cavallo di Troia; entra furtiva-
mente in casa e ne diventa facilmente padro-
na: impedisce di dialogare, ti distrae e ti fa
perdere tempo, ti fa suo dipendente e proprio
nei momenti di stanchezza, quando pensi di
rilassarti, invece, diventi più vulnerabile.
Così capita a tutti, preti compresi, se è vera
l’amara testimonianza del vecchio parroco
che, dopo una vita in cui aveva lottato per la
purezza e la castità sacerdotale, si sentiva
minacciato da quel mezzo, che portava con
facilità dentro la canonica tante cose che, fino
allora, lui aveva cercato di tenere lontane.
Allora che bisogna fare? Credo che non
ci sia una regola per tutti i casi. Il Papa ci dà
qualche criterio: “La comunicazione, in
ogni sua forma, deve ispirarsi al criterio
etico del rispetto della verità
e della perso-
na umana”, oppure “la statura morale delle
persone cresce o si riduce a secondo delle
parole e dei messaggi che scelgono di ascol-
tare”. Parole e messaggi che entrano nel
cuore o escono dal cuore: per cui risultano
sacrosante le parole di Gesù: “L’uomo buono
dal suo tesoro trae cose buone, mentre l’uo-
mo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose
cattive”
(Mt 12,35); o la sua raccomandazio-
ne più generale, buona per tutti, anche in que-
sto caso, riguardo al messaggio del suo
Vicario: chi ha orecchi per intendere, intenda!
stica. “Chi è la verità? Questa è la domanda
che si pone anche l’uomo del terzo millen-
nio. Non possiamo tacere la risposta, per-
ché noi la conosciamo! La verità è Gesù
Cristo
, venuto nel mondo per rivelarci e
donarci l’amore del Padre. Siamo chiamati
a testimoniare questa verità con la parola e
soprattutto con la vita!”. Non dunque rego-
le dottrinali il Santo Padre ha donato ai
fedeli svizzeri, ma solo il volto vivo di
Cristo, che egli porta stampato nei suoi
occhi e in quel corpo sofferente, a cui non
risparima ancora i faticosi appuntamenti
internazionali.
L’ultimo pensiero è come sempre per
Maria: “Vorrei recarmi in spirituale pelle-
grinaggio ai tanti Santuari e chiese, che
anche in Svizzera sono dedicati a Maria.
Alla Vergine Santa rinnovo quest’oggi
l’affidamento del Popolo svizzero
. A
Maria vorrei, in modo speciale, affidare la
gioventù della Svizzera, alla quale il Papa
guarda con affetto e gratitudine. Da cinque
secoli, infatti, sono i giovani di questo
Paese ad assicurare al Successore di Pietro
e alla Santa Sede il prezioso e stimato ser-
vizio della Guardia Svizzera Pontificia.
La Vergine Santa aiuti, infine, la
vostra Nazione a conservare l’armonia e
l’unità
fra i vari gruppi linguistici ed etnici
che la compongono, valorizzando l’apporto
di ciascuno”.
S.C.
3
Eco 176
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Le persone più
importanti del mondo
Un giorno chiesi a Dio di poter conosce-
re le persone più importanti del mondo, per
poter imparare da loro, per poter diventare
come loro, pensavo che con i soldi, la fama e
la mia abilità potessi fare opere grandi e
magari gradite al Signore. Perché acconten-
tarsi del poco? Nelle mie sciocche preghiere
tornava tutto alla perfezione, ogni particolare
era deciso, il programma della mia vita era
ormai chiaro, per quale ragione il Signore
avrebbe dovuto dire di no? Il Signore non
mancò di ascoltarmi e senza accorgermi di
niente mi trovai ad essere un barelliere
sopra un treno che andava a Lourdes.
Nonostante il mio entusiasmo mi sentivo
un estraneo, ma cosa ci facevo? Gli sguardi
dei malati mi trapassavano il cuore, non ce la
facevo a guardarli il faccia né ad aiutarli.
Stavo scappando. Arrivato dentro l’ospedale
vedevo che ognuno entrava dentro una stan-
za per prendersi cura dei malati e così rimasi
solo nel corridoio, pregai insistentemente il
Signore che mi desse la forza ma ero come
pietrificato. Chi avrei incontrato? Cosa avrei
dovuto fare? Cosa avrei potuto mai fare?
C’era rimasta solo una stanza nella quale nes-
suno era andato e così entrai... appena oltre-
passai la porta mi sentii dire: “è la prima
volta che vieni qua vero? Come ti chiami?”
mio passato e del mio presente, delle perso-
ne che mi vogliono bene e di quelle che mi
chiedono sostegno, dei fatti di ieri e dei pro-
getti di oggi… Tutto apparentemente
immobile eppure tutto in movimento,
mosso da una vita invisibile
che incessante-
mente sgorga dal seno della Trinità
Santissima, che tutto genera, tutto collega,
tutto riattira a sé. Come in una danza, come
in un girotondo.
Fra pochi giorni è Pentecoste. Già si sente
nell’aria. Paziente attesa e, insieme, trepida
impazienza si alternano dentro me, nella cer-
tezza che lo Spirito di santità farà degli
uomini una primavera, estraendo da ogni
anima quel potenziale di vita e di bellezza
che ognuno porta in se stesso e che giace,
sonnolente, nel fondo di ognuno di noi.
Come la terra si tinge di frutti e colori, di
aromi e sapori, anche noi possiamo tingere
quello che ci circonda se lasciamo che lo
Spirito Creatore si esprima in noi. I nostri
corpi, come scrigni pregiati, non sempre sono
coscienti del tesoro che contengono; dei “vasi
di creta”,
suggerisce s. Paolo “perché appaia
che questa potenza straordinaria viene da
Dio e non da noi”
(cfr. 2Cor 4,7-12).
L’alito di Dio che “aleggiava sulle
acque” (cfr. Gen 1,2) vuol continuare la sua
azione creatrice, in noi e tramite noi. Quasi
fossimo strumenti a fiato, Egli desidera
attraversarci col suo soffio per suonare al
mondo una melodia nuova; da ognuno fuo-
riesce un suono diverso perché ogni forma è
originale. Ma unico è il soffio: è del
Maestro, che ci anima e ci armonizza per
fare della nostra vita e della nostra comunio-
ne una vibrante sinfonia. Aperti interiormen-
te alla vita, che liberamente fluisce dal
nostro essere e si riversa lì dove noi siamo,
saremo sorpresi nel vedere tanta abbondan-
za e varietà e ci chiederemo, stupiti: dove si
nascondeva in me tanta bellezza?
Stefania Consoli
“Io esisto per gridare”
Nel mese di giugno dell’anno 2001 ho
avuto un incontro indimenticabile. Erano le
dieci di sera: avevamo appena terminato la
preghiera serale e la piazza del Santuario di
Loreto si animava di voci, di saluti, di sorri-
si e di “buona notte”. Mi accosto a una cul-
letta, ma non vedo un bambino bensì una
donna adulta, un piccolissimo corpo (58
centimetri!) con un volto splendidamente
sorridente. Tendo la mano per salutare, ma
l’ammalata con gentilezza mi risponde:
“Padre, non posso darle la mano, perché
potrebbe fratturarmi le dita: io soffro di
osteogenesi imperfetta e le mie ossa sono
fragilissime. Voglia scusarmi”.
