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Eco di Maria Regina della Pace 160 (Novembre-Dicembre 2001)

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Eco di Maria
Regina della Pace
160

Novembre-dicembre 2001

 


Messaggio del 25 settembre 2001

"Cari figli, anche oggi vi invito alla preghiera, particolarmente oggi quando Satana vuole la guerra e l'odio. Io vi invito di nuovo, figlioli: pregate e digiunate affinché Dio vi dia la pace! Testimoniate la pace a ogni cuore e siate portatori di pace in questo mondo senza pace. Io sono con voi e intercedo presso Dio per ognuno di voi. E voi non abbiate paura perchè chi prega non ha paura del male e non ha l'odio nel cuore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Portate al mondo la pace!

Oggi, quando satana vuole la guerra e l’odio, Maria ci chiama ancora una volta alla preghiera ed al digiuno. Ecco le armi che la Regina della Pace continua a suggerire per salvare il mondo dalla autodistruzione. Sono armi non appariscenti ma di grande efficacia perché attingono la loro potenza direttamente in Dio. Sono le armi dei piccoli e degli umili, tanto graditi a Dio e tanto vicini a Lui perché hanno il volto del Figlio. Sono essi, e questo Papa è il primo fra loro, che possono guadagnare al mondo la pace, quella pace che il mondo non sa darsi e che è dono del Cristo. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, Io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore (Gv 14, 27).
Pregate e digiunate affinché Dio vi dia la pace! E’ un imperativo che sa di supplica; è l’accorato appello della Madre ai suoi figli perché si rifugino sotto le ali di Dio (Sal 56) in questa notte tenebrosa, nella quale s’avvertono intorno belve voraci (S. Padre, Udienza generale del 19 settembre 2001).
Occorre digiunare, cioè rinunciare al superfluo, nutrirsi dell’essenziale. Ma il superfluo non è solo sovrabbondanza di alimento per il corpo, spesso causa di malattia e di morte nei paesi cosiddetti "ricchi". Superfluo è tutto ciò che non è necessario alla vita e, per noi credenti, "vita" è la vita in Dio. L’uomo è creatura di Dio e solo Dio è essenziale per lui. Per 50 anni Marthe Robin (è in corso il processo di beatificazione) non ha mangiato né bevuto; si è cibata solo di Eucaristia! Il digiuno non è solo astinenza dal cibo ma è sobrietà di vita, è uso dei beni della Terra conforme alla volontà di Dio. Oggi digiuno è anche uso accorto dei mezzi di informazione. E’ saper spegnere il televisore per non subire i modelli del consumismo voluto dal potere economico, per non lasciarsi plagiare dai modelli che esso propone, né uniformare a quella "logica del mondo" tanto spesso così contraria alla logica di Dio. E’ trovare spazi di silenzio in noi ed attorno a noi per poter sentire la Sua Presenza. Egli parla a chi nella preghiera entra in comunione con Lui. Egli parla e dà sapienza per capire gli avvenimenti del mondo, coraggio per non lasciarsi travolgere, forza per sovrastarli. La parola di Cristo è la sola che possa dare una risposta agli interrogativi che si agitano nel nostro animo. Se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l’ultima parola. Qui poggia la speranza cristiana, qui si alimenta, in questo momento, la nostra orante fiducia (S. Padre, Udienza generale del 12 settembre 2001).
Coraggio, quindi! Siamo chiamati ad una speranza che è per noi certezza. Cristo ha già salvato il mondo; le forze del male non prevarranno! Uniti al S. Padre, forti della protezione di Maria, andiamo avanti nel nostro cammino con rinnovata fiducia. La preghiera ed il digiuno siano le nostre armi, armi che non dividono ma uniscono, che non feriscono ma guariscono, che non seminano odio e morte ma pace e vita. Portiamo la pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nei cuori delle persone che incontriamo. Il resto lo farà Dio!

Nuccio Quattrocchi

 


 Messaggio del 25 ottobre

"Cari figli, anche oggi vi invito a pregare con tutto il cuore e ad amarvi gli uni gli altri. Figlioli, voi siete scelti per testimoniare la pace e la gioia. Se la pace non c'è pregate e la riceverete. Attraverso voi e la vostra preghiera, figlioli, la pace comincerà a scorrere nel mondo. Perciò, figlioli, pregate, pregate, pregate perchè la preghiera opera miracoli nel cuore degli uomini e nel mondo. Io sono con voi e ringrazio Dio per ognuno di voi che con serietà ha accolto e vive la preghiera. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."

Testimoniare con serietà

Durante l’Ultima Cena, dopo che Giuda si allontana, Gesù dice: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, Io la do a voi." (Gv 14, 27).
In effetti il mondo non sa darsi la pace vera. Tutto al più la pace che il mondo può darsi, ed è già tanto, è solo convivenza pacifica. La pace che Cristo preannuncia congedandosi dai suoi e che porta in dono da Risorto (Gv 20, 19-26) non è assenza di guerra, né si fonda su alcuna forma di potere. Essa è frutto di comunione profonda fra Figlio e Padre, frutto di Amore crocifisso che è annientamento e gloria al tempo stesso (Fil 2, 6-11), morte e Vita. Solo da Dio possiamo ricevere la pace vera e solo in Cristo possiamo ottenerla, perché Egli è la nostra pace (Ef 2, 14).
Fin dalle prime apparizioni a Medjugorje Maria ci insegna la via della pace. Lei, che si presenta come la Regina della Pace (messaggio del 25.7.1988), ci invita con pazienza infinita a ritrovare il nostro ruolo di figli nell’abbandono in Dio, nella preghiera, nel digiuno. Gesù Cristo è la nostra pace e Maria ci conduce a Lui, esplica la Sua maternità generando noi in Cristo e il Cristo in noi. Anche oggi vi invito a pregare con tutto il cuore e ad amarvi gli uni gli altri. Entrare nella preghiera è entrare in comunione con Dio; la preg hiera è autentica se porta alla comunione con Dio e quindi se è immersione nell’Amore perché Dio è Amore (1 Gv 4,8). Così l’amore umano trascende ogni limite suo proprio per assumere la potenza e la forza redentrice dell’Amore divino: amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amati (Gv 15, 12). Figlioli, voi siete scelti per testimoniare la pace e la gioia. Dobbiamo avere il coraggio di credere in queste parole, non guardare alla nostra indegnità né alla umana impotenza ma fissare lo sguardo su Colui che è stato trafitto. Occorre lasciarsi amare, abbandonarsi a Lui. Occorre fare ciò non una volta per tutte ma ora dopo ora, nelle piccole o grandi prove della nostra giornata, qualunque siano le vicende liete o tristi della nostra esistenza. E quando, sulla via del nostro calvario, non indugeremo a piangere su noi stessi ma sapremo ancora essere testimoni di pace e di gioia, allora attraverso noi la pace comincerà a scorrere nel mondo. Testimoniare la pace e la gioia è mostrare Cristo vivo in noi. Se la pace non c’è &emdash; ed oggi non c’è &emdash; pregate e la riceverete. La preghiera opera miracoli nel cuore degli uomini e nel mondo. La preghiera porta la pace, quella vera, nel nostro cuore e nel mondo intero. Maria ci ricorda una verità elementare, ma fondamentale, della nostra fede. Accogliamo con grande serietà il Suo invito e cambierà la nostra storia personale e quella del mondo intero.

N.Q.

 

Giovanni Paolo II in Asia centrale

Tra il 22 e il 27 settembre Giovanni Paolo II ha compiuto il suo 95° viaggio pastorale visitando le ex Repubbliche sovietiche del Kazakhstan e dell’Armenia dove è stato accolto con il consueto calore, sia dalla popolazione che dalle autorità civili e religiose.

