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Eco di Maria Regina della Pace 174 (Marzo-Aprile 2004)

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Messaggio del 25 gennaio 2004:
Cari figli, anche oggi vi invito a pre-
gare. Pregate, figlioli, in modo particola-
re per tutti quelli che non hanno cono-
sciuto l’amore di Dio. Pregate affinchè i
loro cuori si aprano e si avvicinino al mio
cuore e al cuore di mio Figlio Gesù, così
che possiamo trasformarli in uomini di
pace e di amore. Grazie per aver risposto
alla mia chiamata.
Uomini di pace e di amore
Un nuovo secolo, un nuovo millennio si
aprono nella luce di Cristo. Non tutti però
vedono questa luce. Noi abbiamo il compi-
to stupendo ed esigente di esserne il rifles-
so.
Così ci esorta il Santo Padre nella Novo
millennio ineunte
(n. 54) e Maria ci sugge-
risce il modo per essere il riflesso della luce
di Cristo: cari figli, anche oggi vi invito a
pregare
.
Quanto è difforme dai nostri metodi
questo invito di Maria! Può la preghiera
risolvere i problemi dell’uomo? Molto può
la preghiera del giusto fatta con insistenza
(Gc 5, 16) e Maria insiste nel chiederci di
pregare. Non per evadere dalle nostre
responsabilità, anzi per farcene carico con
consapevole sapienza. Non per delegare la
soluzione dei nostri problemi ad un Dio
lontano, ma per attingere in Lui e da Lui la
necessaria luce.
Pregare è lasciarsi raggiungere da Dio
in un rapporto concreto e vitale, capace di
trasformare, giorno dopo giorno, la vita
nostra e degli altri. E questa trasformazione
non raggiunge solo coloro che ci sono fisi-
camente vicini ma tutti quelli che incontria-
mo in Cristo, anche se lontani da noi nello
spazio e nel tempo.
Pregate, figlioli, in modo particolare
per tutti quelli che non hanno conosciuto
l’amore di Dio
. La preghiera è canale attra-
verso cui scorre l’amore di Dio e noi oggi
siamo invitati a consentire che questo
amore raggiunga tutti quelli che non
l’hanno conosciuto.
Si tratta di quelli che
non hanno mai sentito parlare di Dio (e
questi forse sono pochi) ma anche di quelli
che hanno più o meno consapevolmente
rifiutato questo Amore (e questi sono certa-
mente molti e, forse, fra essi siamo inclusi
anche noi).
Pregate affinché i loro cuori si aprano
e si avvicinino al mio cuore ed al cuore di
mio Figlio Gesù.
Non si tratta di chiedere
una qualche grazia, di ottenere un qualche
favore celeste, ma l’apertura del cuore,
l’abbandono a Dio così tanto richiesto da
Maria. Si tratta di ottenere la conversione
reale e totale che renda sempre più vicino il
cuore dell’uomo a quelli di Gesù e Maria e
che permetta a Loro di trasformarci in
uomini di pace e di amore. Il nostro
mondo comincia il nuovo millennio carico
delle contraddizioni di una crescita econo-
mica, culturale, tecnologica, che offre a
pochi fortunati grandi possibilità, lascian-
do milioni e milioni di persone non solo ai
margini del progresso, ma alle prese con
condizioni di vita ben al di sotto del minimo
dovuto alla dignità umana.
In questo scena-
rio così realistico disegnato dal Santo Padre
(Novo millennio ineunte, n.50) è oltremodo
necessario ed urgente essere uomini di
pace e di amore
. Non basta pronunciare
qualche preghiera, partecipare a qualche
veglia. È assolutamente necessario essere il
riflesso della luce di Cristo nel mondo di
oggi, lasciarsi trasformare da Lui, lasciarsi
vivere da Lui. Occorre ricevere da COLUI
CHE E’ il nostro ESSERE. Non dire o fare,
ma essere.
Essere uomini di pace e di amore per-
ché il Suo Amore, la Sua Pace raggiungano
ogni uomo, ogni donna, ogni creatura
vivente. Essere uomini di pace e di amore
per testimoniare che Cristo è vivo e presen-
te oggi nel mondo, che è sempre pronto a
tergere ogni lacrima, a sanare ogni ferita.
Per dire a tutti, con la vita più che con le
parole, che Dio si china sul piccolo e sul
bisognoso, che abbraccia la vittima ma non
disdegna il persecutore. Consegniamo a
Maria le nostre vite perché trionfino nel
mondo la pace e l’amore. Pace e gioia in
Gesù e Maria.
Nuccio Quattrocchi
Messaggio del 25 febbraio 2004:
“Cari figli, anche oggi, come mai fino
ad ora, vi invito ad aprire i vostri cuori ai
miei messaggi. Figlioli, siate quelli che
attirano le anime a Dio e non quelli che le
allontanano. Io sono con voi e vi amo tutti
con un amore particolare. Questo è tempo
di penitenza e di conversione. Dal profon-
do del mio cuore vi invito: siate miei con
tutto il cuore e allora vedrete che il vostro
Dio è grande perché vi darà abbondanza
di benedizioni e di pace. Grazie per aver
risposto alla mia chiamata.”
Come mai fino ad ora
Come avvenne al tempo di Noè, così
sarà nei giorni del Figlio dell’uomo; man-
giavano, bevevano, si ammogliavano e si
maritavano, fino al giorno in cui Noè entrò
nell’arca e venne il diluvio e li fece perire
tutti. Come avvenne anche al tempo di Lot:
mangiavano, bevevano, compravano, vende-
vano, piantavano, costruivano; ma nel gior-
no in cui Lot uscì da Sodoma piovve fuoco e
zolfo dal cielo e li fece perire tutti. Così sarà
nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si mani-
festerà
(Lc 17, 26-30). Ed ancora: quei
Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato
con quello dei loro sacrifici non erano più
peccatori di tutti gli altri; né quei diciotto
sui quali rovinò la torre di Siloe uccidendo-
li erano più colpevoli di tutti gli abitanti di
Gerusalemme. Ma, se non vi convertirete -
dice il Signore - perirete tutti allo stesso
modo
(Lc 13, 1-5).
Immersi nelle faccende umane è facile
rischio venirne travolti, morire. Se infatti
non credete che Io sono, morirete nei vostri
peccati,
dice Gesù (Gv 8, 24b). Credere in
Gesù non significa sapere che Egli è; satana
questo lo sa meglio di noi. Credere in Lui
significa vivere con Lui, di Lui.
Maria ci invita a questo incontro ed il
Suo invito è oggi più accorato e pressante
che mai: anche oggi, come mai fino ad ora,
vi invito ad aprire i vostri cuori ai miei
messaggi
. Lei, nostra Arca dell’Alleanza, ci
aspetta ancora. Le porte del Suo Cuore sono
sempre aperte, ma sarà a noi dato sempre di
poterle varcare? Oggi certamente sì, siamo
ancora in tempo: siate miei; ma domani?
Questo è tempo di penitenza e di conver-
sione
, tempo quanto mai propizio per ravve-
dersi e tornare alla casa del Padre (Lc 15,
11-32). Convertitevi e desistete da tutte le
vostre iniquità,… Liberatevi da tutte le ini-
quità commesse e formatevi un cuore nuovo
e uno spirito nuovo… Convertitevi e vivrete
(Ez 18, 30b-32).
Anche noi come mai fino ad ora voglia-
mo essere disponibili, o Madre, ad accoglie-
re il tuo invito. Vogliamo essere tuoi con
tutto il cuore
, totalmente tuoi, senza più
nulla riservare per noi. Lo Spirito Santo per-
vada ogni ambito della nostra persona, per
tutto trasformare, tutto rinnovare, tutto
Non sia fatta la mia,
ma la tua volontà
(Lc 22,42)
Marzo - aprile 2004 - Edito da Eco di Maria, C.P.
27 31030 Bessica (TV)
(Italia) - Tel / fax 0423. 470331
A. 20, n. 3-4; Sped.a.p. art.2,com.20/c, leg.662/96 filiale di MN-Autor.tribun.MN: 8.11.86, ccp 14124226
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Il digiuno,
frutto dell’amore
Chi scrive non ha certo la statura e la fama
di grande asceta ma, come tanti, è molto
debole e di fronte al digiuno quaresimale o
alle richieste della Regina della Pace di digiu-
nare a pane ed acqua il mercoledì e il vener-
dì, si domanda: “come è possibile? Ci riusci-
rò?”; o magari è un po’ scoraggiato perché i
vari tentativi sono naufragati miseramente.
Certamente la proposta del digiuno, nel
nostro tempo, ha un valore diverso dai
tempi passati
, sia perché certe asperità del
passato oggi non sono pensabili - dato che
siamo effettivamente tutti più deboli - sia
perché sentiamo che la stessa penitenza cor-
porale deve essere accompagnata da una
maggiore attenzione alla dimensione inte-
riore e spirituale, come chiedeva già il
Signore attraverso il profeta Isaia (Is 58,1-
10). Questo però non toglie né il valore né la
possibilità al digiuno in genere o al digiuno
chiesto dalla Beata Vergine Maria a
Medjugorje, altrimenti Lei stessa non ce lo
avrebbe chiesto. Abbiamo anche visto che
quando il S. Padre in alcune circostanze par-
ticolari ha proposto il digiuno, c’è stata una
risposta molto positiva.
Indubbiamente anche per noi oggi il
digiuno racchiude in sé alcuni valori ai
quali siamo molto sensibili: la ricerca del-
l’essenzialità di fronte al consumismo sfre-
nato, la cura e il rispetto del proprio corpo
troppo ingolfato da tante cose, l’esigenza di
una maggiore libertà di spirito dai vincoli
delle cose terrene, la condivisione con i
poveri che digiunano costretti dalla miseria.
Oltre ad avere un valore il digiuno è
una possibilità reale. Forse per un po’ l’ab-
biamo sperimentato tutti: se una persona
vuole una cosa, la fa… Ma occorrono alcu-
ne attenzioni. Il digiuno proposto dalla
Regina della Pace non è obbligatorio, è un
“caldo invito” ad unirsi volontariamente alle
sofferenze e alla morte di Gesù in croce per
la salvezza degli uomini, per arginare l’odio
e la violenza, il peccato e la morte.