Non c’era nulla da scusare. Rimasi affa-
scinato dalla serenità e dalla dolcezza del-
l’ammalata e volevo sapere qualcosa di più
della sua vita. Mi prevenne e mi disse:
“Padre, sotto il cuscino della mia culla c’è
un piccolo diario. È la mia storia! Se ha
tempo, può leggerla”.
Presi i fogli e lessi il titolo: Felice di
vivere! I miei occhi tornarono a guardare
quel mistero di gioia crocifissa e doman-
dai: “Perché sei felice di vivere? Puoi antici-
parmi qualcosa di quello che hai scritto?”.
Ecco la risposta che consegno a tanti educa-
tori e a tutti coloro che amano veramente e
lealmente i giovani: “Padre, lei vede le mie
condizioni… ma la cosa più triste è la mia
storia! Potrei intitolarla così: abbandono!
Eppure sono felice, perché ho capito qual è
la mia vocazione.
Io, per un disegno d’amore del Signore,
esisto per gridare a coloro che hanno salu-
te: “Non avete il diritto di tenerla per voi, la
dovete donare a chi non ce l’ha, altrimenti la
salute marcirà nell’egoismo e non vi darà
felicità”. Io esisto per gridare a coloro che
si annoiano: “le ore in cui voi vi annoiate…
mancano a qualcuno che ha bisogno di affet-
to, di cure, di premure, di compagnia; se non
regalerete quelle ore, esse marciranno e non
vi daranno la felicità”.
Io esisto per gridare a coloro che vivono
di notte e corrono da una discoteca all’altra:
“Quelle notti, sappiatelo, mancano, dramma-
ticamente mancano a tanti ammalati, a tanti
anziani, a tante persone sole che aspettano
una mano che asciughi una lacreima: quelle
lacrime mancano anche a voi, perché esse
sono il seme della gioia vera! Regalate le
notti che ora sciupate inutilmente, altrimenti
esse saranno la tomba della vostra felicità”.
Io guardavo l’ammalata, che parlava
dal suo pulpito autorevole, il pulpito del
dolore!
Non osavo commentare, perché
tutto era stupendamente e drammaticamente
vero. L’ammalata aggiunse: “Padre, non è
bella la mia vocazione?”. Risposi abbassan-
do la testa: ero d’accordo!
Mons. Angelo Comastri
(tratto da: Dio è amore)
gli occhi di quella donna brillavano di gioia,
poi mi chiese: “per te cosa è la sofferen-
za?”
; non sapevo cosa dire, dentro di me la
paragonavo alla negazione della felicità e
della vita. Vedevo che lei soffriva ma allo
stesso tempo ero affascinato dalla sua voglia
di vivere e benché avesse passato 40 anni
della sua vita nel dolore non riusciva a tratte-
nere la sua felicità.
A Lourdes non cercava il miracolo ma
andava ogni anno a ringraziare per la croce
che aveva ricevuto
, quella croce che la face-
va vivere ogni giorno e che abbracciava con
amore. La sofferenza era per lei la grazia
più grande e ne era gelosa
tanto che non
avrebbe mai voluto cambiare la sua condi-
zione fisica. Nel suo calvario non ha mai
confidato in se stessa ma chiedeva continua-
mente la forza a Dio per andare avanti e più
il suo corpo si inchiodava al letto, più scopri-
va di poter donare solo le sue sofferenze.
Prima di salutarci mi regalò una preghie-
ra che aveva scritto: “Lode a te Regina del
cielo, Madre gloriosa dei più afflitti, tu sola
sai dare la forza con amore di madre.
Donaci il conforto e sapremo accettare con
serenità, sempre fiduciosi nel tuo cuore,
anche le sofferenze più forti, sapendole
offrire al tuo figlio Gesù glorioso come lui le
ha offerte al Padre per la nostra salvezza”.
Offriva se stessa ogni giorno ed ogni
notte come agnello immolato per la sal-
vezza delle anime.
Per quanto io la aiutassi
materialmente, quello che lei mi ha dato è
stato ben più grande e nobile, mi ha sveglia-
to dal sonno, ha scosso la mia anima e mi ha
fatto guardare la vita con occhi diversi. Il
Signore ancora una volta ha avuto miseri-
cordia di me mettendomi di fronte ad una
persona che agli occhi del mondo era solo
un malato senza speranza in attesa della
morte. “Ti benedico, o Padre, Signore del
cielo e della terra, perché hai tenuto nasco-
ste queste cose ai sapienti e agli intelligenti
e le hai rivelate ai piccoli
”.
Solo adesso capisco che il Signore esau-
dì le mie preghiere, mi fece conoscere le
persone più importanti del mondo, coloro
da cui avrei dovuto imparare
ed imitare e
magari fare di più. Io non sono stato l’unico
e tantissime altre persone hanno ricomincia-
to a vivere attingendo gratuitamente dall’a-
more che Vera trasmetteva, con il suo sacri-
ficio ha portato tante anime al Signore ed i
suoi frutti si sono moltiplicati. Nel mistero
dell’offerta era racchiuso il suo tesoro e lei a
piene mani lo distribuiva a noi poveri e
malati perché riscoprissimo la nostra vita e
potessimo fare altrettanto.
Tutto quello che ho scritto è stata l’e-
sperienza che ha segnato la mia conver-
sione
e ancora oggi la ricordo con gioia, in
quell’incontro mi sembra di aver vissuto
quello che accadde in S. Francesco quando
baciò il lebbroso (a quel tempo non sapevo
niente di S. Francesco). Tornato da Lourdes
continuai a far visita a Vera nonostante la
lunga distanza che ci separava ma questo
non diminuiva la nostra amicizia ed ogni
incontro era sempre una grande festa.
Quando l’anno dopo conobbi la mia futura
fidanzata, andammo insieme a casa di Vera e
così scoccò anche per lei l’amore nei suoi
confronti. Per il capodanno decidemmo di
partire da soli per Medjugorje e tornati,
andammo subito a casa di Vera ma al cam-
panello non rispondeva nessuno, dopo un
po’ scese un bambino e con la serenità di un
angelo disse: “ma Vera è morta!”. Da allora
il nostro cammino di fidanzati cresce
ancora sotto il sole dell’offerta
ed il
Signore ha voluto che a Medjugorje incon-
trassimo i fratelli e le sorelle della comunità
“Kraljice Mira”, i quali sono chiamati ad
offrire la propria vita attraverso un’offerta
incondizionata, libera e totale, per amore di
Dio e degli uomini. Con loro stiamo risco-
prendo e approfondendo questo cammino
dell’offerta che Vera con la propria vita ci
aveva mostrato e adesso tocca a noi, oggi,
essere come loro agnelli immolati.