In Kazakhstan i cattolici sono una piccola minoranza (meno del 2%) di fronte alla maggioranza musulmana (50%) e ortodossa (30%). Durante la Messa celebrata nella capitale Astana, che ha visto oltre alla partecipazione dei cattolici, degli ortodossi e dei protestanti, anche quella di un gran numero di musulmani, il Papa ha parlato soprattutto di pace, di libertà religiosa e di rispetto dei diritti umani. Le parole del Pontefice avevano di mira non solo la situazione in Kazakhstan ma anche la crisi internazionale: il Papa ha condannato ogni violenza, tanto più se cerca giustificazioni nella religione: l’odio, il fanatismo e il terrorismo profanano il nome di Dio e sfigurano l’autentica immagine dell’uomo. Ribadendo che la Chiesa cattolica rispetta l’autentico Islam, ha di nuovo invitato cristiani e musulmani a lavorare per la civiltà dell’amore.
Oggi il Kazakhstan, al pari degli altri paesi usciti dalla dittatura comunista che ha inculcato l’ateismo e il disprezzo per i valori religiosi, si trova esposto al rischio del materialismo: Il lungo inverno della dominazione comunista, con la sua pretesa di sradicare Dio dal cuore dell’uomo, ha spesso mortificato i contenuti spirituali delle culture di questi popoli. Si registra così una povertà di ideali che rende particolarmente vulnerabile la gente di fronte ai miti del consumismo e dell’edonismo importati dall’Occidente. Le parole del Papa hanno trovato conferma nell’incontro con alcuni giovani universitari. Uno studente kazako ricorda: "Dopo la fine del comunismo ci siamo illusi che la felicità potesse arrivare dal possesso dei beni materiali. Oggi molti miei coetanei sono alla ricerca dei valori autentici." Il Papa ha poi concluso ribadendo che Nessuna realtà terrestre vi potrà soddisfare pienamente. Apritevi a Colui che vi ha creati per amore e vuole fare di voi persone degne, libere e belle.
La seconda tappa del viaggio in Caucaso è stata l’Armenia, che vanta il titolo di primo regno cristiano della storia: la conversione al Cristianesimo del regno di Armenia avvenne infatti nel 301 e quest’anno la Chiesa armena festeggia 1700 anni di Cristianesimo. La Chiesa Apostolica Armena retta dal Catholicos (il Patriarca), fa parte delle Chiese ortodosse orientali (o antiche Chiese orientali) che nel V secolo non accettarono le conclusioni del Concilio di Calcedonia (451) il quale definì che in Cristo vi sono due nature (quella divina e quella umana) e una persona. Da secoli quindi la Chiesa armena non è in piena comunione né con la Chiesa cattolica né con le altre Chiese sorelle ortodosse. Per questa ragione il Papa e il Catholicos Karekin II non hanno concelebrato insieme l’Eucaristia. Tuttavia oggi si tende a riconoscere che le controversie teologiche del V secolo non esprimono una diversa cristologia (cioè un diverso modo di intendere Cristo) ma solo un linguaggio diverso per affermare la stessa fede.
In passato la Chiesa armena ha dovuto subire durissime persecuzioni: nel 1915 i Turchi sterminarono oltre 1 milione e mezzo di armeni, tra l’indifferenza delle potenze europee impegnate nella Prima guerra mondiale. Questo massacro, su cui per anni è scesa la politica del silenzio, costituisce insieme alla Shoà ebraica e allo sterminio dei pellerossa del Nord America, il più grande genocidio della Storia. Mentre i prelati discutevano di questioni teologiche, il popolo armeno, circondato da musulmani, considerava la fede cristiana segno distintivo per la propria identità che doveva essere custodita anche col martirio. Oggi le questioni teologiche sono in gran parte superate e la visita del Papa ha un grande rilievo ecumenico: per tutto il viaggio Giovanni Paolo II è stato insieme al Catholicos, è stato ospitato a casa sua, hanno condiviso momenti pubblici e privati, insieme hanno fatto discorsi e benedizioni al popolo.
Oggi ci sono sfide comuni per tutti i cristiani che richiedono l’impegno, la collaborazione, il perdono e il rispetto reciproco: c’è l’ignoranza sui contenuti della fede; c’è la penetrazione delle sette che hanno un impatto violento sulla gente; c’è un sistema di riferimento morale distrutto dall’ateismo; c’è il dilagare dell’ingiustizia sociale e della corruzione; c’è la miseria di molti. Oggi, in Armenia, così come in Kazakhstan o in Africa o in Europa o in America i cristiani devono dare testimonianza di fraternità e unione pastorale perché il mondo creda. Oggi e domani!

Mirco Trabuio

 

Un pellegrinaggio apostolico geostrategico
Il Kazakhstan, quadrivio Europa-Asia:

di p. Daniel-Ange

Nell'omelia dal 15 agosto 2001 a Castel Gandolfo, Giovanni Paolo II, pensando al pellegrinaggio apostolico in Kazakhstan e in Armenia, dice: "Ti affido, Maria, lo svolgimento di questa nuova tappa del mio servizio della Chiesa e del mondo…" Un pellegrinaggio storico come fu quello in Ukraina, perché si tratta di due paesi del ex-URSS, due terre innaffiate dal sangue di innumerevoli martiri. Il viaggio in Kazakhstan è particolarmente "geostrategico". Questo paese - 5 volte la Francia e 70 volte il Belgio - fa da passerella tra l'Europa del'Est (liberato dal comunismo ideologico) e la Cina (ancora sotto l'oppressione marxista). Il Santo Padre vi è atteso con fervore. P. Daniel- Ange ha avuto la grazia di preparare i giovani per un incontro che si annuncia decisivo per l'Asia, il continente del terzo millennio della Chiesa: "Dopo aver avuto l'immensa gioia di partecipare al XII festival dei giovani a Medj. - racconta il religioso francese - ho ricevuto anche il dono di partire per il "piccolo Medjugorje" nel Kazakhstan e preparare lì i giovani cattolici in vista della visita del Santo Padre".

In un oceano di grano, un atollo!

La steppa all'infinito, profumata di assenzio che libera il suo aroma quando viene calpestato. Un orizzonte a perdita d'occhio. Talvolta di lontano un leggero incresparsi o una rara linea di alberi. Un atollo in pieno oceano il piccolo villaggio che conta qualche centinaio di focolari : Oijorné , perso nel Kazakhstan del Nord a 300 chilometri di Omsk (Siberia) e a 400 chilometri di Astana, la nuova fiammeggiante capitale. Quest'oasi è nata dal niente in pieno deserto nel 1936, durante la prima ondata delle massicce deportazioni staliniane. Ho avuto la grazia di incontrare alcuni scampati, sradicati dalle loro case in Galizia (Ukraina occidentale, allora Polonia). Piccoli vecchietti con le loro donne, il volto marcato, non tanto dalle torride estati (+40°) e dai polari inverni (-50°), quanto dai drammi che hanno marcato col ferro rovente la loro prima giovinezza.
Avevano 5-15 anni al loro arrivo. Nella prima ondata potevano talvolta prendere con sé una o due mucche, ma, nella seconda (1939-1941), avvisati appena due ore prima della partenza, solo alcune valigie e poveri cartoni. Dopo una settimana nei vagoni da bestiame, senza mangiare né bere, un camion veniva per disseminarli in piena steppa. Su dei pioli un numero distingueva le diverse zone. Eccoli gettati, come boe in pieno naufragio, e arrangiatevi! Con i nomadi cosacchi che Stalin ha appena strappato dalle loro tende per sedentarizzarli con la forza, essi barattavano le loro povere cose (una borsetta per un chilo di sale, un anello per un chilo di grano). Se sbarcavano nella breve primavera, avevano ancora il tempo di seminare e di costruire una baracca prima dell'arrivo dell'inverno. Se arrivavano in ottobre, non gli restava che scavare una buca ricoperta con delle frasche mentre il ghiaccio formerà il tetto. Si accucciavano uno accanto all'altro per sei mesi in attesa del disgelo, allorché la steppa si adornava con migliaia di fiori. Durante le tempeste di neve tanti si smarriranno in questo deserto bianco…
Nel 1941 saranno i tedeschi della Volga che saranno gettati più lontano, sulla pianura senza fine. Sospettati di nazismo (quando invece la loro deportazione non ne è che una conseguenza), saranno accolti male dai deportati già sul posto. Sotto l'occhio vigilante di Mosca questi villaggi erano praticamente dei prigioni: vietato andare a vedere la propria famiglia in un altro villaggio. Talvolta qualcuno andava fino al bordo del kolkhose per scorgere da lontano dei cugini…inaccessibili! Nel 1941 un prodigioso miracolo che loro evocano con le lacrime agli occhi. C'è una terribile carestia... Un morto dopo l'altro. Tutto il villaggio supplica allora la Regina del Cielo di intervenire. Ed ecco: il mattino del 25 marzo, disgelo improvviso, mai visto così presto! E appare, formato sotto la neve, un lago lungo 7 chilometri e profondo 70 metri, pieno di grossi pesci. Due colpi di rete erano sufficienti a riempire un carretto, a tal punto che degli aerei venivano persino da Karaganda (distante 650 km), per nutrire la grande città. Con gli anni il lago diminuisce man mano che miglioravano le condizioni di vita. Adesso rimane solo un ampio stagno.

Incontro dei membri della delegazione che, negli anni ottanta ha accettato il rischio di recarsi a Mosca per sollecitare l'autorizzazione a costruire una chiesa. Rifiuto. Ma nel 1990 finalmente arriva dalla Polonia un prete come pescatore d'anime - un miracolo ancora più grande di quello dei pesci! Thomas Peta, da due anni giovane vescovo della capitale, lo stesso che ha la gioia di ricevere il suo caro Santo Padre. Quando si arriva lì, dopo ore di viaggio in mezzo alla steppa, si viene catturati da questa realtà… E' un umile segno che rassomiglia alla Chiesa cattolica nel Kazakhstan: tutta giovane, tutta povera, tutta semplice, tutta benedetta. In seguito le autorità locali hanno finalmente ceduto alle pressioni degli abitanti, si costruisce una chiesa bianca con due campanili che egli dedica alla Regina della Pace: il primo santuario mariano del Kazakhstan.

Le semenze sotto il ghiaccio, in pieno sole i fiori!