Né il Signore né la Vergine Maria ci
guardano male se non digiuniamo, perché il
problema non è tanto l’omissione nel digiu-
nare, ma il fatto che siamo ancora spiritual-
mente immaturi… Non abbiamo ancora
maturato nella nostra mente la necessità di
unirci alla Croce di Cristo perché non avver-
tiamo a sufficienza, come Gesù e Maria, la
gravità del peccato presente nel mondo.
Il digiuno, quindi, non è frutto di uno
sforzo volontaristico destinato a durare un
poco e ad intristirci; ma ha i suoi tempi e i
suoi modi, che nella tradizione del Primo
Testamento (Dt 9,9.18) e ai tempi di Gesù
(Mt 4,1-2) erano ben conosciuti, come pure
nella prassi ascetica cristiana di sempre (Atti
13,3) e che noi dobbiamo riscoprire per
vivere bene. Diversamente non andiamo
molto al di là del digiuno e della “giustizia”
dei farisei alla quale si riferisce Gesù:
“Quando digiunate, non assumete aria tri-
ste come gli ipocriti, per far vedere agli
uomini che digiunano… Tu, invece, quando
digiuni profumati la testa e lavati il volto…
e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricom-
penserà”
(Mt 6,16-18).
Il digiuno è un dono di grazia che si
riceve con la vita nuova in Cristo, a noi
donata nel battesimo. È espressione della
“vita secondo lo Spirito”, opera della nuova
creatura che è stata generata in noi, che fa
morire l’uomo vecchio con tutte le sue esi-
Giovanni Paolo II:
Nella Quaresima
pensiamo ai bambini
“Con il suggestivo rito dell’imposizione
delle Ceneri prende avvio il tempo sacro
della Quaresima, durante il quale la liturgia
rinnova ai credenti l’appello a una radicale
conversione, confidando nella misericordia
divina”. Con queste parole inizia il messag-
gio
che il Santo Padre ha scritto per accom-
pagnare il nostro cammino quaresimale,
ispirato a un tema quanto mai attuale: i
bambini
.
“Chi accoglie anche uno solo di questi
bambini in nome mio, accoglie me” (Mt
18,5). questo tema - continua il Papa
- offre l’opportunità di riflettere sulla
condizione dei bambini, che anche
oggi Gesù chiama a sé e addita come
esempio a coloro che vogliono
diventare suoi discepoli. Le parole di
Gesù costituiscono un’esortazione a
esaminare come sono trattati i
bambini nelle nostre famiglie, nella
società civile e nella Chiesa.
E sono
anche uno stimolo a riscoprire la
semplicità e la fiducia che il credente
deve coltivare, imitando il Figlio di
Dio, il quale ha condiviso la sorte dei
piccoli e dei poveri.
Gesù amò i bambini e li predi-
lesse per la loro semplicità e gioia di
vivere, per la loro spontaneità, e la
loro fede piena di stupore. Egli, per-
tanto, vuole che la comunità apra loro le
braccia e il cuore come a Lui stesso: “Chi
accoglie anche uno solo di questi bambini in
nome mio, accoglie me”
. Ai bambini Gesù
affianca i “fratelli più piccoli”, cioè i miseri,
i bisognosi, gli affamati e assetati, i forestie-
ri, i nudi, i malati, i carcerati. Accoglierli e
amarli, o invece trattarli con indifferenza e
rifiutarli, è riservare a Lui lo stesso atteggia-
mento, perché in loro Egli si rende partico-
larmente presente.
Negli anni della sua vita pubblica, ripeté
più volte che solo quanti avessero saputo
farsi come i bambini sarebbero entrati nel
Regno dei Cieli
. Nelle sue parole il bambi-
no diventa immagine eloquente del discepo-
lo chiamato a seguire il divino Maestro con
la docilità di un fanciullo: “Chiunque diven-
terà piccolo come questo bambino sarà il
più grande nel regno dei cieli”
(Mt 18,4).
Diventare” piccoli e “accogliere” i
piccoli: sono questi due aspetti di un unico
insegnamento che il Signore rinnova ai suoi
discepoli in questo nostro tempo. Solo chi si
fa “piccolo” è in grado di accogliere con
amore i fratelli più “piccoli”.
Penso con grata ammirazione a coloro
che si prendono cura della formazione del-
l’infanzia in difficoltà e alleviano le soffe-
renze dei bambini e dei loro familiari causa-
te dai conflitti e dalla violenza, dalla man-
canza di cibo e di acqua, dall’emigrazione
forzata e da tante forme di ingiustizia esi-
stenti nel mondo.
Accanto a tanta generosità si deve però
registrare anche l’egoismo di quanti non
“accolgono” i bambini. Ci sono minori che
sono feriti profondamente dalla violenza
degli adulti
: abusi sessuali, avviamento alla
prostituzione, coinvolgimento nello spaccio
e nell’uso della droga; bambini obbligati a
lavorare o arruolati per combattere; innocen-
ti segnati per sempre dalla disgregazione
familiare; piccoli travolti dal turpe traffico
di organi
e di persone. E che dire della tra-
gedia dell’AIDS con conseguenze devastanti
in Africa? Si parla ormai di milioni di perso-
ne colpite da questo flagello, e di queste tan-
tissime sono state contagiate sin dalla nasci-
ta. L’umanità non può chiudere gli occhi di
fronte a un dramma così preoccupante!
Che male hanno fatto questi bambini
per meritare tanta sofferenza? Da un punto
di vista umano non è facile, anzi forse è
impossibile rispondere a quest’interrogativo
inquietante. Solo la fede ci aiuta a penetrare in
un così profondo abisso di dolore. Facendosi
“obbediente fino alla morte e alla morte di
croce”
(Fil 2,8), Gesù ha assunto su di sé la
sofferenza umana e l’ha illuminata con la luce
sfolgorante della risurrezione. Con la sua
morte ha vinto per sempre la morte.
Cari Fratelli e
Sorelle - conclude il
Pontefice nel suo
messaggio - inizia-
mo con fiducia l’iti-
nerario quaresimale
animati da più
intensa preghiera
,
penitenza e attenzio-
ne verso i bisognosi.
La Quaresima sia, in
particolare,
utile
occasione per dedi-
care maggiore cura
ai bambini, nel pro-
prio ambiente fami-
liare e sociale: essi
sono il futuro del-
l’umanità.
Con la semplicità tipica dei bambini noi ci
rivolgiamo a Dio chiamandolo, come Gesù
ci ha insegnato, “Abba”, Padre, nella pre-
ghiera del “Padre nostro”.
Padre nostro! Ripetiamo frequentemente,
nel corso della Quaresima, questa preghiera.
Chiamando Dio “Padre nostro”, avvertiremo
di essere suoi figli e ci sentiremo fratelli tra
di noi. Ci sarà in tal modo più facile aprire il
cuore ai piccoli, secondo l’invito di Gesù:
“Chi accoglie anche solo uno di questi bam-
bini in nome mio, accoglie me”
.*
orientare a lode e gloria di Dio. Ottienici,
Madre, di saper offrire la nostra vita
, con
gioia, con naturalezza, con estrema sempli-
cità. Ottienici l’abbraccio di Gesù, un
abbraccio così stretto da farci scomparire in
Lui e così risultare in Cristo un unico Figlio
al cospetto del Padre.
O Madre, non è per desiderio di nostra
gloria che noi così Ti preghiamo, ma solo
per poter stare alla presenza del Padre e fare
ciò che a Lui è gradito (Gv 8, 29). Tu stessa
ci chiedi di essere quelli che attirano le
anime a Dio e non quelli che le allontana-
no
. Come possiamo esserlo se Cristo non
vive in noi? Tu sei con noi e ci ami tutti di
un amore particolare
e questo accende la
nostra speranza. Ottienici il perdono dei
nostri peccati perché si trasformi in fede la
nostra diffidenza, in speranza ogni attesa, in
amore la nostra vita (Gv 15,13).
Dal profondo del cuore di Maria ci
giungono un invito ed una promessa: siate
miei con tutto il cuore e allora vedrete che
il vostro Dio è grande perché vi darà
abbondanza di benedizioni e di pace.
Noi
attestiamo che questa Tua promessa, o
Madre, è già realtà e ti rendiamo grazie per
la Tua opera di salvezza.
N.Q
2
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genze e pretese e fa nascere l’uomo nuovo,
capace di vivere non di solo pane ma di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio.
C’è un altro passo del Vangelo dove i
farisei stizziti rimproverano i discepoli di
Gesù perché non digiunano. Gesù risponde
che non è il momento, che non sono ancora
pronti; ancora sono nella fase in cui hanno
bisogno di sentire vicino a loro la presenza
dello “Sposo” (Gesù stesso) e di gustare la
festa del regno che sta arrivando. Poi cono-
sceranno la croce (lo Sposo sarà loro tolto) e
allora saranno capaci di digiunare. Sembra
che Gesù voglia dire che anche per il digiu-
no c’è bisogno di una pedagogia e di una
gradualità. Infatti aggiunge: “Nessuno cuce
una toppa di panno grezzo su un vestito vec-
chio… e nessuno versa vino nuovo in otri
vecchi, ma vino nuovo in otri nuovi”
(Mc
2,18-22).
Il digiuno fa parte di questa vita nuova
del cristiano ed è frutto dell’amore. Se non
sei ancora creatura nuova, matura, non puoi
pretendere da te stesso quello che non puoi
dare. Non puoi saltare due metri se ancora
non sei capace di saltare venti centimetri. È
capace di digiunare chi è capace di amare,
perché è capace di sacrificarsi per la persona
amata solo chi ama veramente. È capace di
amare chi ha compreso l’amore di Gesù
Cristo Crocifisso per noi e ha dentro l’amore
vero per i fratelli. Ma anche qui ci vuole un
amore puro, non commerciale: “Io ti do…tu
mi dai…”,
o un amore che ha paura di Dio.
Nel Vangelo si parla di un fariseo che
digiuna due volte la settimana, con tutte le
carte in regola di fronte alla Legge, ma che
non è “giustificato”, cioè non entra in comu-
nione di vita con Dio perché quel digiuno gli
serve solo per vantare i suoi meriti e giudi-
care con disprezzo gli altri (Lc 18, 9-14).
