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Eco di Maria Regina della Pace 173 (Gennaio-Febbraio 2004)

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Echo
Eco di Maria
Regina della Pace
173
1984- 2004 L'Eco di Maria entra nel suo ventesimo anno !

Messaggio di Maria del 25 novembre 2003:
"Cari figli, vi invito che questo tempo sia per voi un incentivo ancor più forte alla
preghiera. In questo tempo, figlioli, pregate affinché Gesù nasca in tutti i cuori,
particolarmente in quelli che non lo conoscono. Siate amore, gioia e pace in questo
mondo senza pace. Io sono con voi e intercedo presso Dio per ognuno di voi. Grazie
per aver risposto alla mia chiamata."
Siate amore, gioia e pace
Questo tempo nel quale Maria ci visita, ci istruisce, ci guida è un particolarissimo tempo
di grazia. Che questo tempo sia per voi un incentivo ancor più forte alla preghiera, ci dice
nel Suo messaggio. E questo tempo indica il tempo di Avvento che sta per iniziare ma
anche il tempo della Sua visita. La lunga durata dell'evento (la prima apparizione è del 24
giugno 1981) e la frequenza delle Sue visite rendono ordinaria la presenza di Maria a
Medjugorje. Questa è la sorprendente novità rispetto alle grandi apparizioni di Lourdes e
di Fatima. Questa ordinarietà può generare assuefazione in chi si limita alla semplice
informazione sui fatti, ma è divina scuola di vita in chi si sforza di vivere giorno dopo
giorno i Suoi messaggi. L'abbandono, la preghiera, il digiuno danno autenticità al nostro
rapporto con Dio, conferiscono ad esso fisionomia, corpo, sostanza di vita. Abbandonarsi
a Dio è accogliere sempre e comunque la Sua volontà, con la certezza che essa coincide
con la Sua misericordia (come insegnato da Gesù a S. Faustina Kowalska). Preghiera è
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Echo
comunione con Dio, accoglienza della Sua Parola, venerazione della Sua Presenza,
elevazione al Padre in Gesù. Non basta profferire parole se non si traducono in vita (Is 1,
11-17; Mt 7,21). Digiuno è sobrietà di vita, e quindi anche astinenza dal cibo, rinuncia al
superfluo, ad ogni abuso, ad ogni sopraffazione. Digiunare è sciogliere le catene inique,
rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo; digiunare è dividere il pane con
l'affamato, ospitare chi non ha casa, vestire chi è nudo (Is 58, 6-7).
Pregate affinché Gesù nasca in tutti i cuori, particolarmente in quelli che non lo
conoscono. Cioè prepariamo il Natale. Prepariamoci ad accogliere Gesù in noi, a riceverlo
in verità, così come Egli è, non come ce Lo immaginiamo noi. Accogliamolo perché la
nostra sofferenza sia completamento nella propria carne a ciò che manca ai patimenti di
Cristo (Col 1, 24), perché passando con Lui per la valle del pianto la cambieremo in
sorgente d?acqua viva (Sal 84 (83), 7). Accogliamolo perché tutto in noi, gioia e dolore,
salute ed infermità, sia offerta al Padre in Gesù. Così saremo, come Maria ci chiede,
amore, gioia e pace in questo mondo senza pace. Essere amore, essere gioia, essere pace;
non basta parlare di amore, di gioia, di pace. Di queste parole il mondo è pieno; quel che
invece è raro è incontrare persone che siano esse stesse amore, gioia e pace. Ma questo è
possibile, è alla nostra portata, ed oggi più che in passato perché Maria viene per questo a
Medjugorje, perché anche oggi ci assicura che è con noi ed intercede presso Dio per
ognuno di noi. Lasciamoci penetrare dallo Spirito di Dio che già intercede con insistenza
per noi con gemiti inesprimibili (Rm 8, 26) e diveniamo testimoni e portatori dell'amore di
Gesù, della Sua pace (Lc 2,14; Gv 14, 27) della Sua gioia (Lc 2, 10). Se solo
desiderassimo questo con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, con tutte le nostre
forze come saremmo diversi , nuovi, belli noi stessi e come cambierebbe tutto intorno a
noi! Sia questo il nostro regalo di Natale per chi ci ama, per chi è vicino a noi, per chi è
lontano da noi od a noi ostile, per chi accanto a noi è nella malattia o nella sofferenza e
Maria porterà questo regalo anche a chi non conosciamo, a chi attende con impazienza la
rivelazione dei figli di Dio (Rm 8, 19).
Pace e gioia in Gesù e Maria.
Nuccio Quattrocchi


Messaggio del 25 dicembre 2003:
"Cari figli, anche oggi vi benedico tutti con il mio Figlio Gesù in braccio e vi porto
Lui che è il Re della Pace, affinchè vi doni la sua pace. Sono con voi e vi amo tutti,
figlioli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
Il Re della Pace
Verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e
nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace (Lc 1,78-79) proclama
Zaccaria nel cantico del Benedictus. È una via lunghissima, intrapresa da 2000 anni, e pur
breve, quanto la vita di un uomo. È una via difficile e dura ma è la via inaugurata dal
Figlio di Dio ed ha in Dio il suo traguardo.
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Echo
Quanta luce nel mondo dalla venuta di Gesù! E se le tenebre gravano ancora, non temere;
cogli l'invito del Profeta a Gerusalemme: alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te (Is 60,1). Nessuna paura, nessun dubbio: la storia
del mondo è nelle mani di Dio; arco e spada e guerra saranno eliminati (Os 2,20) la ferita
inferta alla natura dal primo peccato sarà rimarginata, il lupo dimorerà con l'agnello (Is
11,6).
Su, alzati, rivesti la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1,9). Non importa che tu
sia nel pieno delle tue energie o immobile in un letto di sofferenza; non importa che tu sia
pio e devoto o ribelle ed immerso nel peccato; accogli la Sua luce, apriti al Suo amore e la
gloria del Signore brillerà in te e sopra di te. Non temere, Dio è con te; dalla notte del S.
Natale Egli è eternamente presente nell'uomo (come recentemente ha ricordato il Papa).
Accoglilo in te; accoglilo per farne dono a chi ti sta vicino, al mondo intero. Il Regno
passa attraverso di te, ha bisogno della tua fede, della tua disponibilità, del tuo fiat al
Padre, sul modello di Gesù (Eb 10,7-9; Mc14,36), sul modello di Maria (Lc 1,38). Accogli
Gesù, e la via della pace sarà breve per te e meno lunga per l'umanità. Egli è il Dio
bambino che Maria ti reca in dono: oggi vi benedico tutti con il mio Figlio Gesù in braccio
e vi porto Lui che è il Re della Pace, affinché vi doni la sua pace.
La pace che il mondo cerca ma che non sa e non può darsi è lì, alla portata di tutti; è nel
Bimbo che Maria tiene in braccio ed offre ancora per noi: Egli è la nostra pace. Non
occorre essere potenti per riceverla; anzi, è più facile che sia riconosciuta ed accolta da chi
non ha potere nel mondo, da chi vive ai margini della società, come allora i pastori. È
richiesta solo buona volontà, cioè una volontà aperta alla Sua Volontà, orientata a Lui (Lc
2,14). Non si può accogliere la pace senza accogliere Gesù. Per questa ragione la pace è
ancora oggi così difficile e così precaria. Occorre il coraggio di scelte decise, nella
consapevolezza che la pace che Egli ci dona non è la pacifica convivenza da noi cercata
ma una spada che separa il figlio dal padre, la figlia dalla madre ed altro ancora (Mt 10,
34- 39). Eppure la pace è possibile e doverosa, ci ricorda il Papa. La notte è avanzata, il
giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce
(Rm 13, 12). Lasciamoci convertire dal Dio bambino che Maria tiene in braccio; ogni
bimbo è novità di vita e Gesù è la novità della Vita di Dio nell'uomo. Dinanzi ad un
bambino si scioglie ogni grandezza umana e tutto si fa piccolo ed immediato; dinanzi a
Gesù bambino si coglie l'Amore di Dio al di sopra di ogni umana comprensione e sapienza.
Il Natale non è la festa consumistica dei paesi ricchi di tutto e poveri di Dio; non è
neanche il fervore religioso di una giornata o il sentimento di bontà evocato dalla
tradizione. Il Natale è lasciare crescere Gesù in noi nella pratica delle beatitudini (Mt 5).
N.Q
Giovanni Paolo II
Non taciamo la pace
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Echo
Parlare oggi di pace sembra quasi un paradosso, ma è proprio oggi che scrivo che se ne
deve parlare perché è il 1º gennaio di un nuovo anno, Giornata Mondiale della Pace.
Era stata un?iniziativa di Paolo VI quella di dedicare il primo giorno dell'anno civile alla
riflessione ed alla preghiera per la pace nel mondo. Giovanni Paolo II ha continuato poi
con ancora più convinzione "questa nobile tradizione, dedicando il primo giorno dell'anno
civile alla riflessione ed alla preghiera per la pace nel mondo", suggerisce il Pontefice nel
suo messaggio per la celebrazione di questa giornata. "Anche quest?anno sento il dovere
di invitare gli uomini e le donne di ogni Continente a celebrare una nuova Giornata
Mondiale della Pace. L'umanità infatti ha più che mai bisogno di ritrovare la strada della
concordia, scossa com'è da egoismi e da odi, da sete di dominio e da desiderio di
vendetta".
Instancabile, tenace nei suoi inviti, Giovanni Paolo II non abbassa la guardia nella sua
missione di guida dell'umanità verso un nuovo tempo di pace, di quella pace che Dio
contiunua a prometterci attraverso le parole di sua Madre a Medjugorje, ma che sembra
sempre più lontana, sempre più impossibile.
Non dipende da Dio, dipende da noi. Sì, perché la strada ormai è segnata, i passi da
compiere sono stati indicati. Perché noi non percorriamo questa via che tutti desiderano e
che sembra tanto difficile da seguire? Perché pur nella convinzione che questo è quello
che vogliamo, non riusciamo ad ottenerlo? "All'alba di ogni nuovo anno, ho richiamato le
persone di buona volontà a riflettere sui vari aspetti di una ordinata convivenza, alla luce
della ragione e della fede", continua il Papa nel suo messaggio. "È nata così una sintesi di
dottrina sulla pace, che è quasi un sillabario su questo fondamentale argomento: un
sillabario semplice da comprendere per chi ha l'animo ben disposto, ma al tempo stesso
estremamente esigente per ogni persona sensibile alle sorti della umanità". I vari aspetti
del prisma della pace sono stati ormai abbondantemente illustrati. Ora non rimane che
operare
"Per il cristiano la pace è annunziare Cristo che è "la nostra pace" (Ef 2,14), è annunziare
il suo Vangelo, che è "Vangelo della pace" (Ef 6,15), è chiamare tutti alla beatitudine di
essere "artefici di pace" (cfr Mt 5,9)", suggerisce il Santo Padre.
Non ci sono dubbi. Non c?è possibilità di equivoco. Per portare la pace al mondo bisogno
innanzitutto vivere la pace, bisogna essere uniti a Gesù che è pace, bisogna proclamare la
sua Parola che genera pace. Non demandiamo ai governanti e ai politici questo compito.
Non ne sono capaci quando la logica che li muove nasce dalla sete di potere, di dominio,
di ricchezza
Solo chi accetta di impoverirsi, come ha fatto Gesù venendo al mondo, può essere fonte di
pace. Solo chi ama senza interessi e secondi fini crea le giuste condizioni per una pace
autentica e duratura: "Non c?è pace senza perdono! Lo ripeto anche in questa circostanza,
avendo davanti agli occhi, in particolare, la crisi che continua ad imperversare in Palestina
e in Medio Oriente: una soluzione ai gravissimi problemi di cui da troppo tempo soffrono
le popolazioni di quelle regioni non si troverà fino a quando non ci si deciderà a superare
la logica della semplice giustizia per aprirsi anche a quella del perdono" conclude il Papa.
"Il cristiano sa che l'amore è il motivo per cui Dio entra in rapporto con l'uomo. Ed è
ancora l'amore che Egli s?attende come risposta dall'uomo. L'amore è perciò la forma più
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alta e più nobile di rapporto degli esseri umani anche tra loro. L'amore dovrà dunque
animare ogni settore della vita umana, estendendosi anche all'ordine internazionale.
All'inizio di un nuovo anno voglio ricordare alle donne ed agli uomini di ogni lingua,
religione e cultura che l'amore vince tutto. Sì, cari Fratelli e Sorelle di ogni parte del
mondo, alla fine l'amore vincerà! Ciascuno si impegni ad affrettare questa vittoria"
S.C.

