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Eco di Maria Regina della Pace 171 (Settembre-Ottobre 2003)

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Eco di Maria
Regina della Pace
171

 


Messaggio del 25 agosto 2003

"Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera. Figlioli, pregate fino a che la preghiera non diventi per voi gioia. Solo così ognuno di voi scoprirà la pace nel cuore e la vostra anima sarà contenta. Sentirete il bisogno di testimoniare agli altri l’amore che sentite nel vostro cuore e nella vostra vita. Io sono con voi e intercedo davanti a Dio per tutti voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Pace e gioia

Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità (Dt 30, 19b-20a). Pregare per restare uniti a Lui, al nostro Signore; cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera. Pregare per ricevere la luce che consente di distinguere la via della vita da quella della morte, per avere la forza che consente di scegliere la via della benedizione anziché quella della maledizione. La scelta non è facile perché non può essere fatta una volta per tutte e perché la cosiddetta sapienza del mondo spesso conduce alla maledizione più che alla benedizione di Dio. Così è ogni volta che la fiducia nell’uomo oscura la fede in Dio. Così è quando l’interesse umano porta a mettere da parte il Vangelo, quando l’arroganza del potere mina il fondamento della giustizia divina, quando l’orgoglio dell’intelligenza prevale sull’umiltà dell’amore, quando la scienza pretende di poter eliminare il mistero. In breve, così è tutte le volte che l’uomo ritiene di poter fare a meno di Dio, di potere sostituirsi a Lui. È l’inganno antico di satana che ancora oggi seduce e trascina sulla via della maledizione.

Figlioli, pregate fino a che la preghiera non diventi per voi gioia. Ecco l’antidoto al veleno del maligno: pregare, pregare, pregare. Maria viene a Medjugorje per strapparci alla maledizione e condurci sulla via della benedizione. Non basta pregare con le labbra ed avere il cuore duro e lontano. Occorre entrare nella preghiera, viverla. Essa è necessaria come e più ancora dell’aria che respiriamo. La preghiera non è arrendersi al potere di un dio tiranno, ma aprirsi alla divina regalità alla quale ci chiama Dio nostro Padre ed entrare, in comunione con Cristo, nel Regno preparato per noi. La preghiera non è frustrazione della nostra dignità umana ma esaltazione della divinità che è in noi; non può quindi ridursi a pratica esteriore ma deve essere comunione di vita con Cristo. L’anima aperta alla Sua presenza, la testa reclinata sul Suo Cuore per sentirne i palpiti, per coglierne i fremiti, per entrare nel Suo respiro e lasciarsi così penetrare dal Suo Spirito. Allora la preghiera diventa gioia, la gioia di Gesù viene a noi e la nostra gioia è piena (Gv 15, 11). Non è la gioia passeggera ed effimera che è soggetta alle circostanze della vita, ma quella gioia che discende dalla comunione fra creatura e Creatore e che nessuna vicenda umana può rubarci. Cristo, venendo nel mondo, ha attraversato ogni realtà umana, ha redento tutto ciò che ha visitato; ora non c’è sofferenza senza speranza, non c’è dolore senza consolazione. Non c’è peccato di cui non si possa implorare ed ottenere perdono, non c’è morte senza resurrezione.

Solo così ognuno di voi scoprirà la pace nel cuore e la vostra anima sarà contenta. Cristo è la nostra pace (Ef 2, 14), Cristo è la pienezza di vita (Col 1, 19); la consapevolezza della Sua presenza in noi produce nel nostro cuore quella pace che il mondo non può darci (Gv 14, 27) e la nostra anima godrà nel suo Signore. Nasce così il bisogno di testimoniare agli altri l’amore che sentiamo nel nostro cuore e nella nostra vita, proprio come ci dice Maria. Prendiamo sul serio i Suoi messaggi; fino a quando Lei intercede per noi abbiamo la possibilità di mettere a frutto i Suoi insegnamenti. Pace e gioia in Gesù e Maria.

Nuccio Quattrocchi

 

Messaggio del 25 agosto 2003

"Cari figli, anche oggi vi invito a ringraziare Dio nel vostro cuore per tutte le grazie che vi dà anche attraverso i segni e i colori che sono nella natura. Dio desidera avvicinarvi a sè e vi esorta a dare a Lui gloria e lode. Perciò vi invito di nuovo, figlioli, pregate, pregate, pregate e non dimenticate: Io sono con voi! Intercedo presso Dio per ognuno di voi fino a che la vostra gioia in Lui sia piena. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

 

Gloria e lode a Dio

Altissimo, onnipotente, bon Signore,\ tue so' le laude, la gloria et l'honore / et omne benedictione. …Laudato si', mi' Signore, cum tucte le tue creature / spetialmente messer lo frate sole, …per sora luna e le stelle per frate vento… per sora acqua… per frate focu per sora nostra matre terra… per quelli ke perdonano per lo tuo amore,/ et sostengon infirmitate et tribulatione…Laudato si', mi' Signore, / per sora nostra morte corporale (Dal Cantico delle creature di San Francesco di Assisi).
Insieme a San Francesco rendiamo a Dio lode, gloria ed onore per i segni della Sua presenza nel mondo ed in ogni creatura. Cogliere i segni significa disporsi a ricevere le grazie di Dio. Vi invito a ringraziare Dio nel vostro cuore per tutte le grazie che vi dà anche attraverso i segni e i colori che sono nella natura. Le grazie del Signore sono sovrabbondanti ma non sempre ci rendiamo conto della loro essenza e così le lasciamo scivolare via senza coglierne i benefici. Dio desidera avvicinarvi a sé e vi esorta a dare a Lui gloria e lode. La lode di Dio è benedizione per noi e per il mondo intero. Lodare Dio in ogni circostanza, in ogni momento della nostra giornata, in ogni attività. Lodare e glorificare Dio in ogni nostra azione, in ogni pensiero, in ogni nostra relazione.
Lodarlo nel fratello, nella sorella che ci stanno accanto ma anche in chi occasionalmente incontriamo; in chi ci vuol bene ma anche in chi ci vuol male, in chi ci è simpatico ma anche in chi ci è antipatico. Lodare e glorificare Dio nei segni e nei colori della natura; nel sole che è fonte di vita ma anche nel gelo mortale, nel mare calmo ma anche in tempesta, nella vita che nasce al mondo ma anche, ed anzi ancor più, in quella che sboccia al cielo. Lodare e glorificare Dio nelle alterne vicende della nostra esistenza, nella gioia e nel dolore, nelle ore liete ed in quelle tristi, nella salute e nella malattia, perché la nostra gioia in Lui sia piena. Non è evasione né fantasia; la vera concretezza sta nel riconoscere la presenza di Dio nel mondo e nell'agire in conseguenza. La realtà esprime ciò che è, e solo di Dio si può dire Egli è.
Lodare e ringraziare Dio guardando gli uccelli del cielo, osservando come crescono i gigli del campo, superando ogni ansia ed affanno per ciò che mangeremo o berremo o per ciò che indosseremo (Mt 6, 24-34). Lodare e glorificare Dio nell'abbandono fiducioso nel Suo amore. Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il Suo santo Nome (Sal 102 (103), 1). Tutto di me deve essere un canto di lode e di gloria a Dio; la mia anima, i miei sensi, il mio corpo, tutto deve esprimere gloria e lode a Dio, perché tutto proviene da Lui ed è chiamato a ritornare a Lui. Dio desidera avvicinarci a Sé; lasciamo che Egli ci sia vicino. La Sua vicinanza ci trasforma, ci rinnova, ci redime, ci assimila al Figlio. Lasciamoci vivere da Gesù, lasciamo che il Padre compia in noi la Sua volontà, come chiediamo nella preghiera che Gesù ci ha insegnato. Maria che intercede presso Dio per ciascuno di noi ci ottenga la pienezza della vita di Gesù in noi e sarà gioia piena nella Tua presenza, o Padre, dolcezza senza fine alla Tua destra (Sal 15 (16), 11 b). Mater mea, fiducia mea, Maria, in Te io riposo per riposarmi in Dio. Pace e gioia in Gesù e Maria.

N.Q.

 

LA NOSTRA VITA È UN ROSARIO

Mi trovavo in un piccolo paese a celebrare la S. Messa e, parlando del Rosario, chiesi alla gente: Ma secondo voi, cos’è il Rosario? Nessuno mi rispose.
Insistetti aiutandoli: con il Rosario cosa contempliamo? Dopo un breve silenzio una bambina di sei o sette anni mi rispose: con il Rosario contempliamo la vita di Gesù.
Rimasi stupito. E come Gesù quando esultò nello spirito, anch’io dissi: ti magnifico o Padre Signore del cielo e della terra poiché ai piccoli hai rivelato i misteri del regno dei cieli e li hai nascosti ai sapienti. Sì, Padre perché cosi è piaciuto a Te (Mt 11,25-26).
Svolgo il mio ministero sacerdotale presso il Santuario della Madonna del Rosario a Pompei, fondato da un laico, il beato Bartolo Longo.
Era questi un avvocato napoletano, segnato da un esperienza negativa dovuta all’essersi trovato immerso nello spiritismo. Un giorno, in preda all’angoscia, mentre avvertiva una grande afflizione interiore perché preoccupato per la salvezza della sua anima, sentì chiaramente un voce nel cuore: "Se cerchi salvezza propaga il Rosario".
Era la Madonna che gli parlava. Le campane di un piccola chiesetta suonavano in quel momento il mezzogiorno. Inginocchiatisi dopo la preghiera dell’Angelus rispose con grande decisione: se è promessa di Maria che chi propaga il Rosario è salvo, io non lascerò questa terra senza aver propagato il Rosario. Cosa comportava tutto ciò? Comportava che da quel momento il beato iniziava un vero e proprio processo di assimilazione del Rosario…Cosa vuol dire assimilare il Rosario? Vuol dire assimilare Cristo, poiché il Rosario è la vita stessa di Cristo.
Qualche tempo fa facevamo fatica a comprendere questa preghiera considerata di poca importanza da tanti, ma oggi, grazie anche al Santo Padre che ci ha fatto dono di un documento autorevole - la lettera Rosarium, Virginis Mariae - ne comprendiamo con chiarezza il significato. Il Rosario è: Contemplare il volto di Cristo con Maria.
Contemplando questo volto ci apriamo ad accogliere il mistero della vita trinitaria per sperimentare sempre nuovamente l’amore del Padre e godere della gioia dello Spirito Santo (RVM 9). Riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore (Cor 3,18). Guidati da Maria, tenendo la nostra mano nella sua mano, Ella col Rosario svolge il suo compito di trasformare in Cristo la nostra vita.
Così il mistero della vita di Gesù si cala nella nostra vita, e la nostra vita in Cristo diventa un Rosario. I misteri del Rosario sono i misteri della nostra vita e, mentre percorriamo il nostro cammino di fede, ci accorgiamo che le fasi della vita di Gesù sono come le nostre.