Dio non ha bisogno dei nostri sacrifici; essi
fanno bene a noi perché ci aprono a Lui e
alla sua vita in noi. Dio non ci impone nulla,
non ci controlla. Perciò chi digiuna deve
farlo per amore, non per paura di piacere a
Dio e di non godere dei suoi favori e di non
ottenere le grazie richieste.
Dio sa attendere e ama e rispetta
anche chi ancora non è capace di digiuna-
re.
Del resto la Chiesa, che riflette il volto
misericordioso di Dio, ufficialmente chiede
pochissimo il digiuno: appena due volte
l’anno - il Mercoledì delle Ceneri e il
Venerdì Santo - ma non si stanca di propor-
re ai suoi figli uno stile di vita sobrio e dis-
taccato dalle cose terrene.
Il digiuno, dunque, è dono di Grazia,
per questo non c’è digiuno senza la preghie-
ra; perché la Grazia non viene da noi ma è
un dono che si chiede nella preghiera insi-
stente. Qualora fosse possibile, il digiuno
senza la preghiera sarebbe solo un fatto bio-
logico. C’è infatti chi fa tanti sacrifici per
dimagrire e per mantenersi in forma fisica…
ma questo non ha niente a che vedere con il
digiuno cristiano. Questo tipo di digiuno
può farlo anche un ateo!
Il digiuno cristiano esige la preghiera,
non solo perché questa ci ottiene dal Signore
la forza per la rinuncia al cibo, ma perché
esprime soprattutto l’amore che ti spinge a
digiunare. Quando stiamo davanti a Gesù
crocifisso per meditare sulla sua Passione,
vediamo come l’appetito scompare. Così
come quando contempliamo le sofferenze di
Maria e ci facciamo carico, come Lei, delle
rovine che satana provoca nelle anime, nelle
famiglie e nel mondo… non sentiamo più la
fame. Altre cose diventano più importanti e
si sente dentro una libertà interiore che allar-
ga il cuore e, pur senza mangiare, ti far star
bene e ti fa sentire sereno e in pace con te
stesso e con gli altri.
Già, gli altri. Quando ti senti più vicino
al Cuore di Dio, quando in te passano gli
stessi sentimenti del Cuore Immacolato di
Maria, senti che puoi fare qualcosa per gli
altri: loro diventano più importanti di te,
delle tue preoccupazioni e dei tuoi bisogni.
Vorresti fare qualcosa, anzi vorresti fare
tutto per loro, specialmente quelli che hai
più cari o che soffrono di più. Ma anche in
questo caso ti viene incontro la Parola del
Signore: “Certa specie di demoni si vinco-
no solo con il digiuno e la preghiera”
(Mt
17,21). Coraggio dunque! Chiediamo al
Signore, per intercessione della Beata
Vergine Maria, la grazia del digiuno cristia-
no e ci verrà data (cfr Mt 7,7-11).
don Nicolino Mor
i
Con le mani
intrise di Passione
Quelle mani inchiodate. Quelle mani
ferite. Quelle mani contratte nello spasimo
di un dolore oltre ogni limite, mentre il ferro
del chiodo lacera le carni ancora vive.
Mani di un Dio che le ha volute per
benedire, per accarezzare, per guarire, per
indicare la via. Mani consacrate del Cristo -
l’Unto del Padre - mandato sulla terra per
esercitare un sacerdozio destinato a portare
definitiva salvezza e riscatto. Il solo capace
di spalancare all’uomo le porte del Regno,
consumando il proprio sacrificio su un alta-
re di legno confitto sul Calvario.
Nel primo mistero doloroso contempliamo
le mani giunte di Gesù in implorante pre-
ghiera.
Avevano appena compiuto dei gesti
solenni, destinati a perenne memoria.
Avevano spezzato del pane, lo avevano
benedetto e poi distribuito ai commensali,
affamati di amore e di verità. Ma prima di
consacrare la mensa, quelle stesse mani ave-
vano toccato i loro piedi; lavati e poi asciu-
gati, in un umilissimo gesto di sottomissione
e di servizio.
Infreddolite ora dal rigore della notte,
stanno lì intrecciate, afferrate l’una all’altra,
in un estremo atto di pura umanità: “Padre
mio, se è possibile, allontana da me questo
calice!”
(cfr Mt 26,39).
A lungo rimangono così, nel buio del
Getsemani. Intrise di dolore e di passione, o
meglio di dolore appassionato per gli uomi-
ni di tutti i tempi che il Cristo spera di rag-
giungere adesso con il suo grido.
Ma nella resa, la sua vittoria… Nel secondo
mistero doloroso contempliamo, infatti,
come Dio consegna agli uomini le sue
mani per essere legato a una colonna.
Con semplici gesti benedicenti avevano
liberato tanti uomini da malattie, da spiriti
immondi e dal peccato. Avevano aperto gli
occhi ai ciechi e le orecchie ai sordi, resti-
tuendo loro libertà e dignità. Avevano assol-
to adultere e condannato i loro accusatori,
scrivendo semplicemente sulla sabbia le loro
colpe.
Annodate in un laccio, le sue mani
imprigionano ora il movimento di un corpo
consegnato ai flagelli. Rese così impotenti
dalla prepotenza, accolgono docilmente i
colpi che, inesorabili trasformano le mem-
bra in brandelli.
Nel terzo mistero doloroso contempliamo le
mani inermi di Gesù, indifese di fronte alle
offese.
Una pioggia di altre mani si abbatte su di
lui: lo spingono, lo schiaffeggiano, lo spo-
gliano… Mani impazzite, mani violente,
mani inquiete. Mani di gente pagana, ingan-
nata dalla sua stessa ignoranza.
Ma non c’è ragione di tanto frastuono
per l’Agnello diretto al macello. A lui non
sono ammesse repliche: è l’ora della mitez-
za. Non prova a difendersi. Non usa le sue
mani per offendere, e neanche per strapparsi
dal capo quel groviglio di spine che preten-
dono di uccidere i suoi pensieri. Le lascia
così, abbandonate, disarmate; e ancora cari-
che di tanta compassione.
Nel quarto mistero doloroso contempliamo
le mani del falegname di Nazareth stringe-
re il legno della Croce.
Lo tiene con tutte le dita. Lo afferra con
esperienza. Percepisce le fibre della cortec-
cia, il susseguirsi dei nodi, la resina ancora
attaccata. Tante volte gli era passato tra le
mani in forma di assi e di tasselli; lo aveva
modellato per farne dei tavoli, delle sedie o
dei umili arnesi per la vita degli uomini.
Aveva appeso il mestiere da suo padre,
Giuseppe, e da lui aveva anche imparato a
distinguere il profumo di un acero, di un
noce, di un frassino. Aveva amato e rispetta-
to i segreti di un’arte che serviva, nella sua
semplicità, a dare gioia alla gente.
Forse il tronco che ora gli opprime le
spalle apparteneva ad un albero nato apposta
per questo: diventare suo vessillo e trono di
regalità. Sconosciuto il nome di chi lo aveva
piantato; conosciuto il nome di chi vi sareb-
be stato piantato sopra. I.N.R.I. le sue inizia-
li. Presto saranno esposte ben in vista, per-
ché tutto il mondo possa riconoscerlo.
“Quando sarò innalzato da terra attire-
rò tutti a me” (cfr….), aveva detto un gior-
no. Parole lontane, ricordo di una predica-
zione in riva al lago, che adesso però stanno
per diventare realtà. Ancora un passo e ce la
fai - sussurra nascosta una voce nel suo
cuore - non mollare questo legno benedetto
che la terra ha fatto germogliare per te, figlio
di Davide. Le tue dita sfiorano la durezza del
legno e piangono la durezza dei cuori che
stanno per crocifiggerti. Come legno strap-
pato alla terra, lasciati bruciare per loro e il
calore del tuo amore li salverà.
È giunto alla meta. Quasi tutto è compiuto.
Nel quinto mistero doloroso contempliamo
le mani di Gesù inchiodate sulla croce.
Aperte, sanguinanti, definitivamente
bloccate… È fatta. L’uomo è riuscito nella
sua superbia ad immobilizzare Dio, e non
capisce ancora che Dio era nato proprio per
dargli libertà. Eppure l’uomo non l’aveva
voluto capire quel giorno in cui si è sentito
minacciato nella sua sete di potenza, da chi
gli proponeva l’impotenza come unica arma
possibile.
No, non può più rischiare. Non c’è
tempo da perdere… Fermiamo le sue mani!
E ancora non comprende, povero uomo, che
proprio con quelle mani aperte, poste in
cima alle braccia spalancate, Cristo sta ora
elevando al Padre tutta l’umanità
. Sommo
sacerdote, Agnello immolato e senza mac-
chia, con il suo sangue sta lavando il nostro
peccato. Mentre Maria, diritta sotto di Lui,
ne raccoglie ogni goccia.
Stefania Consoli
I Misteri Dolorosi
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Eco 174
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Notizie dalla terra benedetta
I doni straordinari
di p. Tomislav Vlasic’
Chi desidera progredire nella vita spi-
rituale è importante che tenga sempre di
vista l’essenza, lo svolgimento e la totalità
del proprio percorso. Ognuno di noi è crea-
to a immagine e somiglianza di Dio, un’i-
dentità che il Signore desidera far maturare
in un rapporto vivo con Lui. Siamo come il
bocciolo di un fiore che, se irrigato dalla
Grazia dell’amore di Dio, si sviluppa secon-
do il Suo disegno. Ognuno ha la sua perso-
nale crescita, ma è importante che sappiamo
come camminare, con sicurezza, verso ciò
che è essenziale, per raggiungere la piena
realizzazione di tutta la nostra esistenza.
Nel cammino spirituale spesso accade
che le persone pongano l’accento sulle
esperienze straordinarie
, sia sul livello
umano sia su quello spirituale. Tuttavia,
quello che è straordinario per l’uomo non è
detto che lo sia anche per Dio. Infatti, l’e-
sperienza straordinaria in se stessa non
costituisce un ingresso automatico nel regno
dei cieli, anzi, talvolta può anche essere di
ostacolo. Quello che è straordinario ai nostri
occhi deve cedere il posto a quello che è
straordinario per Dio; e per Lui la cosa più
straordinaria è la vita della Santissima
Trinità che vive in noi.