Stupore di p.Tommaso quando, più tardi a Medj., scopre che questo titolo è quello che Lei stessa si è data. Ecco, esattamente 20 anni in questo 6 di agosto, che la sua piccola chiesetta è stranamente simile a quella del santuario mariano dell'Herzegovina. Visto questo, costruisce una copia della grande croce del Krizevac su un monticello vulcanico che dedica ai martiri del Kazakhstan. Chiama Ojiorné il piccolo Medjugorje del Kazakhstan…
Da quattro anni p. Tommaso ha affidato alla comunità delle Beatitudini l'organizzazione e l'animazione di un festival nazionale dei giovani, per celebrare la Festa dell'Assunta. Quest'anno sono stato invitato per prepararli alla venuta del Santo Padre, e ho avuto l'immensa grazia di passare dal festival internazionale di Medj. (12'000 giovani di 25 paesi) a questi 300 giovani del Kazakhstan, numero chiuso, purtroppo! Ma solo per problemi logistici. Visto il caldo e l'assenza totale di ombra, è necessario infatti che tutti entrino nella chiesa. E' comunque una cifra enorme, visto il numero dei cattolici e le distanze.
"Piccolo gregge, non temere!"...Questo pugno di giovani di questa piccolissima Chiesa cattolica, quanto ha bisogno di esser confortato, incoraggiato e soprattutto e amato!
"A te, il regno è donato!" Sì, l'ho visto con i miei occhi, il regno si rifletteva sui visi trasfigurati alla fine dell'incontro, dopo lunghe ore passate a contemplare il Re nella Sua umiltà eucaristica - in questo villaggio, il Santissimo è esposto giorno e notte tutto l'anno - e nelle operazioni di chirurgia estetica (la confessione) che hanno loro restituito la bellezza divina di figli di Dio.
Tre momenti forti: la marcia di 14 chilometri pregando, cantando, confessando fino alla grande croce. Intravedendo spuntare le loro teste dalle spighe dei campi, a perdita d'occhio e pronti per la messe, pensavo: sono loro, la messe dei martiri! Non sarebbero cresciuti se le semenze - genitori e nonni - non avessero tenuto duro sotto lo spesso strato di ghiaccio di un interminabile inverno: quello della persecuzione, che ha trasformato tutto questo blocco-Est in una immensa banchina polare. In effetti, la maggior parte di questi giovani sono i nipoti dei deportati.
Alla vigilia, nella notte del 15 agosto, un'altra marcia, questa volta verso la stele del miracolo dei pesci. Lì, la consacrazione di ognuno alla Madonna, davanti a un grande falò, passando sotto un porticato verde, simbolo di Maria Porta del Cielo per noi, perché prima Porta della terra per Dio. Intorno a loro le "nonne", tutte deportate! Questa semenze, che porta oggi tali spighe, non sono soltanto i martiri, ma questi umili scampati che hanno trasmesso la loro fede ai propri figli, durante questi anni terribili senza sacerdoti, senza sacramenti, senza chiesa. Il mio sguardo non si stancava di passare dai volti puri di 15-25enni a quelli non appassiti ma invecchiati prima del tempo: tutti volti "da icona"! Due mondi apparentemente estranei l'uno all'altro, ma invece generazioni vitalmente interconnesse. Nemmeno uno di questi giovani sarebbe qui senza la lunga pazienza, la tenacia, il coraggio di quelli - quelle che non hanno negato, non hanno tradito, non hanno ceduto. Che hanno segretamente resisto per trasmettere alla generazione seguente il segreto della loro vita. I loro nonni sentivano per tutto l'anno linguaggi contraddittori: a scuola, le aggressioni contro la fede, a casa, un tranquillo bagno nella fede. Pochi si sono lasciati contaminare dall'ideologia che li martellava di slogan per tutto il giorno.
Fra di noi p.Marcin Babraj, domenicano polacco, deportato qui nel 1939, all'età 6 anni: "Vedendo di lontano il monticello vulcanico pensavo che il paese della libertà cominciasse dall'altra parte. Sognavo di salirvi per vedere dall'alto questo paese, ma era severamente vietato uscire dal villaggio…" Ritornato tanti anni dopo, vede la grande croce dei martiri, segno tangibile che la libertà non è più tutta lì, dall'altra parte, ma qui e oggi stesso!".

 

Messaggera di Grazia

Slovacca di origine, è la secondogenita di una famiglia in cui si deve lavorare intensamente per crescere i cinque figli. Ma i genitori sono sostenuti da una fede forte, che comunicano ai figli nonostante il comunismo detti regole atee e lontane da Dio. Terezia Gaziova cresce in questo contesto e studia per diventare levatrice, un lavoro che amerà molto perché Terezia ama la vita, ma che lascia anche presto per lo stesso motivo: non è disponibile a collaborare per fare gli aborti.
Per anni si dedica ai pazienti in dialisi e accanto a loro ha la possibilità di riflettere sul senso e sulla fugacità dell’esistenza. Una riflessione che pian piano sconvolge i progetti di Terezia, che con insistenza chiede a Dio per 7 anni consecutivi quale sia il posto che Egli ha previsto per lei. Finalmente un giorno arriva la risposta. Non ci sono dubbi: deve recarsi a Medjugorje e lì occuparsi dei pellegrini provenienti dall’est, di quelle anime che per troppo tempo sono state tenute a digiuno di fede dall’ideologia comunista. Lei può aiutarli, quindi accette.
Trentadue anni, dolce, mite, serena in ogni circostanza, Terezia attira tutti con il sorriso rassicurante di chi ormai ha trovato il proprio posto. Da quattro anni vive a Medj. e si è messa al servizio dei pellegrini dell’ex URSS per donare loro la possibilità di incontrarsi con la Regina della Pace (parla correntemente il russo ed altre lingue slave). "Non hanno né soldi né altri mezzi per venire qui a Medj." - dice Terezia - ma io prego, chiedo tutto a Dio, e la Provvidenza mi fa arrivare il denaro per il loro viaggio e procura l’alloggio e il cibo necessario. E’ una vera gioia vedere i loro volti così aperti alla Grazia e felici di essere qui".
Ma non tutti possono venire nella lontana Herzegovina, così è Terezia a portare loro la grazia di Medj. nei suoi viaggi invernali. Incontri semplici, "cuore a cuore", dove la giovane racconta la sua esperienza, trasmette i messaggi della Madonna, parla di Dio a tanti che non hanno mai sentito parlare di Lui nella propria vita. La sua gioia è convincente e si riflette sul volto di chi l’ascolta: "Mi sento accompagnata da Maria - aggiunge Terezia - è Lei che mi guida e quando parlo la sento vicino a me". Lo scorso autunno ha visitato il Kazakhstan e per cinque settimane è stata ospite di p. Thomas (cfr. articolo di p. Daniel-Ange), vescovo della diocesi che ospita "la piccola Medjugorje". "Sono rimasta molto colpita da quel paesetto così lontano da tutti e così vicino al cuore di Dio. Mi sentivo a casa: la chiesa come quella di Medj., la collina della croce, il programma serale, l’adorazione perpetua...
Tutto parla di Lei in quel paesetto, tutto è dedicato alla Regina della Pace. Pian piano il santuario sta diventato famoso anche negli altri paesi dell’ex Unione Sovietica, e molti vengono qui in pellegrinaggio per attingere le grazie inviate da Dio. Il cielo è aperto sulla "piccola Medjugorje", ma anche i cuori sono aperti. Sono però poverissimi e hanno bisogno del nostro aiuto", conclude Terezia. "Hanno bisogno di libri per la loro formazione oltre che la traduzione dei messaggi... Tante persone sono in ricerca. E’ molto importante adesso essere presenti, perché anche le sette sono molto attive e abusano del vuoto spirituale per i loro scopi". Terezia si è resa "messaggera di Grazia", ma attende anche il nostro aiuto, il nostro contributo. Diamole una mano.

 

 

La santità come bontà

Il mese di novembre ci suggerisce una riflessione sulla santità cristiana che vada oltre i più che leciti e collaudati modelli tradizionali. Il cammino dell’uomo, e specialmente dell’uomo cristiano, ha come sua ultima destinazione l’incontro con Dio. A differenza di altri, il santo ne è consapevole: sì, forse più che una persona coerente il santo è una persona consapevole di questo incontro che l’attende. E che a sua volta attende. Le agiografie (scritti sulla vita dei santi) del passato invitavano all’imitazione delle gesta del santo, dei suoi digiuni, delle sue preghiere, delle sue mortificazioni ascetiche, testimonianze certo di una fede forte, intesa però più come fedeltà ad una legge che non fiducia in una Persona. Ancora oggi è doveroso rispettare ciò che è stato fatto prima di noi, venerare i santi che ci hanno preceduto e trarne insegnamento, ma è importante che ciascuno trovi il proprio cammino particolare di santità. C’è una via in cui si segue Dio con lo studio e un’altra con la preghiera, una con il digiuno e un’altra mangiando, una nel silenzio del deserto e un’altra nella confusione delle strade. Tutti gli uomini hanno accesso a Dio, ma ciascuno ha un accesso diverso. Quello che però accomuna tutti i santi e forse quello per cui spontaneamente si dice che una persona è santa, è la sua bontà.
La perfezione che Gesù invita ad imitare è la bontà del Padre. Il nostro essere buoni, ossia la nostra capacità di amare, non si misura dalla nostra ascesi, dalla nostra capacità di privare noi stessi e gli altri dei piaceri della vita, dal non cadere, bensì dalla nostra capacità di saper accogliere gli altri, di essere tolleranti (anche con noi stessi), di comunicare il bene, il positivo a chi ci è accanto; il sapersi rialzare e dare agli altri la possibilità di rialzarsi. Più che privarci di qualcosa, dovremmo saperlo dare agli altri. Più che essere poveri casti ed obbedienti la santità è essere buoni.

M.T.