Con i Misteri gaudiosi viviamo le grandi gioie delle quali il Signore ci fa partecipi.

La gioia non è una caratteristica primaria del cristiano? Come si può non gioire quando il Signore ci fa comprendere il suo disegno su ciascuno di noi come accadde a Maria nel momento dell’Annunciazione? Anche noi, come Maria, riceviamo l’annuncio da Dio di dover concepire Cristo nelle nostre anime. Ma per concepirlo dobbiamo essere disposti interiormente ad accoglierlo finché Gesù non si fa carne in noi. Poi non si rende difficile comunicarlo: lo Spirito Santo comunica la nostra intimità con Gesù.

Con i Misteri della luce contempliamo la sua vita pubblica, il suo rivelare se stesso e il Padre, in segni, parole e prodigi.

Quale discepolo non è chiamato ad additare Cristo come Giovanni nel momento del Battesimo: Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie i peccati dal mondo (cfr. Gv 1,29), e rivelare nello stesso tempo il volto misericordioso del Padre?

Con i Misteri dolorosi contempliamo l’infinito amore che Dio ha avuto per ciascuno di noi, fino a toccare il punto più alto: non c’è infatti amore più grande che dare la vita per i fratelli. Obbediente al Padre fino alla morte, e alla morte di croce (cfr. Fil 2,8).

Se tu dici che il tuo amore è grande per Dio, come ti viene in mente di fare diversamente? Come non valorizzare tante sofferenze, tante ingiustizie e oppressioni che esistono intorno a noi? Tutto il male che c’è nel mondo ci dà la possibilità di essere uniti alla passione di Cristo.

Con i Misteri gloriosi contempliamo già qui in terra quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono nel cuore dell’uomo. (cfr. Is 64,3). La speranza non delude poiché l’amore di Dio è stato riversato in noi. (Rm5,5).

Si vive in un modo diverso con questa speranza nel cuore. Il santo Curato d’Ars diceva che anche i dolori si sciolgono come neve al sole.

Il nostro cammino non è diverso da quello di Gesù. Egli per primo ha toccato tutte queste fasi: è passato dalla afflizione alla gioia, dal fallimento al successo, dalla disperazione al conforto, dalle tentazioni alla vittoria, dalla nascita alla morte. In tutto simile a noi eccetto il peccato (cfr. Eb 4,15), anche se ha vissuto tutti gli effetti del peccato. E, infine, è passato dalla morte alla gloria.
Per questo motivo, in virtù dell’umanità di Cristo assunta dalla Vergine - che è vissuta in pienezza e glorificata mediante lo Spirito Santo - assimilandola con grande fiducia, siamo partecipi della sua stessa vita.
Tutto nella nostra vita ha valore. In Cristo nulla è perduto, anche la nostra tragica fragilità, anche i nostri peccati, anzi sono stati proprio questi a meritarci un grande Redentore.

Quando diciamo il Rosario vogliamo dire tutto questo. Vogliamo dire il vangelo vissuto in noi. Vogliamo dire la vita di Cristo in noi.
Ecco come lo ha inteso il Beato Bartolo Longo. Ecco come lo hanno inteso tutti gli altri santi, anche se non ne hanno esplicitamente parlato o lo hanno diffuso, perché si sono accorti che in realtà la loro stessa vita era diventata un Rosario.

Sac. Andrea Fontanella

 

Rose per Maria

È necessario richiamare brevemente la genesi e i componenti del Rosario, perché noi non siamo i primi discepoli del Signore né i primi devoti di sua Madre.UN PO’ DI STORIA…

I SEMI

I semi che si svilupperanno a poco a poco per schiudersi nel Rosario, sono stati seminati nei secoli XII-XIII, soprattutto dai monaci cistercensi, frutto di una devozione a Maria particolarmente sentita e praticata. L’impegno del monaco &emdash; il servizio a Dio &emdash; è diviso tra il culto e il lavoro manuale.
Nel lavoro dei campi i monaci venivano aiutati dai braccianti, con un lavoro che unisce religiosi e laici e che si fa preghiera e lode perenne: la preghiera continua, vocale, che accompagna la fatica dell’artigiano e del contadino, preghiera che per ragioni ovvie doveva essere semplice e ripetitiva perché serviva come colonna sonora al lavoro di gente pressoché analfabeta. E le preghiere più semplici per i semplici erano il Pater, l’Ave e il Credo, preghiera che tutti dovevano sapere a memoria per poterle recitare, oltre che in chiesa, sul lavoro e in cammino.

LA DIFFUSIONE

È principalmente opera degli Ordini mendicanti e in particolare dei Domenicani, chiamati e mandati a predicare al popolo, posti al servizio della Parola per la conversione del cuore: penitenza e preghiera sono sempre i frutti richiesti.
C’era quindi bisogno di una preghiera semplice, ripetitiva, recitabile da tutti in ogni momento e in ogni ambiente, adatta ad ogni cultura, che impegna la persona e mette in moto la lingua, che possiede aperture continue di meditazione, o ancora meglio, di contemplazione.

LA PREGHIERA DI TUTTI

Il Rosario diviene preghiera di tutti, principi e mendicanti, dottori e analfabeti, con una diffusione accellerata dall’incombere della peste, della fame, della guerra, i tre grandi servitori della morte e quindi della paura.
Da san Pio V a Paolo VI, tutti i papi hanno insistito sulla recita del Rosario, soprattutto nei momenti difficili, quando la storia sembra ingarbugliarsi talmente da chiudere ogni speranza.

ROSARIO &emdash; ROSAIO - ROSETO

Non so chi sia stato il primo che ha trasformato le Ave Maria in rose per comporre un rosario &emdash; rosaio &emdash; roseto, una corona di rose per la Madre del Signore. Certo deve essere stato un poeta. Il nome specifica il tipo di incontro con la Madre del Signore: un dovere, un obbligo, una pratica noiosa, una pietà obsoleta… No: è l’offerta di una corona di rose, laddove la rosa è sinonimo di cortesia, affetto, amore, rispetto, offerta di servizio, dono gratuito, riconoscimento e riconoscenza verso la propria Madre e Madre del Signore.

UN CORPO CHE PREGA

Il Rosario è infatti una persona-corpo che prega: in ginocchio, seduto, in ufficio o tra le faccende di casa, in cammino, mentre guida la macchina o è strizzato in un tram appeso al corrimano… Sono parole dette, ripetute, ridette, ripetute ancora sul filo della memoria che si dipana, anche distratti, mentre in città si scansano le macchine, o si lavora in campagna e si fatica e pure si gode del prodigio della natura che si rinnova, o in vacanza sui monti mentre si suda per un’erta salita e l’Ave Maria segna il passo, o al mare quando l’Ave Maria s’accorda col fievole sciacquìo della risacca…
Certo, il nostro Rosario è pieno di distrazioni-attenzioni, con ricuperi improvvisi e profondi; o solamente avvinto dal ritmo dell’Ave Maria fino ad arrivare allo stupore e alla gioia. E nella civiltà dei tranquillanti rinasce l’esichìa, la tranquillità-serenità: l’anima prima trattenuta e costretta con violenza dalle tenaglie del corpo, a poco a poco si distende e si mette comoda. È la pace.

UN’ANIMA CHE PREGA

E la persona-anima ne gode. Gode di distrazioni-riflessioni, splendide, dove maturano pensieri e progetti, e problemi si risolvono, e verità a lungo ricercate si aprono in tutto il loro splendore.
È veramente e in pienezza il vacare Deo, l’otium che si apre a Dio, il tempo libero pronto ad essere riempito di Lui; quando l’anima si svuota per ricevere e vivere e godere la sua presenza.
E il susseguirsi dei Rosari, per giorni, mesi e anni, con la loro martellante ripetitività, porta a poco a poco, ad immedesimarsi, come spettatori-attori, nei misteri della redenzione.

È FEDELE CHE PREGA

Ed è contemplazione. Non meditazione: la meditazione richiede silenzio e concentrazione per penetrare verità e valori. Ora i misteri del Rosario non parlano di verità o di virtù, ma sono memoria dei fatti della storia della salvezza che hanno la loro pienezza nel Padre che manda il Figlio fatto da donna per riscattare i suoi fratelli e condurli all’adozione a figli; e manda lo Spirito del Figlio che in noi chiama il Padre Abbà (Gal 4,4s.).
"Nel primo mistero si contempla…". È contemplazione di fatti, scene, episodi che richiamano alla memoria; fatti antichi che ci vedono spettatori-attori perché misteriosamente resi presenti in noi dal Battesimo nella Morte e Risurrezione del Signore Gesù (Rm 6,3): è questo il memoriale che ci pone accanto e in comunione con i personaggi che hanno operato la nostra salvezza e che danno fondamento alla nostra speranza…

LA PREGHIERA PER ECCELLENZA

Una preghiera che ha costituito e formato generazioni di fedeli: la preghiera per i vivi e per i morti. La preghiera della povera gente, che ci mette dentro con fiducia tutte le tribolazione del presente e le attese del futuro, e la preghiera di gente ricca e colta, di laici, di vescovi e di presbiteri, la preghiera raccomandata dei papi almeno di mezzo millennio, e recitata in tutto il mondo cattolico. Tutti accomunati nella dimensione dei "poverelli di Dio", coloro che non sono arroganti di fronte a Dio e alla Madre del Signore.

(liberamente tratto da: il Rosario &emdash; di Serafino Zardoni)

 

Il papa ai giovani:
"Ecco la tua madre!"

Anche questa volta il papa fa ricorso a Maria… Non smette di proporcela, protagonista di un testamento che desidera lasciare ai suoi figli e del quale con insistenza ribadisce l’importanza: vivere l’affidamento alla Madre.
Questa volta lo fa attraverso il Messaggio che Giovanni Paolo II ha preparato in vista della XVIII Giornata Mondiale della Gioventù e nel quale, come in tutto quello che il papa ci propone, è impresso il volto della Madonna.
Desideriamo pertanto riportare una versione quasi integrale del messaggio, per raggiungere i cuori di chi, nel mondo, non ha la possibilità di leggere le parole che lo Spirito suggerisce al Santo Padre e per ribadire l’importanza dell’azione di Maria nel mondo giovanile di oggi.