Le esperienze straordinarie possono
facilmente diventare una religiosità a buon
mercato
; delle esperienze intorno alle quali
giriamo continuamente, o una sorta di bellet-
to spirituale sotto al quale si nascondono per-
sone immature, incomplete, o addirittura per-
sone che non desiderano una reale conversio-
ne. Tutto questo è molto pericoloso.
S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi
scrive di volerci mostrare una “via miglio-
re di tutte”.
Si tratta dell’Amore di Dio, un
amore che supera qualsiasi amore umano.
Infatti, mentre questo è costituito da tante
“cose straordinarie”, l’amore divino è pura
armonia, perfezione, onnipotenza: “La cari-
tà è paziente, è benigna la carità; non è invi-
diosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo inte-
resse, non si adira, non tiene conto del male
ricevuto, non gode dell`ingiustizia, ma si
compiace della verità. Tutto copre, tutto
crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità
non avrà mai fine.”
(1Cor 13,4-8).
Se guardiamo attentamente la descri-
zione dell’amore fatta da s. Paolo, scorge-
remo in essa una persona armoniosa, com-
piuta e, nello stesso tempo, immersa nello
Spirito di Dio. Infatti, tutte queste espressio-
ni sull’amore non sono altro che i frutti dello
Spirito Santo, che in noi si traducono in vere
e proprie grazie.
Ricordo a tal proposito un’esperienza
che per me fu molto significativa. Me la rac-
contò un giorno la piccola Jelena Vasilj,
dopo aver avuto un incontro con la
Madonna. Interiormente Jelena aveva visto
un fiore; tutti i petali erano freschi, sani,
congiunti tra loro. Era un bel fiore. La
Madonna allora le disse: “Vedi, quando
un’anima è come questo fiore, quando in
essa tutte le virtù sono fresche, sane, con-
nesse tra loro, allora satana non può coglie-
re il fiore, nessuno può farlo, perché quel
fiore appartiene completamente a Gesù”.
Se una persona permette a Dio di esse-
re in lei l’unica “cosa” essenziale, Egli
potrà liberamente dirigere qualsiasi espe-
rienza secondo il bisogno, il ritmo e la mis-
sione della persona, che Dio conosce benis-
simo. Alla persona spetta solo di rimanere
aperta, come Maria, per accogliere tutto
quello che Dio le dona; partecipando alla
Sua iniziativa e consentendo che Dio pro-
muova in lei il volere e l’azione.
Quando invece ci concentriamo troppo
sulle esperienze strordinarie (secondo il
criterio umano) e indirizziamo le nostre
facoltà solo in quel senso, facilmente ci bloc-
chiamo attorno ad esse e le utilizziamo per
compiacere i nostri desideri. Allora, attraver-
so il nostro io, s’insinua satana che morde il
fiore della nostra vita e gli toglie la freschez-
za e l’armonia, fino a farlo avvizzire.
La Sacra Scrittura ci viene ancora in
aiuto per comprendere meglio questi con-
cetti
; in particolare la seconda lettera di s.
Pietro apostolo: “La sua potenza divina ci
ha fatto dono di ogni bene per quanto
riguarda la vita e la pietà, mediante la
conoscenza di colui che ci ha chiamati con
la sua gloria e potenza. Con queste ci ha
donato i beni grandissimi e preziosi che
erano stati promessi, perché diventaste per
loro mezzo partecipi della natura divina,
essendo sfuggiti alla corruzione che è nel
mondo a causa della concupiscenza”.
Dio ha dunque previsto che ognuno di
noi entri a prendere parte della sua natu-
ra divina.
S. Pietro, perciò, continua: “Per
questo mettete ogni impegno per aggiungere
alla vostra fede la virtù, alla virtù la cono-
scenza, alla conoscenza la temperanza, alla
temperanza la pazienza, alla pazienza la
pietà, alla pietà l`amore fraterno, all`amore
fraterno la carità. Se queste cose si trovano
in abbondanza in voi, non vi lasceranno
oziosi né senza frutto per la conoscenza del
Signore nostro Gesù Cristo. Chi invece non
ha queste cose è cieco e miope, dimentico di
essere stato purificato dai suoi antichi pec-
cati. Quindi, fratelli, cercate di render sem-
pre più sicura la vostra vocazione e la vostra
elezione. Se farete questo non inciamperete
mai. Così infatti vi sarà ampiamente aperto
l`ingresso nel regno eterno del Signore
nostro e salvatore Gesù Cristo”
(2 Pt, 3-11).
Cosa è straordinario per la nostra
vita? È straordinaria la risurrezione di Gesù
Cristo. È straordinaria la sua Ascensione,
con la quale ha portato al Padre la nostra
natura umana. È straordinaria anche
l’Assunzione della Beata Vergine Maria in
Cielo, che l’ha immersa con l’anima e il
corpo nella vita della SS. Trinità. Questa è la
via e questa è la meta per tutti noi.
Su questa strada l’ideale più grande
per noi è Maria SS. Nel vangelo, nelle
apparizioni, così come nelle esperienze
mistiche, Ella non si manifesta mai in un
modo “straordinario” - come invece gli
uomini si aspettano. Maria si mostra sempli-
ce, umile, ubbidiente. Al centro di ogni sua
manifestazione c’è sempre Dio, mentre lei
rimane la serva.
La Madonna desidera soltanto introdurci
in un rapporto più pieno con Dio, affinché
anche noi possiamo avere la pienezza di
vita, quella stessa pienezza che le aveva
fatto un giorno cantare: “L’anima mia
magnifica il Signore…”
È molto importante che la nostra spi-
ritualità assuma questo carattere sempli-
ce e vitale
, così che la nostra preghiera
diventi vita, e la nostra vita sia una preghie-
ra; e tutte e due ci portino a vivere in comu-
nione con Dio. Se viviamo così, ogni giorno
scopriremo dei veri e propri miracoli, e
capiremo che non c’è niente di più straordi-
nario di un Dio che ha deciso di vivere nel
cuore di ogni uomo. *
Padre Ljubo:
La Madonna è venuta qui
prima di me!
P. Ljubo Kurtovic è cappellano a
Medjugorje da tre anni e ha sostituito p.
Slavko in diverse mansioni, tra le quali il
commento al messaggio mensile e gli incon-
tri con i pellegrini che visitano il santuario.
Da una di queste sue consuete testimonianze
- registrata da Alberto Bonifacio - abbiamo
attinto alcune riflessioni, utili a comprende-
re l’attualità della presenza di Maria, oggi,
tra i suoi figli.
“La Madonna è venuta qui molto prima
di me, da oltre 22 anni… Naturalmente la
Medjugorje di oggi non come quella degli
inizi, ma la Madonna è rimasta la stessa,
così come il suo amore materno è rimasto lo
stesso… anche le sue parole non sono cam-
biate. Noi possiamo, e dobbiamo, cambiare
e migliorare, ma la Madonna non ha bisogno
di cambiare.
S
E VEDESSIMO LA
M
ADONNA
NON CREDEREMMO DI PIÙ
I veggenti vedono la Madonna in una
dimensione tridimensionale: possono toc-
carla, sentirla, parlare con Lei come noi par-
liamo gli uni con gli altri. Vedere la
Madonna con gli occhi di sicuro è una gra-
zia, un grande dono, ma quando i veggenti
hanno chiesto alla Gospa perché non appare
a tutti, la Lei ha risposto con le parole bibli-
che: “Beati quelli che pur non avendo visto
crederanno”
(Gv 20,29). Noi possiamo pen-
sare che se vedessimo la Madonna crede-
remmo di più; ma la fede non entra attraver-
so gli occhi, la fede è nella dimensione del
cuore e dello spirito. Si può incontrare, spe-
rimentare e anche amare la Madonna più
profondamente senza vederla attraverso gli
occhi del corpo.
La Madonna qui a Medjugorje
non ci rivela niente di nuovo
Non soddisfa la nostra curiosità, non
predice il futuro, non ci spaventa, ma sem-
plicemente ci rivolge degli inviti.
Medjugorje oggi è un segno eclatante
che Dio sta cercando l’uomo, perché l’uomo
ha bisogno di Lui. Medjugorje è la voce del
Dio dell’Eden che dice ad Adamo: “Dove
sei? Uomo, perché ti nascondi da me?
Perché hai paura di me?” Non dobbiamo
quindi attenderci di conoscere qui qualcosa
di nuovo, ma dobbiamo solo cominciare a
vivere quello che sappiamo già.
Alcuni sostengono che il cristianesimo
oggi sia in crisi. Non è affatto vero, sono i
cristiani ad essere in crisi, perché il cristia-
nesimo non è un’ideologia, ma è una
Persona. E a quanti dicono che il cristianesi-
mo è invecchiato e non ha più niente da dire
a questo mondo, io direi che in realtà il cri-
stianesimo non ancora è stato scoperto, non
è stata scoperta la sua forza, la forza di
Gesù. La Madonna è venuta qui affinché noi
conosciamo meglio chi è Gesù, perché solo
così possiamo conoscere meglio noi stessi.
Dio e la Madonna sono venuti a cercarci
perché ci amano
Generalmente noi preghiamo Dio, ma
oserei dire che anche Dio prega noi…
Attraverso la Madonna oggi Dio ci prega di
credere in Lui e di amarLo; perché come noi
abbiamo bisogno dell’amore di Dio, anche
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Lui ha bisogno del nostro amore, del nostro
cuore e della nostra fiducia.
Sicuramente alcuni messaggi della
Madonna non sono attraenti, facili, comodi.
La Madonna è venuta qui per scomodarci,
per portarci sulla via della salvezza, sulla
via della vita e ci indica una strada per nien-
te asfaltata, piena di sassi, dura e stretta.
Le apparizioni della Madonna non sono
un’invenzione, non sono una fantasia
Se leggiamo la Bibbia vediamo come
tutta la nostra fede è fondata sulle apparizio-
ni. La Bibbia è piena di apparizioni, di visio-
ni, di rivelazioni, non è una cosa impossibi-
le. L’unica differenza tra Lourdes, Fatima e
Medjugorje è che la Madonna appare
qui oggi… Non so dove apparirà
domani. Penso infatti che una Madre
non può stare zitta, immobile. La
Madonna è assunta in Cielo, ma non
è “pensionata”… Quell’amore che ha
verso ognuno di noi la spinge a veni-
re tra noi e a parlarci.