ECO COMPIE 20 ANNI !
A chi gli chiedeva ripetutamente di scrivere riguardo agli avvenimenti di Medjugorje, don
Angelo Mutti, parroco di Villanova Maiardina e futuro fondatore di Eco, rispondeva che
non poteva a causa dei molteplici impegni pastorali; i suoi dinieghi, però, facevano
trasparire un profondo desiderio di assecondare una tale richiesta, come poi fece, perché
era molto attento a quelle apparizioni.
Era l'estate dell'anno 1984. Da pochi mesi don Angelo aveva conosciuto la spiritualità di
Medj. a seguito dei suoi primissimi viaggi in quella terra benedetta, assieme a chi
condivideva uno stesso cammino di fede. I soggiorni in quel luogo furono ricchissimi di
grazie e confermarono le sue scelte di vita. La prima attività relativa ad Eco coincise con
le informazioni che don Angelo diede, anche tramite il quotidiano locale, intorno a Medj
per rettificare le notizie che la stampa pubblicava non conformi a verità. Queste
informazioni, che costituiscono appunto i primi numeri di Eco, furono l'inizio di quel
nuovo cammino di fede che avrebbe accomunato poi tante persone.
Eco è nato per mantenere viva un'illuminazione ricevuta, che doveva essere custodita con
cura, frutto di una grazia straordinaria della divina misericordia che si serve della Madre
per soccorrere i suoi figli bisognosi. Esso veniva distribuito inizialmente a pochi fratelli di
fede, anche perché don Angelo non ha mai propagandato il giornale ma lo ha sempre
donato unicamente a chi lo desiderava. Nonostante questo, la richiesta fu sempre più
grande ed i luoghi in cui il giornale era atteso diventarono sempre più numerosi. La
diffusione fu sorprendentemente elevata fino a raggiungere in breve anche paesi lontani.
Stupiva che questo giornale, così umile come impostazione tipografica, potesse creare
tanta comunione con molte persone di vari continenti, partendo da una minuscola
parrocchia, un po' sperduta, che aveva a disposizione modestissimi mezzi (inizialmente si
usava una macchina da scrivere antiquata ed un obsoleto ciclostile per la stampa). Si
resero pertanto necessari in seguito, oltre alla redazione, una segreteria, una tipografia per
la stampa, articolisti, addetti alla spedizione, molti volontari per la distribuzione, vari
traduttori, tutti elementi necessari per la produzione di Eco, che sono stati, e lo sono
tuttora, frutto di un intervento provvidenziale.
Don Angelo amava ricordare che la preghiera e la fede erano il potente sostegno di questo
giornale e ciò lo riferiva non solo a se stesso ed ai suoi collaboratori, ma anche a tutti i
lettori di Eco in quanto facenti parte di una grande famiglia che prega.
Alla redazione di Eco don Angelo si dedicò fino alla vigilia della sua salita al cielo
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Echo
avvenuta nell'anno giubilare duemila. Negli ultimi tempi della sua vita terrena, quando la
malattia si era manifestata in tutta la sua gravità e la sua attenzione era completamente
rivolta al cielo, riteneva che il giornale non dovesse finire con lui ma che potesse
continuare con persone con cui aveva condiviso questa spiritualità ed in particolare
individuò nella Comunità Kraljice Mira la famiglia preposta alla custodia e continuazione
di quest'opera di Maria, come lui l'amava chiamare.
Così Eco, anche dopo la morte del suo fondatore, ha continuato ad essere regolarmente
distribuito per assecondare le numerose e continue richieste. Ci si rende conto che erano
vere le parole di don Angelo quando diceva che non era lui, ma la Madonna a suggerire il
contenuto di Eco ed a provvedere al suo sostentamento ed alla sua diffusione. Per questo
si è convinti che Maria, ispiratrice di Eco, stia compiendo la sua opera anche attraverso
l'umile servizio di questo giornale che da vent'anni, attraverso la preghiera e la fede dei
suoi collaboratori e lettori, vuole contribuire alla realizzazione del suo piano di salvezza.
Rimaniamo, quindi, vigilanti nella preghiera perché solo così Eco potrà essere uno
strumento vivo nelle mani della Madonna. Certamente don Angelo, dal cielo, ci benedice
ed intercede per tutti noi. Ringraziamo il Signore per averci donato un tale sacerdote, così
aperto alla grazia, e ringraziamolo anche per tutti quelli che con la preghiera ed il dono di
sé danno vita a questo giornale.
Pietro Squassabia