Carissimi giovani!

Per la XVIII Giornata Mondiale della Gioventù che celebrerete nelle diverse diocesi del mondo, ho scelto un tema in relazione con l'Anno del Rosario: "Ecco la tua madre!" (Gv 19,27). Prima di morire, Gesù offre all'apostolo Giovanni quanto ha di più prezioso: sua Madre, Maria. Sono le ultime parole del Redentore, che assumono perciò un carattere solenne e costituiscono come il suo testamento spirituale.
Le parole dell'angelo Gabriele a Nazareth: "Ti saluto, o piena di grazia" (Lc 1, 28) illuminano anche la scena del Calvario. L'Annunciazione si pone agli inizi, la Croce segna il compimento. Nell'Annunciazione, Maria dona nel suo seno la natura umana al Figlio di Dio; ai piedi della Croce, in Giovanni, accoglie nel suo cuore l'umanità intera. Madre di Dio fin dal primo istante dell'Incarnazione, Ella diventa Madre degli uomini negli ultimi momenti della vita del Figlio Gesù. Lei, che è senza peccato, al Calvario "conosce" nel proprio essere la sofferenza del peccato, che il Figlio prende su di sé per salvare gli uomini. Ai piedi della Croce su cui sta morendo Colui che ha concepito con il "sì" dell'Annunciazione, Maria riceve da Lui quasi una "seconda annunciazione": "Donna, ecco il tuo figlio!" (Gv 19,26).
Sulla Croce, il Figlio può riversare la sua sofferenza nel cuore della Madre. Ogni figlio che soffre ne sente il bisogno. Anche voi, cari giovani, siete posti di fronte alla sofferenza: la solitudine, gli insuccessi e le delusioni nella vostra vita personale; le difficoltà di inserzione nel mondo degli adulti e nella vita professionale; le separazioni e i lutti nelle vostre famiglie; la violenza delle guerre e la morte degli innocenti. Sappiate però che nei momenti difficili, che non mancano nella vita di ognuno, non siete soli: come a Giovanni ai piedi della Croce, Gesù dona anche a voi sua Madre, perché vi conforti con la sua tenerezza.
Il Vangelo dice poi che "da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Gv 19,27). Questa espressione, tanto commentata fin dalle origini della Chiesa, non designa soltanto il luogo in cui abitava Giovanni. Più che l'aspetto materiale, essa evoca la dimensione spirituale di tale accoglienza, del nuovo legame che si instaura fra Maria e Giovanni.
Voi, cari giovani, avete più o meno la stessa età di Giovanni e lo stesso desiderio di stare con Gesù. Oggi è a voi che Cristo chiede espressamente di prendere Maria "nella vostra casa", di accoglierla "tra i vostri beni" per imparare da Lei, che "serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19), la disposizione interiore all'ascolto e l'atteggiamento di umiltà e di generosità che la contraddistinsero come prima collaboratrice di Dio nell'opera della salvezza. È Lei che, svolgendo il suo ministero materno, vi educa e vi modella fino a che Cristo non sia formato in voi pienamente (cfr Rosarium Virginis Mariae, 15).
Per questo ripeto anche oggi il motto del mio servizio episcopale e pontificale: "Totus tuus". Ho costantemente sperimentato nella mia vita la presenza amorevole ed efficace della Madre del Signore; Maria mi accompagna ogni giorno nel compimento della missione di Successore di Pietro.
Maria è Madre della divina grazia, perché è Madre dell'Autore della grazia. Affidatevi a Lei con piena fiducia! Risplenderete della bellezza di Cristo. Aperti al soffio dello Spirito, diverrete apostoli intrepidi, capaci di diffondere intorno a voi il fuoco della carità e la luce della verità. Alla scuola di Maria, scoprirete l'impegno concreto che da voi Cristo s'attende, imparerete a mettere Lui al primo posto nella vostra vita, ad orientare a Lui i pensieri e le azioni.
Cari giovani, lo sapete: il cristianesimo non è un'opinione e non consiste in parole vane. Il cristianesimo è Cristo! È una Persona, è il Vivente! Incontrare Gesù, amarlo e farlo amare: ecco la vocazione cristiana. Maria vi viene donata per aiutarvi ad entrare in un rapporto più vero, più personale con Gesù. Con il suo esempio, Maria vi insegna a posare uno sguardo d'amore su di Lui, che ci ha amati per primo. Con la sua intercessione, Ella plasma in voi un cuore di discepoli capaci di mettersi in ascolto del Figlio, che rivela il volto autentico del Padre e la vera dignità dell'uomo.
Con Maria, ancella del Signore, scoprirete la gioia e la fecondità della vita nascosta. Con Lei, discepola del Maestro, seguirete Gesù lungo le strade di Palestina, divenendo testimoni della sua predicazione e dei suoi miracoli. Con Lei, Madre dolorosa, accompagnerete Gesù nella passione e nella morte. Con Lei, Vergine della speranza, accoglierete l'annuncio gioioso della Pasqua e il dono inestimabile dello Spirito Santo.
Cari giovani, solo Gesù conosce il vostro cuore, i vostri desideri più profondi. Solo Lui, che vi ha amati fino alla morte (cfr Gv 13,1), è capace di colmare le vostre aspirazioni. Le sue sono parole di vita eterna, parole che danno senso alla vita. Nessuno all'infuori di Cristo potrà darvi la vera felicità. Seguendo l'esempio di Maria, sappiate dirGli il vostro "sì" incondizionato. Non ci sia posto nella vostra esistenza per l'egoismo né per la pigrizia. Ora più che mai è urgente che voi siate le "sentinelle del mattino", le vedette che annunciano le luci dell'alba e la nuova primavera del Vangelo, di cui già si vedono le gemme. L'umanità ha un bisogno imperioso della testimonianza di giovani liberi e coraggiosi, che osino andare controcorrente e proclamare con forza ed entusiasmo la propria fede in Dio, Signore e Salvatore.
Sapete anche voi, cari amici, che questa missione non è facile. Essa diventa addirittura impossibile, se si conta solo su se stessi. Ma "ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio" (Lc 18,27; 1,37). I veri discepoli di Cristo hanno coscienza della propria debolezza. Per questa ragione pongono tutta la loro fiducia nella grazia di Dio che accolgono con cuore indiviso, convinti che senza di Lui non possono fare nulla (cfr Gv 15,5). Ciò che li caratterizza e li distingue dal resto degli uomini non sono i talenti o le disposizioni naturali. È la loro ferma determinazione a camminare alla sequela di Gesù. Siate loro imitatori come essi lo furono di Cristo! E "possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza" (Ef 1,18-19).
Nell'affidarvi alla Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, vi accompagno con una speciale Benedizione Apostolica, segno della mia fiducia e conferma del mio affetto per voi.

Giovanni Paolo II

 

 

 

 

NOTIZIE DALLA TERRA BENEDETTA

 

Il Festival dei giovani a Medj:

una corona per la Gospa

Arrivano alla spicciolata, timidi, pieni di attese, stanchi e desiderosi di vero riposo. Quello che offre il cuore di una Madre che accoglie, che abbraccia, che ascolta e che si occupa personalmente dei suoi "figliolini". Per molti è un appuntamento ormai consueto, per altri è la prima volta, in questa caldissima estate a Medjugorje, la partecipazione al festival dei giovani ormai giunto alla sua XIV edizione.
La varietà dei tratti somatici e dei colori dei capelli lasciano intuire le diverse provenienze: ben 40 paesi dei cinque continenti sono rappresentati, tra i quali per la prima volta si contano i giovani cinesi di Hong Kong e i palestinesi d’Israele. Il numero è elevatissimo, circa 20.000 presenze (alle quali si aggiungono per il programma serale altre 10.000 persone).
Tutto è tradotto simultaneamente in 17 lingue e lo si può ascoltare attraverso le radioline che divengono quasi un ornamento - oltre che un accessorio indispensabile - insieme a copricapi, ventagli e bottiglie d’acqua per combattere l’arsura.
Le diverse lingue ben presto però si mescolano in un'unica lingua comprensibile a tutti: quella dell’amore. È infatti il profondo desiderio di amore che ha attirato i giovani qui a Medj.; un amore gratuito, pulito, incondizionato e disinteressato, totalmente diverso da quello che generalmente offre loro il mondo. Un amore esclusivo, che nasce dal cuore immacolato e innamorato di Maria.
I giovani hanno voglia di stare insieme, di far festa, di ascoltare e di imparare, per sapere come fare a diventare migliori e ad essere più felici, realizzati, simili a quel Dio che si è fatto uomo tra gli uomini per ricordare loro che non sono impastati solo di carne, ma anche e soprattutto di spirito.
Per questo Dio che considerano padre, fratello e amico, i ragazzi sono pronti a sopportare qualsiasi fatica: viaggi in condizioni precarie, sistemazioni alla buona e un fortissimo sole che implacabilmente infuoca l’aria e i loro corpi. Niente può minacciare la gioia e l’entusiasmo che muove la loro giovinezza. Niente può impedire al loro cuore di aprirsi e di accogliere tutti i doni che Maria ha preparato per i suoi figli.
Si sentono a casa, si sentono liberi, soprattutto di essere se stessi. Liberi anche di manifestare pubblicamente la propria fede, di mostrarsi innamorati di Dio senza quei falsi pudori ai quali il mondo scristianizzato li costringe. Lo fanno in molti modi, ma è la corona del Rosario, stretta tra le mani o appoggiata intorno al collo, a dire in modo silenzioso ma eloquente che loro appartengono alla Gospa e che hanno compreso il suo invito: "Cari figli, la corona del Rosario sia sempre nelle vostre mani, come segno per Satana che appartenete a me" (mess. 25.2.1988).
In sintonia con questo invito, le espressioni del Santo Padre contenute nel messaggio per la giornata mondiale della gioventù, che si celebrerà nel 2005: "Consegno oggi idealmente anche a voi, cari giovani, la corona del Rosario. Attraverso la preghiera e la meditazione dei misteri, Maria vi guida con sicurezza verso il suo Figlio! Non vergognatevi di recitare il Rosario da soli, mentre andate a scuola, all'università o al lavoro, per strada e sui mezzi di trasporto pubblico; abituatevi a recitarlo tra voi, nei vostri gruppi, movimenti e associazioni; non esitate a proporne la recita in casa, ai vostri genitori e ai vostri fratelli, poiché esso ravviva e rinsalda i legami tra i membri della famiglia".
Anche il tema del festival - "Attraverso il Rosario apritemi il vostro cuore" - è in linea con quanto la Chiesa sta vivendo nell’anno dedicato a questa meravigliosa preghiera mariana. Un tema presente nelle parole di chi è chiamato a testimoniare pubblicamente il proprio cammino di fede e che ha trovato nel Rosario sostegno, forza e nutrimento.
Ma più che parlare del Rosario, lo si prega, lo si medita, lo si ascolta… E forse ci si rende anche conto che ognuno, nella sua unicità, rappresenta un "grano vivo" di una grande corona che viene consegnata nelle mani di Maria perché la stringa a sé, perché la elevi a Dio come la sua preghiera più bella: la vita di migliaia di giovani che chiedono di diventare santi.
Si alternano momenti di profonda meditazione e di preghiera a gioiose danze animate dai musicisti e dai cantori. Momenti di ascolto delle parole dei sei veggenti e dei relatori, a momenti di totale silenzio davanti al pane eucaristico, che quando viene esposto calamita a sé ogni sguardo, ogni pensiero ed ogni cuore.
È proprio in questi momenti serali di adorazione che ci si rende conto della grandezza del grande mistero: Dio vivo si rende presente ai suoi, essi lo riconoscono e scelgono di rimanere con Lui. Senza alternative, senza tentennamenti.
Eppure sembra sempre un miracolo vedere migliaia di giovani di questo tempo così seriamente raccolti in adorazione, attenti a scrutare nell’Invisibile il senso della propria vita. Chissà a quanti, nell’intimo del loro cuore, Dio sta offrendo lavoro nella sua vigna…
Il Festival si avvia anche quest’anno alla conclusione. Molti si danno già appuntamento per il prossimo anno mentre si inerpicano, nella notte del 6 agosto, lungo le pendici del Krizevac per guadagnarsi un posticino da dove assistere alla Messa conclusiva, che sarà celebrata all’alba. Si respira la Grazia insieme all’aria fresca dell’aurora. Si gusta la pace, si gode l’amicizia. E non si può che essere grati, perché anche questa volta Maria non ci lascia ripartire a mani vuote.