Alessandro Macinai
4
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Notizie dalla terra benedetta
Il “tempo nuovo”
dipende anche da noi!
Una grande mistica francese, Filiola,
ricevette una grazia molto rara: Gesù mise il
Suo Cuore nel cuore di lei, permettendole di
fare l’esperienza delle gioie e dei dolori del
Cristo. Nel suo libro la donna scrive della
profonda sofferenza provata ogni volta che
Gesù le mostrava il male compiuto nella
Chiesa, fra gli “eletti”. Lei ne soffriva fino
ad agonizzare la stessa agonia di Cristo nel
Getsemani. Con semplici parole (non era
andata a scuola), urlava a Gesù il suo dolo-
re, supplicandolo di aver misericordia del
mondo.
Fortunatamente, vide anche coloro che
costruivano ciò che Gesù chiamò “la Chiesa
di Luce”. La bellezza di queste visioni e di
queste realtà future, la riempiva di gioia (lo
sbocciare della Chiesa di Luce è sicuramen-
te ciò che la Gospa chiama “Il Tempo
Nuovo”, nel mess. del 25 ottobre 2000:
“Cari figli, oggi desidero aprirvi il mio
cuore materno e vi invito tutti a pregare per
le mie intenzioni. Con voi desidero rinnova-
re la preghiera ed invitarvi al digiuno che
desidero offrire a mio Figlio Gesù per la
venuta di un Tempo Nuovo, un tempo di pri-
mavera. In quest’anno giubilare tanti cuori
si sono aperti a me. La Chiesa si sta rinno-
vando nello Spirito. Gioisco con voi e rin-
grazio Dio per questo dono e vi invito figlio-
li: pregate, pregate, pregate affinché la pre-
ghiera diventi gioia per voi. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata”
).
Filiola era pronta a sopportare qual-
siasi sofferenza, affinché questa Chiesa di
Luce sorgesse in pieno splendore e aprisse le
sue porte a tutti i figli oggi perduti. Come
Martha Robin, la cui causa di beatificazione
sta progredendo a Roma, Filiola vide in arri-
vo una Nuova Pentecoste d’Amore dopo un
periodo di purificazione. Cinque anni dopo
la morte di Filiola (1976), la Madonna
apparve a Medjugorje (1981). Ciò che sta
facendo non è forse precisamente costruire
questa Chiesa di Luce, per prima cosa nel
cuore di ogni persona, poi nelle nostre fami-
glie? Non dovremmo esultare di gioia per
questo dono? Come non seguire con entu-
siasmo una tale Madre?
Recentemente durante un’omelia a
Medj., un prete americano ha condiviso una
conversazione che aveva avuto con Madre
Teresa. Per riassumere, secondo Madre
Teresa la piaga della miseria spirituale è
più profonda di quella materiale
, per la
quale lei aveva tanto lottato. Per guarire que-
sta piaga dobbiamo ritrovare il senso del
Sacerdozio Regale dei fedeli laici e viverlo
nella sua pienezza. Per fare questo, ha indi-
cato il rimedio per eccellenza: vivere la s.
Messa; rispettare, amare e adorare Gesù
nell’Eucaristia; irradiare Gesù agli altri.
Vivere così il nostro Sacerdozio Regale.
Ecco cosa costruisce la Chiesa della Luce!
Sulla collina delle apparizioni, la sera,
quando i pellegrini si uniscono al gruppo di
preghiera di Ivan, la Vergine appare sempre
felice e gioiosa. Ci saluta “Sia lodato Gesù,
miei cari figli
”e con le mani stese prega su
noi e ci benedice con la sua materna benedi-
zione. Che immensa grazia per le persone
presenti! Anche solo per questa benedizione
della Madre di Dio, vale la pena di venire
dall’Australia e dal Giappone!
Maria viene principalmente per bene-
dirci e per pregare con noi. La sua più
Il miracolo di Medjugorje
In molti siamo testimoni di questo
“miracolo”, e forse non sempre siamo con-
sapevoli del suo specifico valore. È bene
allora dare il giusto nome a quello che
ormai da 23 anni accade nel piccolo paese
della Bosnia Erzegovina e che ha cambiato
la vita di migliaia di persone. Non ci riferia-
mo di certo alle miracolose guarigioni lì
avvenute (anch’esse importanti), o chissà a
quali eventi sensazionali, ma ad una realtà
straordinaria che si è resa “ordinaria” pro-
prio perché quotidiane le visite della Regina
della Pace.
Come ogni 25 giugno - Anniversario
delle apparizioni - siamo invitati a riflette-
re con più attenzione sul profondo significa-
to di questa prolungata presenza di Maria
sulla terra. Una permanenza insolita per l’u-
manità: non era mai successo prima, sebbe-
ne numerosissime erano state nel passato le
apparizioni della Madre di Dio. E forse non
accadrà mai più.
Chi “ha creduto” sa bene che Medjugo-
rje è un capitolo molto importante nel
libro della Salvezza
: pagine di una storia
spesso incompresa, combattuta, giudicata,
osteggiata e criticata, anche da chi nella
Chiesa sarebbe chiamato a proteggerla e a
promuoverla. Ma è anche tanto amata questa
“storia di Medjugorje”, fautrice di una pace
di cui il mondo oggi ha quanto mai bisogno.
È amata da chi in quella terra pietrosa e
priva di attrattive ha ritrovato se stesso e il
senso della propria vita. È amata da chi a
Medj. ha ricuperato il coraggio di essere un
audace testimone della fede nella società
incredula e indifferente. È amata da chi
aveva perduto la propria dignità a causa di
dipendenze e schiavitù, e ora ha riacquistato
la libertà di figlio di Dio.
Uomini e donne che si sono lasciati
interpellare dalla Grazia, e che hanno accet-
tato di mettersi in discussione, decidendo di
abbandonare le false sicurezze che il mondo
propone, per aprirsi ad un cammino più
luminoso. Non sempre facile, non sempre
comodo; eppure salvifico.
Il miracolo di Medjugorje è allora “una
presenza”: quella di una Madre purissima
che continua a generare la risposta nei
cuori dei propri figli. È la visita di Colei che
aveva fatto della sua vita un continuo “sì”
alla volontà di Dio, anche di fronte alle pro-
poste più ardite.
In un mondo pieno di falsità ed illusioni,
dove l’uomo è abituato a subire passivamen-
te le scelte altrui (dei politici, dei potenti, dei
commercianti, dei Mass media…), il “sì”
eterno di Maria ha aperto a Medj. la porta a
tanti altri “sì”. La sua costante disponibilità
ai piani di Dio si è contagiata alle nostre
coscienze, pigre perché la cultura tecnologi-
ca le ha abituate ad ottenere il massimo
risultato con il minimo sforzo.