Dio si è donato tutto
e ci chiede tutto
Nei primi giorni, e anche nei
primi anni delle apparizioni, c’era un
entusiasmo più forte, come è natura-
le in tutte le cose della vita. È facile
entusiasmarsi un giorno, un mese, un
anno, ma occorre sempre crescere,
sforzarsi e lottare. La vita è una lotta,
soprattutto quella spirituale, una dura
lotta per restare sulla strada che ci
porta a Dio. Ma per questa battaglia
la Madonna ci dona degli strumenti
efficaci che dobbiamo saper
usare…Possiamo leggere anche tutti i mes-
saggi della Regina della Pace, ma se non li
ascoltiamo o se dopo cinque minuti li dimen-
tichiamo, non ci servono.
I messaggi sono un po’ ripetitivi…
È una frase che spesso si sente dire. È
vero. Anch’io sono stato tentato di domanda-
re alla Madonna: “Perché non mi dici qual-
cosa di nuovo, qualcosa di sensazionale, che
non ho mai sentito…”. Ma poi ho capito che
il problema non era nel messaggio o nella
parola pronunciata dalla Madonna, ma in
me, nel mio cuore egoista. In cuor mio desi-
deravo che la Madonna risolvesse quello che
dovevo risolvere io. I messaggi sono come
dei segnali che indicano la strada, ma se noi
ci mettiamo a sedere vicino ad un segnale
stradale non arriviamo mai dove vogliamo
andare. Nessuno ci può sostituire, nessuno
può vivere al posto nostro, nessuno può sof-
frire o morire al posto nostro. Ognuno di noi
è invitato a rispondere personalmente a Dio,
a dirgli “sì” o “no”.
Dio cerca da noi tutto, è molto esigente
Dio cerca da noi tutto, perché Lui a noi
ha donato tutto: ci ha donato tutto se stesso,
tutto il suo amore, la sua vita e da noi cerca
tutto. Come incontrare Dio? Occorre solo
desiderare di incontrarlo.
Una volta un discepolo andò dal proprio
maestro spirituale e gli chiese: “Come posso
incontrare Dio? Ho letto tanti libri e ho girato
il mondo dappertutto, ma non l’ho trovato”.
Allora il maestro lo portò vicino a un fiume,
gli afferrò la testa e la immerse sott’acqua,
tenendola saldamente. Il ragazzo tentava inu-
tilmente di liberarsi. Ad un certo punto il
maestro lo tirò fuori e gli chiese: “Che cosa
hai desiderato di più quando ti tenevo sot-
t’acqua?” E il discepolo rispose: “L’aria”.
Allora il maestro replicò: “Quando desidere-
rai Dio così forte, lo incontrerai di sicuro”.
Non possiamo ingannare la nostra anima: l’a-
nima cerca Dio perché è uscita dalla mano e
dal cuore di Dio e quando non percepisce la
sua presenza, dà segni di nervosismo, di
smarrimento. Bisogna solo riconoscere que-
sti segni: è l’anima che grida in noi, un’ani-
ma dimagrita che cerca il suo cibo, cerca Dio.
La Madonna chiede una fede forte
Ci invita alla fede che non è un’autosug-
gestione, perché fede vuol dire aprire la
porta a qualcuno, aprire la porta del cuore.
La paura è contraria alla fede. A volte anche
tra i credenti trovi qualcuno che ha paura del
passato, del futuro, della malattia, che ha
paura del numero 13, del gatto nero, ecc.
Perché quando c’è un calo della fede,
aumenta la superstizione e così i
cristiani diventano ridicoli.
Se non sono vicino a Dio, avrò
paura di tutto. Ma se il tuo Dio è
onnipotente, di che cosa devi aver
paura? Tutto è nelle sue mani:
tutta la storia, tutto l’universo,
così come la tua vita e la tua
morte. Però,
come dice
Sant’Agostino: Dio ci ha creato
senza di noi, ma non vuole sal-
varci senza di noi
, senza il nostro
“sì”. Molte persone venendo a
Medjugorje dicono di trovare la
pace e di riuscire a pregare
meglio, ma il problema nasce
quando tornano a casa… La
Madonna è sempre uguale, in
Africa, in America, in Italia, a
Medjugorje, siamo noi a cambia-
re! Forse stiamo con Dio solo cin-
que, dieci minuti, un’ora…Poi lasciamo Dio
in chiesa e noi andiamo da soli a vivere la
nostra vita quotidiana.
Perché pregare?
Dio ha bisogno del mio cuore
La preghiera è il nutrimento della nostra
fede. Tanto prego, tanto credo: l’uno e l’al-
tro vanno insieme. La preghiera è solo un
mezzo, non lo scopo. Pregare per pregare
non ha senso, perché Dio non ha bisogno
della mia preghiera, Dio ha bisogno del mio
cuore, della mia vita, ha bisogno di me. È
più facile dare a Dio la preghiera piuttosto
che il proprio cuore.
La preghiera è uno strumento che prepara
il terreno, perché se non c’é preghiera nella
mia vita, non esiste neanche lo spazio nel
quale Dio può venire a me. Dio sa attendere,
e quando mi incontra non mi chiede: “Cosa
hai fatto? Perchè hai peccato? Dove sei
stato?”
, ma piuttosto: “Credi a me? Mi
ami?”.
In sostanza, quello a cui Dio è interes-
sato non sono i nostri peccati, ma siamo noi.
La Madonna si avvicina a noi
con un grande rispetto
Non ci costringe, non ci forza, ma insi-
ste e non dice mai “voi dovete”, bensì: “Mi
inchino davanti alla vostra libertà”.
Se pen-
siamo che è meglio peccare, possiamo
anche peccare; nessuno ci può costringere a
non peccare, nessuno ce lo può vietare.
Ogni peccato è una realtà che attrae, qualco-
sa che promette tanto; nessun peccato este-
riormente è brutto, ma ti dà poco e, alla fine,
ti prende tutto, ti prende in una rete dalla
quale solo la Grazia di Dio può liberarti.
Medjugorje confessionale del mondo
La Madonna ci invita, soprattutto qui, alla
confessione. Infatti si dice che Medjugorje
oggi sia il confessionale del mondo.
Ultimamente la confessione è entrata in crisi
perché si è persa la coscienza del peccato. Se
infatti non esiste Dio, non esiste neanche il
peccato…
Il peccato è una realtà spirituale che
influisce sui nostri rapporti, sulla vita e ne
vediamo solo le conseguenze, ma non vedia-
mo la causa del nervosismo e dell’inquietudi-
ne che il peccato ci provoca. Così i confes-
sionali sono vuoti e le cliniche psichiatriche
piene; perché se si trascura lo spirito dell’uo-
mo, il suo cuore, la realtà spirituale, si tra-
scura anche l’uomo. La nostra anima è come
una finestra, come un vetro: quando il vetro è
rischiarato dal sole si vedono tutte le mac-
chie. Così è anche quando la nostra anima, il
nostro cuore è rischiarato da Dio, dal suo
sole, dalla sua grazia: si vede ogni macchia.
Per questo i più grandi santi si sono sentiti i
più grandi peccatori. Non per umiltà, bensì
per verità, perché vedevano meglio se stessi.
La Madonna ci parla in modo semplice,
come una mamma
Lei ci ama, ma anche soffre con noi.
Soffre quando io soffro e sente dolore quan-
do io non la prendo sul serio, quando non la
ascolto, quando mi allontano da Lei. I suoi
messaggi possono essere semplicie persino
apparire banali, ma la Madonna non è venu-
ta qui per fare una catechesi intellettuale o
teologica; è venuta per parlarci con un lin-
guaggio semplice, con il linguaggio di una
madre. In una famiglia dove i figli sono sulla
giusta strada, i genitori non hanno bisogno di
parlare, di ripetere, di consigliare; invece se i
figli imboccano una via sbagliata i genitori
non smettono di riprenderli. Lo stesso succe-
de nel mondo: se tutto va bene, non c’è biso-
gno delle apparizioni della Madonna: esse
sono solo un segno del nostro tempo, un
segno che Dio vuole dirci qualcosa…
Attraverso le apparizioni della Madonna Dio
si china su di noi prima che noi ci rivolgiamo
a Lui. Come dice S. Giovanni apostolo: Non
siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che
ha amato noi”
(1Gv 4,10)”.
Red.
* Con Gesù in braccio - Un avvenimen-
to senza precedenti ha avuto luogo a
Medjugorje. Dal 1981, la Madonna appariva
la notte di Natale portando in braccio il neo-
nato Bambino Gesù. Per la prima volta, dopo
22 anni, Maria è apparsa con il Bambino
Gesù in un giorno diverso dal Natale, duran-
te la sua apparizione a Mirjana del 2 gen-
naio. Ma questa volta, invece di tenerlo in
braccio, lei alzava il Bambino in alto davanti
a sé, con il viso rivolto verso la folla in modo
che il suo sguardo potesse abbracciare tutte
le persone presenti.
Quando Mirjana uscì dall’estasi era così
scossa dall’avvenimento che si mise subito a
scrivere il messaggio ricevuto durante l’ap-
parizione: “Oggi, vi porto mio Figlio, vostro
Dio. Aprite i vostri cuori per poterlo accet-
tare e portarlo con voi. Accogliete la felicità
e la pace che vi offre. Grazie di aver risposto
alla mia chiamata.”
* Gli aveva donato un rene -Il 4 feb-
braio, il fratello della veggente Marija,
Andrija Pavlovic, tornava al Signore, aveva
47 anni. Marija è arrivata dall’Italia con
Paolo per i funerali. Nel 1988, aveva salvato
la vita di suo fratello donandogli un rene.
sr. Emmanuel
Incontro con p. Jozo
Domenica 28 MARZO 2004 - ore 9.00
si terrà al Mazdapalace di Milano (ex
Palavobis) l’incontro di preghiera annuale
guidato da Padre Jozo Zovko.
Vi aspettiamo numerosissimi! Per informa-
zioni rivolgersi ad:
Associazione MIR I DOBRO
Tel. 0332 487613 Fax 0332 485025
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Un freddo pungente sfiora la pelle quan-
do, una volta arrivati nel villaggio herzego-
vino, si scende dall’auto con il cuore gonfio
di attese. La bora, tipico vento dei Balcani,
scaccia via ogni pulviscolo di polvere e
rende l’aria tersa, trasparente e asciutta. Alla
prima boccata ci si rende conto di essere
arrivati alla sorgente di qualcosa che scaturi-
sce limpida e casta. Non sono però le condi-
zioni metereologiche a creare questa sensa-
zione, piuttosto la certezza che il Cuore di
Maria, purissimo e Immacolato, qui a
Medjugorje è aperto
, come una fonte che
riversa acqua fresca e sorgiva, un’acqua
capace di mitigare ogni arsura.