Stefania Consoli

 

A Medj. si accese in me una scintilla…

La mia vocazione come quella di ogni uomo e di ogni donna, ha origini molto remote. Dall'eternità Dio aveva già preparato un piano per me da realizzare nel tempo: si trattava di scoprirlo. "Quando Dio posava su di me il suo sguardo e mi predestinava, la gioia che provava per me era perfetta; in quella gioia non v'era alcun timore che il suo disegno potesse non compiersi." (S.Agostino)
Mentre mia madre era in mia attesa, aveva partecipato ad un corso di esercizi spirituali insieme a papà. Se è vero che i bambini "assorbono" l'atmosfera che si respira fuori ancora prima di nascere, penso di poter dire che quelli sono stati i miei primi esercizi! Ho ricevuto i sacramenti dell'iniziazione cristiana nella mia parrocchia, e intanto il Signore lavorava...
A 15 anni, durante un corso estivo lontana da casa, presi con me un Vangelo tascabile e iniziai a familiarizzare con la Parola di Dio. La domenica la Parola ci viene spezzettata, ma lì il "pane" era tutto intero e aveva un sapore nuovo. Ricordo che mi colpì particolarmente la frase "vi sono degli eunuchi che si sono fatti tali per il regno dei cieli, chi può capire, capisca" (Mt 19,12). L'anno seguente (era il 1984), sempre durante le vacanze, partecipai ad un pellegrinaggio a Medugorje e nel mio cuore si accese una "scintilla". Per la prima volta vedevo tanta gente in ginocchio per ore.
Tornai a casa con un gran desiderio di preghiera nel cuore. Mi recai altre volte in quel luogo di fede e trovavo sempre nuovo impulso per fare qualcosa di più... per Dio: Lui era morto in Croce per me! Riflettevo: "Forse mi farò suora", ma era un pensiero ancora vago, finché un giorno una persona mi provocò con questa domanda: "Non hai mai pensato di consacrarti?" Risposi di sì! In quell'istante scattò la molla che, cammina, cammina, mi avrebbe portata in convento.
Un pezzetto di strada era fatto, ma ora... dove andare? Non conoscevo religiose. Mi fu consigliato da un sacerdote di fare qualche esperienza: nella vita attiva e in quella contemplativa. Scelsi la seconda perché mi sentivo più portata a questo stile di vita: era quello che cercavo! Avevo sempre sentito il desiderio di fare qualcosa per gli altri e ho capito che, con una vita dedita alla preghiera, potevo essere vicina a tutti i drammi del mondo. "Parti - scrive M. Delbrêl - alla scoperta di Dio senza carta stradale, sapendo che egli è sulla via e non al termine. Non cercare di trovarlo con ricette originali, ma lasciati trovare da lui, nella povertà di una vita banale".
A 20 anni varcai la soglia del monastero delle agostiniane di Locarno (Svizzera italiana) per scoprire Dio nel silenzio e nella preghiera, insieme alle sorelle della mia comunità. Questa è la mia storia, ma so che il "puzzle" non è ancora completo, c'è ancora tanta strada da percorrere. Ciascuno ha il suo dono da Dio, ossia la sua vocazione specifica, ma la cosa più importante, è " la risposta che noi diamo, la dedizione totale con cui abbracciamo questa vocazione, con cui le siamo fedeli. Quello che fa la santità non è la vocazione, ma la tenacia con cui l'abbiamo vissuta." (M.D.).
Nel nostro "villaggio globale", dove impegnarsi per sempre suscita una certa apprensione, i cristiani devono rendere visibile nella loro esistenza la fedeltà di Dio al suo progetto di amore. Oggi, dopo 15 anni dal felice giorno della mia entrata fra le monache agostiniane di Locarno (sito web, http://go.to/santacaterina), ringrazio il Signore e la Madonna per il grande dono della vocazione e chiedo a Maria che altri giovani possano avere il coraggio di donare tutta la propria vita per il servizio del Regno e la gloria di Dio.

sr. Sandra Künzli

 

"RITORNATE AL PRIMITIVO FERVORE"

Come Maria ci parla del Rosario

In tutte le grandi apparizioni di fine millennio la Madonna non ha cessato di richiamare i suoi figli ad "aprirsi alla grazia che Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di vita, morte e resurrezione" (cfr. Rosarium Virginis Mariae, N°13), mediante la preghiera del Rosario.
Anche il Papa invita con forza la Chiesa universale a rinnovare la preghiera del Rosario, intesa quale intima contemplazione del mistero di Cristo attraverso lo sguardo e il Cuore Immacolato della Madre.
Nello stesso documento l'attuale Pontefice attribuisce esplicitamente alla preghiera del Rosario una speciale potenza di grazia, capace di ricondurre il cuore e la mente del popolo di Dio all'essenziale nucleo salvifico della fede, unica fonte della vita divina nel mondo; a quel mistero pasquale di Cristo morto e risorto, che rappresenta da sempre e sino alla fine dei tempi l'unica forza capace di squarciare le dense spirali di tenebra che, ora come non mai, sembrano stringere in una morsa mortale la città degli uomini.
Il Papa fa anche esplicito riferimento ai numerosi e pressanti appelli che in questo tempo la Madre di Dio rivolge ai suoi figli: "Numerosi segni dimostrano quanto la Vergine Santa voglia anche oggi esercitare proprio attraverso questa preghiera la premura materna alla quale il Redentore moribondo affidò, nella persona del discepolo prediletto, tutti i figli della Chiesa: "Donna, ecco tuo figlio!" (Gv 19,26).
In effetti la Madonna, oggi in modo speciale a Medj., come già nel passato a Lourdes e a Fatima, non si stanca di richiamare il mondo a volgersi alla contemplazione dei misteri della vita di Gesù, in intima e profonda comunione con la fiamma d'amore del suo Cuore Immacolato, per accogliere in pienezza le grazie straordinarie che il Padre ha disposto in questo tempo speciale: "Cari figli! Oggi v'invito a cominciare a pregare il rosario con fede viva, così io potrò aiutarvi… Cari figli v'invito a pregare il rosario; il rosario sia per voi un impegno da eseguire con gioia, così comprenderete perché sono da così tanto tempo con voi. Desidero insegnarvi a pregare..." (Mess. 12.06.86). "…che la gente ogni giorno reciti almeno il Rosario, i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi" (Mess. straord. al veggente Ivan il 14.08.84)

I pressanti richiami di Maria alla preghiera del Rosario in questo tempo non possono essere ridotti su livelli meramente devozionali, ma s'inscrivono a pieno titolo nell'eterno disegno divino di imprimere il sigillo del trionfo del Cuore Immacolato della Madre nei tempi del compimento dell'opera della salvezza del Figlio e della ricapitolazione in Lui di tutte le cose. "Desidero che anche tutti voi siate attivi in questo tempo il quale, attraverso di me è legato al cielo in modo speciale…" (Mess. 25.05.'96); "Questo tempo è il mio tempo e perciò figlioli vi invito di nuovo a pregare" (Mess. 25.01.97).
Il Rosario è, infatti, l'arma spirituale oggi offerta ai figli della Chiesa per coinvolgersi vittoriosamente nel decisivo combattimento spirituale, profeticamente annunciato nella Sacra Scrittura, in atto contro le forze delle tenebre, che sembrano accanirsi a disgregare i fondamenti della vita umana e della comunione tra gli uomini: "Cari figl! Oggi come mai prima vi invito alla preghiera. Che la vostra preghiera sia preghiera per la pace. Satana è forte e desidera distruggere non solo la vita umana, ma anche la natura e il pianeta su cui vivete. Perciò, cari figli, pregate per potere essere protetti attraverso la preghiera con la benedizione della pace di Dio. Dio mi ha mandato tra voi per aiutarvi. Se volete afferrate il Rosario; già solo il Rosario può fare miracoli nel mondo e nella vostra vita…" (Mess. 25.01.91); "Figli cari! V'invito a rinnovare la preghiera del rosario nelle vostre famiglie. Pregatelo più spesso e offritelo per la pace" (Mess. 14.08.92).
Agli appelli profetici della Regina della Pace fa puntuale eco il Magistero ispirato del Papa che, con grande forza, esorta la Chiesa a rinnovare la preghiera del Rosario per implorare al mondo i grandi doni della pace "all'inizio di un millennio che registra ogni giorno in tante parti del mondo nuove situazioni di sangue e di violenza" (Rosarium Virginia Mariae N° 6) e della comunione nella famiglia "cellula della società, sempre più insidiata da forze disgregatrici, a livello ideologico e pratico" (ibid.).