E SE ASCOLTASSIMO MARIA
La recente lettera del Papa Giovanni Paolo II sul Rosario di Maria (RVM) vorrebbe
rilanciare la pratica di questa preghiera dandogli tutto il suo significato: essa è orientata
verso Cristo, è preghiera della Chiesa. Non è una preghiera che fa di Maria una sostituta di
Dio, per compensare con la sua vicinanza materna il rigore di un Dio lontano. Il Rosario
non è neanche una preghiera individualista o riservata alla devozione privata di certi
gruppi sensibili alle devozioni mariane. Essa deve integrarsi nella preghiera della Chiesa,
che il Rosario accompagna e sostiene.
Ma qual è l'urgenza di voler coinvolgere tutta la Comunità cristiana in una riscoperta del
Rosario? Vescovi, sacerdoti e diaconi, operatori pastorali, consacrati, famiglie, malati e
persone anziane e voi giovani
a tutti si rivolge il Papa: "Che il mio invito non resti lettera morta!" (§43). Il Papa vede
nell'anno che egli propone di consacrare al Rosario (dal mese d?ottobre 2002 ad ottobre
2003) l'occasione di un rafforzamento delle linee che egli ha tracciato nel suo documento
scritto "All'inizio di un nuovo Millennio" (MNI): "Nel far questo non intendo appesantire,
ma piuttosto unire e consolidare i progetti pastorali delle Chiese locali
Se lo si scopre nel suo vero significato, il Rosario conduce al cuore stesso della vita
cristiana, e, con mezzi ordinari, esso offre un?occasione spirituale e pedagogica
particolarmente feconda per la contemplazione personale, la formazione del Popolo di Dio
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Echo
e la nuova evangelizzazione " (RVM § 3).
Tre prospettive che possiamo fare nostre.
RIPARTIRE DA CRISTO CON MARIA
Se noi cominciassimo dalla contemplazione, se noi cominciassimo dall'ascolto
Non si tratta di fare esercizi di concentrazione per essere mentalmente più presenti in un
incontro, nel lavoro, o anche nell'ambito di un tempo di preghiera. Nella vita cristiana
dobbiamo innanzitutto decentrarci piuttosto da noi stessi, per rimettere al centro Colui nel
quale tutte le cose trovano la loro origine ed il loro compimento, e forse anche i nostri
progetti pastorali. La preghiera cristiana, la vita cristiana, altro non sono che un
dispiegarsi nell'oggi della parola e dell'agire di Gesù. È con Lui che dobbiamo essere in
contatto permanente. Tutta la realtà umana deve essere incorporata nel suo amore divino.
Qui si tratta di un?opera mariana. Maria rappresenta quella piccola porzione di umanità
totalmente offerta a Dio, in cui Lui solo agisce: Ecco la serva del Signore, si faccia di me
secondo la sua parola. Lei può allora dire ai servi del convito di nozze: fate anche voi
secondo la sua parola, fate quello che vi dirà. Maria contempla, Maria è in ascolto, Maria
adora. Maria ci provoca a realizzare una qualità di presenza interiore attenta ai desideri e
all'opera di Dio.
Quando iniziamo la nostra giornata, quando ci troviamo al lavoro, o ci incontriamo con gli
altri, sapremo aprire i nostri cuori innanzitutto alla presenza di Dio, che è già là ad
attenderci?
La preghiera del Rosario ci spinge ad offrire tempo e attenzione alla contemplazione dei
misteri di Cristo, all'ascolto del suo alito divino. Come potremmo impiegare meglio le
nostre energie? Quanta dispersione evitata! Ci abitueremmo ad abbeverarci all'unica
Fonte, e Gli permetteremmo di irrigare la terra dei nostri cuori così spesso riarsa.
"GESÙ CRESCEVA IN SAPIENZA, ETÀ E GRAZIA" (Lc 2,52).
Una seconda prospettiva si apre grazie alla preghiera del Rosario: la formazione del
popolo di Dio. Facciamo sforzi poderosi perché tutti i cristiani possano far proprie le
ricchezze della Bibbia, della Tradizione e della ricerca cristiana. Ma tutto ciò può
rimanere al di fuori dell'anima. Noi sappiamo molte cose, ma non arriviamo ad una
conoscenza viva, innamorata. Ho assistito al caso di un sacerdote, specialista di Sacra
Scrittura, che ha abbandonato il suo ministero dopo un decina d?anni di sacerdozio e d?
insegnamento: era convinto di aver restituito alla Chiesa il servizio che da questa aveva
ricevuto; in realtà non aveva mai "creduto" a ciò che gli veniva detto, a ciò che egli stesso
aveva insegnato. Nella casa di Nazaret, Maria è impegnata ad accompagnare la crescita
umana di Cristo
Lei può educarci e plasmarci con la stessa sollecitudine, fino a quando il Cristo sia
"formato" pienamente in noi (Gal 4,19) (§ 15). Il gran desiderio dell'Apostolo di fronte ai
primi cristiani è un desiderio di generare, egli in qualche modo partorisce le giovani
comunità. Ma se può darle alla luce, è perché egli è interiormente pervaso dallo spirito
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mariano, che è proprio di tutti coloro ai quali Gesù stesso ha confidato di essere fratello,
sorella e madre. Questo non è un modo di dire, è la realtà stessa della trasmissione della
fede.
La preghiera del Rosario ci mette in condizione di comunicare con la vita di Gesù, con
quella stessa vita che desideriamo veder crescere in noi e nei fratelli. "Come accade a due
amici che ritrovandosi spesso insieme finiscono per rassomigliarsi anche nel modo di
vivere, allo stesso modo noi, parlando con familiarità con Gesù e con la Vergine,
attraverso la meditazione dei misteri del Rosario, e formando assieme un?unica vita
mediante la Comunione, possiamo divenire, per quanto concesso dalla nostra limitata
condizione, simili a loro."( § 15).

ANNUNCIARE CRISTO CON MARIA
La preghiera del Rosario è particolarmente feconda per la nuova evangelizzazione.
L'apostolato è un partorire. Senza questa prospettiva mariana difficilmente eviteremo di
fare di Cristo un semplice messaggio e dell'evangelizzazione una forma d?
indottrinamento. Ora, il Papa lo ripete: No, non saranno le formule che ci salveranno, ma
una Persona e la certezza che questa Persona c?ispira: Io sono con voi! Non si tratta allora
di inventare un nuovo programma. Il programma già esiste: è quello di sempre, fondato su
quello stesso Gesù Cristo, che bisogna conoscere, amare, imitare (NMI §29).
Maria c?impedisce di fare del cristianesimo un?astrazione. "Un?astrazione non ha bisogno
di una madre", confidava il teologo Karl Rahner al Cardinale Suenens. Noi infatti
proclamiamo, "ciò che era fin dal principio, ciò che abbiamo udito, ciò che abbiamo
veduto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno
toccato, ossia il Verbo, la Parola della vita" (1 Gv. 1,1-2). La Parola di Dio silenziosa nella
culla e sulla croce, totalmente consegnata alla fede docile di una donna, che è figura e
madre della Chiesa: la Parola di Dio, quel bambino appena nato e quel crocifisso, la
Parola di Dio, che altro non è che Amore.
Dobbiamo lasciarci ri-generare dallo Spirito nella stessa fede di Maria e diventare "Buona
Novella" per il mondo. Soltanto così la nostra predicazione avrà un senso e il nostro
annuncio sarà realmente cristiano. Neanche lo Spirito Santo è un?astrazione: quando
soffia a Lourdes o nel Cenacolo di Gerusalemme, simile ad un fragore di vento impetuoso,
Egli fa apparire nelle profondità delle nostre tenebre e delle nostre paure un volto di luce,
genera lingue di fuoco.
Una Chiesa mariana, una Chiesa plasmata dalla fiducia in Maria, sarà una Chiesa fatta di
poveri e di piccoli, con il cuore infiammato dal fuoco dell'Amore, una Chiesa che
trasmette soltanto ciò che essa ha gratuitamente ricevuto, il Dono di Dio.
p. Jean-Marie Cabes
P. JEAN-MARIE CABES, mariologo e professore nel Seminario cattolico di Tarbes, per
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molti anni ha diretto la "Scuola del Vangelo" a Lourdes. In seguito ha fondato la
Comunità mista "Notre Dame de l'Aurore", (il ramo apostolico della Comunità monastica
di Gerusalemme) che ha sede a Ossun - a pochi chilometri da Lourdes - dov'egli
attualmente vive.

Nel mistero di un abbraccio
"Nel primo mistero gaudioso contempliamo"
Inizia così il libro della vita di Gesù stampato sui grani del Santo Rosario, una sequenza
che racconta le tappe fondamentali dell'esistenza terrena del Figlio di Dio e che ci aiuta a
leggere con maggiore profondità la sua missione tra gli uomini.
Ogni volta che lo preghiamo è un'avventura diversa. Lo Spirito Santo ci rivela nuovi
particolari mai notati prima. Man mano che si avvicendano le Avemaria la storia ridiventa
vita, attualità, mentre noi ci sentiamo improvvisamente afferrati e trasportati dentro quelle
scene che stiamo evocando: ne avvertiamo il clima, ci coinvolgono le sensazioni e i
sentimenti dei protagonisti, riusciamo a comprendere quanto avviene "dietro le quinte".
"Nel primo mistero gaudioso contempliamo come Maria e Gesù si abbracciano"
No, non ho sbagliato il mistero. So bene che si contempla l'evento dell'Annunciazione a
Maria e il suo verginale concepimento. Ma è proprio in quell'occasione che la Madre
abbraccia il Figlio per la prima volta, accogliendolo nel proprio grembo. Lo abbraccia con
la sua volontà che aderisce alla proposta, lo abbraccia con il suo cuore invaso dall'Amore
che in Lei prende carne, lo abbraccia con il suo corpo che fa posto al seme divinoÈ un
abbraccio coinvolgente, cosmico direi, perché in quell'abbraccio così intimo, Maria
abbraccia il creato e le creature di tutti i tempi che, alla fine, saranno ricapitolati in quel
bambino che Lei ha appena accettato di concepire.
Non possiamo però fermarci qui. La storia continua, e continua anche l'abbraccio che si
allarga per comprendere un'altra madre e un altro figlio.
Attraverso lo Spirito Santo, Elisabetta e Giovanni vengono inaspettatamente coinvolti in
questa tenera effusione d'amore, e così le due maternità si uniscono nello stesso disegno di
salvezza.
L'amore è apertura, è dono e non può rimanere chiuso in se stesso. È pura estasi che per
sua natura ha bisogno di comunicarsi agli altri, generando gioia a chi lo riceve. È proprio
in quell'abbraccio, nascosto e familiare, che nasce il canto di esultanza che verrà ripetuto
di generazione in generazione per bocca di quelli che temono Dio (cfr. Lc 1, 50).
Ma è nel terzo mistero gaudioso che l'abbraccio si fa ancora più consapevole e concreto:
nella fredda notte di Betlemme contempliamo come Maria accoglie tra le sue braccia il
piccolo Gesù che la Vergine ha appena generato al mondo.
Che dolcezza, che emozione, quanta tenerezza tra questi due corpi che quasi si
aggrappano l'uno all'altro: sei tu la Terra fecondata, la non-Abbandonata (cfr. Is 62,4) alla
quale Dio Padre mi ha mandato perché io germogliassi, sussurra il figlio alla donna. "Sei
tu il germoglio del tronco di Iesse che noi figli di Israele stavamo aspettando (cfr. Is.
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Echo
11,1), risponde la madre al bimbo.
Non lo trattiene per sé. Non ne fa un suo possesso. Nel quarto mistero della gioia, Maria
pone tra le braccia del sacerdote del tempio il suo primogenito, in osservanza alla legge di
Mosé.
È così che Gesù entra nell'abbraccio della Chiesa, non soltanto quella istituzionale, ma
anche in quella fatta di gente ignota, di gente qualsiasi che vive protesa verso l'avvento del
Regno, nell'umile nascondimento della propria fede
Tra le braccia del vecchio Simeone, il Messia dona il suo abbraccio alla Chiesa dei
piccoli, dei senza nome, di quelli che sanno benedire Dio perché i loro occhi hanno visto
la salvezza preparata da Dio davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria
del popolo Israele (cfr. Lc 2, 28-32).
Siamo arrivati all'ultimo grano del Rosario, giusto in tempo per assistere all'abbraccio di
Maria a Gesù, che ritrova tra i dottori del Tempio dopo averlo cercato per tre lunghi giorni.
È un abbraccio di sollievo e di conforto per aver ritrovato l'amato del suo cuore (cfr. Cant
3,2), è un abbraccio che Gesù ricambia con entusiasmo, nel desiderio di comunicare alla
Madre la gioia della sua prima missione pubblica.
Aveva appena predicato ai dottori del tempio, aveva finalmente cominciato a parlare del
vero volto di Dio, un volto paterno e misericordioso, un volto impresso nell'anima di ogni
uomo per portare a tutto il mondo il Suo abbraccio di pace.
Stefania Consoli