Incoraggiati dall’esempio della Gospa,
gli uomini si sono impegnati a rispondere:
si sono dati da fare… In questi 23 anni
abbiamo assistito ad un continuo fiorire di
nuove conversioni, di cambiamenti radicali
di vita. I sacerdoti hanno ascoltato confes-
sioni profonde e sincere, come non avviene
generalmente nelle loro parrocchie. I giova-
ni hanno scoperto la propria strada e moltis-
simi hanno intrapreso la vita consacrata e
sacerdotale. I malati hanno smesso di com-
miserarsi e hanno compreso che offrire la
sofferenza vale di più che ottenere la salute.
I miracoli in questo Santuario non si
ricevono rimanendo inerti: si è chiamati a
partecipare con la propria adesione, e con la
volontà di uscire da uno stato di malattia e di
morte attraverso la preghiera, il sacrificio, la
frequenza dei sacramenti... Si otterrà quindi
una “guarigione dinamica” che ci vede
protagonisti, oltre che beneficiari della
Grazia; una guarigione che non si ferma al
sintomo del male, ma penetra man mano gli
strati più profondi del nostro essere, fino alla
completa redenzione. La Regina della Pace
non vuole dei “miracolati”, ma dei figli risa-
nati, attivi collaboratori nel proprio processo
di salvezza. 23 anni di apparizioni non
possono quindi essere un episodio da
commentare
- in bene o in male - e poi
archiviare, ma costituiscono un evento che
va contemplato e poi vissuto.
Nell’odierna mentalità “usa-e-getta” la
durata del fenomeno Medjugorje talvolta
suscita quasi scandalo: “perché così a
lungo?”, molti si chiedono.
Se nel passato si impiegavano dei secoli per
costruire le cattedrali, ora si preconfeziona
tutto e si monta in breve tempo. Non siamo
più abituati ai progetti a lunga scadenza,
quelli che richiedono impegno e abnegazio-
ne; non riusciamo quindi a comprendere che
la Regina della Pace sta costruendo, mattone
dopo mattone, il cuore di un’umanità diroc-
cata, degradata ed avvilita, e sa che ha biso-
gno di tempo per insegnarci a crescere “in
sapienza e grazia”
(cfr. Lc 2,52). Come
aveva fatto con il suo bambino, Gesù.
“Pregate, pregate, pregate…”. “Pace,
pace, pace…”. “Digiunate…”. Instancabile
e paziente, Maria continuerà a ripetere que-
ste parole, finché veramente non le facciamo
nostre e cominciamo a viverle. Infatti, seb-
bene i frutti siano copiosi e positivi, esiste
anche il pericolo di “assuefarsi” alla
Grazia
e di dare tutto per scontato. Capita
che inizialmente, accesi dall’entusiasmo,
accogliamo gli inviti e li mettiamo in prati-
ca, ma poi se i primi ardori si affievoliscono,
lasciamo che i propositi si trasformino in
abitudine. Il rischio è che a un certo punto ci
“annoiamo” e, come un vestito vecchio,
mettiamo da parte ogni buona intenzione.
Maria invece è sempre la stessa: attenta alla
voce di Dio, pronta a servirlo e a donarci il
suo amore.
Anche quest’anno, da tutte le parti del
mondo, sono accorsi a Medj. per festeg-
giarla
: cuori grati ed affettuosi. La santa
Vergine era molto contenta. Ma poi: quanti
di loro permetteranno che Maria sia “viva”
nelle loro anime e non solo una statuina pog-
giata sul comò? Quanti le consentiranno di
essere la regina della propria famiglia, o una
madre che all’occorrenza sa anche corregge-
re? Quanti smetteranno di rinchiuderla in
esteriori devozioni per impegnarsi ad ascol-
tarla nel proprio cuore?
La risposta sta nella coscienza di ognu-
no... È la risposta dei “Cari figli” che hanno
ricevuto tutto da Lei e che dovrebbero dare
tutto per Lei, rendendo così visibile il volto
di Maria nel mondo. Siamo responsabili
delle Sue grazie, e non possiamo sciuparle.
Doniamo a Dio un “si” fedele, e Maria
ne continuerà a gioirne: “Grazie per aver
risposto alla mia chiamata…”
Stefania Consoli
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grande preoccupazione è la mancanza di
pace nelle nostre famiglie. Il mondo non
conoscerà la pace fino a che non avremmo
fatto la pace nei nostri cuori e nelle nostre
famiglie… Ecco il mezzo che Lei ci dà
incessantemente: far ritornare la preghiera
nelle nostre case. La scuola di Maria è così
semplice! Ma ci vuole del coraggio per
seguirla e dire NO ai nostri falsi dei
:
eccesso di televisione, di alimentazione,
computer, automobili, piaceri... Questi idoli
ci premono da tutte le parti e prosciugano la
nostra vita familiare. “Satana vuole la guer-
ra
” ci dice la Vergine. Colui che si trova in
un campo di battaglia e non combatte, è già
vinto. Mettere Cristo al primo posto e com-
battere al Suo fianco contro il male non è
un’opzione facoltativa, è una questione di
sopravvivenza.
suor Emmanuel
(Enfants de Medjugorje)
Bosnia:
Le povertà aumentano
Con il pellegrinaggio di carità di fine
maggio, abbiamo scoperto nuove gravi
povertà. A Sarajevo, nella sede dell’Associa-
zione “Sprofondo”, abbiamo avuto un
importante incontro con un responsabile del
Ministero federale per i profughi e con i
coordinatori del rientro dei profughi in tre
zone della Bosnia orientale: Rogatica,
Visegrad e Rudo. Stanno tentando di rico-
struire le case e hanno bisogno di tutto, spe-
cialmente alimentari e detersivi; ma in parti-
colare avrebbero bisogno di trattori, moto-
coltivatori, mucche e pecore. Quelle poche
migliaia che con coraggio ritornano tra gente
di etnie avversa, non hanno un lavoro e per-
tanto questo tipo di aiuto li renderebbe in
poco tempo autonomi e non più dipendenti.
Si sta approntando un progetto e speriamo
poi di riuscire a finanziarlo. Contiamo sul-
l’aiuto di tanti amici.
Il Ministero dei pro-
fughi ci documenta che in Bosnia ci sono
ancora 800.000 profughi:
un terzo dell’in-
tera popolazione! Ma anche tra i non profu-
ghi pochissimi hanno un lavoro; e spesso chi
ha un lavoro non viene retribuito, ma resta lì
per non perdere il posto, nella speranza che
un domani…
Abbiamo trovato una situazione dram-
matica nei centri profughi di Tasovcici e
Domanovici presso Capljina: sono più di 500
contanti bambini e ragazzi e non hanno più
farina, né pane, perché il Comune non dà più
niente. Data la vicinanza, invocano aiuto ai
gruppi di pellegrini che vanno a Medj. e per-
ché portino loro almeno pane e farina.
Riceviamo appelli di aiuto anche dalle mar-
toriate zone croate di Knin e di Vukovar. P.
Petar di Knin ringrazia i pulman di pellegri-
ni che, previo accordo, passando li davanti,
lasciano viveri e altri aiuti alla sua Caritas.
Speriamo che altri accolgano l’appello.