 

 

Il Papa, come Maria, ci invita a recitare il Rosario

Ottobre è il mese in cui si venera Maria Santissima, Regina del Santo Rosario. Nell'attuale contesto internazionale, invito tutti - singole persone, famiglie, comunità - a recitare il Rosario, possibilmente ogni giorno, per la pace, affinché il mondo sia preservato dall'iniquo flagello del terrorismo.
E' l'accorato appello lanciato dal Papa come risposta al dilagare della violenza dopo gli attentati in America. Siamo alla vigilia del mese di ottobre, dedicato proprio alla Vergine del Rosario. Ma nel corso di questo mese benedetto, più volte, e in diversi contesti, egli ribadirà lo stesso invito.
Come non trovare una perfetta consonanza con gli innumerevoli richiami che la Madonna ci ha rivolto a Medj. in questi 20 lunghi anni di apparizioni (ricordiamo che il ventennale di Maria coincide esattamente con i 20 anni di pontificato di Giovanni Paolo II).
Ancora una volta la Regina della Pace e il suo "figlio prediletto" camminano affiancati nella guida del popolo di Dio. In diverse occasioni, come abbiamo già scritto in precedenza (Eco n.159), nelle parole del Papa si coglieva in trasparenza il contenuto dei messaggi di Maria, ma soprattutto sorprendeva la contemporaneità dei loro discorsi, come nel caso del messaggio dello scorso settembre e le frasi del Papa che qui riportiamo.
Anche oggi, quindi, in un mondo sconvolto dalla guerra, dalla paura, dall'ingiustizia, dalla sopraffazione, dalla miseria... le loro parole coincidono, quasi per aumentare il volume della voce e farsi udire da tanti, se non da tutti. Così all'Angelus del 14 ottobre, quando il Pontefice ha ripetuto le sue esortazioni: Domenica scorsa abbiamo celebrato la festa della Madonna del santo Rosario. Tutto il mese di Ottobre è particolarmente dedicato a questa bella preghiera, carissima al popolo cristiano. A motivo dell'attuale situazione internazionale, ho invitato le persone e le comunità a recitare il Rosario per la pace. Rinnovo anche oggi quest'invito, sottolineando al tempo stesso che il Rosario è contemplazione di Cristo nei suoi misteri, in intima unione con Maria Santissima.
Qualcuno, in modo un po' ironico, ha commentato che si vuole rinverdire una devozione adatta solo alle "nonne"; ma a tal proposito replicano efficacemente le stesse parole di Wojtyla, dove si afferma l'estrema attualità di questa preghiera: La spiritualità contemporanea avverte vivamente l'esigenza di andare, per così dire, all'essenziale. Per questo è in atto oggi una promettente riscoperta dell'autentica natura del Rosario, quale preghiera che aiuta a stare in compagnia di Cristo, per conoscerlo meglio, assimilarne gli insegnamenti, viverne il mistero. E chi, meglio di Maria, ci può accompagnare in questo itinerario della mente e del cuore? Ecco il senso della ripetizione dell'Ave Maria, che "costituisce l'ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri (Esort. ap. Marialis cultus, 77).
Dopo la terribile tragedia dell'11 settembre scorso, che il Papa ha definito "un giorno buio nella storia dell'umanità", in tutti i suoi interventi pubblici il successore di Pietro ha sempre esortato a pregare per la pace: Si levi nella Chiesa un'insistente invocazione per la pace con la preghiera del Rosario, in forma sia individuale che comunitaria, tenendo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, nostra Pace.
Affidiamo alla Vergine tutti i missionari del Vangelo ed imploriamo per loro la forza di essere costruttori di giustizia e di pace
. Per tale pace si sta pregando in tutto il mondo in quest'ora carica di gravi preoccupazioni. Uniamo la nostra fervente preghiera al Signore per intercessione di Maria, Regina della Pace.
A un mese degli avvenimenti di New York, lo stesso Papa ha guidato la preghiera dei vescovi del Sinodo, conclusa alla sera proprio con la recita del Rosario. La recita del Rosario un tempo era assai praticata nelle famiglie, specialmente al termine della giornata - ricorda il santo Padre, chiedendo così alle famiglie di riprendere l'uso di questa sana tradizione, facendo nuovamente eco a Maria che molte volte ce lo ha ripetuto.

Stefania Consoli

 

 

Campagna diffamatoria contro Medjugorje

Nonostante l’evidenza che profonde verità sono contenute nei messaggi della Madonna, una parte della stampa cattolica italiana ha iniziato una vera e propria campagna diffamatoria nei confronti degli avvenimenti di Medj. e dei suoi protagonisti. E’ una nota dolorosa che risuona forte ma stridente in un anno in cui da tutto il mondo arrivano cori di auguri alla Regina della Pace, in occasione dei vent’anni delle sue straordinarie apparizioni. Con il tono apparentemente imparziale di chi vorrebbe riportare dei fatti per "dovere di cronaca", questi articoli in realtà dimostrano la totale estraneità di chi scrive a ciò che è veramente accaduto e che, per grazia di Dio continua oggi ad accadere (lo affermiamo naturalmente per fede, in attesa che la Chiesa dia la sua approvazione).
Pur possedendo dettagliate informazioni estrapolate da alcuni "importanti documenti", che dovrebbero comunque rimanere custoditi dalle autorità ecclesiali, non ci si cura di contattare le persone interessate per verificare direttamente la veridicità delle proprie arbitrarie deduzioni. Tra l’altro, ci chiediamo come mai gli stessi vescovi permettano di "visitare" gli archivi della curia invece di tutelare la privacy di quelli che il Signore ha affidato alle loro cure pastorali.
Ciò che sorprende è la sicurezza con la quale si affermano delle bugie. Ma soprattutto addolora il tono sarcastico (che talvolta rasenta l’insolenza) con il quale si affronta l’analisi di "casi" e "personaggi", senza curarsi che dietro ad essi esistono delle persone che si sono donate a Dio e a sua Madre, vivendo molte volte il dolore dell’incomprensione e dell’ingiuria.
E’ la strada delle Beatitudini evangeliche: "Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi" (Mt 5,11).
Sicuramente da questa triste vicenda umana i "mostri sbattuti in prima pagina" (si parla di manipolatori e di manipolati) trarranno grandi benefici per la propria vita spirituale, illuminando il cammino che altri uomini ottenebrano con il loro scetticismo, nella presunzione di saperla più lunga di Dio.
"Signore, i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri". E’ la preghiera che sgorga dal nostro cuore per tutti i cattolici chiamati a servire Dio in verità ed umiltà, affinché si pongano in ascolto delle profezie che ancora oggi il Dio dei cieli invia sulla terra. Profezie - parole e segni - mandate per indirizzare un popolo perennemente brancolante nel deserto dell’indifferenza e dell’incredulità.
Un libro, di recente pubblicazione (Maria, alba del Terzo Millennio - Edizioni Ares), è il frutto di due giornalisti che - come essi stessi scrivono nella premessa - "...sono partiti alla volta di Medj. con l’intento di svolgere un’inchiesta asettica, ma sono tornati con un irrinunciabile desiderio di testimonianza". Tra cronache e racconti, anche le risposte alle diverse accuse che vengono mosse a Medj.
E’ una delle tante voci che si adoperano per trasmettere a tutti la gioia della propria esperienza di conversione. Voci che hanno personalmente sperimentato la grandezza del dono di una Madre, che viene a nutrire i propri figli con la Sapienza e con l’Amore.
Voci che combattono una precisa volontà di cancellare con un colpo di spugna Medj., forse perché fa scomodo a chi preferisce il rassicurante quieto vivere nel "caro, vecchio, ordine delle cose".

Stefania Consoli

 

 

"Quando vedi la Madonna, vedi il paradiso"

"Quel pomeriggio del 24 giugno 1981 sono stata la prima, insieme alla mia amica Ivanka, a vedere la Madonna sulla collina, ma fino allora non avevo mai sentito parlare di apparizioni mariane sulla terra. Pensavo: la Madonna è in cielo e noi la possiamo solamente pregare". E' l'inizio di una storia intensa e profonda che la veggente MIRIANA DRAGICEVIC SOLDO vive ormai da più di vent'anni, da quando cioè la Vergine Maria l'ha scelta per essere testimone del suo amore e della sua presenza in mezzo agli uomini. In un'intervista alla rivista Glas Mira, Miriana racconta non solo i fatti ma anche i sentimenti che l'hanno accompagnata in questi anni di vita insieme a Maria.

L'inizio.

"Quando Ivanka mi disse che c'era la Gospa sul Podbrdo non guardai neanche perché pensavo che fosse assolutamente impossibile. Risposi solo con una battuta: "Sì, la Madonna non ha niente di meglio da fare che venire da me e da te!". Quindi ridiscesi la collina, ma poi qualcosa mi disse di ritornare da Ivanka che trovai nello stesso posto di prima. "Guarda, ti prego!" - mi invitò Ivanka. Quando mi girai vidi una donna vestita di grigio con un bimbo in braccio". Non so definire ciò che provai: felicità, allegria oppure paura. Non sapevo se ero viva o morta, o semplicemente atterrita. Un po' di tutto questo. Non potevo far altro che guardare. Fu allora che ci raggiunse Ivan, seguito poi da Vicka. Quando rientrai a casa dissi subito alla mia nonna di aver visto la Madonna, ma naturalmente la replica fu scettica: "prendi la corona e prega i rosario e lascia la Madonna in cielo dove è il suo posto!". Non potei dormire quella notte, riuscivo a calmarmi solo prendendo in mano il rosario e pregando i misteri.
Il giorno seguente sentii di dover nuovamente recarmi allo stesso luogo e lì trovai anche gli altri. Era il 25. Quando vedemmo la Vergine ci accostammo a lei per la prima volta. Fu così che iniziarono le nostre apparizioni quotidiane".