Chi è costretto a vivere nell’implacabile
meccanismo di una società che produce e
consuma a ritmi sfrenati, si sente risucchiato
da tante cose che ogni giorno richiedono
attenzione, tempo ed energie e che in cambio
restituiscono il veleno di una vita esigente e
sempre più inquinata. Ci affanniamo ad inse-
guire obiettivi che invecchiano velocemente,
lasciandoci ancora più vuoti, di senso e di
vitalità. Corriamo per “riuscire a fare tutto” e
poi ci rendiamo conto che forse molte cose
erano inutili, banali, imposti da un sistema
che vive solo di apparenza e di consumo.
Per questo è importante venire qui, a
questa preziosa Fonte di Grazia. E ritem-
prarsi. E ripulirsi. E permettere che essa ci
mondi da tutto quello che si è insinuato nelle
pieghe del nostro essere e del nostro spirito,
rendendoci pesanti ed asfittici.
Specialmente in questi giorni di fine
inverno, in cui il paese è poco visitato dai
pellegrini, a Medjugorje si gusta una calma
tutta speciale, dove ogni cosa è impregnata
di silenzio e del sapore delle cose di ogni
giorno. Si vedono i bambini andare e torna-
re da scuola, gli uomini riparare le case, le
donne intente in mille faccende e il fumo
uscire dai comignoli, segno che lì dentro c’è
un fuoco acceso, intorno al quale la famiglia
si muove ma anche si ferma.
Odori forti di carne essiccata e guance
arrossate dal freddo. Negozi di souvenir
chiusi e il rumore sordo di un martello che
batte sul legno. Ecco dove abita Maria.
Nella normalità e nella semplicità della gior-
nata di tutti. Non vuole essere vista con gli
occhi, ma desidera vivere dentro di noi e
guardare con il nostro sguardo, parlare con
la nostra voce, pregare con il nostro cuore.
È venuta dal Cielo per far più bella la
nostra vita colmandola di Sé; portandoci la
Grazia di cui Maria è “piena” e che ci
rende, come Lei, immacolati.
Solo in que-
sta trasparenza interiore che Ella ci dona,
possiamo vivere il nostro giorno senza
affanni, pur nella sofferenza che spesso ci
accompagna. La Madre ci insegna ad elevar-
ci con naturalezza al di sopra della nostra
condizione umana e ad affrontare ogni cosa
con uno spirito che sa guardare oltre, con
una mente che comprende al di là delle
ragioni e con un corpo che, pur destinato a
perire, sa che un giorno sarà assunto nell’e-
terno. Come Lei, Maria, assunta in Cielo e
presente ancora oggi sulla terra.
Salgo la collina per andare a ringraziarla
e per ricambiare l’abbraccio che Lei mi
aveva fatto trovare all’arrivo. Mi sono com-
pagne solo le pietre, calpestate in questi lun-
ghi anni di apparizioni da una moltitudine di
pellegrini. Non c’è bisogno di pregare, né di
Freschezza
di Fonte cristallina
“Ritornate al primitivo fervore”
L’importanza del Cuore
nei messaggi di Maria
II parte
Come già a Fatima, la Madonna a
Medjugorje ci invita con singolare insisten-
za alla Consacrazione al Suo Cuore
Immacolato
, attribuendo un valore decisivo
a questo passaggio spirituale, quasi una via
obbligata per accogliere pienamente le gra-
zie particolari che Dio offre al mondo in
questo tempo:
Consacratevi al mio Cuore Immacola-
to. Abbandonatevi totalmente a me ed io vi
proteggerò e pregherò lo Spirito Santo per-
ché si effonda su di voi
…” (02.08.1983);
“…desidero che ogni famiglia si consacri
ogni giorno al Sacro Cuore di Gesù e al mio
Cuore Immacolato…
(19.10.1983);
Supplicate ardentemente il mio Cuore ed il
Cuore di mio figlio e riceverete tutte le gra-
zie. Consacratevi a noi
” (Mess. 02.07.1983).
Ma qual è il significato profondo di
questa speciale consacrazione, cui Maria
annette una così straordinaria importanza?
Che cosa mai potrebbe aggiungere all’unica
fondamentale consacrazione battesimale,
fonte e principio di ogni grazia perfetta,
come non mancherà di obbiettare qualche
accigliato “addetto ai lavori”?
La Madonna stessa s’incarica di
rispondere con luminosa semplicità: “In
modo particolare, figlioli, vorrei avvicinarvi
di più al Cuore di Gesù. Perciò, figlioli, oggi
vi invito alla preghiera indirizzata al mio
caro figlio Gesù, affinché tutti i vostri cuori
siano suoi. E inoltre vi invito a consacrarvi
al mio Cuore Immacolato. Desidero che vi
consacriate personalmente, come famiglie e
come Parrocchie, in modo tale che tutto
appartenga a Dio attraverso le mie mani

(25.10.1088); e ancora: “Invito tutti quelli
che mi hanno detto “sì” a rinnovare la con-
sacrazione al mio Figlio Gesù, al suo Cuore
e a me, in modo che possiamo usarvi ancor
più efficacemente come strumenti di pace in
questo mondo senza pace…
” (25.04.1992).
La Madonna, infatti, in questo tempo
offre se stessa in modo speciale
all’Altissimo
, “Io ardo d’amore e soffro per
ciascuno di voi
” (20.11.1984), affinché cia-
scuno dei suoi figli sia fatto sempre più inti-
mamente partecipe di quella stessa vita
immacolata che incendia d’amore celeste il
suo Cuore materno, perché tutti siano piena-
mente associati alla sua stessa grande mis-
sione corredentrice di ri-generare la vita del
Figlio nelle anime dei fratelli ed in tutto l’u-
niverso. “Io sono vostra madre e desidero
che i vostri cuori siano simili al mio
Cuore
…” (25.11.1994): “…cari figli …aiu-
tate il mio Cuore a trionfare in un mondo di
peccato
” (25.09.1991).
Maria, unica creatura perfettamente
unita al Cuore del Figlio, non cessa, come
Lui, di “consacrare se stessa a Dio, perché
anche noi siamo consacrati nella Verità” (cfr.
Gv 17, 19), supplicando il Padre di fare di
ciascuno dei suoi figli veri “compagni
dell’Agnello”, perfettamente uniti nel suo
Cuore alla sua offerta regale per il compi-
mento della salvezza nell’intera creazione:
“…persone che nel momento del sacrificio di
Gesù sull’altare sono pronte ad unirsi a Lui
La Gospa parla per radio…
Cari amici e tutti voi che onorate la
Regina della Pace, questo Natale ci ha por-
tato una grande gioia: la radio “Mir”
Medjugorje ha iniziato ad emettere il suo
programma in diretta via satellite. Il pro-
gramma di preghiera e la liturgia possono
ormai essere ascoltati da amici della Gospa
in Europa, in Medio Oriente ed in Africa.
Così abbiamo fatto un passo di più nella dif-
fusione del messaggio della Gospa, secondo
la sua chiamata.
La nostra radio trasmette ogni sera in
diretta della chiesa parrocchiale la pre-
ghiera del rosario, la messa e l’adorazione.
Secondo le indagini, la nostra radio si trova
fra le più ascoltate su questi territori. Nel suo
programma, presenta trasmissioni che pro-
muovono i valori cristiani e la vita nella fede.
La nostra radio non ha finanziamento
organizzato e vive della provvidenza di Dio
e della generosità dei membri di sostegno.
Fino ad oggi, abbiamo potuto funzionare
con questi mezzi. Ormai, poiché - su richie-
sta dei pellegrini - abbiamo iniziato ad emet-
tere via satellite, le spese di funzionamento
sono considerevolmente aumentate e non
possiamo più assumerli con i mezzi che
sono attualmente a nostra disposizione.
È per questo che ci rivolgiamo a voi per
la prima volta chiedendo il vostro sostegno
ed il vostro aiuto, secondo le vostre possibi-
lità, affinché la voce della Gospa che risuo-
na a Medj. possa raggiungere altrettante per-
sone che possibile. Potete ascoltare la nostra
radio con il satellite HOT BIRD 6. (Vd.
nostra pagina web: www.medjugorje.hr -
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Vi preghiamo di citare il nome e cogno-
me completo del donatore. Ringraziamo
anticipatamente per tutte le offerte, anche le
più piccole, e per il vostro sostegno nella dif-
fusione della voce della Gospa via satellite.
p. Mario Knezovic’ - Dir.
pensare… L’aria che respiro è la mia pre-
ghiera; il sole che riscalda i passi, il mio
pensiero. Semplicemente continuo a salire e
ad andare incontro a Lei, che mi aspetta.
Una statua indica il posto in cui la Vergine
in tante occasioni ha mostrato il suo volto.
Intorno a lei due, tre, quattro persone rannic-
chiate, immerse in un colloquio segreto con la
Madre. Grani di rosario scorrono lenti tra le
loro dita. Scelgo un sasso per sedere e spro-
fondo, contenta, tra le braccia di Maria.
Liste mute di nomi cominciano pian
piano a dispiegarsi nel mio silenzio, ripor-
tando alla mente i bisogni, le pene e i desi-
deri di molti, conosciuti e sconosciuti. Li
offro a Maria e rimango quieta. Ma è proprio
allora che dalla Fonte alla quale avevo acco-
stato il mio cuore, comincia a traboccare una
Grazia incontenibile, prorompente, simile a
un fiume in piena che, attraversando la mia
anima come un canale, comincia a correre in
ogni direzione.
Non si può trattenere la bellezza. Si
espande da sola. Inebriata dalla sua purezza,
mi soffermo nell’abbraccio e scopro come io
stessa diventi, man mano, fontana di pace e
di benedizione.
Stefania Consoli
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La Madonna nei suoi messag-
gi ha sempre sottolineato
l’importanza della Quaresima
come un tempo privilegiato di
Grazia e di conversione.