Padre Zlatko di Vukovar da tempo ha i
magazzini vuoti e non può far niente per i
tanti poveri che bussano perché hanno fame.
Chi si ricorda più di tutti questi poveri?
Abbiamo fiducia che il nostro piccolo servi-
zio di carità verso tutti, senza distinzioni, sia
anche un piccolo servizio alla pace.
Alberto Bonifacio
Centro Informazioni Medjugorje - Via S.
Alessandro, 26 -23855 PESCATE (LC)
Tel. 0341-368487 - Fax 0341-368587
Eventuali aiuti e offerte: inviare a: A.R.PA.
Ass. Regina della Pace Onlus (stesso indi-
rizzo)
- conto corrente postale n. 46968640
INTERVISTA A VICKA
“Il paradiso è già qui in terra”
Ci siamo viste il giorno del
suo compleanno. Era serena,
sorridente, disponibile. Anche
quel giorno, così speciale, non
aveva voluto mancare all’ap-
puntamento con i pellegrini,
accorsi alla “scaletta azzurra”
per ascoltare il racconto dei
suoi incontri con la Madonna.
d. Vicka, la Madonna
visita questa terra ormai da
23 anni e ci ha donato molto.
Alcuni pellegrini, però, si
limitano solo a “chiedere” e
non sempre ascoltano la
domanda di Maria: “Tu che
cosa mi dai?”. Qual è la tua esperienza in
questo senso?
VICKA. L’uomo è alla continua ricerca
di qualcosa. Se chiediamo l’amore vero e
sincero a Maria che è nostra madre, Lei è
sempre pronta a donarcelo, ma in cambio
aspetta anche da noi qualcosa. Sento che
oggi, in modo speciale, viviamo un tempo di
grandi grazie, in cui l’uomo è invitato non
solo a chiedere ma anche a ringraziare e a
donare. Non siamo ancora coscienti di quan-
ta gioia si provi nell’offerta. Se io mi sacri-
fico per la Gospa (perché Lei me lo chiede)
senza cercare niente per me stessa, e poi
chiedo qualcosa per gli altri, sento nel cuore
una gioia speciale e vedo che la Madonna è
contenta. Maria si rallegra sia quando doni
sia quando ricevi. L’uomo deve pregare e,
attraverso la preghiera, donarsi: il resto gli
sarà dato al momento giusto.
d. Generalmente, però, nella sofferen-
za l’uomo cerca una via d’uscita o un
rimedio.
VICKA. La Madonna ha spiegato molte
volte che quando Dio ci dà una croce - la
malattia, la sofferenza, ecc. - deve essere
accolta come un grande dono. Egli sa perché
ce la affida e quando se la riprenderà: il
Signore cerca solo la nostra pazienza.
A questo proposito però la Gospa dice:
“Quando il dono della croce arriva, voi non
siete pronti ad accoglierlo, dite sempre: ma
perché a me e non a qualcun altro? Se inve-
ce voi cominciate a ringraziare e a pregare
dicendo: Signore, grazie per questo dono.
Se hai ancora qualcosa da darmi, sono
pronto ad accettarlo; ma ti prego, donami la
forza di portare la mia croce con pazienza
ed amore
… in voi entrerà la pace. Non pote-
te neanche immaginare quanto valore abbia
la vostra sofferenza agli occhi di Dio!”.
È molto importante pregare per tutte le
persone che fanno fatica ad accettare la
croce: hanno bisogno delle nostre preghiere,
e con la nostra vita e l’esempio noi possia-
mo fare molto.
d. A volte si manifestano delle soffe-
renze morali o spirituali che non si sa
bene come gestire. Cosa hai imparato tu
dalla Gospa in questi anni?
VICKA. Devo dire che personalmente
sono felicissima, perché sento una grande
gioia dentro di me e tanta pace. In parte è
merito mio, perché desidero essere contenta,
ma soprattutto è l’amore della Madonna che
mi rende tale. Maria ci chiede la semplicità,
l’umiltà, la modestia… Per quanto mi è pos-
sibile io mi sforzo con tutto il cuore di offri-
re agli altri quello che la Madonna mi dona.
d. Nella tua testimonianza racconti spesso
che quando la Madonna ti
ha portato a vedere il para-
diso, avete attraversato una
specie di “passaggio”.
Credo però che se noi ci
offriamo e desideriamo
andare oltre la sofferenza,
il passaggio sia presente
anche nelle nostre anime,
non è così?
VICKA.
Certo! La
Gospa ha detto che il paradi-
so si vive già qui sulla terra,
e poi semplicemente si conti-
nua. Ma quel “passaggio” è
importantissimo: se io vivo il
paradiso qui e lo sento dentro
il mio cuore, sarò pronta a morire in qual-
siasi momento in cui Dio mi chiama, senza
porgli alcuna condizione. Egli desidera tro-
varci pronti ogni giorno, sebbene nessuno
possa sapere quando avverrà. Allora il
“grande passaggio” non è altro che la nostra
prontezza.
Ma c’è anche chi oppone resistenza e
lotta contro l’idea della morte. Per questo
Dio con la sofferenza gli offre una chance:
gli dona e il tempo e la grazia per vincere la
sua battaglia interiore.
d. Talvolta però la paura prevale.
VICKA. Sì, ma la paura non viene da
Dio! Una volta la Gospa ha detto: “Se senti-
te nel cuore la gioia, l’amore, la soddisfa-
zione, significa che questi sentimenti pro-
vengono da Dio. Ma se avvertite inquietudi-
ne, insoddisfazione, odio, tensione, dovete
sapere che essi vengono da un’altra parte”.
Per questo dobbiamo sempre discernerne, e
non appena l’inquietudine comincia a girar-
ci nella mente, nel cuore e nell’anima, dob-
biamo subito buttarla fuori. L’arma migliore
per scacciarla è la corona del Rosario nelle
mani, la preghiera fatta con amore”.
d. Tu parli del Rosario, ma ci sono
diversi modi di pregare…
VICKA. Sicuramente. Ma quello che la
Gospa raccomanda è il s. Rosario, e se Lei
lo suggerisce significa che le fa piacere!
Tuttavia, qualsiasi preghiera è buona se è
pregata con il cuore.
d. Ci puoi parlare del silenzio?
VICKA. Non mi è molto facile perché
non sto quasi mai in silenzio! Non perché
non lo ami, anzi, lo ritengo molto buono: nel
silenzio l’uomo può interrogare la propria
coscienza, può raccogliersi ed ascoltare Dio.
Ma la mia missione è quella di incontrare la
gente e ognuno attende da me una parola.