La gioia di ogni incontro.

"Non avevamo alcun dubbio: quella signora era proprio la Vergine Maria... Perché quando vedi la Madonna vedi il paradiso! Non solo lo vedi, ma lo senti dentro nel cuore. Senti che tua madre è con te.
Era come vivere in un altro mondo; non mi importava neanche se gli altri ci credessero o meno. Vivevo solo in attesa del momento in cui l'avrei vista. Perché avrei dovuto mentire? D'altra parte in quel periodo non era per niente piacevole essere una veggente!
Durante tutti questi anni la Madonna è rimasta sempre uguale, ma la bellezza che lei irradia non si può descrivere. Qualche secondo prima del suo arrivo sento in me una sensazione di amore e di bellezza, tanto intensa da far scoppiare il cuore. Io però non mi sono mai sentita migliore degli altri solo per il fatto di vedere la Madonna. Per lei non esistono dei figli privilegiati, siamo tutti uguali. E' ciò che mi ha insegnato. Si è solo servita di me affinché trasmettessi i suoi messaggi. Non le ho mai chiesto niente per me direttamente, anche quando desideravo qualcosa nella vita; sapevo infatti che mi avrebbe risposto come a tutti gli altri: inginocchiati, prega, digiuna e lo otterrai".

La missione.

"Ognuno di noi veggenti ha ricevuto una specifica missione. Con la comunicazione del decimo segreto le apparizioni quotidiane si sono interrotte. Ricevo pero "ufficialmente" la visita della Gospa il 18 marzo. E' il giorno del mio compleanno, ma non per questo Ella lo ha scelto come data per presentarsi a me. La ragione di questa scelta si capirà più avanti (spesso scherzo ricordando che quel giorno la Madonna non mi ha mai fatto gli auguri!). Inoltre, la Madonna mi appare il 2 di ogni mese, giorno in cui svolgo insieme a lei la mia missione: pregare per coloro che non credono. Le brutte cose che avvengono nel mondo sono la conseguenza di questa incredulità. Pregare per loro vuol dire quindi pregare per il nostro futuro.
La Vergine Santissima ha più volte affermato che chi entra in comunione con lei può "cambiare" i non credenti (anche se la Madonna non usa mai questo appellativo, bensì: "coloro che non hanno ancora incontrato l'amore di Dio"). Questo possiamo realizzarlo non solo con la preghiera, ma anche con l'esempio: Ella desidera che noi "parliamo" con la nostra vita in modo tale che gli altri vedano Dio in noi.
Spesso la Madonna mi appare triste, addolorata proprio per questi figli che non hanno ancora incontrato l'amore del Padre. Lei è veramente la nostra madre, e come tale vorrebbe che tutti i figli trovino la felicità nella vita. Non ci resta che pregare secondo queste sue intenzioni. Ma prima dobbiamo sentire l'amore per i nostri fratelli lontani dalla fede, evitando qualsiasi critica e apprezzamento. In questo modo pregheremo anche per noi e tergeremo le lacrime che Maria versa per questi suoi figli lontani.

(liberamente tratto da: Glas Mira)

 

Ascoltiamo la Madre del Verbo Incarnato

Maria "all'annunzio dell'Angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la Vita al mondo" (Cost. Dogm. Lumen Gentium, n. 53). Ella è anche "unita al Figlio suo da uno stretto indissolubile vincolo", e "durante la predicazione di Gesù raccolse le parole con cui Egli proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la Parola di Dio (cfr. Mc. 3,35), come ella stessa fedelmente faceva (cfr. Lc 2,19 e 51) (ibidem, n. 58). In questo tempo, "che per mezzo di Lei è unito al Cielo in modo speciale" (mess. 25.05.1996), non cessa, con instancabile tenerezza materna, di richiamarci ad un'apertura sempre più vera e profonda alla Parola viva del Padre, che Lei stessa ha generato al mondo e che ancora oggi offre continuamente ai suoi figli quale unica fonte di vera gioia, pace e salvezza.

La Madonna nei messaggi invita molto spesso alla lettura e alla meditazione della Sacra Scrittura. Già nei primi anni delle apparizioni si rivolge ai gruppi di preghiera: "Leggano e meditino la Bibbia!" (mess. 28.02.1984); e ancora ripete, pochi mesi più tardi: "Voglio rivelarvi un segreto spirituale. Se volete essere più forti del male, fatevi un piano di preghiera personale. Al mattino stabilite un periodo di tempo per leggere un brano della Sacra Scrittura, ancorate la Parola di Dio nel vostro cuore e sforzatevi di viverla durante la giornata, soprattutto nel momento della prova. Così sarete più forti del male" (mess. 19.04.1984).
Ancorare la Parola di Dio nel cuore, significa impregnare di essa tutta la vita, nei suoi aspetti determinanti come in quelli apparentemente insignificanti. La Parola diventa motore e orientamento dell'esistenza, griglia sicura per interpretare avvenimenti personali ed esteriori, per capire il presente ed essere guida per il futuro. Sotto la guida della Madonna, il discepolo di Cristo diventa un membro del Regno messianico della Bibbia.
Ai parrocchiani di Medj., la Madonna dà due consigli: lettura quotidiana della Bibbia e posto d'onore riservato al Libro dei Libri in famiglia: "V'invito a leggere la Bibbia ogni giorno in famiglia. Mettetela in evidenza, perché vi stimoli a leggerla e a pregare" (mess. 18.10.1984). Non è un libro da tenere in uno scaffale della biblioteca o in fondo ad un cassetto, ma un oggetto sacro, più prezioso di tutti, sistemato su un supporto che lo valorizza, al centro della casa, ed invita a servirsene ogni giorno.
Quattro mesi più tardi, Maria esprime ancora una volta il suo desiderio della crescita spirituale della famiglia, indicando due mezzi: "Ogni famiglia deve pregare insieme e leggere la Bibbia" (mess. 14.02.1985).

In realtà esiste un nesso sostanziale tra la speciale presenza della Regina della Pace tra gli uomini di questo tempo e la Sacra Scrittura, che non investe ovviamente i contenuti della Rivelazione, poiché "Cristo, il Figlio di Dio fatto Uomo è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in Lui dice tutto e non ci sarà altra parola che quella" (CCC, nù65), ma che deriva dal rapporto esclusivo e irripetibile che lega la Madre al Figlio, a quel Gesù, che è il "Mediatore in pienezza di tutta la Rivelazione"( Cost. Dogm. "Dei Verbum", n. 2). Un legame di grazia che, nello spirito più genuino del "Magnificat", si esprime pienamente nella dimensione umile e mirabile del servizio alla Parola di Dio, che Lei stessa, "nella pienezza dei tempi", ha generato nella carne e che, in obbedienza al mandato di maternità universale ricevuto ai piedi della Croce, continua, con lo stesso "ineffabile amore", a generare nel cuore dei suoi figli attraverso tutti i tempi.
La Madonna infatti, sospinta unicamente dal fuoco d'amore dello Spirito Santo, che in Lei vive, arde e opera in pienezza, continua a donarsi ai disegni di salvezza del Padre perché i suoi figli si aprano pienamente "all'intelligenza delle Scritture" (Lc 24,45). Non tanto sul piano di una comprensione puramente intellettuale dei testi biblici, ma sui livelli profondi dell'anima, in quello spazio in cui la Parola di Dio, se accolta, opera pienamente la sua azione salvifica, creando una comunione nuova, autentica, profonda e vitale con il Verbo del Padre e, per suo mezzo, con l'intera Famiglia Trinitaria: "perciò vi chiamo tutti di nuovo a portare la parola di Dio nel vostro cuore e nei pensieri. Figlioli, mettete la Sacra Scrittura in un posto visibile nelle vostre famiglie, leggete e vivetela!. Riflettete e pregate e così Dio nascerà nel vostro cuore e il vostro cuore sarà gioioso" (mess. 25.08.1991); "Perciò, figlioli, pregate e leggete la Sacra Scrittura, perché, attraverso la mia venuta, possiate scoprire nella Sacra Scrittura il messaggio che è per voi" (mess. 25.06.1991).
La Madonna, desidera condurci ad un profondo coinvolgimento, di mente e di cuore, incarnato nella realtà esistenziale di ciascuno, con la verità liberante del Vangelo, perché la vita di Dio sbocci pienamente nelle nostre anime, generando una corrente di grazia e di gioia celeste capace di far fiorire i deserti spirituali del nostro tempo. Solo così potremo diventare veri missionari, efficaci portatori e testimoni credibili della Verità e dell'Amore di Dio tra moltitudini di fratelli che ancora attendono la luce e che Maria desidera raggiungere attraverso la nostra libera risposta alla sua chiamata materna:"Attraverso il vostro esempio, figlioli, voi sarete le mani tese di Dio, che l'umanità cerca. Solo così voi capirete che siete chiamati a testimoniare ed a diventare gioiosi portatori della Parola e dell'Amore di Dio."(mess. 25.02.1997).
"Figlioli, anche oggi v'invito a gioire e a diventare cristiani gioiosi, responsabili e coscienti che Dio vi ha invitati in modo speciale a diventare mani gioiosamente tese verso coloro che non credono, affinché con l'esempio della vostra vita ricevano fede ed amore per Dio. Perciò pregate, pregate, pregate affinché il vostro cuore si apra e sia sensibile per la Parola di Dio" (mess. 25.11.1997)
La Madonna ci ricorda però che per rendere viva e feconda la Parola di Dio nelle anime è necessario prima aprirsi alla preghiera perseverante e profonda del cuore, per essere coinvolti sempre più intimamente in quella corrente eterna d'Amore divino, che genera "fame e sete" soprannaturale della Parola, facendoci veri strumenti di grazia e di verità profetica nelle Sue mani: "Questo tempo è il mio tempo perciò, figlioli, vi invito di nuovo a pregare. Quando troverete l'unità con Dio, sentirete la fame per la parola di Dio, ed il vostro cuore, figlioli, traboccherà dalla gioia. Testimonierete, ovunque sarete, l'amore di Dio." (mess. 25.01.1997).