Farsi piccoli con il Dio bambino
Siamo tutti reduci da un viaggio in Terra Santa, in Palestina, e precisamente a Betlemme,
culla di Gesù, del Dio bambino che è appena rinato per noi. Un mistero che puntualmente
si rinnova riattualizzandosi, una memoria che diventa vita attraverso la forza della Grazia
e delle fede. E così, pur rimanendo seduti nei nostri salotti, abbiamo viaggiato, abbiamo
contemplato e adorato l'Emanuele, rappresentato nei presepi o nei piccoli gesti di amore
che accompagnano le festività natalizie.
Ma per guardarlo negli occhi molto spesso abbiamo dovuto curvarci, abbassarci, perché
ciò che più contraddistingue il Re neonato è proprio la sua piccolezza
Attingendo con libertà ad alcune riflessioni di un libro di Luigi Pozzoli (Elogio della
piccolezza, ed. Paoline), cerchiamo di comprendere perché Dio, il grande Jahvé che gli
Israeliti non osavano nemmeno nominare, ha deciso di farsi piccolo tra i piccoli
Il vangelo della piccolezza
Nel Vangelo c'è una predilezione evidente per tutto ciò che è piccolo. La piccolezza,
intesa anche come debolezza, è vista con un'attenzione affettuosa che rivela consenso e
simpatia. Il bambino, il povero, il piccolo seme gettato, il granello di senapa si trovano
sempre sotto uno sguardo benedicente che sa immaginare, dietro un'apparente
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insignificanza, virtualità segrete e promettenti. Viene in mente una frase di Tagore: "Dio si
stanca dei grandi regni, mai dei piccoli fiori".
Questa particolare sensibilità è sorprendente soprattutto perché si oppone alla mentalità
comune che vorrebbe apprezzare e premiare solo ciò che è grande e appariscente. Può
capitare addirittura di provare vergogna per la misura della piccolezza, quando questa si
manifesta o sul piano della quantità o su quello dell'efficienza.
In un mondo che si lascia sempre più governare da una logica di tipo mercantile, non
rimane molto spazio per tutto ciò che può avere valore in una dimensione sentimentale e
simbolica. Il Vangelo invece offre una lettura della realtà che capovolge i criteri di
valutazione.
Ciò che è piccolo è grande.
Ciò che è debole, è forte.
Ciò che è senza splendore è bello perché la vera bellezza e strettamente legata all'amore.
Il tempio di Gerusalemme era certamente una costruzione meravigliosa per la maestosità e
la grandezza delle sue forme, ma per Gesù in quel momento non c'era nulla che meritasse
un'attenzione maggiore del gesto umile di una povera vedova che gettava nel cassetto
delle offerte, quel niente che era per lei tutto: un gesto certamente più bello di altri che si
mettevano in mostra con le loro ricche offerte.
La piccolezza e l'incarnazione di Dio
A Dio si era soliti attribuire le qualità che appartengono alla categoria della grandezza. Se
si parlava di potenza, Dio doveva essere l'onnipotente. Se si parlava di conoscenza, Dio
doveva essere l'onnisciente. Dio doveva essere sempre al di là della misura più grande. Il
Natale ha dimostrato quanto Dio sia lontano da queste umane, troppo umane,
immaginazioni.
"Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua
uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso" (Fil 2, 3-7). Il testo parla di spogliamento, ma
in quello greco c'è un'espressione ancora più forte: c'è la parola kénosis che vuol dire
svuotamento. Dio, in Gesù, si svuota della sua grandezza. Dio si riduce, s'impoverisceE in
questo incarnarsi di Dio in un bambino, che poi prenderà le fattezze di un servo, avviene
qualcosa che sommuove tutte le generazioni umane: Dio viene a incrociare e a sentire
come parte di se stesso tutti i piccoli della terra: i bambini, i malati, gli emarginati, gli
impuri come i pubblicani, gli eretici come i samaritani, i senza patria, i senza nome, i
senza voce.
In Matteo questa solidarietà è talmente grande che proprio a questi piccoli Gesù sembra
voler assicurare la rivelazione dei segreti del Padre, con accenti pieni di tenerezza e di
stupore: "Ti ringrazio, Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai
piccoli" (Mt 11,25-30).
Chi è piccolo è leggero
Dio ha privilegiato la piccolezza perché ciò che è piccolo è leggero. A Natale Dio si è
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rivelato come un Dio leggero
L'esperienza di tutti i giorni è contrassegnata piuttosto dalla categoria della pesantezza. Il
possesso, l'accumulo e, sul piano dei sentimenti, l'arroganza e la presunzione non hanno
forse una connotazione di pesantezza opprimente?
Pesante è, in particolare, l'uomo che incarna lo spirito borghese e che può essere presente
in qualsiasi classe sociale della terra: "La vita borghese è basata sulla proprietà, cioè sul
senso di solidità del benessere. Preoccupazione del cristiano è di essere, scopo del
borghese è di avere. Quando il borghese dice: mia moglie, la mia automobile, le mie terre,
quel che conta per lui non sono la moglie, l'automobile e le terre, ma l'aggettivo
possessivo che per lui prende carne".
Per contro si pensi alla leggerezza a cui Gesù ha educato i discepoli e anche le folle: "Non
affannatevi con preoccupazioni inutili ". Il piccolo, il povero è quindi colui che cammina
nella leggerezza della fiducia, con il senso del provvisorio e con la certezza dell'eterno. *