Non è un caso che Maria si rivolga in modo speciale ai sacerdoti, esortandoli con forza ad impegnarsi risolutamente contro il male che sembra dilagare inarrestabile anche tra i figli della Chiesa, mediante una più convinta pratica personale del Rosario e un più vigoroso apostolato di tale preghiera tra il popolo di Dio: "Cari figli, vi esorto ad invitare tutti alla preghiera del Rosario. Col Rosario vincerete tutti gli ostacoli che satana in questo momento vuole procurare alla Chiesa Cattolica. Voi tutti sacerdoti, recitate il Rosario, date spazio al Rosario. Grazie per aver risposto alla mia chiamata" (Mess.25.06.85).
Un appello particolarmente accorato e pressante alla preghiera del Rosario Maria riserva ai suoi "cari figli" che hanno intrapreso un cammino di speciale consacrazione al suo Cuore Immacolato, per suscitarne l'impegno attivo e generoso in questo tempo di mobilitazione radicale dei figli della luce nel confronto decisivo tra "la stirpe della donna" (Ap 13) e "il dragone"(Ibidem).
Così nell'apparizione annuale a Mirjana: "Figli cari mai come adesso ho avuto bisogno delle vostre preghiere. Mai come adesso vi prego di stringere in mano il Rosario. Stringetelo forte! Io prego moltissimo il Padre per voi…" (Mess. straord. 18.03.92) e, ancora: "…Invito in modo speciale quanti si sono consacrati al mio Cuore immacolato ad essere di esempio per gli altri. Invito tutti i sacerdoti e i religiosi e le religiose a recitare il Rosario e ad insegnare agli altri a pregare. Figlioli, il Rosario mi è particolarmente caro. Per mezzo del Rosario apriteli il vostro cuore e io posso aiutarvi…" (Mess. 25.08.97).
Ma da dove nasce questo straordinario potere spirituale che, per concorde indicazione sia dal Magistero ispirato del Papa che delle parole profetiche della Madre di Dio, scaturisce misteriosamente dalla pur semplicissima preghiera del Rosario? Qual è il senso profondo di così numerosi, reiterati e pressanti appelli a praticare la preghiera del Rosario, che la Regina della Pace oggi rivolge instancabilmente ai suoi figli?
La spiegazione ci sembra sia da ricercare nell'incommensurabile potenza di grazia che sprigiona dal mistero pasquale di Cristo, che viene oggi offerta in modo speciale agli uomini attraverso la presenza di Maria nel mondo. Infatti, la corrente infuocata d'amore divino che scaturisce dall'offerta di Gesù al Padre, si rende oggi straordinariamente presente, attiva ed efficace attraverso la mediazione materna del Cuore Immacolato, ri-attualizzandosi perfettamente nei cuori di ognuno di noi che, docile alla chiamata di Maria, decida di coinvolgersi pienamente, con l'anima, la mente e il cuore, nella contemplazione dei misteri salvifici della vita, morte e resurrezione di Cristo, per conformarsi pienamente a Lui, unendosi alla Sua offerta pasquale per la salvezza del mondo, in comunione intima e vitale con il Cuore Immacolato della Madre. "Testimoniate con la vostra vita. Sacrificate le vostre vite per la salvezza del mondo. Perciò figlioli non abbiate paura. Se pregate satana non può intralciarvi minimamente perché siete figli di Dio e Lui tiene il suo sguardo su di voi. Pregate! La corona del Rosario sia sempre nelle vostre mani come segno per satana che appartenete a me…" (mess. 25.02.88).
È questa la verità profonda della chiamata spirituale rivolta da Maria, come già in passato a Fatima e a Lourdes a pochi eletti, oggi a Medj. a moltitudini di figli. Il Rosario è infatti il mezzo privilegiato che oggi Maria ci offre affinché le nostre anime si aprano ad accogliere in pienezza il dono dell'amore puro di Dio. Quell'Amore sacrificato che risplende nella Gerusalemme nuova, eternamente illuminata dalla luce increata dell'Agnello Immolato, che ci fa realmente "rivestire di Cristo" (Rm 13,14). Quella luce che unisce in solo corpo i cittadini della Chiesa celeste e che in questo tempo si vuole comunicare pienamente a tutto l'universo perché tutto sia alla fine ricapitolato in Cristo.
È questo il fuoco d'amore divino capace di annientare definitivamente nel mondo ogni potere di satana e dei suoi accoliti, di liberare i figli da "ogni lutto e affanno", il vero "fiume d'acqua viva, …che scaturisce dal trono di Dio e dall'Agnello" (Ap 22,1), che germoglia alberi e frutti di vita nuova, capaci di guarire alla radice le nostre malattie mortali e le ferite profonde dei nostri cuori. L'unica qualità d'amore che ci dona la vera pace e la gioia celeste, trasfigurandoci ed elevandoci ai nuovi cieli e alla terra nuova dell'abbraccio eterno con la vita del Padre.
È questo il grande dono che la Regina della Pace serba nel Cuore per i suoi figli, che decidono di offrire con libertà e amore un "sì" senza condizioni alla sua chiamata materna.

Giuseppe Ferraro

 

Festeggiamo la Croce

Come festeggiamo la Croce? Il Vangelo ci dice di abbracciarla, il buon senso ci invita ad accettarla… ma addirittura festeggiarla, beh forse questo è troppo!
Potrebbe essere formulato così il pensiero di chi, pur frequentando la Chiesa, non ha ancora compreso il significato profondo di quel legno sul quale Dio ha accettato di morire e che simbolicamente ci viene affidato nelle prove della nostra vita e in tutto ciò che ci risulta difficile.
È umano pensarla così, è naturale. Ma Gesù è venuto a sovvertire i pensieri dei cuori e a rendere soprannaturale tutto ciò che è naturale e perciò limitato, finito e imperfetto. In questa luce anche il pensiero sulla Croce, in Cristo, cambia prospettiva e l’uomo invece di rifiutarla come suggerisce la sua natura, è invitato ad accoglierla e persino a festeggiarla, a celebrare ciò che è "scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani" (cfr. 1Cor 1,23).
La Madonna ce ne ha parlato tante volte, soprattutto in prossimità della FESTA DELLA ESALTAZIONE DELLA CROCE che a Medjugorje è particolarmente sentita e celebrata dopo che nel 1933 è stata eretta la grande croce di pietra bianca sulla cima del Krizevac in ricordo dei 2000 anni della morte di Gesù: "Cari figli, in questi giorni, mentre festeggiate la Croce, desidero che anche per voi la vostra croce diventi gioia. In modo particolare, cari figli, pregate per poter accettare la malattia e le sofferenze con amore, come le ha accettate Gesù. Soltanto così potrò, con gioia, darvi grazie e guarigioni che Gesù mi permette" (mess. 11.9.86).
A questo proposito è bello riportare il pensiero di p. Slavko, che proprio sul monte Krizevac il 24 novembre del 2000 ha compiuto il tempo della sua vita terrena ed entrato in quella eterna. "La sofferenza rimane un mistero &emdash; scrive p. Slavko nel suo libro Alla scuola dell’amore &emdash; anche quando vi riflettiamo dinanzi alla croce del Signore. Sebbene celebriamo la croce con gioia e le intoniamo canti di gloria, essa rimane un mistero eterno, un interrogativo perpetuo. In tutto il suo mistero, la croce è un simbolo di vittoria per i cristiani, una vergogna e uno scandalo per gli altri. La malattia e la sofferenza sono una croce che chiude facilmente il cuore dell’uomo dinanzi a Dio ed in quel momento egli si allontana da Lui e si chiede: perché o Dio? È però esperienza comune che le sofferenze individuali e quelle familiari generino i frutti della fede, dell’amore e della speranza. Neppure lo stesso Gesù era esente da questi interrogativi e non ricevette una risposta nel Giardino del Getsemani, ma l’angelo lo incoraggiò quando accettò la volontà del Padre.
A parte la domanda: Dio dove sei? c’è un'altra domanda che possiamo porre a noi stessi e agli altri: dove siamo noi? Molte sofferenze ci derivano dal fatto che non ci convertiamo, che non amiamo, che non perdoniamo e che non ci riconciliamo. Da ciò derivano le guerre, le distruzioni belliche e molte altre sofferenze. Esistono le sofferenze e le tribolazioni degli innocenti, quelle per gli altri e in nome degli altri, quelle che derivano dal fatto che non amiamo, ma anche quelle dovute al fatto che amiamo.
Maria ha il coraggio di invitarci ad accettare la croce con amore. Come esempio prende il suo Figlio. Maria non ci ha detto: "sopportate", perché sa che siamo deboli. Ella ci ha detto invece: "Pregate affinché possiate accettare le malattie e le sofferenze con amore".
Noi di solito preghiamo il Signore affinché ci tolga le sofferenze e la croce e ciò è comprensibile, ma dobbiamo anche accettare il fatto che è indispensabile pregare per poter accogliere le tribolazioni e le croci con amore. Alla luce della croce di Cristo, anche la sofferenza acquisisce un posto importante. Non più come maledizione o scandalo, ma come via verso la vita".
Queste parole ci illumino la strada per camminare leggeri e fiduciosi anche quando essa è irta e ingombra di ostacoli. Ogni venerdì p. Slavko guidava i parrocchiani lungo quella via Crucis che nell’autunno di 3 anni fa il suo corpo ormai privo di vita avrebbe percorso per l’ultima volta in discesa. La gente lo ascoltava, si fidava, perché si accorgeva che ciò che egli diceva lo aveva anche vissuto. Portiamo tutti nel cuore il suo ricordo, perché p. Slavko ci ha insegnato molto e continua a farlo attraverso gli scritti che ci ha lasciato, e che ci ricordano che la croce non è altro che una porta attraverso la quale si accede ad una dimensione nuova, redenta, trasfigurata dal sacrificio di Gesù e dai nostri, uniti al suo.