Il silenzio maggiore si crea quando, ad
un certo punto della testimonianza, invito la
gente tacere, mentre io prego per tutti i loro
problemi e difficoltà. Questo momento dura
circa 15 o 20 minuti, talvolta anche mezzo-
ra. Oggigiorno l’uomo non ha il tempo di
fermarsi per pregare in silenzio, così pro-
pongo quell’esperienza, in modo che ognu-
no possa ritrovare un po’ se stesso e guar-
darsi dentro. Poi, pian piano, la coscienza
darà il suo frutto. Le persone si dicono
molto contente perché in quei momenti si
sentono bene, come se fossero in paradiso.
d. Mi sembra però che talvolta, quan-
do questi momenti di “eternità” si conclu-
6
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L’apparizione annuale
a Ivanka
La veggente Ivanka Ivankovic´ Elez ha
avuto la sua consueta apparizione annuale il
25 giugno
2004. In occasione dell’ultima
apparizione quotidiana del 7 maggio 1985 la
Madonna, rivelandole il decimo ed ultimo
segreto, disse a Ivanka che per tutto il resto
della sua vita avrebbe avuto un’apparizione
all’anno nel giorno dell’Anniversario delle
apparizioni.
Così è avvenuto anche quest’anno. La
Madonna le ha affidato il seguente messag-
gio: “Cari figli, pregate per quelle famiglie
che non hanno conosciuto l’amore di mio
Figlio. Ricevete la mia benedizione mater-
na”.
La Madonna era gioiosa e le ha parlato
diffusamente della sua vita.
dono, la gente ricomincia a parlar forte e
a distrarsi, disperdendo la grazia che
aveva ricevuto nella preghiera…
VICKA. Purtroppo! A questo proposito
la Gospa dice: “Molte volte l’uomo ascolta
il mio messaggio con un orecchio e poi lo fa
uscire dall’altro, mentre nel cuore non gli
rimane nulla!”. Non sono importanti le orec-
chie, ma il cuore: se l’uomo desidera cam-
biare se stesso, qui ha molte possibilità; se
invece cerca sempre il meglio per sé, rima-
nendo egoista, vanifica le parole della
Madonna.
d. Parlami del silenzio di Maria: come
sono oggi i tuoi incontri con Lei: pregate?
conversate?
VICKA. La maggior parte delle volte i
nostri incontri sono costituiti solo dalla pre-
ghiera. La Madonna ama pregare il Credo, il
Padre nostro, il Gloria al Padre
Cantiamo anche insieme: non stiamo molto
in silenzio! Prima Maria parlava di più, ma
adesso predilige la preghiera.
d. Accennavi prima alla gioia. L’uomo
oggi ne ha un gran bisogno, ma spesso si
ritrova triste e insoddisfatto. Cosa sugge-
risci?
VICKA. Se preghiamo con cuore since-
ro affinché il Signore ci doni la gioia, essa
non ci mancherà. Nel ‘94 ho avuto un picco-
lo incidente: per salvare dal fuoco la nonna
e un nipotino, mi sono ustionata. Era davve-
ro una brutta situazione: le fiamme mi ave-
vano preso le braccia il busto, il viso, la
testa… All’ospedale di Mostar mi dissero
subito che avevo bisogno di un’operazione
plastica. Mentre l’ambulanza correva, dissi a
mia madre e a mia sorella: cantate un po’!
Loro reagirono sorprese: ma come puoi can-
tare in questo momento, lo vedi che sei sfi-
gurata? Allora risposi: ma rallegratevi, rin-
graziamo Dio!
Quando giunsi all’ospedale, mi comuni-
carono che non avrebbero toccato niente…
Un’amica vedendomi disse: sei davvero brut-
ta, come puoi rimanere così? Ma io risposi
serenamente: se Dio desidera che rimanga
così, io lo accetterò in pace. Se invece desi-
dera che tutto guarisca completamente, signi-
fica che questo episodio è stato un dono
affinché io salvassi la nonna e il bambino.
Vuol dire anche che sono all’inizio della mia
missione, in cui devo solo servire Dio.
Credimi: dopo un mese non c’era più
nulla, neanche una piccola cicatrice! Ero
davvero felicissima. Tutti mi dicevano: ma ti
sei guardata allo specchio? Ed io risponde-
vo: no e non lo farò… Io mi guardo dentro:
so che lì si trova il mio specchio!
Se l’uomo prega con il cuore e con amore,
la gioia non gli mancherà mai. Ma oggi si è
sempre più occupati con le cose che non sono
importanti, e si fugge da quello che dona
gioia e felicità. Se le famiglie mettono al
primo posto le cose materiali, non potranno
mai sperare nella gioia, perché gliela sottrae
la materia; ma se desiderano che Dio sia la
luce, il centro e il re della famiglia, non devo-
no temere: la gioia ci sarà. La Madonna però
è triste, perché oggi Gesù è all’ultimo posto
nelle famiglie, o addirittura, non c’è affatto!
d. Forse noi talvolta sfruttiamo Gesù,
oppure vogliamo che Egli sia come noi ci
aspettiamo.
VICKA. Non è tanto uno sfruttamento,
quanto una prova di forza. Di fronte alle
diverse situazioni capita che diciamo: “Ma
questo potrei farlo anche da solo! Perché
devo cercare Dio se qualche volta posso
essere io al primo posto?”.
È un illusione, giacché non ci è dato di
precedere Dio; ma Egli è così buono e sem-
plice che ce lo permette - come si fa con un
bambino - perché sa che prima o poi ritor-
niamo a Lui. Dio dona all’uomo una com-
pleta libertà, ma rimane aperto e aspetta
sempre il suo ritorno.
Tu vedi quanti pellegrini vengono qui
ogni giorno. Personalmente non dirò mai a
qualcuno: “Devi fare questo o quello, devi
credere, devi conoscere la Madonna… Se me
lo chiedi, te lo dirò, altrimenti, rimani nella
tua libera volontà. Però bada che non sei qui
per caso, perché sei stato chiamato dalla
Gospa. Questa è una chiamata. E quindi, se
la Madonna ti ha condotto qui, significa che
attende qualcosa anche da te! Devi scoprire
da solo, nel tuo cuore, ciò che Lei si aspetta”.
d. Parlaci dei giovani. Spesso nelle tue
testimonianze li menzioni.
VICKA. Sì, perché i giovani si trovano
in una situazione molto, molto difficile. La
Madonna dice che possiamo aiutarli solo
con il nostro amore e con la preghiera; men-
tre a loro dice: “Cari giovani, tutto quello
che oggi il mondo vi offre, passa. Stati atten-
ti: satana desidera usare ogni momento libe-
ro per se stesso”. In questo tempo il demo-
nio è particolarmente attivo tra i giovani e
nelle famiglie, che egli desidera sempre più
distruggere.
d. Come agisce il demonio nelle fami-
glie?
VICKA. Le famiglie sono in pericolo
perché non c’è più dialogo, non c’è più la
preghiera, non c’è niente! Per questo la
Madonna desidera che si rinnovi la preghie-
ra in famiglia: chiede che i genitori preghino
con i figli e i figli con i genitori, così che
satana sia disarmato. Questa è la base della
famiglia: la preghiera. Se i genitori avessero
il tempo per i figli, non ci sarebbe problema;
ma oggi i genitori lasciano i figli a loro stes-
si per avere più tempo per sé e per tante stu-
pidaggini, e non comprendono che i figli si
perdono.
d. Ti ringrazio. Desideri aggiungere
qualcosa?