L'importanza del cuore nei messaggi di Maria
La Regina della Pace ci chiama, nella maggior parte dei messaggi dati dall'inizio delle
apparizioni fino ad oggi, con una speciale quasi martellante insistenza, a porre al centro
del nostro cammino di conversione il rinnovamento radicale del "cuore". "Andate verso il
cuore. Non bastano le parole. Andate verso il cuore." (Mess. 25.12.1983); "Figli miei
desidero realizzare grandi opere verso di voi, ma la porta del vostro cuore è arrugginita e
non riapre più. Buttate giù la vecchia porta del vostro cuore e con la conversione
costruitene una nuova. Così Gesù entrerà nei vostri cuori" (Mess. 09.06.1984).
Ma perché proprio in questo tempo, quando sembra più che mai che l'approccio
razionalista sia divenuto lo strumento esclusivo di verità, anche in campo spirituale e
teologico, Maria fa proprio del "cuore" il luogo decisivo della salvezza dei suoi figli e di
tutto l'universo? Lei ce lo rivela chiaramente in molti messaggi permeati di tenerezza
materna, riflesso autentico del Cuore del Padre: "Desidero che i vostri cuori siano uniti al
mio, come il mio è unito al Cuore di Gesù"(Mess. 01.04.1984) e, ancor più esplicitamente:
"Desidero che il mio Cuore, il Cuore di Gesù e il vostro cuore si fondano in un unico
grande cuore di amore e di pace
" (Mess. 25.07.1999).
È questo infatti il vero compimento dell'opera della salvezza che Dio desidera realizzare in
ciascuno di noi e, attraverso di noi, in moltitudini di anime e di realtà create che Egli ha
collegato alla nostra risposta alla chiamata che Dio in questo tempo ci rivolge attraverso la
Regina della Pace.
Ma qual è questa risposta d?amore che Maria sollecita da noi? Qual è quella chiave
decisiva capace di introdurci così efficacemente ai tesori di grazia presenti nel Cuore del
Padre? Qual è quella via spirituale, forse scandalosamente troppo semplice agli occhi di
molti cultori di certo diffuso razionalismo teologico, cui Lei ci chiama con tanta
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insistenza?
È la decisione di "donare il cuore a Dio, per essere riempiti dal Suo amore " (v. Mess.
25.05.199). Ma l'amore di Dio è l'amore sacrificato! È quella speciale qualità d?amore che
Egli ha rivelato pienamente nell'offerta totale del Figlio per la salvezza del mondo.
Dunque la chiave d?oro che Maria ci porge affinché il nostro cuore si unisca pienamente
al vortice infuocato dell'amore trinitario, perché "una sorgente di vita scaturisca dal vostro
cuore" (Mess. 21.10.1983) e la nostra esistenza sia, fin da subito, interamente rigenerata e
trasfigurata nella luce dei "nuovi cieli e terra nuova", altro non è che una libera decisione,
di offrire senza condizioni la propria vita a Dio, attraverso le mani e il Cuore Immacolato
della Madre, per la salvezza dei fratelli e dell'intero universo.
In numerosi messaggi la Madonna c?invita anche pressantemente a radicare nel suo Cuore
Immacolato ogni preghiera, ogni atto esteriore ed interiore di culto a Dio, per purificarli
da ogni devozionismo ritualistico, affinché in essi sia impresso "il sigillo
dell'Amore" (Mess. 06.01.1984). Solo così essi potranno divenire realmente "sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio" (Rm.12,1).
Maria c?invita anche in modo speciale a ritrovare nella profondità del nostro cuore,
consapevolmente aperto ad accogliere la vita e l'Amore di Dio, quell'immagine del Figlio
che Lui ha impresso indelebilmente in noi "prima della creazione del mondo" (Ef 1,4).
Quell'immagine che il mistero pasquale di Cristo ha reso di nuovo vividamente attiva ed
efficace nei cuori, così da fare di ogni preghiera, di ogni sacrificio offerto, di ogni azione
liturgica, un incontro autentico, palpitante, gioiosamente nuziale, con il mistero della
presenza viva di Dio in noi: "Cari figli, oggi desidero esortarvi ad aprire il cuore a Dio,
come si aprono i fiori in primavera alla ricerca del sole. Io sono la vostra Mamma, e
sempre desidero che siate più vicini al Padre; che Egli conceda doni sempre più ricchi ai
vostri cuori
" (Mess. 31.01.1985). Per questo Maria ci esorta: "Pregate con il cuore, e nella preghiera
offrite voi stessi a Gesù" (11.08.1984); "Non pregate solo con le labbra. Dovete pregare
col cuore! Dovete scendere in profondità ed essere completamente nel vostro cuore
" (Mess. 23.09.1984) "
tutte le preghiere sono buone e gradite a Dio, se dette con il cuore" (Mess. 03.09.1984); "
oggi vi invito ad iniziare a digiunare con il cuore" (Mess. 20.09.1984); "..anche il canto è
preghiera occorre mettere tutto il cuore in ogni canto" (Mess. 10.11.1984).
Con la consueta concretezza, la Madonna non tralascia di mostrarci il cammino pratico
per sgombrare il cuore da ogni ostacolo che si oppone all'esperienza viva dell'incontro con
lo Sposo celeste: "Le vostre tensioni mettetele coscientemente nelle mani di Dio. Nulla
deve disturbarvi. Anche le preoccupazioni e le distrazioni offritele a Gesù e non
nascondete niente davanti a Lui. Questa è la vera preghiera del cuore" (Mess. 10.11.1984)
Giuseppe Ferraro (Continua)
Sacerdote e pellegrino a Medjugorje
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Echo
Molti sono i sacerdoti che recandosi a Medjugorje ricevono una nuova Grazia che li aiuta
ad approfondire il proprio ministero sacerdotale e, forse, anche a riscoprire degli aspetti
che avevano un po' trascurato a causa del troppo lavoro nelle parrocchie, nei santuari, ecc.
Cogliamo la testimonianza di un sacerdote al quale desideriamo, tra l'altro, rendere
omaggio a pochi giorni della sua morte, inattesa agli uomini ma sicuramente prevista da
Dio in questo tempo, come coronamento di una vita sacerdotale donata con vivacità ed
entusiasmo.
Don Mario Cortellezzi, Rettore del Santuario del Sacro Monte di Varese (I), scomparso il
24 novembre scorso, in coincidenza con l'anniversario della morte di p. Slavko, racconta:
"Sono andato a Medjugorje perché in realtà Medj. è venuta prima da me. Più volte, infatti,
i veggenti Marjia, Mirjiana, Jakov erano venuti al Sacro Monte di Varese. Mi sono sentito
quindi in qualche modo "invitato" ad andare personalmente in quella "terra benedetta", o
meglio, chiamato, convocato.
Una volta arrivato a Medj. ho trovato quello che pensavo di trovare, cioè un clima di
preghiera intensa. Una preghiera espressa con il silenzio più che con i canti: un silenzio
che parla, un profondo silenzio che vuol dire che la persona è raccolta, addirittura
catturata dall'avvenimento che non vede però sente presente.
Motivo di forte richiamo è stata la percezione di una grande naturalezza nel modo di
esprimersi dei veggenti, in particolare di Marjia. Discorrendo con lei dopo un'apparizione
si aveva la certezza che qualcuno le avesse parlato poco prima: un volto sorridente, un
volto parlante che ti diceva che era avvenuto qualcosa, parlava di quello che aveva visto,
che aveva esperimentato. La naturalezza nel modo di esprimersi è una garanzia. La mia
paura era di trovare persone artificiose, delle persone affette da "misticismo" che si danno
degli atteggiamenti da veggente; questo mi avrebbe allontanato.
Il frutti che ho trovato a Medjugorje sono moltissimi, ma le piante da frutto hanno bisogno
innanzitutto di un clima per crescere, e il clima più straordinario che ho notato è quello
delle adorazioni serali. Il silenzio, il canto avvolgente, l'attenzione di ognuno a non creare
motivi di disturbo per gli altri: tutto questo significa che la gente è veramente presa, che
non vede ma che ha la netta sensazione di essere a contatto con Qualcuno. Fossero così
sempre i nostri momenti di preghiera!
Un secondo frutto molto prezioso è stata l'esperienza nel confessionale. Lì avviene la
verifica di quanto accade, una garanzia di verità perché quando un'esperienza religiosa
passa attraverso il confessionale vuol dire che è vera. Tutte le altre esperienze religiose
che si auto-confessano e finiscono nell'auto-assoluzione, da voler sentirsi tutti buoni in un
colpo, hanno già dentro il segno della falsità.
Anche nella confessione era presente un clima di disponibilità, di disarmo: gente
disarmata di fronte alla misericordia del Signore. È bello trovarsi davanti a persone che
ammettono i loro sbagli. Questo rende bello anche il ministero di confessore perché si ha
proprio la sensazione di essere il padre che gioisce per i figli. Si sperimenta tutta la bontà
e la gioia del Signore nel donare il perdono. Questa sensazione non si vive neanche nella
Messa.
Ma i frutti non rimangono certo a Medj. Al Sacro Monte vengono persone che hanno
trovato in quella terra la strada verso Dio. Si riuniscono qui il sabato mattina senza
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cartelli, senza etichette, e ti accorgi dal modo in cui pregano e da come si confessano che
la loro è stata un'autentica esperienza di conversione.
Un frutto personale è costituito da una conferma: il rapporto tra il Rosario e l'Eucaristia.
La Madonna e l'Eucaristia. Io notavo già da dieci anni un fatto, che le messe migliori in
Santuario sono quelle del sabato mattina, e mi chiedevo il perché. Trovai la risposta:
perché sono precedute da tre corone del Rosario.
Allora ho capito che dove c'è Maria c'è l'Eucaristia. Non si può celebrare la Messa senza
la Madonna. In quella Messa del sabato non c'è niente di speciale, ma è una Messa totale,
una partecipazione che non ho mai trovato altrove. Celebrare la Messa con Maria, con il
Cuore di Maria. La Madonna non è sacerdote ma ha il cuore sacerdotale. Questa è l'idea
forte che mi tengo dentro". *