In particolare al Gruppo di
preghiera, tramite Jelena,
aveva detto: “Decidete ferma-
mente che cosa fare di parti-
colare per questa Quaresima.
Io vorrei darvi un’idea. Durante questo
tempo cercate di vincere ogni giorno un
difetto evitando una delle vostre debolezze e
mancanze più frequenti, quali l’irascibilità,
l’impazienza, la pigrizia, il pettegolezzo, la
disubbidienza, il rifiuto delle persone anti-
patiche. Se non riuscite a sopportare una
persona orgogliosa, dovete voi cercare di
avvicinarvi a lei. Mostratele che l’umiltà
vale più dell’orgoglio. Dunque ogni giorno
meditate su voi stessi e cercate nel vostro
cuore ciò che c’è da cambiare, le debolezze
da superare, i vizi da eliminare. Dovete
impegnarvi e sforzarvi al massimo. Dovete
desiderare sinceramente che questa
Quaresima trascorra nell’amore. Così sare-
te più vicini a me e al Padre celeste. Sarete
più felici voi e saranno più felici gli uomini
attorno a voi.
La lotta nel deserto
fa nascere l’uomo che ama
di Jelena Vasilj
Per noi cristiani il deserto ha una lun-
ghissima tradizione. Già nei primi secoli
dopo Cristo, in Egitto, Siria e Palestina; più
tardi in Asia minore e successivamente in
Italia, in Francia fino all’Irlanda, sorgono
grandi uomini e donne amanti del deserto.
Vengono chiamati sin dall’inizio anacoreti,
un termine di origine greca che significa:
appartarsi in luogo o in una regione quale il
deserto
. Il termine non è estraneo neanche a
Gesù che, addirittura appena nato, dovette
appartarsi in Egitto per sfuggire alla minac-
cia di morte di Erode.
Anche la persona spirituale, di fronte
alle minacce alla propria vita interiore, si
sente spinta ad inoltrarsi in un deserto inte-
riore. Eppure, soltanto quando si trova nel
deserto - lontana da ciò che sembrava costi-
tuire il pericolo - con grande sorpresa si
ritrova nella vera lotta. Effettivamente i
“padri del deserto” sceglievano il deserto
non per fuggire da quello che non potevano
sopportare a causa della propria debolezza,
ma per affrontare la vera lotta.
La nostra lotta è invece spesso camuffa-
ta sotto le sembianze di un finto combatti-
mento, che in realtà denuncia solo la non
volontà di combattere i nostri veri nemici: le
potestà del male, come dice S. Paolo. Chi
conosce almeno un po’ il deserto, si rende
conto che i padri lo sceglievano proprio per-
ché privo di tutte le consolazioni, che spes-
so allentano, se non addirittura arrestano, la
crescita spirituale.
Quale è questa vera lotta che la perso-
na scopre di dover affrontare, quando è
finalmente conscia di doversi levare alle alte
vette della vita spirituale? Ci illumina a pro-
posito una bellissima frase di s. Agostino:
“Frattanto, o fratelli, è difficile che riuscia-
mo a vivere senza contesa. Siamo chiamati a
vivere nella concordia, ci è comandato di
essere in pace con tutti; dobbiamo sforzarci
e impegnare tutte le nostre energie nell’in-
tento di giungere finalmente alla pace più
completa; e tuttavia litighiamo per lo più
con quelli stessi che sono oggetto delle
nostre premure. C’è chi sbaglia e tu vuoi
ricondurlo sulla retta via; egli ti oppone resi-
stenza e tu litighi.
Qualche volta, stanco di lottare, uno dice:
chi me lo fa fare, di continuare a sopportare
quelli che mi contrariano e quelli che mi ren-
dono male per bene? Io voglio aiutarli, ma
essi vogliono perdersi; passo la mia vita a
litigare, non sono mai in pace; inoltre mi fac-
cio nemici quelli stessi che dovrei avere
amici, se tenessero conto della mia premura
per loro; perché devo sopportare tutto que-
sto? Voglio ritirarmi da tutto, starmene solo,
badare a me stesso e invocare il mio Dio.
Sì, rifugiati dentro di te, e anche in te
troverai la lotta. Se hai cominciato a segui-
re Dio, in te ci sarà la lotta. Quale lotta? La
carne ha desideri contrari a quelli dello spi-
rito, e lo spirito desideri contrari a quelli
della carne (cfr. Gal 5, 17). Ora eccoti, sei
solo, solo con te stesso; non devi sopportare
nessuno; ma vedi nelle tue membra un’altra
legge in contrasto con la legge del tuo spiri-
to, e che tende a renderti schiavo della legge
del peccato che è nelle tue membra. Alza,
dunque, la tua voce e, in mezzo alla lotta che
è dentro di te, grida verso Dio, affinché egli
ti metta in pace con te stesso… “
Dice bene sant’Agostino quando affer-
ma: Se hai cominciato a seguire Dio, in te ci
sarà la lotta.
È necessario che essa ci sia.
Però se lotto ancora solo contro gli altri,
significa che nella mia vita spirituale sto
ancora trovando tante scuse per non affron-
tare la vera lotta che è dentro di me. Questo
fatto non giustifica mai il comportamento
degli altri, però a colui che persegue la stra-
da della santità è doveroso esaminare la sua
carità che non va mai offesa.
Per questo deve entrare in se stesso e
guardarsi così come è davanti al suo Dio:
per lui può essere vantaggioso che gli altri
siano santi, ma ciò non significa che egli stia
crescendo nella santità. Il richiamo al deser-
to è quindi un invito alla visione della pro-
pria casa interiore; non alla conversione
degli altri, ma soprattutto alla propria, per-
ché se una persona non si dichiara malata e
non va mai dal medico, ha poche possibilità
di guarire. Certo, c’e il rischio che la perso-
na si chiuda; ma è un rischio che scompare
ogni volta che il motivo che la spinge è la
carità, visto che questo viaggio nel suo
cuore è una strada aperta verso il prossimo.
Un viaggio che però non deve essere fatto
solo “per curiosità”, nella quale l’anima non
fa altro che dissiparsi nell’illusione di esse-
re “aperta”. È aperta ma anche vuota, perché
la sua curiosità degli affari altrui le fa solo
perdere tempo.
La finalità del deserto è dunque la
carità perfetta. Essa si fonda sul coraggio
di non affidarsi alle numerose stampelle
della vita spirituale, che ci permettono -
come se fossimo quasi narcotizzati dai falsi
conforti - di affrontare le difficoltà nell’a-
mare. Sono queste gli eccessi e gli attacca-
menti a tante cose o anche a persone alle
quali ricorriamo.
Attaccati quindi alla Grazia, dobbia-
mo avere il coraggio di cercare il conforto in
Gesù ed essere le sue braccia per gli altri.
Aperti alla vita, chiediamo a Maria di
essere innamorati della volontà di Dio e di
servire alla realizzazione del progetto del-
l’amore che Dio ha concepito nell’eternità
nel Suo Figlio, che ha riversato nella nostra
storia umana, e che vuole completare attra-
verso la carità in noi.*
per diventare con Lui un medesimo sacrificio
per la salvezza del mondo
” (8.11.1984).
Questo è anche senso delle note pre-
ghiere di consacrazione ai Sacri Cuori,
dettate alla piccola Jelena agli inizi del grup-
po di preghiera. “... per mezzo del tuo Cuore
fa che tutti noi uomini ci amiamo …fa o
buon Gesù che ti apriamo i nostri cuori
almeno quando ci ricorderemo della tua
passione sofferta per noi; …la fiamma del
tuo Cuore, o Maria, scenda su tutti gli uomi-
ni, …imprimi nei nostri cuori il vero
amore...
” (27-28.11.1983).
Si comprende allora più chiaramente il
senso profondo delle grandi apparizioni
mariane
di fine millennio a Lourdes e
Fatima e della presenza straordinariamente
prolungata della Regina della Pace nel
mondo in questo tempo. La Madonna, infat-
ti, in un messaggio dato alla veggente
Mirjana, afferma che, anche dopo la fine
delle apparizioni - le ultime donate al mondo,
come lei stessa ci rivela: “in seguito non
apparirò più sulla terra: queste sono le mie
ultime apparizioni
(02.05.1982) - rimarrà tra
noi con il suo Cuore. “Consacrate il vostro
cuore a Dio e fate di esso la dimora di Dio!
Che Dio vi abiti per sempre! I miei occhi ed
il mio Cuore saranno qui anche quando non
apparirò più
” (18.03.1996).
Ma nel suo Cuore è presente tutta la
Chiesa celeste. La presenza viva e corporea
tra noi di Maria - che come proclama il
Concilio: come in cielo è già glorificata nel
corpo e nell’anima, costituisce l’immagine e
l’inizio della Chiesa che dovrà avere il suo
compimento nell’età futura, fino a quando
non verrà il giorno del Signore
- è sicura-
mente segno di “nuovi cieli e terra nuova”
(Ap 21,1). Presagio di quella trasfigurazione
del mondo annunciata dalle Scritture (2Pt
3,13, Ap 2,1.27) che, per divina disposizio-
ne, si realizzerà nel segno del trionfo del
Cuore Immacolato della Madre - come rive-
lato a Fatima.
Si comprende allora più chiaramente
il significato autentico di quella speciale
consacrazione
cui Maria in questo tempo
instancabilmente c’invita. Lei ci vuole
attrarre al suo Cuore Immacolato per immet-
terci, in una comunione viva e totale con la
Chiesa celeste. Con quella Gerusalemme
nuova che in Lei e con Lei già “…scende dal
cielo, da Dio, adorna per il suo Sposo” (Ap
21,2), e che già è presente nel Cuore di
Maria che appare corporalmente nel mondo,
per rendere anche i nostri cuori “dimora di
Dio con gli uomini” (Ap 21,3).
Si apre allora un nuovo grande oriz-
zonte di luce sul valore centrale della
chiamata di Maria all’offerta della vita
attraverso il suo Cuore Immacolato per la
salvezza del mondo, cardine del messaggio
in ogni sua apparizione. È questo, infatti, un
invito ad aprirsi ad accogliere in pienezza
l’amore puro di Dio. Un invito ad unirsi pie-
namente, nel Cuore della Madre, all’unica
qualità d’amore presente nella Gerusalemme
celeste, in una comunione viva e definitiva
con la Chiesa degli angeli e dei santi.