Giuseppe Ferraro (continua)

 

"Far famiglia" nel Cuore di Maria

Era normale incontrarla lì, a Medj. con un microfono in mano, sempre pronta a tradurre per i pellegrini le parole dei frati, in particolare di p. Slavko. MILONA DI ASBURGO, tedesca di nascita, per molti anni ha messo a disposizione della "Gospa" la conoscenza di molte lingue e il suo servizio ai pellegrini con uno stile umile e discreto, semplice e schietto che metteva tutti a proprio agio. L'abbiamo incontrata nuovamente a Medj. dove ancora una volta si è resa utile ai giovani francesi traducendo loro le relazioni del Festival lo scorso agosto. Ora però la sua vita è cambiata, perché nel frattempo Milona è diventata sposa e madre, e ha compreso - come lei stessa racconta nell'intervista - la chiamata ad essere contemplativa nel mondo e a vivere in famiglia il dono della consacrazione.

Milona, qual'è stata la tua esperienza di vita in questo luogo di grazia?

A Medj. ho vissuto una fantastica scuola di vita accanto a p. Slavko, dal 1985 sino al 1996 (anno in cui ho lasciato definitivamente Medj.) Rispondevo a tutte le lettere che arrivavano, ma soprattutto lo affiancavo nel lavoro di traduzione: 4 - 5 ore di catechesi al giorno, e quando c'erano troppi pellegrini univamo due gruppi di lingue insieme - p. Slavko parlava in tedesco ed io traducevo in inglese oppure lui predicava in italiano ed io traducevo in francese... E poi lo assistevo negli incontri personali, nei viaggi, insomma un lavoro che mi occupava dalle 9 di mattina fino alla sera, quando traducevo le preghiere e le riflessioni previste nel programma parrocchiale. Ma questo era il lavoro più leggero e più dolce, direi che non era più lavoro perché diventava solo preghiera. Ho vissuto qui anche durante la guerra, pregando e digiunando con la gente dell'Herzegovina. Momenti davvero preziosi che non dimenticherò mai.
In questa scuola ho conosciuto il vero senso dell'esistenza ma soprattutto ho imparato ad assaporare il gusto di stare dentro il cuore della Madonna. E' stata lei a farmi entrare nella sua famiglia, nella Santa Famiglia, e ho scoperto come lei la vive, come lei guarda il matrimonio, come lei ci invita a sperimentare le gioie profonde dell'amore familiare vissuto in Dio.

Avevi già contemplato l'idea di sposarti?

Nel cuore comprendevo tutta la bellezza della chiamata al matrimonio ma nella mia testa girava da tempo l'idea della consacrazione in una comunità. Pian piano scoprì tuttavia che la consacrazione l'avrei dovuta fare comunque, dentro o fuori un convento e che non esisteva una distinzione così netta tra questi due stati di vita. Fu la Madonna a farmelo capire. Mi spiegò che dovevamo essere contemplativi nel mondo. Questa è la chiamata di tutti; è la chiamata della Madonna stessa. E questo cambia il mondo, questo fa un mondo nuovo perché ci fa vivere continuamente alla presenza di Dio, e ci accorgiamo che Lui dà vita ad ogni cosa che noi facciamo. Questo è il futuro del mondo, e se questo manca la generazione che segue non avrà la terra dove poter crescere. Mancherà l'humus - la Madonna ci fa humus per quelli che verranno.
Era bello per me scoprire che Dio non vive solo nei "chiostri", ma dappertutto; sta a noi accoglierlo e vivere come Maria la fiducia nel nostro Padre Creatore, attraverso la redenzione del Figlio, nello Spirito Santo. E' una realtà che ci abita. E' la scuola di Maria perché Lei ha vissuto così. Sono convinta che il trionfo del suo Cuore Immacolato avverrà quando Gesù potrà essere il Re nella pienezza della sua azione salvifica; quando Dio sarà accolto ovunque come Padre; quando noi, tempi vivi dello Spirito Santo, diventeremo in ogni attimo della giornata adorazione e lode. Allora saremo come Maria.

Cosa provocò in te questa riflessione?

Avevo capito che questa era "la chiamata", così decisi di avventurarmi nel mondo e partii da Medj. un anno prima di conoscere quello che sarebbe divenuto mio marito. Non digerivo però ancora l'idea di sposarmi, ne intuivo i segni ma fino allora avevo guardato al matrimonio con un po' di paura. Mi pareva una condizione troppo stretta, limitante e anche un po' noioso come cammino. Nel passato avevo, tra l'altro, incontrato tanti uomini sposati che non avevano uno sguardo buono su di me; cercavano ciò che non avrebbero dovuto. Sentivo in me l'umiliazione della moglie rimasta a casa, forse la guardavo anche con un po' d'orgoglio perché lui in quel momento preferiva me. Questo clima di adulterio mi faceva male al cuore, alla testa, allo stomaco, mi mise addosso la paura e quindi dissi a me stessa un no deciso alle nozze.

Ma non finì qui...

No, non finì qui, perché qualcosa in me non trovava pace. Mi recai allora in una piccola chiesetta francescana vicino alla mia casa di Monaco e dissi apertamente a s. Antonio: "Senti, se quest'uomo esiste sulla terra, te lo affido; proteggilo e fa' che diventi come deve diventare, io non so, non lo conosco...". Questo gesto mi diede serenità, avevo affidato tutto a lui. In me non c'era rimasto più niente. Dimenticato. Tornai quindi a Medj.
Nel luglio del '93 sentivo che sarebbe arrivata una sorpresa nella mia vita e così feci una specie di ritiro interiore in compagnia di s. Francesco: una piccola statuina ed io nel silenzio della mia casa.
Un giorno il responsabile di un'associazione umanitaria francese mi si avvicinò: "Ciao, vedi Charlie, questa è Milona. Milona questo è Charlie!". In quel momento vidi il sorriso di questo alto giovane francese che mi veniva presentato in modo inatteso, e nello stesso istante vidi anche il suo cuore. Non guardavo lui ma il suo cuore "sveglio". Non sapevo che in me ci fosse qualcosa di vivo così profondo, l'ho sentito lì per la prima volta. Era un piccolo vento di primavera... Salutai e ripresi la mia strada, la mia novena e l'attesa della sorpresa, senza sapere che era già arrivata!

Capisti allora che era lui lo sposo che Dio ti aveva destinato?

Macché... Era più giovane di me, aveva scoperto Dio da poco e, come tutti all'inizio, voleva stargli più vicino possibile, così pensò al sacerdozio. Mi cercava solo per avere dei consigli spirituali... Il sentimento del primo incontro era ancora vivo in me, ma io non volevo essere innamorata di un "bambino" che voleva fare il prete! Non era certo la consacrazione alla quale aspiravo. Il cuore però sapeva più cose della mia testa, così accettai di vederlo e di pregare con lui. Qualcosa di completamente nuova entrò nella mia vita. Scoprii che era molto più bello pregare insieme. Non era mia abitudine, ero sempre stata da sola, mi accorsi che lì, pregando con lui, c'era qualcosa di più grande, di più completo.

Rimase anche lui a Medj.?

No, decidemmo di andare in Francia e di provare a camminare insieme. Ma io non sapevo cosa fare con un "boyfriend", come fare con un innamorato, avevo dimenticato quelle cose lì. Era una scoperta totale, in tutto, come per una bambina, anche se mi sentivo già vecchia nei miei 35 anni! Al corso per fidanzati mi insegnarono cosa fosse veramente il matrimonio. Mi dissero che Gesù protegge la relazione ma che Egli stesso è il centro. Facevo fatica a crederlo, io che stavo lasciando i maturi sacerdoti di Medj. per seguire un ragazzo... Ma il Signore mi mostrò che mi sbagliavo; non stavo lasciando i sacerdoti per Charles, stavo per entrare più profondamente in Lui; perché Lui, il Signore è la sicurezza di ogni cammino, Lui è la roccia.
Combattuta nelle mie paure, un giorno mi sentii dire da un confessore: "Sai perché alle nozze andrai con il vestito bianco?". Mi sembrava ovvio: simbolo di verginità, ecc. "No, perché tu sei sposa di Cristo!". Mi cambiò tutto. Sarei entrata in chiesa con il vestito della sposa di Cristo, rappresentando la Chiesa che si unisce con il suo Gesù. E' Lui il Vergine, e io la sposa in bianco perché sposo il Vergine. Non è quindi la condizione fisica ma la sua verginità; è la pienezza di vita dove Dio scrive di sé. Non ebbi più paura, stavo per vivere delle grandi realtà divine ed ecclesiastiche nella più totale semplicità.

Arrivò quindi il giorno delle nozze?