Un Vescovo filippino:
"Sono felice qui a Medj.!"
Mons. Jesus a Cabrera, vescovo di Alaminos (Filippine) è giunto in visita privata per la
prima volta a Medjugorje dal 15 al 17 ottobre 2003.
"Ho sentito parlare di Medj. attraverso le riviste e le testimonianze delle persone che sono
già state qui", racconta il prelato. "A questo proposito desidero raccontare un episodio che
mi pare interessante. Penso fosse il 1990 quando un gruppo di filippini venne a Medj. Qui
vengono le persone ricche, quelle che hanno i soldi. Il sacerdote che li accompagnava fu
invitato e non doveva pagare nulla, proprio come accade oggi. Salì sul monte e chiese alla
Madonna: "Solo le persone ricche possono venire a Medj. E i poveri?" Ed allora sentì
forte e chiara la risposta della Vergine: "Io vado da loro, io sono con loro!". Fui così felice
di sentire tutto questo: la Madonna va da loro! Esiste la grazia per coloro che vengono qui,
ma la Vergine va di persona dai poveri!
La posizione ufficiale della Chiesa delle Filippine è identica a quella della Chiesa di
Roma: Medj non è stata riconosciuta ufficialmente. Pensiamo che in questo luogo molte
persone siano spinte ad una vita migliore. La Chiesa non proibisce a nessuno di venire qui
e sono numerosi i filippini che ci vengono. Vediamo dei frutti buoni
Non c?è una posizione ufficiale. Pertanto la nostra venerazione rimane in un ambito
razionale.
Io sono molto felice quando vedo che la gente prega di più, che riceve più di frequente
l'Eucarestia, che viene di più a Messa, che si confessa maggiormente e diventa migliore
Penso che tutto questo sia opera della Vergine. Questo significa molto. Dobbiamo forse
attendere un miracolo spettacolare perché la Chiesa riconosca Medjugorje? Ci sono già
molti, molti miracoli, molte grazie che si verificano nella vita della gente. Il fatto stesso
che la gente si accosti a Dio è un segno.
Come sacerdote, come vescovo, mi considero un testimone di Maria. Faccio il lavoro di
Maria, mi interessa condurre la gente a Gesù e portare Gesù a loro. Quanto più vivo è in
me lo spirito di Maria, tanto più pronto sarò a compiere la mia missione di sacerdote e di
vescovo.
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Personalmente qui mi sento molto, molto felice. Stamattina presto, mentre i miei
dormivano ancora, sono andato sulla collina delle apparizioni. Faceva molto freddo. Non
sapevo quale fosse la via ed ho chiesto alla Madonna di indicarmi la strada. Lungo la via
ho perso il fazzoletto, ma ho trovato un fiore. Era l'unico fiore lungo il sentiero! L'ho colto
e quando sono arrivato alla statua ero emozionato come un bambino. Ho detto: "Vergine,
ho un fiore per te!" Durante la preghiera ho provato una pace profonda. La Madonna mi
ha fatto capire di essere molto felice perché io ero lì. Ho pregato per tutti gli uomini ed in
particolare per i pellegrini del mio gruppo. Anche loro si sentono molto, molto felici qui.
Dopo la Messa siamo andati tutti insieme sulla collina ed è stato stupendo pregare
insieme. I giovani hanno aiutato gli anziani durante la salita
Questa è una metafora della nostra vita qui sulla terra: dobbiamo aiutarci a vicenda. Una
volta arrivati, quando abbiamo visto la statua della Madonna è stato meraviglioso.
I messaggi che arrivano da questo luogo sono molto, molto attuali e rivolti a tutti noi. Io
vedo sempre la Vergine come una messaggera speciale di Gesù. Ella desidera che tutti
noi, davvero tutti, siamo santi. Ecco perché compie degli sforzi particolari per arrivare
sino a noi, per aiutarci, per ricordarci cosa fare e come arrivare al Regno. Questo è il
segno del suo grande amore per tutti noi. È la dimostrazione di quanto attivamente la
Vergine si preoccupi di noi ed operi per il nostro bene. Ella desidera che tutti noi siamo
davvero felici ed otteniamo la vera pace.
Io opero come strumento della Vergine che è apparsa molte volte ed in luoghi diversi. I
messaggi che ci dà vengono da Dio stesso. Ci dice di pregare, che si possa mettere Dio al
primo posto nella vita.
Ecco perché dobbiamo convertirci e rivolgere il cuore, la mente e tutta la vita a Dio. Il
nostro cuore è spesso legato alle cose materiali come i soldi, il potere e via dicendo. La
Madonna ci dice che dobbiamo prestare più attenzione a quello che dice suo Figlio. La
santa Messa, l'Eucarestia, la santa confessione.
Dobbiamo preoccuparci di più degli altri, fare sacrifici, compiere opere di carità verso il
prossimo.
Se ascoltassimo meglio i messaggi della Madonna e amassimo Dio e gli altri, credo che
proveremmo una pace vera tra di noi, da ovunque essa arrivi, perché i nostri cuori
sarebbero più aperti, ci accetteremmo ed aiuteremmo reciprocamente. Così capiremmo
che, alla fin fine, siamo tutti una grande famiglia, fratelli e sorelle. Siamo un?unica
famiglia ed abbiamo un Padre. Che bello quando preghiamo sinceramente: Padre Nostro!
Allora capiamo che ogni uomo è un nostro fratello o una nostra sorella che amiamo. È
questo quello che la Madonna desidera tutti noi siamo il frutto della Sua missione:
divenire una famiglia, una Chiesa. Mi sento come a casa, come se la Madonna mi avesse
detto: Questa è casa tua!"
(da Press Bulletin)

A Natale l'incontro tra il veggente Jakov e la Gospa
Nell'ultima apparizione quotidiana del 12 Settembre 1998 la Madonna ha detto a Jakov
Colo che avrebbe avuto l'apparizione una volta all'anno, il 25 Dicembre, a Natale. Così è
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avvenuto anche quest'anno. La Madonna e venuta con il Bambino Gesù tra le braccia. La
Madonna ha dato il seguente messaggio:
"Cari figli! Oggi, quando Gesù desidera donarvi in modo particolare la sua pace, vi invito
a pregare per la pace nei vostri cuori. Figli, senza pace nei vostri cuori non potete sentire
l'amore e la gioia della nascita di Gesù. Perciò figlioli, oggi in modo particolare, aprite i
vostri cuori e cominciate a pregare. Solo attraverso la preghiera e l'abbandono totale il
vostro cuore sarà riempito con l'amore e la pace di Gesù. Io vi benedico con la mia
benedizione materna".

Natale a Medjugorje
I parrocchiani, i fedeli delle parrocchie vicine ed i pellegrini si sono preparati al Natale
con una novena. Oltre al programma di preghiera serale in parrocchia, durante la novena
si è recitato il rosario sulla collina delle apparizioni.
Durante il periodo dell'Avvento presso la casa di preghiera "Domus Pacis" si sono svolti
due seminari di digiuno e preghiera ai quali hanno partecipato circa 100 pellegrini croati
ed austriaci.
Durante le festività natalizie nel santuario della Regina della Pace regnava un?atmosfera
di pace, preghiera, comunione tra i fedeli arrivati da ogni parte del mondo. La sera della
vigilia alla S. Messa serale hanno partecipato migliaia di fedeli. Alle 22, nella chiesa
affollata, è iniziata la veglia di preghiera, proseguita con la Messa di mezzanotte. Il giorno
di Natale è trascorso in un vero clima di pace e gioia natalizia tra i parrocchiani ed i
pellegrini riuniti attorno alla loro Madre.
Il 21 dicembre il coro dei bambini di Dubrovnik ed il coro infantile di Medjugorje hanno
tenuto un concerto. Con il loro canto, i cori hanno allietato il Natale di tutti i fedeli ed i
pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Come ormai da una serie di anni, i giovani
della comunità di ex tossicodipendenti "Cenacolo" durante le feste natalizie hanno messo
in scena per tre volte la rappresentazione del presepe vivente. Con le originali musiche e
rappresentazioni hanno dimostrato ai fedeli presenti di vivere davvero il motto della loro
comunità, "Dalle tenebre alla luce", e che è possibile trovare una via d?uscita dalla droga e
dalla dipendenza.
(dal Press Bulletin)


ALL'IMMACOLATA DAI POVERI INSIEME CON MARIA
Bellissimo anche il pellegrinaggio di carità in favore di tante povertà della Bosnia
organizzato per la solennità dell'Immacolata Concezione di Maria. Un centinaio di
volontari con 23 furgoni carichi di aiuti e altri mezzi in appoggio si sono riversati in tante
città e villaggi per soccorrere profughi, orfani e poveri musulmani, serbi, croati ecc., nei
quali cerchiamo di scoprire, amare e servire il Signore Gesù. Varie centinaia di pacchi
sono stati consegnati ad altrettante famiglie di profughi serbi presso la Croce Rossa di
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Echo
Nevesinje. Tante famiglie aiutate a Sarajevo tramite la Caritas diocesana. Aiuti sostanziosi
per un centro profughi scoperto al nord della Bosnia tra Doboj e Gracanica, nascosto tra le
montagne, in una struttura costruita dalla benemerita associazione Emmaus ? Francia
dell'Abbé Pierre: erano completamente senza cibo! E anche li tanti bambini e ragazzi.
Pure a secco erano i profughi croati vicino a Medjugorje alloggiati in baracche fatiscenti,
senza acqua, né altri servizi: sono un migliaio, con tanti bambini. Troppo lungo fare
l'elenco di tutte le povertà raggiunte.
Al 31/12, con l'aiuto di Dio e della Gospa, con 25 tra furgoni e camion raggiungeremo
tante altre necessità e poi parteciperemo alla grande veglia di preghiera di Capodanno.
L'8 dicembre tutti in preghiera a Medjugorje con tantissimi pellegrini che, come ogni anno
all'Immacolata, erano soprattutto italiani. Ottimi gli incontri tenuti in quei giorni da Padre
Jozo e da Padre Liubo. Un vuoto invece da parte dei veggenti. L'ufficio informazioni
aveva comunicato che Jakov avrebbe parlato agli italiani, ma poi è cambiato tutto: ha
parlato ai pochissimi francesi e le varie migliaia di italiani sono rimasti a bocca asciutta.
Ma la Madonna si è fatta sentire e anche la santa Messa degli italiani del giorno della
solennità, presieduta da Padre Maurizio De Santis, passionista ed ex ballerino, è stata
straordinaria!
***
Riguardo agli aiuti in Croazia, ho sentito con piacere che l'appello lanciato perché i
pellegrinaggi, passando da Knin, lascino alla Caritas locale un po? di aiuti, è stato raccolto
da alcuni organizzatori. Oltre a quelli indicati su Eco n. 170, aggiungo qui un altro
telefono di Knin da contattare per accordarsi: è quello di Katarina, collaboratrice di Padre
Petar Klaric alla Caritas di Knin che parla italiano: tel. cell. 00385-98671599. Se qualcuno
vuol saperne di più sono sempre a disposizione.
Un grazie di cuore a quanti collaborano con noi.
Alberto Bonifacio
Pescate, 19 dicembre 2003
Centro Informazioni Medjugorje ? Via S. Alessandro, 26 ? 23855 PESCATE (LC) - Tel.
0341-368487 ? Fax 0341-368587
Eventuali aiuti e offerte inviarli a: A.R.PA. Associazione Regina della Pace ?
Associazione di volontariato (stesso indirizzo)
• conto corrente postale 46968640 (nuovo numero)
• conto corrente bancario n. 98230/Y - Banca Popolare di Lecco - Div. Deutsche Bank -
Piazza Garibaldi, 12 - 23900 LECCO - ABI 3104 - CAB 22901
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Echo