In questo tempo gli abitanti del Cielo
vogliono unirsi a noi e vivere in noi piena-
mente; desiderano che siamo totalmente par-
tecipi della vita e della gloria di Dio di cui
essi stessi godono, perché si adempia final-
mente “il mistero della Sua volontà, secon-
do quanto nella Sua benevolenza aveva in
Lui prestabilito …il disegno cioè di ricapito-
lare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo
come quelle della terra” (Ef 1, 10).
Giuseppe Ferraro
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Villanova M., 25 febbraio 2004
Resp. Ing. Lanzani - Tip. DIPRO (Roncade TV)
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I Lettori scrivono...
sr. Maria Luisa dal Monte Tabor,
Nazaret - Israele: Grazie per l'Eco che rice-
viamo sempre con tanta gioia… È un premio
della Mamma Celeste, perché in questo
clima di guerra e di attentati la terra di Gesù
è quasi deserta e i nostri cuori si sentono feri-
ti. Solo confidiamo nell'amore della Vergine
Santa, che con il potere che ha ricevuto
dall'Eterno Padre sconfiggerà il demonio che
sta nel mondo e che vorrebbe distruggerlo,
trascinando con sé tante anime.
Theresa B. C. da Kapilikisha,
Zambia: Apprezzo moltissimo la vostra
gentilezza nel mandarmi così regolarmente
il vostro Eco. È ricco di informazione e in
esso trovo coraggio e grande ispirazione per
la mia povera fede. Dio vi benedica.
Ebere Christopher M.O. dalla Nigeria:
Leggere il vostro Eco è una gioia. L’attendo
per dare alla nostra comunità il nutrimento
necessario. Grazie davvero tante.
P. Bernard SJ da Bombay, India:
Pace, gioia e felicità a tutti voi. Per ringra-
ziarvi dell’Eco offro una novena di sante
Messe per le vostre intenzioni.
P. Mathew Moozhiyil dall’India: Cari
Amici, offro preghiere al Signore per il
vostro grande apostolato. Grazie per l’Eco
che mi mandate, e che uso per scrivere in
lingua malese per la gente di Kerala, affin-
ché anch’essi possano conoscere il messag-
gio della Regina della Pace. Prometto una
Santa Messa per le vostre intenzioni.
Joan e Des Ryan dall’Australia:
Benedizioni a voi per il vostro Eco. Siamo
sposati da 54 anni; riceviamo Eco da diversi
anni e l’aspettiamo sempre con ansia.
Accettate il nostro piccolo contributo...
E. O Sullivan da South Australia: Il
vostro giornalino è una benedizione! La
Gospa vi benedica!
H. Pastorino da Montevideo, Uruguay
ECO è sempre molto gradito. Che il Nostro
Signore vi benedica per intercessione di
Maria, Regina della Pace!
B. Kelleher dall’Inghilterra: Mille gra-
zie per l’Eco. È come fare un mini ritiro sei
volte all’anno. Allego offerta. Dio vi benedi-
ca tutti!
Sr. Juanita Borbon dalla Costa Rica:
Grazie di cuore per tutto quello che ci rega-
late sulla nostra Regina. Vi prego di inviar-
mi Eco, sarei felice di riceverlo perché mi
affascina leggerlo. Non so come arriva nelle
mie mani ma ce l’ho sempre. Vi ringrazio di
cuore evi chiedo una preghiera per le nostre
ragazze di strada e abbandonate.
Julia Zimmermann Llosa dal Perù:
Carissimi, ci ringrazio per l’invio di Eco.
Godo della sua lettura e trovo sempre gli
articoli interessanti, che trascrivo per inviar-
li ai carcerati e agli ospedali dove ho amici
che li ridistribuiscono. Gesu vi benedica per
la vostra grande opera e la moltiplichi, per-
ché questo tipo di lettura vale certamente la
pena. A confronto i quotidiani portano solo
menzogne, materialismo e brutte notizie. A
voi tutti della redazione di Eco un forte
abbraccio dalla vostra amica peruviana.
Paul e Dorothy Biggelaar, dalla Nuova
Zelandia: Fate un lavoro fantastico con
l’Eco di Maria. Abbiamo sempre gradito
questa pubblicazione e l’avremo sempre
cara. Vi simo molto grati per avercela invia-
ta per tutti questi anni.
Maria Isabel Badilla da Buenos Aires,
Argentina: Ringrazio di cuore l’invio di
Eco che ricevo da sette anni, anni in cui ho
formato un gruppo di preghiera a casa mia.
La Vergine ci aiuta molto, la gente ci chiede
preghiere, siamo diverse signore ericeviamo
frutto da Eco. Stiamo facendo una raccolta
di offerte da mandarvi; siamo poveri però
con un cuore grande per Maria che ci
accompagna con tanto amore.
Fin da bambina amo molto la Madonna
e, dovendo un nome al gruppo, l’ho chiama-
to “Maria Regina della Pace”, visto che Lei
arriva a casa mia con il vostro giornale.
Nonostante le mie carenze scolastiche non
ho mai dimenticato Dio: Lui fu il mio mae-
stro e Maria, mia madre, che non ebbi mai
perché la mia morì quando io avevo 3 anni.
Anche Eco mi ha insegnato molte cose.
Susana Cappa di Rosario, Argentina:
Ricevo Eco di Maria da diversi anni ed è
sempre una gioia quando lo riceviamo: lo
fotocopiamo e lo diamo a conoscenti ed
amici. Mille grazie per tutto quello che fate
per la Vergine Maria nostra madre e per tutti
noi che riceviamo Eco. Gesù e Maria vi illu-
minino sempre in questo bel lavoro di evan-
gelizzazione.
Asuncion Peña da Barcelona, Spagna:
Cari redattori di Eco di Maria, Pace e Bene.
Vengo, fratelli, a rendervi mille grazie per il
vostro giornale Eco di Maria, cosi ricco in
contenuto e notizie del caro Medjugorje. Lo
ricevo con gioia e lo leggo con buon profitto,
e quando posso lo passo ad altre persone.
Chiedo al Signore Gesù che vi colmi delle
Sue migliori grazie, vi dia la forza per andare
avanti in questa grande opera di evangelizza-
zione e di lode alla nostra cara Madre del
Cielo, iniziata dal nostro caro don Angelo.
Geneviève Gamel de St Grans de
Gameville, Francia: È una grande gioia
leggere questo giornale che c’insegna e ci
fortifica nella fede.
Bernard A., Francia: A tutta la squadra
del giornale Eco di Maria, invio i miei auguri
di pace e di salute, e di continuare la vostra
opera di evangelizzazione della Parola di Dio.
Sr Marie-Anne Lea da Pléhans le
Grand, Francia: Grazie per questa buona
lettura che ci fa tanto bene e rinnova in noi
giorno dopo giorno il desiderio di seguire il
Cristo con l’aiuto di Maria.
Chantal Delevet da Grenoble,
Francia: Con la mia offerta, vi invio tutta la
mia riconoscenza e la mia profonda gratitu-
dine per questa santa e meravigliosa pubbli-
cazione, Eco di Maria, che ricevo da anni.
L’Eco per i non vedenti
In Francia l’Eco viene registrato su
cassette e inviato a persone non vedenti che
così hanno la possibilità di nutrire le proprie
anime, ascoltando la voce della traduttrice
che generosamente svolge questo servizio
per loro. Le loro lettere, talvolta sconvol-
genti, mostrano come il nostro giornale
audio
è aspettato, meditato, spesso letto
durante assemblee o riunioni tra amici non
vedenti. “Chissà se leggendo almeno alcune
righe, scrive la traduttrice Yvonne, a qualche
apostolo non venga l’idea di lanciarsi nel-
l’avventura di registrare l’Eco su cassette
anche nelle altre lingue!”
Marie: Ho 85 anni, non posso più leg-
gere Eco, ma faccio circolare le cassette ad
altri non vedenti. Grazie di tutto cuore.
Nell’Anniversario
della morte di
DON ANGELO
Era il 3 marzo 2000
quando don Angelo chiudeva
gli occhi al mondo per aprirli
definitivamente al cospetto dell’Altissimo.
Forse chi legge l’Eco da poco tempo non
sa che esattamente venti anni fa don Angelo
aveva iniziato quest’opera di diffusione dei
messaggi di Maria con un semplice ciclosti-
lato che, con il tempo, è cresciuto in qualità
e quantità, fino a raggiungere ogni angolo
della terra. Se l’Eco parla in molte lingue è
perché don Angelo lo ha sempre scritto con
il linguaggio dell’amore, che è universale e
traducibile in qualsiasi idioma.
Umile strumento nelle mani di Maria, il
caro sacerdote mantovano accompagnava
sempre il giornalino con la benedizione,
affinché i cuori fossero aperti non dalle sue
parole scritte ma dalla Grazia impressa
sulla carta.
Ora continua a benedirlo dal Cielo con
una benedizione che anche noi continuiamo
a invocare, per mantenere sempre, nel
nostro lavoro, il suo stesso spirito di dedi-
zione e di servizio.
lo Staff dell’Eco
Jeanne: Le cassette sono sempre le ben-
venute. Sono per me un momento di gioia
quando le ricevo e poi, per meglio assapo-
rarle, le ascolto per diversi giorni …
Monique: Con mio marito, sin dal 1988,
siamo fedeli ad un pellegrinaggio annuo a
Medjugorje e ascoltare le vostre cassette ci
fa vivere tutto l’anno in quel luogo benedet-
to. Grazie per questo favoloso lavoro che
effettuate ogni mese.
Padre Francesco: Il caso mi ha fatto
mettere incontrare una delle vostre registra-
zioni che ho subito duplicato dalla persona
che stavo visitando. Vorrei ricevere alcuni
esemplari di queste cassette che potrei dis-
tribuire ai ciechi delle due case di cui sono il
cappellano e che raggruppano 80 non veden-
ti di ogni età. Sacerdote tra di loro, sono
senza tregua alla ricerca di quello che può
aiutarli.
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Il Signore non si stanca di noi, inviandoci
sempre la sua Madre. Anche noi torniamo
a lui con piccoli, ma concreti passi.
Allora le nostre parole diverranno potenti.
Il Signore ci benedica.
 


 

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