Sì, arrivò, anche se abbiamo dovuto attraversare diverse sofferenze umane. Però le realtà eterne erano così belle, così superiori a quelle umane che imparai ad amare questo cammino come dono di Dio. Io e Charles lo viviamo con questa consapevolezza, con gratitudine, accogliendo la nostra debolezza e i nostri limiti. E poi è arrivata Claire - Marie, una bimba meravigliosa che oggi ha due anni e mezzo e che oltre a darmi gioia mi aiuta nella mia conversione quotidiana. Cosa dire di più, so solo che quando stai con la Madonna tutte le domande spariscono e la vita di Dio si rivela in tutta la sua bellezza. La Madonna ci fa semplici dove noi siamo complicati. Ho sperimentato che se noi accettiamo la Madre, riceviamo il Padre, riceviamo il fratello e dunque diventiamo una famiglia. A quel punto ci accettiamo e allora l'attitudine ad essere famiglia diventa pace. Tutto questo passa attraverso il Cuore di Maria.

Redazione

 

Prima beatificazione di una coppia di sposi

Care famiglie, oggi abbiamo la singolare conferma che il cammino di santità compiuto insieme, come coppia, è possibile ed è bello! E’ gioioso il Papa in questo giorno - il 21 ottobre - in cui proclama beati due Sposi che hanno vissuto una vita ordinaria in modo straordinario. Radunate sul sagrato di San Pietro migliaia di famiglie ascoltavano le parole del Santo Padre che, prendendo ad esempio i coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, sottolineava come essi, tra le gioie e preoccupazioni di una famiglia normale, hanno saputo realizzare un’esistenza straordinariamente ricca di spiritualità. Al centro, l’Eucaristia quotidiana, a cui si aggiungevano la devozione filiale alla vergine Maria, invocata con il Rosario recitato ogni sera, ed il riferimento a saggi consiglieri spirituali. Tra i presenti in Piazza tre dei quattro figli della coppia, vissuta nella prima metà del ‘900, che ha saputo guidarli nel discernimento vocazionale allenandoli a valutare qualsiasi cosa "dal tetto in su", come essi amavano dire. Da un terreno spirituale così fertile sono scaturite vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, che dimostrano quanto matrimonio e verginità - continua il Papa -, a partire dal comune radicamento dell’amore sponsale del Signore, siano intimamente collegati e si illuminino reciprocamente.
In questa giornata si celebrano anche i vent’anni dell’Esortazione Apostolica Familiaris consortio, un documento in cui i coniugi possono trovare orientamento per il loro cammino, anche nei normali momenti di smarrimento. Affido tutte le famiglie provate all’amorevole cura di Maria, sublime modello di sposa e di madre, è la promessa del Papa.

 

 

Maria o Eva?

"La donna può essere Eva tutta la vita, ma può essere anche Maria. Dobbiamo fare una scelta".

L'invito di sr. Elvira - fondatrice della Comunità Cenacolo - lanciato ai giovani riuniti a Medj. lo scorso agosto, testimonia la chiara consapevolezza che ogni donna si trova sempre di fronte a un bivio, radicato profondamente nella sua natura spirituale. Scegliere di imitare Maria significa imboccare la via giusta per realizzare il proprio essere donna.

Maria è l'opposto di Eva.

Era una donna semplice, comune a Nazareth; non la distinguevano se non per la sua grazia. La sua grazia era quella di aiutare tutti, prevenire i disastri, prevenire le povertà degli altri. Era la serva di tutti... che bella! Semplicità, trasparenza, non c'era compromesso in lei, non aveva niente da nascondere, niente di cui avere paura. Guardare lei voleva dire guardare un cristallo... già eternità! Guardando Maria noi dovremmo espandere e allungare lo sguardo e arrivare a vivere l'eternità. Semplice, trasparente, umile, dell'umiltà di Dio. Lei l'ha capita, quando ha detto: "Si faccia di me, secondo la tua parola". Ha capito che Dio, l'Infinito, l'Eterno, il Creatore del cielo e della terra si è ridotto a embrione. Pensate: noi che abbiamo paura di perdere e lui si è annichilito. Ma che storia! E' una storia così semplice, e anche così possibile da vivere, da imitare, da inventare, che è un peccato non farlo.

Se non imitiamo Maria, imitiamo Eva.

Eva combatte con la mentalità di questo mondo. Falso, bugiardo, assassino, ladro, che ci ruba la vita, la bellezza, il profumo dell'essere cristiani. Noi dobbiamo vivere Maria, lo dico alle donne, ma lo dico ancora di più agli uomini. Ragazzi, se non vi innamorate di Maria, tutte le donne, proprio quella che è vicino a te in questo momento, ti ingannerà, ti deluderà, ti umilerià, perché è più furba di te. Lo dico soprattutto ai ragazzi, perché la donna se non è Maria, è la malizia di Eva.

Ciascuno di noi donne interrogiamoci...

A noi il Signore ha dato il grembo per portare la vita, noi abbiamo ricevuto una struttura, dove Lui poteva essere la vita: l'utero. L'utero per portare la vita. L'utero per far crescere la vita. Utero di misericordia di Dio. Ma non si può sostituire la donna! Noi dobbiamo essere Maria, altrimenti il mondo, l'altra parte del mondo, è perso, è smarrito, è morto, è proprio per questo che ci sono più morti che vivi nella nostra società. Perché la donna continua a cercare le cose, e invece questo cercare è il desiderio struggente che c'è dentro di noi dell'infinito. Ecco - di un amore, ma di un amore infinito. Di una bellezza, ma una bellezza infinita, di una "firma" infinita.

Abbiamo bisogno di incontrare il volto del Padre.

Se lo incontra la donna, lo riflette attraverso se stessa all'uomo. Allora incominciamo a essere veramente vivi, e la nostra vita si chiama vita cristiana. Vi ho detto le cose che ci diciamo tra di noi, che dico ai drogati e alle drogate. Ma penso che un pò lo siamo tutti. Se il nostro cuore non è totalmente di Dio, c'è un pò di droga. Le droge hanno tanti, tanti nomi, allora stiamo attenti. Potrebbe essere anche in nome della preghiera - "ma io prego sempre" - si sente dire. Guardati dentro, se la preghiera non trasforma il tuo cuore, il tuo volto, non stai pregando il Dio vivo ma stai adorando te stessa. Allora, la nostra fede non è una religione, sei tu che ti trasformi, sei tu che vivi. Oggi più buona di ieri... E allora, noi stessi sentiamoci essere i primi beneficati dalla fede. Il dono che Dio mi ha fatto, è un dono che mi rende più buona, più vera, e vi dico anche più giovane, più bella. Lo dico alle donne: la preghiera, la vita cristiana non ha bisogno di mettersi dei trucchi, non ci servono i trucchi, perché ci rende veramente più belle, più luminose, e senza ruge.

Nell'utero della donna, nella mente di Dio, nascono tanti sacerdoti. Nascono tanti consacrati, ma le mamme preferiscono la carriera. Le mamme preferiscono la laurea. Le mamme preferiscono il potere, la gloria di questo mondo. Madri: la vocazione passa attraverso il vostro cuore, la vostra fede, la vostra preghiera. Passa attraverso la vostra povertà accogliendo i poveri in casa. Siamo già scarsi di sacerdoti, di consacrati... E se i sacerdoti scarseggiano, ci priviamo del perdono di Dio, della misericordia di Dio.

Dobbiamo offrire i nostri figli alla Madonna, quando sono nel seno materno. Dico a voi giovani che siete più generosi: Congiungetevi con Dio sovente per dire: Signore, manda la chiamata al mio figlio, perché la tua misericordia continui sulla terra, dove la presenza di Gesù Eucaristica sia presente, per sempre, dappertutto. Donne, mamme, dipende da voi! Grazie.

Redazione

 

 

Era il 31 gennaio 1989 quando la Madonna, tramite Jelena, rivolgendosi al gruppo di preghiera disse: "Cari figli miei, desidero che ogni vostro nuovo passo verso Dio sia amore, preghiera e pace. Figlioli, se non pregherete non potrete trovare amore e pace, e tutto quello che Dio vuol donarvi..." E' un messaggio semplice, appartentemente ovvio, eppure esprime le regole fondamentali del nostro cammino verso Dio. Dalla nostra risposta dipenderà la pace del mondo.