"Ero carcerato, e mi avete visitato"
Con quanta eloquenza risuonano queste parole di Gesù (cfr. Mt 25, 31-40) che si fa
continuamente carico di ogni situazione di sofferenza, di solitudine, di disagio e ne
condivide il peso, divenendo Egli stesso motivo di consolazione e di conforto.
Cristo si fa prossimo a chi si trova immerso in condizioni che non aveva scelto: ero
forestiero, avevo fame e sete, ero nudo, ero ammalato, ero in carcere continua la lista del
vangelo; un triste elenco che indica i luoghi in cui Gesù attende di essere da noi visitato,
cioè le anime di coloro che in qualche modo, tutto questo, sono costrette a subire.
Ma quando l'Amore entra nelle pieghe dell'umano dolore, lo trasforma, lo redime e lo
rende fonte di luce per questo mondo ottenebrato dall'egoismo. È così che situazioni
apparentemente penalizzanti diventano vive testimonianze di salvezza.
Nel precedente numero dell'Eco avevamo pubbblicato i saluti di un gruppo di lettori,
detenuti del carcere di Benevento (Italia). Continuiamo a dare loro voce, per conoscere
come l'amore di Dio e di Maria li abbia visitati anche attraverso le pagine del nostro
giornale.
"Carissimi della Redazione,
a nome di tutti desidero ringraziarvi per aver risposto alla nostra lettera e per le immagini
dell'Immacolata che ci avete inviato. Le ho distribuite in ogni cella e tutti sono rimasti
felici del messaggio che ci solleva e soprattutto ci dona tanta speranza.
Sono contento per il vostro faticoso lavoro che svolgete con grande tenacia. Ho
conosciuto la vostra rivista così, per caso. Una domenica mentre pulivo la sagrestia,
mettendo in ordine varie riviste, sbucò fuori l'Eco. Qualcosa mi spingeva a leggerlo. Lo
piegai perché la guardia mi richiamava nella mia cella e, dopo averlo letto, lo passai subito
ai miei fratelli che lo trovarono molto interessante. Per questo ho pensato di scrivervi.
Scrivo queste parole a tutti lettori, le scrivo guardando la Regina della Pace, quasi
vedendovi riflessi nel suo sguardo di Madre. Immagino le famiglie con i volti di tanti
coniugi, di tanti figli. Immagino ministri del Signore e persone consacrate. Immagino
adulti e giovani.
Com'è bello pensare che l'icona di Maria leghi tante persone nel mondo. Possiamo essere
lontanissimi nello spazio, ma attraverso la preghiera siamo, con il cuore, tutti ai suoi piedi.
Con i suoi continui messaggi Maria ci invita ad ascoltarla. Ci vuole però fede, quel fiore
che vive nei cuori e che bisogna nutrire con perseveranza. La fede è anche fonte di bontà
che occorre coltivare affinché possa mettere radici. Mi ritengo molto fortunato per aver
ricevuto la chiamata a valorizzarla e a capirne tutta l'importanza.
La Madonna ci sta accanto attraverso i nostri fratelli, tramite le loro attenzioni: ci parla, ci
sorride. Se sono solo vuol dire che posso offrire la mia solitudine al Signore che ne farà
tesoro per i più sofferenti. Il Signore mi chiede questa pazienza, forse per salvare tante
anime che non credono: Dio sia benedetto!
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Echo
La vita è sperare sempre, sperare contro ogni speranza, buttarsi alle spalle le nostre
miserie e non guardare alle miserie degli altri; credere che Dio c'è e che Lui è un Dio
d'amore. L'amore libera l'uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, solo l'amore fa respirare,
crescere, fiorire. Ed è allora che la nostra vita diventa felicità anche nella sofferenza,
perché noi viviamo nella carne la bellezza del vivere e del morire.
Certo, dobbiamo liberarci di tanta zavorra. Ma ci sono metodi pratici, ci sono strade, ci
sono indicazioni chiare, c'è Maria nella "celletta" della nostra anima che ci chiama. Ma la
sua è una piccola voce silenziosa.
Nella mia vita ho conosciuto tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e tante volte. Ho
sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amo - e dunque nella mia carne - la
cattiveria dell'uomo, la sua perversità, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscito con
una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare.
Non c'è che una sola tristezza: quella di non essermi fatto santo; però sento fortemente che
con l'amore di Gesù misericordioso tutto si può, tutti siamo chiamati alla santità.
Vi saluto con la penna e con il cuore. Siate sereni, tutti. Non smarrite la strada della fede,
della speranza: parlate a voi stessi e agli altri; date forza e vigore spirituale ai più deboli.
Voi stessi ne uscirete più rinvigoriti.
Maria, con il suo sorriso, illumini tutte le vostre case. Su tutti voi invoco la benedizione
del Signore: pace e gioia per tutti".
Ciro Antonio Bozzetti
(dal carcere di Benevento)