Stefania Consoli

 

Citato

"La Bibbia ci convince del fatto che non si può non avere un adeguato ricorso a ciò che è femminile. Analogamente avviene nell'economia salvifica di Dio, in cui non possiamo tralasciare il mistero della "donna": vergine-madre-sposa", scrive il papa. Il Rosario è uno strumento utile per pregare sia per il teologo, sia per l'uomo di strada. È una preghiera popolare ma profondamente teologica, perché racchiude in sé il disegno di Dio su di noi. Insomma nel Rosario, come direbbe il grande teologo Hans Urs von Balthasar, risiede il viatico "per arrivare a Dio".

Card. D. Tettamanzi

 

 

Uganda: ordine di uccidere i missionari!

Il leader ribelle, un pazzo visionario pagato dal governo di Sudan, che da almeno due decenni combatte contro i popoli del Nord Uganda, rapinando i loro bambini per farli combattere contro il loro stesso popolo, ha recentemente dato l'ordine ai suoi di "distruggere le missioni cattoliche, uccidere i preti e missionari a sangue freddo, e battere fino al sangue le suore". Secondo fonti ben informate, il 90% dei ribelli risulta essere stato rapito; e durante gli ultimi vent'anni dodici comboniani (tra cui una suora) sono stati uccisi in varie circostanze in Uganda. I missionari, preoccupati, invocano la solidarietà dell'intera nazione, nonché della comunità internazionale.

(agenzia Misna)

 

 

 

3° puntata

 

IL GRUPPO DI PREGHIERA:

LUOGO DI NASCITA DELLA VITA TRINITARIA

 

Ecco dunque gli elementi fondamentali del cammino del gruppo, indicati dalla Madonna:

1. Entrare nella preghiera

Attraverso Jelena, la Madonna ha spiegato al gruppo di preghiera che "molti pregano ma pochissimi entrano nella preghiera. "Per entrare nella preghiera occorrono due passi:

1) affidare i propri peccati e quelli degli altri che ci toccano. Ciò vuol dire rinunciare ai peccati, staccarli dall’anima e donarli a Gesù perché siano tolti. Tutta la persona deve essere coinvolta e diventare attiva nell’esprimere a Dio nel silenzio ciò che riguarda la propria intimità, in pubblico ciò che riguarda la comunione fraterna o il peccato del mondo;

2) affidare a Dio tutti i problemi per sbocciare interiormente e nel rapporto con gli altri in un atteggiamento di serenità, di fiducia e di amore (Mt 6, 14-34). Qui l’animatore del gruppo ha molto da lavorare: pian piano deve liberare i membri del gruppo da chiusure, paure, passività, falsa spontaneità, fanatismo, prepotenza, evasione affettiva che fa sanguinare le ferite e porta al patetismo. È importante che l’animatore promuova ogni membro, non permetta ai singoli di coprire la passività di altri, e che egli stesso non si sostituisca mai ad altri. Il sacerdote compie lo stesso percorso e così comprende i movimenti di un’anima, durante la confessione o il colloquio personale. Porta tutto nella preghiera e in modo speciale nella santa Messa. L’entrata nella preghiera non finisce qui, ma ad ogni tappa del cammino si sviluppa e si perfeziona, si apre all’infinità dell’azione di Dio e all’originalità del singolo e del gruppo.

2. Essere aperti e attivi nello Spirito Santo

Questo è un passo importante, delicato e molto semplice. Non si tratta del livello dei carismi o delle cose "straordinarie", non è neppure l’apprendimento di teorie o l’espressione di emozioni religiose. Si tratta più semplicemente di aprire il cuore e ascoltare nell’anima gli impulsi dello Spirito Santo, accoglierli e viverli. Ci vogliono onestà, sincerità, umiltà, semplicità, elevazione al di sopra di ogni interesse per la gloria di Dio. Ci vuole la fedeltà alla vita di Dio nell’anima. Maria, Sposa per eccellenza dello Spirito Santo, ci introduce in questo rapporto se siamo disponibili e se ci affidiamo a Lei. Dopo il suo sì e il nostro sì detto insieme a Lei, scende lo Spirito Santo (Lc 1, 34-35). La Madonna, come Madre del Corpo Mistico di Cristo, ci aiuta a vivere effettivamente le grazie battesimali.
S. Paolo in diversi modi e in diversi punti delle sue lettere, ci spiega il rapporto con lo Spirito Santo, e particolarmente nella lettera ai Romani. Eccone alcuni passi: "Voi però non siete sotto il dominio della carne ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo non gli appartiene" (Rm 8, 9). E ancora: "Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8, 16), attesta cioè la nostra identità in Dio e tutta la dinamica della grazia. "Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e Colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio" (Rm 8,26-27).Al termine del capitolo 8 della lettera ai Romani, S. Paolo ci introduce nel trionfo della vita dello Spirito Santo per mezzo dell’amore di Cristo.
L’animatore non si preoccupi dell’eventuale mancanza di "strumenti privilegiati" nel gruppo, ma si impegni invece a condurre le persone alla libertà e all’attività nello Spirito Santo.

Nell’agosto del 1984, sono stato trasferito a Vitina. Prima di partire da Medjugorje ho pregato così: "Maria, aiutami a capire come posso aiutarti in futuro, quando sarò distante da Medjugorje!". La veggente Jelena ha udito la voce della Madonna che diceva: "Ama! Io sono uscita dall’amore di Dio, agisco nell’amore di Dio. Adesso sono qui, in ogni famiglia, in tutto il mondo. Ama e fai come me". Questo discorso è difficile da accettare per l’uomo abituato a misurare con la propria misura e troppo minacciato da satana. Eppure questo è il fulcro della nostra attività.
Nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo si uniscono tutti i membri del Corpo Mistico di Cristo e comunicano fra loro. Qui sono presenti Maria Santissima., gli angeli, i santi. Il gruppo è aperto ad altri gruppi, alle grazie che sono date attraverso di loro. Lo Spirito Santo si esprimerà nei frutti: "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge" (Gal 5, 22-23). Da qui nasceranno i doni di Dio ed i suoi strumenti.
Quanto è importante aprirsi allo Spirito, accogliere le grazie e rimanere con Lui, fedeli al rapporto sponsale su ogni livello! Qui si esprime la vera maturità cristiana dell’animatore. Il sacerdote trova il suo posto come "curato delle anime", che prega con semplicità e aiuta a capire e a cogliere gli impulsi dello Spirito Santo.

3. La condivisione

La condivisione tra i membri del gruppo comprende tutta la dinamica della vita di Dio nelle anime e tra le anime. Questa dinamica si esplica attraverso gli elementi già visti e che agiscono in questo ambito: entrare nella preghiera, aperti allo Spirito Santo e attivi in Lui.
Cosa si condivide? La Parola di Dio e ogni ispirazione che da Lui proviene. Tutto trova il suo culmine, si verifica e si perfeziona nel Verbo di Dio, nel suo insegnamento e nella sua Persona. È la Persona di Gesù Cristo che da valore al suo insegnamento, altrimenti la parola resterebbe una teoria, un’ideologia, sarebbe vuota senza la Persona di Gesù che nello Spirito Santo ci guida al Padre.
Condividendo gli uni con gli altri le esperienze interiori, si cammina con Gesù, si affronta tutto quello che ancora non è redento nelle persone, si cammina nella direzione della morte-risurrezione, aperti alla Pentecoste cioè alle grazie speciali dello Spirito Santo che in continuo perfeziona la vita nelle anime.
Anche se siamo ancora in cammino verso la redenzione completa, possiamo avere la fede, la speranza e la carità che agiscono libere in noi. La preghiera dello Spirito Santo diventa viva e si esprime attraverso le persone ed esse fioriscono (Rm 8, 26-27).

L’animatore saprà scegliere con semplicità modi e mezzi di comunicazione tra i membri. Sarà attento a che tutti gli elementi di cui abbiamo detto funzionino, e vi sia apertura alla comunione con il Corpo Mistico di Cristo. Lascerà spazio, nel silenzio, ai propositi positivi del singolo, e porterà il gruppo a individuare compiti, intenzioni e cammino comunitario. Farà anche attenzione perché la condivisione non scivoli al livello umano di uno sfogo, perdendo così l’azione della grazia.
Da parte sua, il sacerdote si farà sempre più silenzioso come Gesù quando entra nel mistero. Condurrà le persone nella profondità del cammino. Con la sua apertura allo Spirito, saprà indicare la via per giungere alla comunione profonda con Dio. Pregherà silenziosamente, seguendo ciò che viene detto e intervenendo con discrezione. Tutto ciò che si muove interiormente nel gruppo costituisce la sostanza della sua preghiera ed espressa nella santa Messa, che egli eleverà a Dio.

4. La preghiera.

Dovrebbe essere semplice, spontanea e sgorgare dallo Spirito che coinvolge le persone nella loro totalità e integrità, rispettando la gradualità del cammino. Sia coinvolto il gruppo intero, affinché non rimanga alcun peso nelle anime, nessuna pietra non rimossa. L’animatore deve essere attento ai limiti e alle necessità del singolo e trattarle eventualmente a parte. La sua disponibilità sincera verso Maria Santissima aprirà la strada alle persone. La preghiera non rimane esclusivamente legata e concentrata nel soggetto, ma è aperta a tutte le necessità del gruppo, della Chiesa di Cristo e del mondo.

Nella preghiera le persone partono, nello Spirito Santo, per una missione nell’universo. Con Gesù si va verso il Padre. La preghiera si riassume e ha il suo fine nel ricapitolare tutto in Cristo: a nome di Gesù, nello Spirito Santo, il gruppo eleva la sua preghiera al Padre, fonte e culmine della vita. Se nel gruppo è presente il sacerdote sarà quest’ultimo a portare l’incontro al suo culmine, perché l’azione di Dio nella sua anima tende a ricapitolare tutto nello Spirito Santo e a pregare a nome di Gesù. Il sacerdote ricapitola in Cristo e immerge nella vita del Padre ogni cosa: i moti interiori delle anime, la comunione nel gruppo, i bisogni di tutti gli uomini e delle creature. Anche se è assente, il sacerdote collega tutti i gruppi che gli sono affidati e li presenta nella santa Messa. L’animatore, in assenza del sacerdote, agirà al posto suo in collegamento col sacerdote.
Si prega e si canta il Padre Nostro. Nella liturgia questa preghiera si recita in piedi. I sei veggenti di Medjugorje dicono che la Madonna, quando prega il Padre Nostro, allarga le braccia e le solleva in alto rivolgendo il volto e tutta la sua persona a Dio. È bene anche per noi pregarlo così durante l’incontro di preghiera del gruppo.