VICKA. Che pregherò per tutti voi,
soprattutto per i lettori dell’Eco di Maria:
vi presenterò alla Madonna. La Regina della
Pace vi benedica con la sua pace ed il suo
amore. Un grande, sincero saluto di cuore da
Vicka.
(S. C. / redazione)
p. Slavko
ci insegna la preghiera
Traiamo alcuni spunti da un libro scritto
da p. Slavko nel 1999 (Pregate insieme con
cuore gioioso
-
Edizioni MIR Medjugorje
),
per fare insieme a voi un percorso nel
mondo della preghiera.
Ormai è chiaro che la Regina della Pace
insiste sull’importanza della preghiera per-
ché sa che è la via regale che ci conduce ad
un rapporto vivo col Dio vivente. Vale quin-
di la pena approfondirne alcuni aspetti, in
modo che ognuno possa rispecchiarsi in
quello che gli è più consono.
Pregare insieme
“Molte persone spesso mi chiedono:
cos’è un gruppo di preghiera e come posso
guidarlo? Ho fornito risposte di vario gene-
re con le quali ho aiutato i pellegrini a met-
tere in pratica la propria buona volontà e
risolutezza.
“Se due di voi sopra la terra si accorde-
ranno per domandare qualunque cosa, il
Padre mio che è nei cieli ve la concederà. per-
ché dove sono due o tre riuniti nel mio nome,
io sono in mezzo a loro”
(Mt 18,19-20).
Quindi, già da un punto di vista biblico,
la preghiera comune ha una sua speciale
forza. Se si è coscienti che la preghiera è
un dialogo con Dio
, bisogna anche sapere
che essa ha un proprio lessico, una propria
grammatica ed un proprio contenuto sui
quali, così come per ogni altra lingua, biso-
gna bene esercitarsi. Se si vuole parlare una
lingua straniera, bisogna dialogare con gli
altri, ma per farlo occorre conoscere le paro-
le e le regole. Lo stesso vale per la preghie-
ra. Affinché l’uomo impari bene a pregare,
deve pregare insieme agli altri ma, per poter-
lo fare, deve pregare anche da solo.
La famiglia è il primo gruppo di pre-
ghiera. I genitori devono pregare con i figli
e viceversa. Così come è impossibile conce-
pire una famiglia in cui non si dialoghi, allo
stesso modo è impossibile concepire una
famiglia cristiana senza la preghiera comu-
ne. Madre Teresa ha detto: “La famiglia che
prega rimane unita e la famiglia che rimane
unita cresce nell’amore!”
Da un punto di vista educativo è impor-
tante che i figli vedano i genitori pregare e
che imparino a pregare con loro. Tutti sanno
che nella crescita di un bambino c’è un fase
in cui egli vede il proprio padre come l’indi-
viduo più intelligente e più forte del mondo e
questo è importante per lo sviluppo persona-
le del bambino. Ma quando egli vede il papà
che unisce le mani e prega, egli comprende,
anche se non ne è cosciente, che esiste qual-
cuno che è più alto, che è più forte, più
intelligente e più ricco del papà
. In tal
modo il cuore e l’anima del bambino si apro-
no ad un’esperienza soprannaturale e si pre-
parano all’incontro con Dio Padre che è
onnipotente e trascende ogni creatura umana.
Se i genitori non pregano insieme e con i
propri figli, sarà difficile aspettarsi che i figli
lo facciano. Quando oggi si sente dire che i
giovani non pregano, significa che non hanno
ricevuto un modello dai genitori. Durante la
crescita dei ragazzi si manifesta una crisi
della preghiera e questo è del tutto normale
perché le crisi sono situazioni legate alla cre-
scita ed in questo ambito i ragazzi devono
7
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Don Alberto Bertozzi
per molti anni ha dimora-
to presso la Canonica di
Villanova Maiardina, il
cui parroco era don
Angelo e dove è nato
l’Eco di Maria. Erano gli
anni della scoperta della
sua vocazione sacerdota-
le e dei successivi studi
di teologia. Don Alberto
è stato testimone della nascita dell’Eco e,
alla morte di don Angelo, ha assunto il ruolo
di presidente dell’Associazione.
Attualmente, suggella con la sua benedi-
zione ogni numero del giornalino preparato
dalla redazione.
Noi, i ragazzi
di don Angelo
Perché don Angelo andò a Medjugo-
rie? Sostanzialmente per i messaggi riguar-
danti la preghiera. Allora le notizie erano
rare. Fu un prete suo amico a parlargli di
questo “fenomeno”. Non furono i fatti
straordinari ad attirare la sua attenzione, ma
la preghiera che Maria chiedeva.
La preghiera infatti per lui era l’impegno
principale del cristiano
. Lo sanno bene
quelli che allora, in diocesi erano definiti dai
preti della città: “i ragazzi di don Angelo”.
Si partì, con un vecchio pulmino un po’
all’avventura. Ricordo che vedemmo i veg-
genti da lontano. Ciò che convinse don
Angelo e tutti noi fu la Messa delle 18:00; una
vera assemblea di credenti. Tutto partì da lì.
Don Angelo iniziò a frequentare quella
terra benedetta con vari pellegrinaggi. “Eco
nacque come necessario foglio di collega-
mento tra i pellegrini. La prima stampa ebbe
ben 50 copie! Lo strumento di lavoro: mac-
china da scrivere e ciclostile. Si dovette
ristampare diverse volte.
Varie notizie e novità fornirono nuovo
materiale per il secondo numero, ma la sin-
golarità fu questa: la piccola parrocchia di
Villanova camminava insieme a don Angelo
nell’intensificarsi della preghiera, nel condi-
videre l’esperienza del “pane ed acqua”, nel-
l’accostarsi in modo periodico alla Riconci-
liazione. Quasi subito si imitò il ritmo della
Confessione una volta al mese gia praticato
a Medjugorie. Fu un successo pastorale. Più
volte sentii i complimenti dei sacerdoti con-
fessori che ci aiutavano: “Come si confessa
bene qui!”.
Non fu sempre facile per don Angelo
scrivere Eco. Egli sentiva inizialmente que-
sto impegno quasi in alternativa all’impegno
parrocchiale. In diverse riprese gli adulti
della comunità lo rassicurarono: “La parroc-
chia è piccola,... non si preoccupi,... siamo
fieri di essere la parrocchia di Eco!”.
Credo
che la parrocchia abbia contribuito come
“luogo teologico” alla composizione di Eco.
Soprattutto nel suo nascere.
don Alberto Bertozzi
Per nuovi abbonamenti o per le modifiche
di indirizzi scrivere alla Segreteria dell’Eco
CP 27 31030 BESSICA (TV)
E-mail: info@ecodimaria.net
L’Eco di Maria è gratuito e vive solo di
libere offerte da versare in POSTA:
n. 14124226 intestato a Eco di Maria
Cas. Post. 27- 31030 BESSICA (TV)
o in BANCA:
Associazione Eco di Maria
Banca Agricola Mantovana (BAM) -
Agenzia Belfiore ABI 05024 CAB 11506
C/C N. 4 75 40 18
I lettori scrivono...