"I lettori scrivono"
Sr. Margate dalla Papua Nuova Guinea - Moltissime grazie per l'invio dell'Eco di Maria.
Lo distribuiamo tra i membri dei gruppi del Rosario e dei Legionari e molti sono quelli
interessati. Lo facciamo avere anche tra la nostra gente nelle zone più remote. Tra poco ci
sarà un incontro nel quale vedremo come fare per mandarvi un'offerta. Nel frattempo, vi
prego di continuare a mandarci l'Eco. Dio vi benedica per la vostra fedeltà per merito del
quale ci fate conoscere sempre meglio la nostra Madre Celeste.
P. J. Joseph dall'India - Benedizioni a voi dell'Eco e a tutti i lettori! La mia missione e la
mia persona sono stati davvero beneficiati dalla lettura del vostro giornale. A voi tutti la
mia gratitudine. Vi auguro ogni bene e prometto la mia preghiera.
P. Domenico Dezzutto da Bet Shemesh, Israele - Esprimo la mia gratitudine per l'invio
regolare di Eco di Maria nelle varie lingue. Ci sono, infatti, molti lavoratori da varie parti
del mondo qui in Israele. In particolare, i lavoratori Rumeni ringraziano per l'Eco nella
loro lingua. Ci sarebbe un gran bisogno di ECO in RUSSO per il milione-e-più lavoratori
giunti qui negli ultimi 10 anni dalla ex-URSS. Di questi, più di 300.000 sono cristiani ma
sono spiritualmente abbandonati e in pericolo di perdere la loro fede. Vi chiedo preghiere
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Echo
per loro...
Sr. Bernadette da Plymouth, Inghilterra - Che gioia stamattina quando mi è arrivato l'Eco!
Non vedo l'ora che arrivi per leggerlo e "pregarlo". Amo tanto leggere le riflessioni di
Padre Tomislav: vi prego di pubblicarne il più possibile. Dio vi benedica tutti.
Sr. Seraphine dalla Francia - Un grande grazie per tutte le meraviglie che vostro
giornalino contiene. Dio vi benedica!
Vincenza Manea da Milano, Italia - Quando ricevo l'Eco di Maria mi si spalanca il cuore,
come se un raggio dello Spirito Santo riempsse il mio cuore e la mia casa. Sono sola,
povera, anziana e ammalata; la mia famiglia mi ha abbandonato, ma Dio no! Io confido
nella SS. Trinità, nella Sacra Famiglia e nella volontà di Dio. L'amo sopra ogni cosa
perciò accetto tutto dalle Sue mani. Non potete immaginare la gioia che mi date nel
ricevere l'Eco. Vorrei darvi di più, ma è l'obolo della vedova che moltiplicherà il Signore.
Vi auguro ogni bene, e che il Signore e la Vergine Santa vi riempiano delle Sua grazia.
Sr. M. Consolata dal Giappone - Sono una lettrice giapponese; leggo il vostro Eco da circa
15 anni. Vi ringrazio per l'invio regolare a questa missionaria laica che appartiene ai
Neocatecumenali. Per favore, continuate a pregare per noi, anche perchè il Signore mandi
operai per la Sua vigna, e noi pregheremo per voi."
P. J. Di Prinzio dal Giappone - Sono Salesiano, missionario in Giappone da 50 anni. Vi
saluto e vi ringrazio di tutto cuore per l'invio di Eco di Maria che è molto usato per le
prediche e per la direzione spirituale.
Elizabeth Gilshenen dall'Australia - Vi prego di accettare la mia umile offerta per la vostra
santa e meravigliosa pubblicazione.
M.C. Zaffi de Rios dall'Argentina - Dio non fa niente di casuale. Per amor Suo ho avuto la
grazia di conoscere e leggere un esemplare del vostro giornalino. Quanta ricchezza
spirituale contiene! Il nostro gruppo di preghiera sarebbe desideroso di riceverlo
regolarmente. Dio vi doni tante grazie celestiali.
Jenny Fish dall'Australia - Molte grazie per l'invio di Eco che porta tanta gioia quando
arriva. È una grande fonte di nutrimento spirituale.
Mary Murton dalla Scozia - Ci fa tanto piacere ricevere il vostro piccolo Eco. Mando
copie a sacerdoti in Sierra Leone e in Tanzania che l'apprezzano moltissimo. Per alcuni di
essi Eco è uno dei pochi giornali religiosi che ricevono, ed alcuni usano Eco per le loro
prediche. Nel nostro "gruppo di Medjugorje" vi è ancora una non-cattolica. Le altre 3 non-
cattoliche, inclusa me, ora sono cattoliche. Dio benedica voi e il vostro lavoro.
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Echo
Maura & Michael Dalton dall'Inghilterra - Grazie per l'Eco e per il lavoro che fate. La
Gospa porti benedizioni a tutti voi.
Lorraine Shonaman dal Canada -Nel mandarvi la mia offerta vi ringrazio per l'Eco che mi
spedite. Lo leggo come se fosse preghiera, e la Madonna tocca il mio cuore mentre lo
leggo. Attraverso l'Eco, la mia vita spirituale è decisamente arricchita.
Phyllis Grimshaw dall'Australia - Grazie per l'Eco. Vi mando la mia offerta come segno di
amore e gratitudine per tutte le grazie e benedizioni che ricevo dalla Regina della Pace.
Manuel Ruiz Martin da Sevilla, Spagna - Molte grazie per l'Eco. Possa Maria, Regina
della Pace, ottenere la pace per il nostri cuori e per il mondo che tanto ha bisogno.
Sr. Marie Blandine dalla Francia - Desidero ringraziarvi molto per l'Eco che ricevo
regolarmente.
Teresa Fazu Soldevilla dalla Spagna - Sono molto grata del vostro Eco di Maria, e per il
bene che mi fa. Mi aiuta molto nel duro cammino della vita.
A. M. da Roman, Romania - Ho 35 anni e sono malata da 7 anni. Ho tre bambini e molte
difficoltà. Non ho la possibilità di andare in chiesa tranne che con l'aiuto di mio marito. Vi
prego di mandarmi ancora l'Eco che per me è come una medicina.
I. S. da Borod, Romania - Ringrazio la Santa Vergine e anche voi per l'Eco. Ne ho un
grande bisogno e mi dà tanta gioia. L'hanno scorso sono riuscito ad andare a Medjugorje è
ho sentito un grande beneficio nella mia condizione di handicap. Desidero parlare a tutti
della Santa Vergine

JELENA
"Cari figli, dovete consacrare i vostri cuori a Gesù. Sia Lui ad abitare in essi e a Lui
dedicate tutta la vostra attenzione. Sia Gesù la vostra pace. Egli vi guidi per la via della
salvezza, per la sua via. La vostra vita sia colma di serenità e di pace, di grazia e di letizia.
Permettete che ogni vostra difficoltà vi porti a Gesù. Ovunque vi troviate, cercate sempre
di conservare nel vostro cuore la speranza e l'amore, del resto si preoccupa Gesù".
Riportiamo questo messaggio che la Madonna ha affidato a Jelena il 21marzo1987
insieme a un altro che le ha dato Gesù stesso il 31 maggio dello stesso anno: "
Iniziate la vostra giornata con Maria in ginocchio davanti alla croce e pregate per la grazia
e la luce. Voi combattete ogni giorno contro la sofferenza, perché non avete ancora
compreso quanta sapienza c'è nella sofferenza. La croce vi darà la luce. Per questo
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Echo
accoglietela e portatela".
La bellezza nasce dalla croce
Per l'uomo è impossibile vivere senza la bellezza, perché la bellezza è parte integrante di
ciò di cui il suo spirito si nutre. Già gli antici greci lo intuivano, comprendendo il bello tra
il vero ed il buono, come una delle tre categorie fondamentali che, in quanto assolute, si
attribuivano solo a Dio.
Durante la storia il concetto di bello ha subito molte metamorfosi; nell'antichità si cercava
una bellezza piuttosto oggettiva, ovvero una forma perfetta, come nell'arte greca e poi in
quella romana (dalla quale sono stati ripresi i temi in varie epoche successive, come ad
esempio il rinascimento). In risposta a questa assolutezza della forma si è cercato di dare
al bello anche un senso cristiano o verticale, che in qualche modo potesse unire
spiritualmente gli uomini alla bellezza di Dio. Così in oriente nacquero le icone e
nell'occidente tutta la gamma del patrimonio cristiano dell'arte.
Attualmente, anche se si accende qualche sporadica scintilla, il bello sembra patire una
vera alterazione, anzi direi che ormai siamo lontani da qualsiasi oggettività dato che il
bello è diventato ciò che si trova nell'impressione dello spettatore (cioè è bello solo quello
che ci piace!). Questo sembra valere non solo per l'arte ma per tutta la sfera dell'armonia
nella vita dell'uomo moderno. L'uomo di oggi, infatti, sembra d?avere perso ogni punto di
riferimento e rifiuta di conformarsi a Dio, che è il solo ad essere bellezza assoluta.
Se invece entriamo in un discorso positivo sulla realtà della bellezza assoluta, la strada si
fa molto più spinosa. Lo stesso Giovanni apostolo afferma che nessuno ha mai visto Dio.
Nell'Antico Testamento ci sono solo alcuni cenni su questo tema. In due salmi - 90,17 e
27,4 - il testo ebraico parla della bellezza del Signore. Tale concetto spesso è legato ad
altri concetti come bontà, grazia, dolcezza del Signore.
S. Agostino, nel suo commento al vangelo di s. Giovanni, ci lascia intuire che la bellezza
di Dio contemplata dal salmista nel santuario è una vera delizia. Al contrario delle delizie
contingenti, essa non appesantisce mai lo spirito dell'uomo ma, come scrive Agostino:
Non temere di averti a stancare: tale sarà il godimento di quella bellezza, che sempre sarà
dinanzi a te e mai te ne sazierai; o meglio, ti sazierai sempre e non ti sazierai mai. Se
dicessi: non ti sazierai mai, potresti pensare che patirai la fame; se dicessi: ti sazierai,
potresti pensare che finirai per annoiarti. Non so come esprimermi: non ci sarà noia e non
ci sarà fame; ma Dio ha di che offrire a coloro che non riescono ad esprimersi, e tuttavia
credono a quello che da lui possono ricevere (Io.eu.tr.3,21).
Ma la vera svolta sull'argomento ci proviene dalla lettura messianica dell'Antico
Testamento. Emerge in particolare il profeta Isaia: Gli occhi tuoi ammireranno il re nella
sua bellezza, contempleranno il paese, che si estende lontano (Is 33,17).
Il velo cadde in Gesù ed Egli ci permise di guardare, come dice s. Giovanni, la Sua gloria.
Questa comunque è una visione non degli occhi fisici ma degli occhi spirituali, ovvero del
cuore umile - afferma Agostino nello stesso trattato. Questa estasi del cuore che gode la
bellezza di Dio viene in qualche modo scossa da una profonda verità affermata dal profeta
Isaia che ci introduce ad un paradosso sconvolgente della nostra fede. Colui che è bello e
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splendente è anche l'uomo della croce: Egli è venuto su davanti a lui come un ramoscello,
come una radice da un arido suolo. Non aveva figura né bellezza da attirare i nostri
sguardi, né apparenza da farcelo desiderare.
Disprezzato e rigettato dagli uomini, uomo dei dolori, conoscitore della sofferenza, simile
a uno davanti al quale ci si nasconde la faccia, era disprezzato, e noi non ne facemmo
stima alcuna (Is 53,2-3).
Credo che il profeta questa volta sveli davvero il mistero della bellezza che è la
sofferenza, la croce. Chi potrebbe mai negare la bellezza di un martire oppure di una
madre Teresa, anche lei martire sebbene non in apparenza. Sono belli, infatti, quei visi che
digiunano, perché traspaiono di Cristo che ha dato la sua vita per noi sulla croce.
Forse è proprio questa fuga dalla sofferenza che rende incapaci gli artisti moderni di
produrre opere che possono ancora parlare del bello all'uomo. Di quel bello che non è una
pura ricerca delle innovazioni secondo i propri criteri, ma che è profondamente legato alla
croce.
Ci rivolgiamo a lei la più bella tra le donne pregandola di risplendere su di noi, tanto
tempo ancora, con la bellezza di Dio.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
fra tutte le genti la tua salvezza.

1° Gennaio 2004
Solennità della Madre di Dio
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