5. La benedizione.

Benedire vuol dire "bene dire", "bene dare". Nella benedizione si invia il messaggio della salvezza, si trasmette la vita d Dio che scorre attraverso le anime.
È lo Spirito Santo che comunica la benedizione e la rende operante, nel sorriso dell’anima e del volto, nella gioia e nella pace espresse attraverso i desideri ed i pensieri. Tutto l’essere, nella sua dinamicità, esprime l’azione di Dio Trino e Uno e la trasmette ai singoli e all’universo.
Qui il sacerdote dona la benedizione e la vita di Dio e del Corpo Mistico di Cristo che è in Dio. Esprime e tende a raggiungere tutti, in particolare il gruppo con le sue intenzioni e i suoi programmi, affinché siano fecondi per la gloria di Dio, e manda il gruppo così come Gesù mandava gli apostoli.

6. Il congedo

Non consiste nel dire: "Ci vediamo la prossima volta". Se fosse solo questo, il gruppo rimarrebbe inerte, il chicco non produrrebbe frutto. Col tempo, nel gruppo si avvertirebbe la passività, la pesantezza, le persone non coglierebbero gli impulsi dello Spirito Santo, rimarrebbero arroccate nel proprio io. È a questo punto che viene fuori la risposta e la responsabilità di fronte alla grazia da parte di ciascun membro e dell’intero gruppo.
Le persone tornano al quotidiano e pregano, utilizzando le grazie ricevute e facendole fruttificare. Affrontano le difficoltà e coinvolgono nel cammino le persone di buona volontà, acquistano esperienza che portano poi nel gruppo per compiere insieme un passo nuovo. Il cammino così continua, si esprime nel vortice della vita trinitaria.
Le persone accolgono le grazie dello Spirito Santo, camminano nella vita di ogni giorno insieme a Gesù verso il Padre. Unite nella dinamica della vita trinitaria, ricevono nuove grazie per andare nel mondo e farle fruttificare a nome di Dio e per la sua gloria. "Allora essi partirono e predicavano dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano" (Mc 16,20).
Per intercessione della Regina della Pace e Madre della Chiesa, il Signore benedica e accompagni ciascuno e ogni gruppo nel cammino. Lo Spirito Santo unisca tutti nello stesso Corpo di Cristo, e che in Lui tutti i figli di Dio trovino dimora presso il Padre.

p. Tomislav Vlasic

 

 

 

Più che chiacchierare, ci siamo incontrate, ci siamo, ascoltate a vicenda … Da qui è nata una riflessione su quell’attitudine interiore che ci predispone a comprendere Dio e i suoi progetti. La Madonna, nei suoi messaggi al gruppo di preghiera, ne ribadiva continuamente l’importanza: "Cari figli, pregate e scoprirete i piani di Dio per la vostra vita".

Il dono dell’ascolto

Intervista a Jelena Vasilj

Jelena, il dono che il Signore ti ha affidato per guidare il gruppo di preghiera a Medj. è legato all’ascolto interiore. In qualche modo a te veniva chiesto di "porgere l’orecchio del cuore" per poi essere "trasmettitore" per gli altri delle parole che venivano dal cielo. L’ascolto in te è nato in modo naturale, ma tu cosa hai fatto per farlo crescere, per farlo maturare?

Fatico sempre a rintracciare questa maturazione, anche se non posso negare il percorso fatto… Tuttavia penso che l’ascolto sia l’atteggiamento fondamentale che la nostra anima deve avere verso Dio, perché se non c’è ascolto, non c’è neanche trasformazione. Mi vengono in mente, a questo proposito, le parole di un salmo: "Fa splendere su noi Signore la luce del tuo volto". Quando iniziamo ad innamorarci di Dio cominciamo anche ad assomigliare a Lui, perché è la sua luce che inizia ad inabitarci. L’ascolto, quindi, è la capacità di accogliere l’altro, di essere protesi verso l’altro, non secondo le nostre aspettative ma secondo quello che l’altro è. Per questo ci vuole tanta maturità.

Sicuramente anche tanto rispetto del "diverso", perché spesso si tende ad identificarsi con l’altro e a desiderare che le sue parole corrispondano ai nostri criteri.

Certamente. Non dobbiamo cercare noi stessi in quello che è l’altro, ma dobbiamo lasciarci in qualche modo sorprendere da lui. Adesso che ho un figlio, mi accorgo che è una continua sorpresa: quando mi sembra di averlo capito, il giorno dopo scopro che devo ricominciare daccapo… Ogni uomo è un mistero, quanto più Dio! Non si arriva mai a comprenderlo del tutto, e per questo non ci annoiamo mai!

Nel gruppo di preghiera il tuo dono era molto importante, perché dalla tua capacità di ascolto dipendeva anche l’azione degli altri. Come vivevi questa responsabilità, questo servizio, questa missione?

Ho sperimentato che si deve sempre passare attraverso la sofferenza e rinnegare se stessi, perché se non si è capaci di rinunciare a tutto, persino ai propri desideri, non si può accogliere l’altro. Forse anche in Dio cerchiamo solo la nostra felicità - il che è anche lecito - ma non per questo dobbiamo ricercare la nostra soddisfazione. Dobbiamo piuttosto cercare l’incontro con l’Altro. Innanzitutto dobbiamo cercare il Donatore, poi il dono viene di conseguenza. Se ci concentriamo troppo sui doni rischiamo di perdere di vista colui che ce li ha dati, come quando ci entusiasmiamo per un regalo ricevuto e trascuriamo tutto il significato di affetto e di attenzione che ha motivato questo regalo.

Dio continuamente ci ripete: "ascolta Israele…". Questa insistenza significa che siamo un po’ refrattari?

Nel rito del Battesimo c’è un momento bellissimo, quando il sacerdote benedice le orecchie perché si aprano ad ascoltare la Parola di Dio, una parola che poi diventa vita e dona gioia. Ma sappiamo bene che i nostri sensi sono molto delicati e bisogna proteggerli, perché possono anche percepire il negativo.

Come si individua dentro di noi la voce di Dio?

Sicuramente al principio di tutto c’è la Grazia e noi ci possiamo aprire ad essa solo ponendoci in ascolto. Ad esempio gli ebrei leggono la Sacra Scrittura ad alta voce, in pratica se la "autoproclamano". Anche la nostra preghiera dovrebbe essere un autoproclamarci la Parola dio Dio. Talvolta mi è capitato di trovare delle risposte in cose che avevo scritto io stessa, solo dopo averle rilette. Cosa intendo con questo? Che non bisogna permettere che la Parola rimanga superficiale ma occorre far sì che ci penetri l’anima.

Per saper ascoltare Dio bisogna prima imparare ad ascoltare gli altri. Hai accennato prima al tuo bambino. Come vivi con lui la dimensione dell’ascolto?

L’esperienza della maternità mi insegna innanzitutto ad aprire bene le orecchie, perché se una madre non ascolta il bambino piange, e se piange c’è sempre un motivo. È così facile trarre delle conclusioni… Invece se ci si sforza ad ascoltare con attenzione, tutto diventa semplice e reale. A volte è capitato che lo affidassi a qualcuno che nel frattempo guardava la televisione. Il piccolo se ne accorgeva subito e cominciava a piangere. Con questo non voglio dire che il bambino debba essere adorato o debba controllare in modo assoluto l’ambiente, però è anche vero che lui ha bisogno del nostro ascolto per tranquillizzarsi.

E nel rapporto di coppia?

È così anche nel rapporto di coppia, nel matrimonio. C’è bisogno di entrare in contatto. È una lotta, ma quando riusciamo a creare il contatto e a dirci quello che abbiamo nel cuore si crea subito la pace. A quel punto ognuno si sente libero di fare le proprie cose e di vivere la propria indipendenza. Ma senza questo contatto anche l’indipendenza diventa una specie di azione contro l’altro; è come se ci dicessimo: tu mi disturbi, esci fuori dal mio spazio! Invece quando la comunicazione è viva, ogni cosa che facciamo favorisce la comunione.

Tu ti senti ascoltata?

Si. Non è una cosa automatica, perché ognuno ha i propri egoismi. Tuttavia devo riconoscere che esiste la volontà di ascoltarsi. E quando c’è questo desiderio allora si può già parlare di unione, che non è assolutamente scontata. Mi sono accorta che ogni tanto quando io e mio marito siamo lontani tutto il giorno l’uno dall’altra, la sera può capitare di far fatica a comunicare. In questi casi ci vuole tempo per ritrovare la "frequenza". Ma dopo diversi tentativi, riusciamo a "sintonizzarci" nuovamente. Le coppie devono combattere per proteggere la sintonia, devono ritornare ogni giorno alla base per ristabilire il contatto, per entrare in ascolto l’una dell’altro. E poi da lì ripartire per affrontare il resto. Esiste infatti il rischio che non si costruisce insieme.

Questo vale anche per Dio?

Io penso di sì, perché dobbiamo fare la sua volontà, e per questo bisogna abbandonare la propria. Questo è croce, è sacrificio, ma ti accorgi dopo da quante cose Dio ti preserva quando hai il coraggio di fare secondo Lui. Ci vuole calma e pazienza, perché la fretta non viene da Dio.

È quanto ha fatto Maria in tutta la sua vita, lei che è la donna dell’ascolto per eccellenza.

Sì, Maria è il modello. Anche a Cana non comprendeva ancora del tutto il mistero di Dio che le viveva accanto, eppure ha esortato con sicurezza: "fate tutto quello che Egli vi dirà" perché si fidava di Gesù. Quindi l’ascolto è espressione della nostra fiducia verso l’altro.

Nel tuo cuore sentivi la voce di Maria e di Gesù. Come distinguevi tra loro le voci?

Dall’autorità, perché la parola di Gesù in qualche maniera si impone, come una specie di peso. Non voglio dire che sia un comando, ma lascia intendere che è una cosa che conviene fare. È più forte della tua opinione e chiede di essere preservata integra.

Cosa invece contraddistingue Maria?

Maria si pone sempre come la serva, come l’ancella. Qui a Medjugorje ha detto: "Io mi inchino davanti alla vostra libertà". È quello che mi sconvolge, perché Lei ci attrae in una maniera molto diversa da Gesù.

Tu hai sentito anche chiarezza la voce di Satana. Come la definisci?