Marcelo Bogado dall’Argentina -
Grazie del giornale che cosi gentilmente mi
spedite; lo leggo con molta attenzione, mi
aiuta spiritualmente per continuare a vivere
questa vita. Ringrazio per tutto quello che
scrivete e per l’amore che trasmettete.
Continuate così.
Okiror Robert dall’Uganda - Sono
così felice perché Eco mi ha cambiato la
vita, spiritualmente ma anche il mio stile di
vita è cambiato. Dio vi benedica!
Alison Carranza dalla Gran Bretagna
Vi ringrazio per la benedizione e l’ispirazio-
ne che il vostro meraviglioso Eco ci porta
dalla Madre Celeste. Quale gioia leggerlo:
Eco ci fortifica.
J. Claude Habyariman, dal Rwanda -
Ricevo Eco regolarmente e lo leggo con
tanto gusto. Grazie per il vostro lavoro che
contribuisce alla salvezza del mondo.
Marilyn Brandel dagli USA - Leggo e
ri-leggo l’Eco, e poi faccio copie per passa-
re ad altri. Grazie. Pregherò per voi.
L. Akindayomi & T. Shobo dalla
Nigeria - Apprezziamo il vostro lavoro
meraviglioso. Parrocchiani e amici leggono
Eco molto volentieri. Tutti noi preghiamo
affinché Dio continui a guidarvi e benedirvi.
Padre S. J. Joseph dall’India - La voce
di Medjugorje echeggia in India, portando
conforto ai miei parrocchiani. Eco per me è
davvero ispirazione. Grazie. Prego affinché
Eco possa raggiungere ogni angolo del
mondo e affinché la nostra dolce Madre possa
essere amata e seguita. Dio vi benedica!
Lucy Favetta dall’Australia
-
Desidero ringraziarvi per la pubblicazione
che dà tanta ispirazione. Lo attendo con
ansia. Dio vi colmi di benedizioni!
Padre Alberto Rienzner dall’Uganda -
Carissimi e fedelissimi nel Signore Risorto,
grazie, grazie, grazie per l’Eco della nostra
Mamma. Qui ad Aboke, Lira siamo vivi per
miracolo mentre attorno a noi nel Nord
Uganda scorazzano ribelli diabolici. Gesù
perdoni loro, perché non sanno quello che
fanno. Infiniti auguri. In unione di preghiera.
Stefano G. da Bologna (I) - Carissimi,
vi leggo con molto interesse da circa 1 anno.
Sono molto lontano nel cammino verso la
perfezione, ma da quando vi leggo qualcosa
è cambiato in me, uno stato mentale ancora
in fase embrionale che si sta lentissimamen-
te sviluppando.
Ho letto in un numero della vostra bel-
lissima pubblicazione che un viaggio a
Medjugorje è sempre un’avvenimento spe-
ciale per l’atmosfera che si respira laggiù, e
vorrei provare. è da molto che ci penso.
Applaudo la vostra pubblicazione a cui ade-
risco con qualche offerta periodicamente e
vi esorto a continuare e a mandarmela anco-
ra. Un cordiale e affettuoso saluto.
Dalla traduttrice di ECO in greco
sr. Despina da Atene: Cari Amici, oltre
al lavoro di traduttrice, e il diffondere l'Eco
con discrezione nelle parrocchie e molti altri
luoghi, la nostra prima preoccupazione nella
comunità è la nostra vita spirituale, più un
po' di tempo che si dedica alle attività. Io
dirigo una scuola di lingue. Vi ricorderò con
la preghiera nel nostro ritiro annuale nel
mese di luglio. Dio vi benedica.
IMPORTANTE: Chi desidera ricevere
l’Eco per posta lo richieda direttamente alla
Segreteria. Non sono previsti invii da altri
mittenti.
Grazie.
ECO COMPIE 20 ANNI
Eco su Internet: http://www.ecodimaria.net
abbon.: info@ecodimaria.net
E-mail redazione: ecoredazione@infinito.it
scegliere la preghiera personale e l’incontro
personale con Dio. Esse possono durare
anche a lungo, ma lì dove i genitori pregano
con i figli, anche i figli supereranno qualsia-
si crisi e diverranno cristiani più maturi.
Chi prega in famiglia riesce anche ad
inserirsi più facilmente in un gruppo di
preghiera.
I gruppi di preghiera sono essen-
ziali per la crescita nella fede dei ragazzi.
Sarebbe molto pericoloso se i genitori non
permettessero ai figli di incontrare i propri
amici e coetanei fuori casa. In tal modo essi
ostacolerebbero un sano sviluppo dei figli e
non li preparerebbero a fare il loro ingresso
nella vita.
Alla domanda generica su come si prega
e si guida un gruppo di preghiera, bisogna
rispondere mettendo innanzitutto in eviden-
za che un gruppo di preghiera è un grup-
po di amici.
Nessuno chiederebbe come si
fa ad incontrare gli amici, perché tutti lo sap-
piamo bene: si parla, si canta, si tace, si
piange, si ride e si gioisce, a seconda delle
circostanze in cui ci si trova. Bisogna conce-
pire il gruppo di preghiera nello stesso
modo. Si tratta di amici che si incontrano
perché sono credenti e di credenti che si
incontrano perché sono amici. L’incontro di
preghiera prenderà forma a seconda dello
stato d’animo dei partecipanti.
Da un lato
è espressione dello stato interiore del singo-
lo ma, dall’altro, deve condurre e ispirare
alla Parola di Dio.
Per questo motivo è di fondamentale
importanza che ogni gruppo di preghiera e
di fedeli sentano la propria condizione reale
e trovino una risposta ed un aiuto alla pro-
pria situazione esistenziale.
(p. Slavko Barbaric’ fine 1° puntata)
Anche quest’anno il Festival Intern. dei
Giovani sarà a Medjugorje dal 1° al 6 agosto.
Il 5° Seminario Internazionale per le
coppie sposate si terrà presso il nuovo salo-
ne a Medjugorje dal 3 al 6 novembre 2004.
Il tema del Seminario è: “Come guarire il
matrimonio e la famiglia”. È possibile invia-
re le proprie adesioni al seguente indirizzo e-
mail:
seminar.marija@medjugorje.hr
oppure direttamente all’ufficio informazioni
del Santuario telefono 00387-36-651988 o
fax 00387-36-651999. Il numero dei parteci-
panti è limitato per esigenze di spazio, per-
tanto vi esortiamo ad inviare le vostre adesio-
ni quanto prima, al più tardi entro la fine di
settembre. Inoltre invitiamo tutte le coppie
che parteciperanno al seminario a trovarsi un
alloggio a Medjugorje.
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La Regina della Pace rinnovi
la sua benedizione nei vostri cuori
e nelle vostre famiglie.
Villanova M., 29 giugno 2004
Resp. Ing. Lanzani - Tip. DIPRO (Roncade TV)
 


 

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