La pace, frutto d'amore e di preghiera

di Jelena Vasilj

Quando qualcuno chiese a Sant'Ignazio come avrebbe reagito se il suo ordine si fosse sciolto, egli rispose che per superare una tale crisi "un'ora di preghiera gli sarebbe bastata". Non solo lui, ma chiunque prega, ha modo di sperimentare la pace come frutto della preghiera. Nella preghiera, o meglio, nell'incontro con Dio, quando l'uomo spirituale riversa se stesso in Dio, il suo cuore inquieto trova riposo. E' nella natura del fuoco l'ardere verso l'alto. In modo analogo anche il desiderio dell'uomo tende verso l'alto. Solo seguendo quest'ordine, a cui l'uomo è destinato dal vincolo della Carità, egli trova la sua pace. L'uomo inquieto è, al contrario, un uomo disperso nella propria affettività poiché ancora incapace di ordinare i propri affetti, i quali invece di tendere verso l'alto vanno verso il basso. Si tratta di una persona spiritualmente immatura che spesso manca di pace; come una barca in costante naufragio sotto la minaccia di venti e flussi che continuamente la agitano, una barca in cui si potrebbe dire che Cristo ancora dorme. Questi affetti, identificati da Sant'Agostino in maniera figurata con i piedi, ossia come il moto dell'anima, pur camminando sulla terra, devono tendere verso l'alto.
Vorrei evitare che un tale ragionamento susciti delle idee erronee, e lasci pensare che si vuole condannare qualunque tipo di affetto terreno, giustificando solo quello rivolto a Dio. Dobbiamo tenerci molto lontani da tale affermazione, poiché il Signore stesso ci ordina di amare il prossimo - è un comando, non un optional - ma lo fa sempre nel contesto dell'amore divino, il che ci fa pensare che la felicità umana è imperfetta, quindi incapace di soddisfare del tutto il cuore dell'uomo. In questa prospettiva possiamo concludere che il cuore inquieto trova riposo solamente in Dio.
Nella nostra ricerca della pace esiste un altro tipo di errore assolutamente da evitare e cioè quando della pace ne facciamo un "assoluto". Nel passato esisteva una corrente mistica chiamata quietismo, nella quale l'uomo adoperava tutte le sue forze per cercare la pace e, in un certo senso, metteva Dio al secondo posto. Il Signore diventava lo strumento per acquisire la pace, quando invece Gesù ci dice: "Sono venuto per portare la guerra e non la pace".
Il tipo di pace a cui Gesù si riferisce è un falso tipo di pace; una pace che si vuole ottenere senza la croce, senza la morte a se stessi; una pace che ci fa ricadere nel pieno del nostro egoismo, delle nostre paure che, a loro volta, possono suscitare in noi una sorta di fuga spirituale mascherata da apparente stato di pace.
La pace è sempre frutto di qualcosa: frutto della presenza dello Spirito Santo ma anche frutto delle nostre opere buone. Normalmente si dice di avere la coscienza a posto dopo aver fatto delle opere buone. Misticamente parlando si tratta del riposo dell'anima, frutto dell'aver fatto il bene. E' l'anima che riposa dalle opere malvagie e quindi è priva di peccato.
Nel fare il bene essa imita il suo Creatore che, dopo avere compiuto l'opera della creazione (cosa buona ai suoi occhi), si riposa che il settimo giorno. Possiamo concludere quindi che la pace senza la realizzazione del bene diventa una specie di pace apparente, ma è anche vero che il cristiano nella ricerca della pace vive una specie di paradosso, perché deve guardare alla sua croce da cui gli verrà la pace.
La misericordia di Dio è la fonte d'ogni nostra pace. L'uomo con la sua caduta perde il senso della giustizia e la capacità di stabilire la pace sulla terra. Solo con l'intervento della Grazia, che è il nuovo ordine della creazione, è possibile avere la pace sulla terra. Fiduciosi, dobbiamo cercare la nostra pace nel perdono del Padre, ossia nel sacramento della confessione, la più grande fonte di pace.
Questa grazia la chiediamo alla Regina della Pace, che da vent'anni c'insegna che la pace è un avvenimento personale tra Dio e l'uomo. Un fatto "personalissimo", perciò deve venire dal cuore dell'uomo che a sua volta la riverserà in famiglia; dalla famiglia verrà poi irradiata in tutto il mondo.

 

* Benvenuto al nuovo parroco! - Fra Branko Rados succede nell’incarico a fra Ivan Sesar, che dopo un anno di servizio a Medj. ha accettato il ruolo di vicario provinciale e di formatore dei novizi francescani. Fra Branko, 34 anni, ha un indole aperta e cordiale (l’abbiamo visto guidare il festival dei giovani), un dono prezioso nel suo impegno di "padrone di casa" che deve accogliere una moltitudine così variegata di pellegrini.

* Una statua bianca al posto della croce - Sulla collina delle apparizioni una statua di marmo della Regina della Pace è stata benedetta l’8 settembre, festa della natività della Madonna. Collocata sul punto in cui Ella apparve la prima volta, sostituisce la croce in ferro che eravamo abituati a vedere. E’ il dono dei pellegrini della Corea del Sud (ma è scolpita da un italiano) che, in questo modo, hanno voluto esprimere la loro gratitudine per tutte le grazie ottenute per intercessione della Vergine.

* Ivan padre per la terza volta - Dopo Cristina e Michela, all’inizio di settembre è nato Daniele. La famiglia di Ivan vive in America e la gioia della nascita è purtroppo coincisa con i tristi avvenimenti che hanno coinvolto tutto il Paese. L’arrivo di una nuova vita sia portatrice di speranza per un popolo colpito a morte.

(da: Press Bulletin)

 

Appunti di Viaggio

Il miracolo di Doboj: risorge la chiesa!

E' l'inizio di ottobre e la grazia di Dio ci assiste in un modo speciale nel nostro viaggio al nord, nelle zone musulmane di Gracanica e dintorni e in quelle serbe di Doboj e Teslic. Abbiamo portato aiuti in 12 centri profughi a migliaia di vedove e orfani cui sembra venire negata anche la speranza per un futuro. Gente che sta tentando di ricostruirsi la vita, non solo quella materiale ma anche quella dello spirito. Tra questi, incontriamo dei croati che tentano di tornare e ricostruire le loro case intorno al Santuario della Madonna di Komusina.
Nella cittadina di Maglaj, che io credevo tutta musulmana, c'è una parrocchia cattolica con il Santuario dedicato a s. Leopoldo Mandic, dove si conserva una preziosa reliquia del santo. Ma la sorpresa più grande ci attende a Doboj... Ospiti nella canonica del parroco, scorgiamo nel buio della notte una grande sagoma scura: si ricostruisce la chiesa! E' un vero miracolo: è l'unica parrocchia cattolica di questa città serba e la chiesa non venne solo distrutta ma completamente cancellata, facendo sparire anche l'ultima pietra. I lavori sono iniziati il 16 luglio, festa della Madonna del Carmelo, e ora la chiesa è già una realtà. La Madonna sta compiendo anche questo miracolo !

(dagli appunti di: Alberto Bonifacio)

 

Per contatti e aiuti:

Alberto Bonifacio - Centro Informazioni Medjugorje

Via S. Alessandro, 26 - 23855 PESCATE (LC) - Tel 0341/368487 - Fax 0341/368587

*conto corrente postale n 17473224

*conto corrente bancario n. 98230/Y Banca Popolare di Lecco - Div. Deutsche Bank

Piazza Garibaldi, 12 - 23900 LECCO -ABI 3104 - CAB 22901

(i conti sono intestati ad Alberto Bonifacio)

 

I lettori scrivono:

Il vostro volontariato è del genere più prezioso, perché aiuta e sostiene le anime.
(p. Giovanni - San Salvador)

La vostra missione è bellissima: su Eco ho trovato non solo notizie che mi danno forza e gioia, ma il Cuore stesso di Gesù Misericordioso, che traspare da tutto quello che scrivete.
(Lucio - Toronto)

 

Ancora festeggiamenti per Maria

Domenica 16 dicembre 2001, al Palavobis di Milano, giornata d’incontro internazionale con p. Jozo Zovko e i veggenti di Medjugorje, organizzata dall’As-sociazione Mir i Dobro.

Tutta la giornata, dalle 9 del mattino alle 20, sarà dedicata alla preghiera, ringraziando Dio che ha voluto dimostrare ancora una volta il suo amore per noi inviandoci da vent’anni la Regina della Pace.

Palavobis, in via S. Elia n. 33

Per ulteriori informazioni:

Mir i Dobrop o.n.l.u.s. - Viggiù (VA)

tel. 0332/487613

fax 0332/485025

e-mail info@miridobro.it

Isabella Orsenigo Milano

Tel./fax 02/29520319

 

*Abbiamo ricevuto moltissime richieste dei primi numeri di Eco. Proponiamo la pubblicazione di tutta la collezione del nostro giornalino, rilegata in un solo volume. Chi fosse interessato è pregato di telefonare in segreteria; in tal modo saremo in grado di calcolare il numero approssimativo di esemplari da stampare.

Tutto lo Staff di Eco prega per voi!

Vi invitiamo ad unirvi alle preghiere che offriamo a Dio il primo sabato del mese secondo le intenzioni di tutti i lettori - di coloro che espressamente lo richiedono, ma anche di chi lo desedara nel silenzio delproprio cuore. Una volta al mese don Alberto celebrerà una S. Messa secondo le stesse intenzioni.

 

Gentili lettrici e lettori,

Concludiamo insieme a voi questo anno ringraziando il Signore per tutto quanto ci ha donato e per l’aiuto concreto che non ci ha mai fatto mancare nel nostro lavoro con L’Eco.
Lo Spirito Santo, attraverso canali apparentemente invisibili, ci dona i contenuti per le nostre riflessioni e adopera mani generose perché esse arrivino anche in terre lontanissime. Un grande grazie quindi ai distributori, i "postini di Dio". Ringraziamo inoltre anche i numerosi traduttori, che donano il loro servizio affinché Eco possa essere letto da tanti. In particolare desideriamo ricordare padre Bruno Cerrato (Belgio), che recentemente si era reso disponibile a tradurre una parte dei testi in francese. Questo caro e umile sacerdote lo scorso settembre ha improvvisamente lasciato la vita sulla terra. Insieme a don Angelo continuerà certamente dal cielo ad assisterci con le sue preghiere.
A tutti un buon cammino verso il Natale, con l’augurio di farsi piccoli e poveri per accogliere quel Gesù che si fa bambino e che sceglie una stalla come culla.

 

Redazione Eco di Maria

 


 

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