Dio è libertà e ti dona sempre la possibilità di scegliere. Invece satana ti incatena, non ti offre mai la facoltà di decidere. Ti inganna. Là dove pensi che c’è libertà, magari stai liberamente scegliendo di non essere libero… Come un pesce che liberamente salta fuori dall’acqua e poi muore.

Era una voce minacciosa o suadente?

Più che altro quello che avvertivo era una specie di fretta, quasi un’impellenza a concludere la sua azione prima che tu cambiassi opinione. Sono convinta che questa sia la normale sensazione che le persone hanno del peccato: ci si trova nel peccato senza volerlo e non si sa neanche come ci si è arrivati… Satana sa benissimo che se avessimo più tempo magari riusciremmo a resistergli. Questo spiega anche il motivo per cui le persone faticano a decidersi a fare il bene. Infatti sembra che ci sia sempre tempo per farlo, solo perché Dio ci dona spazi di libertà…

Come si inserisce la preghiera in questa riflessione sull’ascolto?

Innanzitutto vedo l’importanza della Parola di Dio, che in qualche modo deve fare da eco alla nostra preghiera. È inutile stare in silenzio, meditare, se poi la parola che ascoltiamo dentro di noi non è quella giusta. L’unico modo per essere certi che è Dio a parlarci è quando ci nutriamo quotidianamente della Parola di Dio. Bisogna lavorare molto sulle parole interiori. Se non sono quelle giuste, neanche quello che traspare all’esterno potrà corrispondere a ciò che è nell’anima. Ho letto da qualche parte che lo Spirito Santo è come una musica. Noi siamo lo strumento e la Parola di Dio è il modo in cui si accorda lo strumento. Lo Spirito Santo suona con le nostre corde ed esprime la sua melodia. Se lo strumento non è accordato con la Parola di Dio, viene fuori una cosa terribile. Per esempio, quando in noi sono presenti degli scrupoli: questa non è Parola di Dio. Oppure in noi dominano le paure: non è Parola di Dio!
Parola di Dio è pace, è gioia, è fiducia. Quante volte noi viviamo come se Dio non ci fosse! Disperati, tristi, preoccupati…

Quanto è importante il digiuno per favorire l’ascolto interiore?

Il digiuno ha senso solo sé e fatto per una finalità di amore. Sperimento oggi l’importanza del digiuno proprio attraverso mio figlio, che non sempre reagisce bene a quello che mangio. Perché mi riferisco a lui? Per dire che per digiunare c’è sempre bisogno che dall’altra parte ci sia una persona. Le rinunce non hanno senso senza l’amore. Questo non significa che non dobbiamo digiunare. Vuol dire solo che dobbiamo amare.
Il digiuno ci aiuta a creare lo spazio interiore per predisporci all’ascolto. L’ingresso del paradiso è una porta stretta, e se abbiamo troppi bagagli non possiamo entrare. Se invece sappiamo semplificare la nostra vita lasciando tante cose da parte, possiamo passare senza problemi. È allora che cominceremo ad ascoltarci veramente.

(Intervistata da Stefania Consoli)

 

"I lettori scrivono…"

Gay Russell da Malawi, Africa -Vi ringrazio per il meraviglioso e instancabile lavoro con il quale continuate la pubblicazione dell’Eco iniziata dal caro don Angelo.

Christine Jones da Vic, Australia - Mia sorella ed io leggiamo con tanto piacere "Eco di Maria" e ci dà tanta gioia quando arriva. Vorrei che l'offerta che vi faccio fosse maggiore ma sono senza lavoro... e vi ringrazio se potete continuare a mandarmelo.

Don Mario da Assam, India - Grazie mille per l’Eco di Maria che mi arriva regolarmente. Sono sempre contento di riceverlo e di leggere le meraviglie che la Madonna continua ad effondere sul mondo, sebbene noi non sempre ci dimostriamo figli buoni ed obbedienti...

Carlo Dimaggio da New York, USA - Scrivo per ringraziare voi tutti per il periodico che ci fate pervenire e per la vostra missione. Possa la Madonna sostenervi e guidarvi sempre.

Amelia Romanelli da Leumann (TO), Italia - Carissimi tutti, vi ringrazio: ho ricevuto il Volume con i primi cento numeri dell’Eco di Maria richiestovi. Ricevo già per posta il giornalino, sempre tanto atteso e molto edificante. È ricco di spiritualità, gioisco ogni volta che mi arriva, è una sorsata di ossigeno per la nostra vita, fa bene al cuore, alla mente ed all'anima. Vi ringrazio molto per tutto il bene che fate. La Regina della Pace vi benedica e vi protegga sempre.

Don Vincenzo da Acella (BA), Italia - Leggo con interesse e con entusiasmo il periodico che ritengo davvero "una eco di Maria" alla mia santificazione e una salutare testimonianza per chi stenta a percorrere il sentiero preparato da Gesù e profumato di Spirito Santo. Il Signore ve ne renda in merito. Grazie.

Sergio Leon da Ciudad Habana, Cuba - Cari fratelli di Eco, desidero che voi sappiate che portiamo sempre l'Eco di Maria alle comunità dell'interno del paese durante le nostre missioni di carità ed evangelizzazione. I messaggi della Vergine, le notizie e le testimonianze della vostra rivista ci arrivano opportunamente e con uno spirito di carità molto cristiano. Anche se non abbiamo soldi per aiutarvi, consideriamo che un buon modo per farlo sia collaborare nella diffusione dei messaggi di nostra Madre che sono attuali, ecclesiali e danno molta pace. Lavoriamo in diversi posti della nostra molto amata Cuba e specialmente nel capoluogo Mantua, città fondata da immigranti italiani, la cui patrona è "Nostra Signora delle Nevi". Vi auguro grandi gioie spirituali e frutti nella fede, e che la vostra rivista, così necessaria per tutti, continui ad essere pubblicata e ad arrivare ai confini del mondo.

Esther M. de Babin da Buenos Aires, Argentina &emdash; L’Eco è la cosa più divina che la Vergine sta facendo nel mondo, riceverlo è gioia del cuore… Mi riempie tanto questo Suo giornalino, semplice, breve ma colmo di così tanta ricchezza celeste. E anche di speranza, vita, coraggio e consolazione in questo mondo cosi pieno di odio. Se non fosse per Lei che ci parla, sarebbe per noi una morte interiore. Con amore al Signore e alla Vergine, invoco su tutti voi che collaborate al giornalino, protezione e benedizioni, così che potrete continuare a mantenerci sempre vicino a Lei, nel suo amore, come se fossimo già nell’aldilà con quelli che ci hanno preceduto.

Stania Cech-Spirek dalla Slovakia - Scrivo per trasmettere il mio saluto e tutta la mia gratitudine per la copia di "Eco di Maria" che mi mandate.

Fr. Aidan Carroll dall’Irlanda - Grazie per il bellissimo Eco. La lettura è sublime e ci eleva verso l’alto. Eco è una bellissima rosa per Gesù e per Maria.

Sr. Marija Crucis dall’Irlanda - Dio vi ricompensi. Lo Spirito Santo vi effondi i Suoi doni. Maria vi protegga sotto il suo manto. Grazie per l'Eco; per sostenervi ho soltanto le mie preghiere.

Roser Balsells dal Canada -Moltissime grazie per quanto fate per divulgare i messaggi di Maria. Dio vi benedica uno ad uno!

Sara de Castello dalla Spagna - Vi mando i miei più sinceri saluti e congratulazioni per il vostro meraviglioso giornale bimestrale "Eco di Maria" che ho già letto in due occasioni, trovandolo di grande conforto spirituale. Ho un gruppo di amici che sono rimasti affascinati dopo aver letto il mio esemplare. Dio vi benedica oggi, domani e sempre.

 

 * Antonio Reggioli da Reggello (FI), Italia, che da anni collabora per la distribuzione dell’Eco, ci comunica la scomparsa della moglie Lina il giorno 9-05-03: "Amava tanto il vostro giornalino perché è dedicato alla Regina della Pace di Medjugorje di cui Lina era molto devota".

 

 

L’equipe dell’Eco in ritiro a Medjugorje

 Anche quest’anno i collaboratori e i traduttori dell’Eco di Maria hanno trascorso alcuni giorni a Medjugorje (dal 27 al 31 agosto), per approfondire nella preghiera e nell’ascolto il messaggio che la Regina della Pace desidera trasmettere a tutti i suoi figli, anche attraverso le pagine del nostro giornale. La pienezza di Grazia e di benedizione donata dal cielo ha trovato posto nell’anima di ognuno, grazie anche all’apertura interiore e alla disponibilità a rispondere con maggiore radicalità agli impulsi dello Spirito Santo. E proprio il desiderio di cogliere il pensiero di Dio e di sintonizzarsi in uno stesso Spirito, ha motivato una cinquantina di partecipanti provenienti da 15 paesi diversi ad impegnarsi a seguire il denso programma, che prevedeva alcune relazioni di p. Tomislav Vlasic, momenti di preghiera, di adorazione, di silenzio, di meditazione e di condivisione fraterna nella Casa "Kraljice Mira".
Sì è compreso con chiarezza che per essere canali limpidi della Grazia presente a Medj., posti al servizio dell’Eco, bisognerebbe innanzitutto svuotarsi da se stessi e offrirsi a Dio, affinché Egli possa usarci liberamente secondo i suoi progetti. In questo modo i cuori e le intenzioni si purificano e si evita il rischio di utilizzare l’Eco per secondi fini o per interessi personali. In secondo luogo, si dovrebbe entrare in comunione con Dio e tra di noi per comprenderci nel linguaggio dell’amore, al di là delle differenze culturali e geografiche. Inoltre, dovremmo individuare insieme dei passi comuni sul cammino per procedere in modo armonioso e ben concertato. In tal modo anche i lettori che ricevono l’Eco in tutte le parti del mondo, potranno avvertire questo Spirito di comunione e d’intesa, mentre il giornale ne guadagnerà in profondità e in qualità.
Un clima sereno e gioioso, ma anche cosciente della serietà dell’impegno, caratterizzava le giornate che la Vergine aveva preparato per noi. Alle sue proposte di amore sono pervenute altrettante risposte di amore nell’offerta individuale e comunitaria, che hanno lasciato nel cuore di tutti gratitudine per i passi compiuti e il desiderio di rendere sempre più spirituale il nostro servizio all’Eco di Maria.

La Redazione

8 settembre 2003

 


 

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